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Lupo


Cuneo: colpo di mano
della banda del lupo



Con il solito colpo di mano (20 giorni per silenzio assenso, sindaci che non ne sanno niente) il Parco delle Alpi marittime/Centro di referenza grandi carnivori e il il settore Biodiversità e aree protette della  Regione Piemonte vorrebbero imporre in due ampie aree SIC di fresca istituzione (in val Grana e in valle Stura di Demonte), regole e vincoli specifici per tutelare (dentro e fuori il perimetro dell'area) i siti di riproduzione del lupo. Per fortuna l'operazione cade nel bel mezzo delle polemiche su WolfAlps scatenate dal presidente del parco Alpi Cozie, Mauro Deidier e del dibattito sulla necessità di contenere la proliferazione del lupo. E i comuni interessati sono decisi a non farsi imporre l'ennesima prepotenza colonialista dei centri di ecopotere autoritari.



di Michele Corti





(11/02/2021) Bisogna ammettere che i centri di potere animal-ambientalista dentro e fuori le istituzioni sanno muoversi con abilità e tempismo. Non impacciati da regole democratiche, decidendo tutto nell'ambito di ristrette cupole, contando su tante pedine negli uffici e sull'ignavia della politica, possono agire velocemente e efficacemente. Utilizzando anche furbizie che, in presenza di un minimo di controllo democratico, verrebbero smascherate sul nascere. Purtroppo i comuni sono deboli, le provincie svuotate, la regione  burocratizzata. 

I SIC (siti di interesse comunitario) sono istituiti sulla base della Direttiva Habitat per "garantire condizioni di conservazione a piante e animali rari che rischiano di scomparire". Lodevoli intenzioni. Però a pensar male si fa peccato, ma ci si azzecca, ed è palese che i SIC come le Zone speciali di conservazione (ZSC) e le Zone di protezione speciale (ZPS) sono gli strumenti per creare non già una "rete ecologica", questa è la favoletta, ovvero il testo "in chiaro" che raccontano ai gonzi, ma (secondo un copione ombra) una rete di potere dei parchi che sono poi i gestori di tutte queste aree protette.


Ai SIC, ZPS,  ZSC si aggiungono i SIR (Siti di interesse regionale) e i siti della rete ecologica. In questa rete vengono intrappolati gli enti locali, chi utilizza il territorio che, ignaro, si trova a non poter esercitare più le attività tradizionali, a muovere una badilata di terra, a tracciare una pista agro-forestale, a cacciare, a pascolare, a tagliare la legna ecc. ecc.


Le aree sono individuate con la scusa di un pipistrello, di un endemismo di un raro insetto, di una torbiera ma, in realtà con un altro criterio: saldare tra loro i parchi, ampliare l'ambito territoriale sotto il loro controllo. Non è un mistero che, a livello internazionale, le lobby ambientaliste, indicano nella percentuale del 30-50% delle terre emerse la quota di pianeta da trasformare in aree protette sotto il loro controllo, sottratte al controllo delle popolazioni locali e agli usi tradizionali.



Fig. 1 - I parchi della provincia di Cuneo
(Marittime e Margiareis .. e il nuovo Monviso)



Fig. 2 - I parchi... & C.


Non bisogna essere aquile per capire che, pezzo dopo pezzo, si vuole comprendere tutta la montagna nelle aree protette, sotto il tallone tecnocratico degli Enti di gestione, ovvero di centri potere sottratti al controllo non solo della politica locale ma anche di quella regionale, centri di potere che rispondono a lobby, a conserterie e che dettano l'agenda politica alla regione. Vero è che i presidenti dei parchi sono  nominati dalla politica ma sono spesso dei firmaioli in balia della struttura (dove entri solo se hai requisiti che, di fatto, coincidono con l'essere di provata fede ambientalista).


Così sulla (non) gestione del lupo comanda WolfAlps alias Centro referenza grandi carnivori alias Ente di gestione delle aree protette delle Alpi marittime, alias la "banda del lupo".  E' palese che la banda comandi e che la Regione (con l'assessore Carosso novello Don Abbondio), fornisca ex post una (tenue) patina di legittimazione politico-istituzionale a quanto già deciso nelle segrete stanze.


La banda ha dalla sua dirigenti chiave della Regione a partire dal dott. Vincenzo Maria Molinari, nominato dalla giunta Chiamparino a capo del settore Biodiversità e aree protette. Nella "Tana del lupo", ovvero sulla plancia di comando del Parco Alpi Marittime, c'è il geometra Canavese alla testa di 60 dipendenti inquadrati quasi militarmente che si avvale del consiglio e dell'influenza di un altro personaggio chiave: l'ex presidente del parco, il Salsotto, colonnello del Corpo forestale dello Stato, che - sino alla caduta del Conte bis - rappresentava il filo diretto con il ministro animalista Costa (generale di brigata dell'ex CfS).


Si scopre una farfalla ... 

.

Nel caso del vallone di Demonte, un'area tutt'altro che remota ma, al contrario, di grande interesse turistico (è percorsa da una strada provinciale spettacolare che collega la val Stura alla val Grana e alla val Maira). In più vi sono centri abitati e strade comunali che li collegano. Il Vallone è ricco di pascoli caricati prevalentemente con bovini di razza piemontese. Qui la scusa per istituire il SIC è stata la presenza della farfalla Euphydryas maturna. (scusa perché ovunque c'è qualche elemento naturalistico interessante, spesso, e qui sta il paradosso, legato alle pregresse attività antropiche, tanto vituperate e spregiate dai naturalisti per i quali ogni intervento unamo è un sacriilego "disturbo", compeso il loro esistere e consumare, però, se fossero coerenti)



Fig. 3a - Sic Vallone di Demonte



Fig. 3b - Sic Vallone di Demonte



Nel caso della Comba di Castelmagno il motivo dell'istituzione è da ricercare nella tutela del Buxus sempervirens. Una rarità? Macché, non è nient'altro che il Bosso comune, pianta spontanea dell'ambiente mediterraneo e che si trova in tanrissime siepi di giardino, allo stato spontaneo è diffusa nella maggior parte delle regioni italiane (sotto la mappa di distribuzione in Italia del Bosso, nel Triveneto è naturalizzato, in Emilia occasionale).




La scusa, come dicevamo, si trova sempre. Basta sguinzagliare stuoli di esperti ambientalisti (bisogna pure trovare scuse per mantenere il ceto degli ambientalisti di professione) che redigono chilometrici inventari di piante e animali e loro formazioni in un gergo arcano.  Un gergo, proprio per questo suo carattere volutamente incomprensibile, autorevole (o presunto tale) e difficilmentre contestabile dai "laici" (come insegna il successo degli stregoni dal paleolitico in avanti), un gergo  non comprensibile ai comuni mortali (i sindaci, gli amministratori, chi abita e utilizza quelle aree).


Così, di fronte a tanta scienza, al sciorinare di tutte quelle preziosissime risorse naturalistiche (spesso piuttosto banali), i "profani"  si inchinano e acconsentono. Non sanno che firmano la loro condanna. 




Fig. 4 - Sic Comba di Castelmagno



Il Sic "Comba di Castelmagno" è al limite di due borgate di Castelmagno (Campofei e Valliera) che sono oggetto di interessanti inteventi di recupero e rilancio che costituiscono casi di scuola (le ristrutturazioni e la rifunzionalizzazione agrituristica delle borgate è stata oggetto di tesi dei laurea e pubblicazioni). Il Comune di Castelmagno punta su questo settore del territorio per il rilancio della produzione del Castelmagno d'alpeggio (il celebre formaggio oggi è per lo più prodotto in comuni più a valle dal latte di grossi allevamenti stabulati).


Nei progetti agricoli e turistici del comune sono già state investite importanti risorse pubbliche e private (la Regione aveva un progetto per le borgate di montagna). Ma la banda del lupo considera tutto ciò materia volgare e insignificante. Nobile è il lupo sanguinario, tutto quello che puzza di stalla, formaggio, animali "umili", pacifici e utili è volgare, plebeo (non avete notato un impressionante parallelismo tra Parchi e quei poteri feudali che si sottraevano, nel basso medioevo e sin dentro l'età moderna, alla giurisdizione delle città-stato e poi degli stati regionali ?). 



Fig. 5 - La borgata Campofei, oggetto di un interessante recupero. Il confine del SIC, che introduce vincoli a non finire, sfiora le case a destra.



Fig. 6 - Castelmagno d'alpeggio prodotto a Valliera.



Fig. 7 - Rifugio la Valliera. A Castelmagno il turismo è stato orientato ai valori della cultura tradizionale provenzale, del pastoralismo, delle pregiate produzioni casearie. La banda del lupo vorrebbe imporre la sua ideologia naturalista, livellatrice della diversità culturale, antiumanista in un territorio dall'identità forte.




Fig. 8 - Santuario di San Magno. Un santo molto caro ai margari delle valli di Cuneo. Opera d'arte, testimonianza di fede e della cultura della gente alpina. Queste sono le ricchezze di Castelmagno, non i lupi che gli appassionati del genere possono andare a vedere nei luna park di St. Martin Vesubie o al Centro Uomini e lupi (altra emanazione del Parco Alpi Marittime sul quale sono piovuti i milioni a dirotto da quando ha scoperto il lupo... dalle uova d'oro).



Fig. 9 - L'alpeggio al Colle Arpet (ortofoto) con una mandria di vacche piemontesi in riposo. All'interno del SIC, con le regole di protezione del lupo (ma anche delle varie specie animali e vegetali protette) le attività pastorali subirebbero molte limitazioni



Vincoli e divieti a non finire


Tutti i Sic sono sottoposti a una serie  di divieti, di vincoli di richeste di autorizzazioni all'Ente gestore (il Parco "madre"). In più vi sono i divieti e i vincoli "sito-specifici" stabiliti per ogni SIC. Sono quelli che in questi giorni devono essere contestati dai comuni e da altri soggetti aventi titolo pena l'approvazione entro il 15 febbraio. Queste misure si aggiungono a quelle previste Misure di conservazione comuni a tutte le aree "Natura 2000" (SIC, ZSC, ZPS) vi sono divieti validi per tutte le aree e quelle per gruppi di ambienti (vedi qui).  Le regole specifiche per i SIC del Vallone dell'Arma e della Comba di Castelmagno comprendono 33 articoli che riguardano specie vegetali e animali, ciascuna con i suoi divieti, le sue "buone pratiche" (che oltre a porre condizioni e limiti alle attività forestali, di pascolo, turistuche, prevedono diluvi di studi, rilievi, attività divulgative suscettibili di far lavorare eserciti di ambientalisti.


Analizzare tutti gli articoli (vedi qui) è un'impresa e si capisce bene come il termine di 20 giorni per dar pervenire le osservazioni rappresenti un modo di impedire che gli interessati ci "guardino dentro". Come può un piccolo comune disporre delle competenze necessarie per valutare in un periodo così breve regole così complesse e dettagliate? E' palese che il potere ambientalista di basa su un'assimmetria di competenze. Loro hanno stuoli di funzionari pubblici che giustificano gli stipendi arzigogolando e producendo chilometrici provvedimenti i comuni uffici tecnici part-time che devono già districarsi nelle norme urbanistiche, inadeguati a poter valutare complessi provvedimenti ambientali.


Limitiamoci all'ultimo articolo delle nuove regole dei SIC, quello che protegge i mammiferi, che poi sono uno solo: il lupo.  Serve una dose colossale di sfrontatezza e di arroganza a proporre gli "asili dei lupetti", le aree super protette di riproduzione del lupo quando dalle valli, dagli allevatori, dai pastori, dalle persone di buon senso sale un grido unamime: il lupo è un'emergenza, stanno aumentando troppo, vanno CONTENUTI, vanno GESTITI. E la banda del lupo che fa? Li protegge ancora di più, mentre gli asili per i cuccioli d'uomo chiudono loro aprono le nursing per i lupi. Ma la politica è d'accodo? Se la sente di dire alla gente di montagna che deve sparire, deve lasciare il posto al lupo, che la Regione Piemonte abbraccia questa ideologia? Carosso ha tutta la responsabilità politica di questi provvedimenti. Sono Molinari e Canavese dipendenti della Regione e di un Ente strumentale della stessa o è, piuttosto, l'assessore vicepresidente della regione, Carosso un passacarte, un dipendente di Molinari e Canavese? Decida alla svelta perché è disonesto di fronte agli elettori, alle forze politiche che lo hanno messo sulla sua poltrona non sciogliere questo dubbio.


In pratica l'Ente gestore (il parco Alpi marittime) individua i siti di riproduzione già individuati da WolfAlps, sentito il Centro referenza grandi carnivori (tutta una farsa perché sono sempre loro con tre diverse etichette). Un aspetto preoccupante è che le misure di divieto e l'attività di "polizia del lupo" esercitata dalle squadre di guardie con i cani antiveleni del Parco, si eserciterà anche fuori del perimetro del SIC.  Drastiche le limitazioni all'attività forestale  (di fatto non si può raccogliere più un pezzo di legno e  il bosco va lasciato rinaturalizzare, salvo lasciare piccole radure che fanno comodo ai lupi per le loro attività sociali).  Vietato tracciare piste forestali. Il pascolo deve essere attuato entro rigide disposizioni. Unica "consolazione" sarà promosso il turismo ecologico (a tema lupo) e i prodotti wolf-friendly.  Immaginiamo come i produttori di Castelmagno non vedano l'ora di poter vendere il loro formaggio con l'impronta del lupo e il marchio di WolfAlps.


Fig. 10 -  Non girano molte foto dei prodotti wolf-friendly. Un marchio che esiste sulla carta, giusto da sbandierare ai convegni (mostrando sempre questa fotografia), tanto per dire che loro (che si proclamano ai loro convegni auto turibolanti "più astuti dei serpenti") fanno qualcosa per i pastori. Notiamo che questo packaging  (la carta "rustica", lo spago) è utilizzato da anni sui mercatini per spacciare anche prodotti dozzinali come fossero artigianali, quindi un marketing da quattro soldi (andremo a spulciare quanto è stata pagato da WolfAlps). La sostanza è che su 5 produttori del marchio "Terre di lupi", uno è un bioagriturism/fattoria didattica in Trentino (gestito da una coppia di iscritti a Legambiente) che tiene gli animali (una trentina di ovicaprini) sempre chiusi in una recinzione fissa, tanto da dover comprare fieno anche in buona stagione. Ottimo esempio di convivenza virtuosa ed ecologica). Produce miele (che con il lupo non c'entra).
Degli altri quattro "beneficiari" del marchio "Terre di lupi", due non sono allevatori ma caseifici (che ritirano il latte da altri) con sede a Entraque dove c'è il Centro Uomini e Lupi (con i recinti dei lupi), un'altro è un'azienda con produzione aziendale di formaggi in area parco (Palanfrè) ma anche con rifugio e locanda e collabora alle attività del Parco, tanto che lo stesso le ha fornito una baita prefabbricata per l'alpeggio. Resta un allevatore con produzione aziendale di formaggi di Frabosa soprana, ex ferroviere, che troviamo anche tra i premiati dal Cai in quanto "allevatore virtuoso" bravo, a differenza dei colleghi ignoranti e scansafatiche, a convivere con il lupo. Sempre i soliti, perché tra i 10 premiati (su 23 domande in tutta Italia) c'è anche il bioagriturismo trentino di cui sopra. Disposti a vendersi per 30 denari non sono in molti. Per fortuna.


In conclusione, le misure per proteggere le "aree nursing" per le cucciolate lupesche, unite ai divieti previsti negli altri 32 articoli e a quelli per i SIC in generale,  implica una pesantissima limitazione delle attività pastorali, forestali, venatorie che nasconde il fine di una graduale trasformazione di queste aree in aree wilderness, dove ogni attività antropica sarà preclusa. Per salvaguardare gli oggetti di tutela del SIC si prevede di modificare lo stesso tracciato dei sentieri escursionistici oltre a condizionare ogni nuovo sentiero al parere vincolante dell'Ente gestore. In poche parole il Parco diviene il padrone del SIC.  E pezzo dopo pezzo il potere ambientalista, la lobby, vuole diventare padrona di tura la montagna di tutte le Alpi.

Vanno fermati subito, oggi che gli enti eletti democraticamente hanno ancora barlumi di capacità di reagire, oggi che c'è ancora un rado e scoraggiato tessuto di attività economiche.



VALE SIA PER DEMONTE CHE PER CASTELMAGNO

MAMMIFERI

Art. 33 (Misure per la tutela di Canis lupus)

1. Obblighi

a) prevedere nel territorio del Sito e nelle aree limitrofe la messa in atto di un sistema integrato di interventi finalizzati alla protezione degli attacchi da canidi che comprenda, oltre all’uso di recinzioni elettrificate mobili, il ricorso ai cani da guardiania, ai dissuasori acustici e l’adozione di buone pratiche per assicurare il controllo degli animali al pascolo. Tali pratiche devono essere estese anche alle aree esterne al Sito in relazione funzionale con esso;
b) il Soggetto Gestore, nelle aree di propria competenza, effettua e coordina il monitoraggio in conformità a quanto previsto dal D.P.R. 357/97 articolo 7 comma 2 per la sorveglianza dello stato di conservazione della specie. Il monitoraggio deve essere eseguito nel rispetto dello schema nazionale e di popolazione alpina indicato nelle Linee Guida per il monitoraggio Nazionale del lupo in Italia redatte da ISPRA e sulla base di quanto definito nel documento “Strategia, criteri e metodi per il monitoraggio dello stato di conservazione della popolazione di lupo sulle alpi italiane (2014)”, sviluppato nell’ambito del Progetto LIFE “WOLFALPS”;
c) il Soggetto Gestore, sentito il Centro di Referenza per la Conservazione e Gestione dei Grandi Carnivori della Regione Piemonte, individua le “Aree funzionali alla conservazione della Specie” sulla base delle attività di monitoraggio di cui alla lettera b) del comma 1 del presente articolo e del "Modello spaziale e Mappa di Idoneità Ambientale per i siti di Riproduzione del Lupo sulle Alpi Piemontesi” (Allegato B), realizzato nell’ambito del Progetto LIFE WOLFALPS;
d) il Soggetto Gestore tutela i siti di riproduzione documentati nel Sito, ancorché esterni alle aree di cui alla precedente lettera c), regolamentandone, se necessario, l’accesso o applicando i disposti di cui al presente articolo, comma 3) delle presenti “Misure di conservazione sito-specifiche”;
e) il Soggetto Gestore, per il territorio di propria competenza, salvaguarda le “Aree idonee alla riproduzione della Specie per il territorio della Regione Piemonte”, identificate mediante l’allegato B, promuovendo una gestione programmata delle attività antropiche compatibile con le esigenze ecologiche della specie;
f) il Soggetto Gestore monitora la presenza dei cani vaganti e il fenomeno del randagismo canino, in particolare relativamente alle razze canine simili al lupo (cane lupo cecoslovacco);
g) in presenza di casi di comprovato o sospetto utilizzo di esche e bocconi avvelenati, il Soggetto estore effettua il controllo e la bonifica del territorio del Sito anche mediante l’utilizzo di unità cinofile antiveleno;
h) il Soggetto gestore predispone attività di controllo e bonifica continua anche dei territori limitrofi al Sito con l’utilizzo di unità cinofile antiveleno.

2. Divieti:
a) effettuare qualsiasi attività che preveda l’utilizzo della tecnica di wolf-howling (ululato indotto) non motivata da esigenze di monitoraggio/ricerca e senza l’assenso del Soggetto gestore.

3. Ulteriori divieti vigenti nelle aree individuate secondo i disposti di cui al precedente comma 1 lettera c):
a) effettuare interventi selvicolturali, compreso l’esbosco nel periodo compreso tra il 1 maggio e il 30 settembre di ogni anno; nel restante periodo e fatte salve eventuali ulteriori limitazioni di cui al Capo I, nelle stesse aree sono ammessi esclusivamente:
1. interventi selvicolturali orientati al raggiungimento e alla conservazione di una struttura forestale caratterizzata da una maggiore maturità e da una composizione specifica il più possibile simile a quella naturale;
2. la conservazione e/o il ripristino di radure all’interno di superfici forestali, con superficie unitaria inferiore a 2000 metri quadri ed estensione complessiva non superiore al 10 per cento della superficie boscata;
3. il ripristino naturalistico di stagni, maceratoi, pozze di abbeverata, fontanili, risorgive, fossi e muretti a secco interni al bosco.
b) praticare l’attività venatoria, inclusa l’attività di controllo demografico del cinghiale, nel periodo compreso tra il 1 maggio ed il 30 settembre di ogni anno;
c) svolgere attività di addestramento cani, con o senza sparo, dal 1 maggio al 30 settembre;
d) la realizzazione di nuova viabilità forestale e agrosilvopastorale.

4. Buone pratiche:
a) promozione di attività economiche compatibili con la presenza del predatore (eco-turismo, attività agro-silvo-pastorali, creazione di prodotti locali wolf-friendly); programmazione di attività di eco-turismo atta a evitare situazioni di sovrapposizione temporale e spaziale con i branchi residenti durante il periodo nella tana (maggio-giugno) e nei rendez-vous (luglio-settembre);
b) mantenimento di una comunità diversificata di ungulati in grado di assicurare un’adeguata disponibilità di prede per il lupo attraverso una gestione venatoria compatibile con la presenza del predatore;
c) gestione e controllo dei cani vaganti e del randagismo canino, in particolare di razze canine simili al lupo (cane lupo cecoslovacco), anche tramite cattura;
d) monitoraggio, gestione e controllo di eventuali casi di ibridazione di prima o seconda generazione tra lupo e cane accertata genotipicamente e fenotipicamente, previa valutazione e autorizzazione dell’ISPRA;
e) monitoraggio dei cani da guardiania problematici e gestione degli stessi tramite l’attivazione di tavoli di coordinamento con Comuni, ASL e altri soggetti competenti;
f) attività che impediscano la frammentazione degli habitat e che riducano il disturbo antropico associato con lo sviluppo di infrastrutture anche nelle zone limitrofe al Sito;
g) promozione di azioni per la prevenzione del bracconaggio, per il controllo capillare e sistematico del territorio e per la persecuzione degli illeciti con particolare riferimento all’uso di mezzi illegali di cattura e/o uccisione di fauna selvatica (es. lacci, trappole, esche avvelenate);
h) promozione di attività di sensibilizzazione, informazione e formazione per il pubblico generico, i turisti e gli stakeholder sulle problematiche connesse al bracconaggio (allestimento di bacheche o cartelli informativi, incontri di divulgazione e formazione);
i) cooperazione su attività antibracconaggio, monitoraggio e comunicazione con gli Enti responsabili delle attività nei territori confinanti con il Sito





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