Feriti
dagli orsi tra il 2014 e il 2020 in Trentino. Questa volta il ferito è
invisibile. Non si deve fare "allarmismo"!
Gli orsi, reintrodotti per "giocare alla Natura", attaccano ancora.
E il turismo trema
(11/3/2023)
- Non
ci sono fotografie di Alessandro
Cicolini, trentottenne di Pracorno di Rabbi (Tn) che, alle
8 di domenica 5 marzo, attaccato da un orso (poi individuato in MJ5)
mentre camminava con il suo
pastore tedesco su un
sentiero a 1800, in una zona di malghe molto frequentate dai
turisti. L'uomo non è un
"escursionista" , come hanno riferito i media, ma è fratello del
sindaco
del paese, residente in una delle frazioni del comune di valle.
Cicolini non è neppure uno sprovveduto
che (come sempre dicono gli animal-ambientalisti per accusare l'uomo e
assolvere le loro bestie pericolose), non si è comportato
"scorrettamente" e non è colpa del cane se l'orso ha attaccato. Era
su un sentiero, l'orso l'ha visto ed ha caricato. La soluzione
logica è
togliere gli orsi
pericolosi ma i
fanatici esigono che gli orsi siano intoccabili anche se attaccano le
persone. La montagna deve diventare off limits per non
disturbarli. Come
abbiamo sempre detto orsi e lupi sono il grimaldello per espropriare le
popolazioni dei loro territori. Molte responsabilità della
cattiva gestione degli orsi sono, però, anche delle autorità.
Nell'articolo documentiamo come a 5 km in linea d'aria dal luogo della
reecente aggressione, un orso fosse stabilmente presente la
scorsa estate per banchettare con i resti di animali che la
speculazione sui pascoli abbandona a sé stessi in condizioni
inacettabili, esposti a incidenti e predazioni. Tutti sanno, nessuno
interviene.
Nella
foto
di copertina abbiamo riunito i feriti da orso in Trentino tra 2014 e
2020. In alto a sinistra Diego Balasso, ferito da un orso ad
Andalo nel 2020. A seguire Daniele Maturi, il primo della serie
(Pinzolo 2015), poi Angelo Metlicovez (Trento 2017), Marco Zadra (di
cui si vede il braccio), attaccato mentre faceva jogging a Zambana
presso Trento nel 2015,
Wladimir Molinari , anch'egli ferito nel 2015 a Trento (ha perso l'uso
del braccio) e infine i Misseroni, attaccati e feriti da un orso nella
zona del monte Peller a Cles nel 2020 (località Fontana Mora di Verdé).
Vale la pena ricordare che Molinari, che perse il lavoro di imbianchino
a causa dell'invalidità , è stato tacitato dalla Provincia autonoma di
Trento (PAT) con un posto di usciere. Quanto ad Angelo Metlicovez, la
sentenza di primo grado della causa intentata dalla vittima contro la
PAT si è risolta nel 2022 a favore dell'istituzione che la sentenza
(meglio non commentare) scagiona in quanto "fatto fortuito" e in quanto
la PAT si era preoccupata di mettere dei cartelli.
Angelo
Metlicovez in ospedale a Trento
Questa volta non c'è nessuna foto di Alessandro Cicolini. Sappiamo che
è stato ricoverato all'ospedale di
Cles (sopra), che è st ato operato e che è stato dimesso. Ha rilasciato
delle dichiarazioni ma non esiste nessuna immagine. Probabilmente le
immagini "forti" delle ferite alla testa e al braccio (queste ultime
belle profonde tanto da recidere i muscoli e rendere necessaria una
operazione chirurgica). Pensiamo che si sia preferito evitare una
pessima "promozione turistica" all'inizio della primavera. Ma il
problema orsi resta. Gli animalisti oltre ad accusare la vittima di
"comportamenti scorretti" (lo fanno prima di conoscere le circostanze
per tattiva di disimformazione preventiva), questa volta si sono spinti
oltre. Hanno parlato di un episodio avvenuto in una zona
"selvaggia", nel regno degli orsi entro il quale gli esseri umani non
devono andare a "disturbare".
Si
sono anche spinti a chiedere che le aree con le orse siano chiusi
all'escursionismo. A parte che non si sà neppure se l'orso responsabile
dell'aggressione sia maschio o femmina (cuccioli comunque non sono
stati visti), la richiesta degli animalisti equivale a chiudere al
turismo e alle attività ricreative una bella fetta di Trentino. E
lascia trasparire la malcelata finalità dell'introduzione dei grandi
predatori che erano estinti: espropriare la montagna, sottrarla agli
usi tradizionali e trasformarla in gradi parchi dove solo pochi
privilegiati possano mettere piede.
L'area di presenza delle femmine riguarda buona parte del Trentino
occidentale. L'alta val di Non e la val di Rabbi sono comprese nella
zona con elevanti indici di presenza degli orsi. Un fatto che il
sindaco di Rabbi, fratello dell'aggredito, tende a negare nelle sue
dichiarazioni parlando di elementi "di passaggio" (qui
l'intervista).
I motivi per farlo sono evidenti: la valle vive sul turismo. Vivendo di
turismo deve "vendersi" per la sua "selvaticità" nonostante il problema
della fauna sia sempre più grave.
A Pracorno, la frazione di Cicolini, un apicoltore ha avuto danni da
orso e un residente che portava a spasso due cagnolini ha avuto un
incontro con un lupo in atteggiamento aggressivo. A San Bernardo un
ragazzo che aveva pecore ha smesso di allevarle a seguito delle
predazioni da parte dell'orso. Nonostante l'atteggiamento del sindaco,
che minimizza, in valle il problema orsi esiste. Tanto è vero che nel
2013 un maschio di sei anni era stato trovato ucciso a fucilate (qui
la notizia).
Agli orsi e ai lupi si sommano i cervi, presenti in numeri
elevatissimi. Si parla di ben 2000 cervi nel settore trentino del Parco
dello Stelvio che nel piano 2022-2026 verranno sottoposti ad un
prelievo di 100-180 capi all'anno, palesemente insufficiente,
nonostante l'aumento delle quote a contenere la sovrappopolazione. Una
densità faunistica folle di 12 cervi/100 ha si superficie territoriale.
Del resto anche la presenza di 200 orsi, concentrati nel Trentino
occidentale è "fauna-spettacolo" e non gestione guidata da principi
biologici e di integrazione con le attività antropiche. I cervi
abbondanti producono però il "turismo dei bramiti". Così, però,
l'economia diventa monocoltura turistica e la cultura locale si azzera
perché non si può più coltivare e allevare. Per seminare un campetto di
patate si devono installare recinzioni alte 2 m con pali di cemento di
sostegno. Molto sostenibile.
Restor
Natura, le malghe diventano alberghi
La val di Rabbi, nello specifico, ha fatto del turismo di malga
un'offerta importante. Dalla sua la valle può vantare una cultura della
malga
che aveva resistito sino a pochi anni fa. In un articolo di dieci anni
fa su Ruralpini, noi stessi riconoscevamo alla val di Rabbi
un'autenticità di prodotti di malga e di cultura della malga che
altrove in Trentino si stentava a trovare (qui
l'articolo).
In effetti , nonostante la presenza di un'attività agrituristica
diffusa qui le malghe sono ben tenute e il turismo ha fatto da freno
alla "mafia dei pascoli". Diversa la situazione in Rendena dove
l'abbandono della caseificazione in alpeggio ha favorito la
penetrazione del fenomeno dell'accaparramento dei pascoli (qui
per risalire agli articoli sulla "mafia dei pascoli" in val Rendena).
Diversa la situazione se ci spostiamo solo di pochi km a Bresimo,
si verificano i tristi fatti di cui ci occuperemo tra poco, in quanto
connessi con la problematica dell'orso. Esempio di struttura turistica
d'alpeggio è il Restor Natura
di Malga
Mordent (sopra), situata nella zona dove è avvenuta l'aggressione a
Cicolini.
Il Restor Natura (un nome ruffiano che attira i milanesi per i quali
Natura equivale a orsi e lupi e che, alla lunga, diventa un boomerang)
è un alberghetto integrato in una malga (se l'attività di malga viene
mantenuta e non sacrificata alle esigenze turistiche). Altrove avviene
di peggio: progetti come quello di
Malga Lagorai, in tutt'altra
zona del Trentino, che cancellano la malga
per realizzare un albergo in quota (qui un
articolo in proposito).
Malga
Mondent e Malga Cortinga. Siamo nella zona dove è avvenuta
l'aggressione di MJ5
Quello che è certo è che la zona della val di Rabbi, anche se si
considera la frazione Pracorno, è ricca di punti di attrazione
turistica come dimostra l'estratto di Google Map. Malghe dove si
alloggia, si mangia,
si fa la spesa. Dove l'escursionista vorrebbe godersi la passeggiata
senza guardarsi indietro inquieto ogni tanto per scrutare che non ci
siano orsi e lupi. Nella mappa sotto vediamo a Sud-Ovest Rabbi/Pracorno
e a Nord-Est Bresimo. Come si vede il passaggio da un territorio
all'altro è agevole e nell'altra valle si può essere ospitati a malga
Bordolona e Malga Binasia. A Est della Binasia c'è il monte Pin. Qui la
situazione è meno idilliaca.
Prima che, mentre scrivevamo queste righe, arrivasse la notizia che
il colpevole dell'aggressione a Cicolini è MJ5, maschio figlio di Joze
e Maja (i maschi sloveni importati con il famigerato progetto Life
Ursus avevano nomi con iniziale J se maschi, M se femmine), era stata
incolpata JJ4, orsa di 17 anni. Gli animalisti tendono ad attribuire
gli incidenti alle femmine per poter giustificare il tutto con il
"disturbo della prole". Nel caso dei maschietti il buonismo è più
difficile. Si pensava che potesse essere JJ4, figlia di Joze e Jurka
perché protagonista dell'ultimo grave episodio avvenuto nel 2020.
Nel giugno 2020 due fungiatt di Cles, padre e figlio, erano stati
assaliti dall'orsa che era sbucata a razzo dalla boscaglia in località
Verdé nella zona del Peller. Il monte Peller si trova al confine
tra il Parco Adamello Brenta (la fabbrica degli orsi) e la val di Sole
(di cui la val di Rabbi è una convalle di sponda sinistra)
A questo punto vogliamo introdurre nella scena un altro orso, la cui
identità non ci è nota (ma ai forestali sì, peccato che la politica
dell'Ufficio grandi carnivori sia improntata a pochissima trasparenza,
alla faccia del cambiamento promesso dalla giunta Fugatti). Considerato
che, tra il sito per il quale abbiamo la documentazione della presenza
stabile di un orso (maschio o comunque senza cuccioli), la
malga Borca, alle falde del monte Pin, e l'area dove è avvenuta
l'aggressione di MJ5 vi sono solo cinque km in linea d'aria, potrebbe
essere lui. Se non è lui è comunque un altro orso potenzialmente
pericoloso. Come dimostriamo di seguito.
La
malga Borca di Bresimo è entrata da qualche anno nel giro della
speculazione sui
pascoli. Una realtà tristissima. Non limitata certo alla val Rendena
che ha fatto molto parlare di sé (qui
per risalire alla situazione della "mafia dei pascoli" a Pinzolo).
Aggiudicata dall'Asuc a una ditta veneziana (che fa solo le
carte e intasca i contributi Pac), la malga Borca è gestita tramite
intermediari che
restano nell'ombra e che procurano le Unità bovino adulto, ovvero le
"unità di conto" della UE. Ma le Uba corrispondono ad animali
vivi e senzienti, mandati allo sbaraglio, a patire la fame, a
diroccare, a finire in pasto ai predatori. Gli animali per gli
speculatori servono solo per
completare il carico del pascolo sulla carta, intascare i contributi e
non rischiare decurtazioni. Non servono per produrre reddito dalla
produzione
zootecnica. Uno scenario che, comnunque, non è compatibile con il
benessere
animale e dovrebbe far partire denunce a raffica. Per "far numero" si
caricano, come nelle altre malghe della
speculazione, animali non in perfette condizioni di salute o comunque
inadatti,
spesso troppo giovani, come il vitello sotto, un animale di due mesi e
mezzo non in grado di alimentarsi autonomamente sul pascolo. Un altro
capo della stessa età era sparito.
La scorsa estate diversi gruppi di animali, raccolti qui e là
dall'intermediario, sono arrivati alla spicciolata a Borca. Così non si
è
formata una mandria e i gruppetti sparsi, senza custodia, vagavano in
un ambiente che può presentare dei pericoli, specie se c'è in giro un
orso che terrorizza gli animali. Il pastore, di fronte a una situazione
disperata ha mollato. Così ne è subentrato un altro, Massimo Verbitz, (qui la vicenda che
lo vide protagonista, suo malgrado, a Pinzolo, lo scorso anno si altre vicende di speculazione e maltrattamento animale). Verbitz, consapevole
dell'etica pastorale, ha potuto (era
solo) radunare una parte dei capi mentre altri restavano
sbandati, difficili da raggiungere e lasciarsi condurre. Ha però
provveduto a segnalare all'azienda titolare,
alla proprietà (Asuc), ai forestali, all'Ufficio grandi carnivori della
PAT tutto quanto. Però non si è mosso nulla. Se le cose vanno
così nel resto delle malghe trentine siamo messi proprio bene. Dal
momento che
alcune superfici sono impervie, gli animali, senza adeguata custodia,
correvano il rischio concreto il rischio di infortuni. La manza della
foto sotto si era
fratturata il femore, camminava a fatica su tre zampe ed è diventata il
pasto dell'orso.
Le fatte della foto sotto sono state
rinvenute a 100 m dalla carcassa
della manza. Particolare interessante, contenevano un nocciolo di pesca
che si individua bene nell'immagine. L'orso, per nulla intimorito dalla
presenza del pastore e dei suoi cani, non solo da conduzione ma anche
da difesa, passava sotto la casera a venti metri dalle finestre e ha
mangiato le pesche andate a male che il pastore gettava via. Un orso
spavaldo. Quindi potenzialmente pericoloso.
Sotto vediamo un cane da guardiania che si è preso quanto rimaneva
della zampa della manza. Il cane è poi morto per avvelenamento. Malga o
museo degli orrori?
Il fatto più grave è che i cani, durante la stagione di malga 2022, non
si limitavano a riportare ossa "fresche" ma anche "d'annata"
(sotto
i cani da conduzione con un teschio) , segno che la malga , in
conseguenza della gestione speculativa, è stata caratterizzata anche
precedentemente al 2022 da incidenti, predazioni, carcasse rimaste sul
posto
consumate dai carnivori e non smaltite o sotterrate. Ai fini del nostro
discorso questo spiega perché in zona ci sianono uno o più orsi
stabilmente presenti. Sanno che possono contare sui carnai. Al di fuori
di ogni regola e di ogni criterio di buona gestione degli orsi.
Quanto questo fenomeno sia pericoloso lo conferma la discendenza degli
orsi importati dalla Slovenia. Quando il progetto Life Ursus stava per
terminare, e bisognava spendere le risorse per l'acquisto degli orsi
pena la restituzione delle cospicue somme, si dovette ricorrere a una
"selezione" di
soggetti discutibili, quelli catturabili più facilmente perché
frequentatori dei carna. I carnai, in Slovenia, vengono utilizzati per
censire
i plantigradi, per attirarli a fini venatori, per fare felici i turisti
che pagano per vederli. Ma l'orso da carnaio associa l'inevitabile
traccia odorosa lasciata dagli umani che li riforniscono con una fonte
di cibo accessibile e a buon mercato. Con conseguenze facilmente
intuibili: diventano orsi "confidenti". A conferma di tutto ciò
sotto vediamo come è finita un'altra manza, sempre nell'estate 2022.
Questo animale è diroccato dal salto di roccia a monte della pista
forestale
che consente l'accesso alla malga.
E mentre i cani trovavano e riportavano ossa, un occhio attento trovava
marche auricolari, alcune ancora fissate ai padiglioni auricolari,
altre no. Alcune forse semplicemente perse, altre estremo resto di
animali predati/consumati dall'orso? Ultima notazione, triste: l'orso
che banchettava nella malga di Bresimo ogni tanto, da confidente qual
era, si spingeva a valle (dove ci sono ghiotte ciliege che l'orso pappa
salendo sui teli che proteggono dalla mosca). Nel seguirlo uno dei cani
di queste foto è sceso verso il paese e si è imbattuto in un boccone
avvelenato non si sa se diretto ai cani o ai lupi. Veramente idilliaca
la "convivenza" con i grandi predatori, specie se all'insegna di
un'ipocrisia sotto la cui protezione si sviluppa la sinergia tra
cattiva gestione dei carnivori e tolleranza della speculazione sui
pascoli.
Gli orsi trentini su Ruralpini.
(24.06.20)
Orsi trentini. Ora basta minimizzare il pericolo.
Ieri i giornali trentini, che pure hanno ampiamente trattato del nuovo
grave incidente provocato dagli orsi, hanno incomprensibilmente
"dimenticato" il caso di Marco Zadra, un podista inseguito e ferito da
un orso. Un caso che, a suo tempo, aveva meritato le prome pagine degli
stessi organi di stampa. Perché? Si vuole ancora minimizzare per paura
di non "allarmare" i turisti? Certo che se si va a vedere il sito
ufficiale della PAT, la provincia autonoma, le cose sono ancora più
disperanti. E' fermo a due incidenti, si censurano diversi incidenti
mortali che pure erano avvenuti in Europa al tempo dell'aggiornamento
del sito (2015). Perché non è stato aggiornato? Per non dover dire la
verità, ovvero che le balle sull'orso che non è mai pericoloso "a meno
che non venga provocato" sono, appunto, balle. Balle di stato, ma pur
sempre balle. E' ammissibile che la nuova giunta lasci al suo
posto
chi (il responsabile grandi carnivori) accusava i feriti dall'orso di
averlo attaccato loro, contraddicendo anche l'ex presidente Rossi?
(14.07.17)
Rotto il tabù abbattuta l'orsa pericolosa.
È bastato, dopo due anni di teatrino, applicare finalmente
un'ordinanza. Un atto che il presidente della Pat (responsabile della
sicurezza pubblica) non poteva esimersi dall'emanare senza assumersi
pesanti responsabilità penali. Un colpo di fucile che segna una
discontinuità, che pone fine all'assurdo di un paese che, unico al
mondo, non sopprime animali pericolosi per le persone per la "paura
degli animal-ambientalisti". I mitici "grandi predatori" sono scesi dal
loro piedistallo di sacralità e inviolabilità e il potere di
interdizione del mondo animal-ambientalista ne esce sgonfiato.
(24.07.17)
Metlicovez : gravi colpe della PAT
Questa volta non basta alla Pat il gioco dello scaricabarile ("le
catture le deve autorizzare Roma"), né i giochi di parole ("non è un
vero attacco"). Se sarà accertato, come tutto lascia supporre, che ad
attaccare è stata Kj2, orsa catturata e poi rilasciata (e mai più
ritrovata) emergerebbe non solo l'incapacità delle strutture della
provincia a garantire la sicurezza delle persone, ma anche una
responsabilità dolosa nel provocare le gravi lesioni al pensionato di
Cadine.
(03.08.15)
L'orso visto da un Trentino "figlio di un dio minore" Ragoli,
Preore, Montagne, comuni di poche centinaia di abitanti della
"busa di
Tione" (che nell'ottica del Parco Adamello Brenta sono una "porta di
servizio" per entrare nel regno dell'orso creato con Life ursus).
Qui
l'orso si vede tutti i giorni ma - in compenso - non c'è la ricca
economia turistica di Pinzolo e Madonna di Campiglio
(21.07.15)
Hanno scambiato il Trentino con il Canada (e insistono) Oggi
politici ed "esperti" (ai quali i primi delegano tutto) hanno perso il
contatto con la realtà. Il progetto Life ursus è un esempio di delirio
tecnocratico e del trionfo dell'ignoranza mascherata da saperi
specialistici. Hanno scambiato il Trentino con un Wild North spopolato
(14.07.15)
Grigno (Valsugana) non vuole convivere con gli orsi Siamo
andati ad intervistare la gente di Grigno, paese della Valsugana, dove
lo scorso anno si sono verificati numerosi casi di predazione e l'orso
ha passeggiato tra le case. La gente ha paura ma non si fa
intimidire
e il sindaco non ha accettato che a informare sugli orsi
venissero gli ambientalisti.
(13.07.15)
Psicosi orsi in Trentino. Ma chi ne è affetto? La
provincia di Trento sugli orsi sta assumendo posizioni contraddittorie.
Basti dire che ora si ammette la pericolosità degli orsi e si chiede
(come noi facciamo da tempo) l'autorizzazione dello spray urticante. Ma
dentro la struttura gli irriducibili non rinunciano a negare l'evidenza
della presenza di orsi anche a Est dell'Adige.
(09.07.15)
Marco Zadra ringrazia Life Ursus per i "regali" elargiti ai
trentini (e ai turisti) Marco
Zadra, aggredito a Zambana lo scorso 29 maggio e sfuggito per miracolo
ad una tragedia, invia la seguente lettera che, purtroppo, non è stata
pubblicata sui giornali. Preghiamo perciò di diffonderla online al fine
di contribuire a quell'opera di informazione in grado di
contrastare
le manipolazioni di coloro che hanno sostenuto il progetto Life
Ursus.
(24.06.15)
... temevo mi prendesse alla schiena e me la spezzasse in due Marco
Zadra aggredito da un orso a pochi km da Trento (e a 700 m da un
abitato) racconta nei dettagli a Laura Zanetti di
l'allucinante
esperienza che ha vissuto il 29 maggio scorso. La
sua "colpa" è
di aver voluto andare a fare esercizio fisico su un sentiero a 500
m di
altitudine dopo il lavoro . Life Ursus ha deciso che i trentini
non
possono più vivere liberamente.
(19.06.15)
Parte la petizione per lo spray anti-orsoDopo
l'aggressione a Wladimir Molinari massacrato da un orso che lo ha
assalito a a freddo nulla è come prima. La gente sta prendendo coraggio
di reagire, la maggioranza silenziosa è stanca di subire politici,
anilamalisti, tecnocrati. Intanto è partita la petizione per chiedere
al Ministero dell'interno di autorizzare la libera vendita dello spray
anti-orso (200 ml contro i 30 di quello anti-stupro).
(18.06.15)
Orsi pericolosi: la provincia di Trento non sa decidersi a cambiare
dottrina
L'ultima
aggressione da parte di un'orsa (apparentemente senza cuccioli e
non
provocata) avvenuta in comune di Trento ha mandato il 9 giugno in
ospedale un uomo di 45 anni con prognosi di 30 giorni e il braccio
massacrato. Ma per la Provincia di Trento gli orsi continuano a non
essere pericolosi e si insiste a imporre una "convivenza" rifiutata
dalla stragrande maggioranza della popolazione.
(31.05.15) Uomo
ferito da orso su un sentiero in Trentino
Mentre
i Signori dell'orso gongolano per le sette cucciolate in Trentino gli
albergatori gongolano meno sapendo che in Italia si sta diffondendo la
notizia che un escursionista locale ha vissuto l'incubo di
un'aggressione da orso su un sentiero. Nonostante il racconto della
vittima e la ferita "compatibile con attacco da orso" secondo i
sanitari i Forestali per difendere i loro orsi parlano di "falso
attacco".
(29.09.14)
L'avv. Giuliano avverte la Provincia di Trento e i suoi super esperti
di orsi: vi assumete la responsabilità di omicidio volontario
Forte
di pareri di esperti internazionali sulla materia l'avv. Mario Giuliano
mette in guardia politici e tecnici che continuano a scherzare con il
fuoco. Negando la pericolosità degli orsi, omettendo la cattura di
quelli pericolosi, manipolando l'informazione, inducendo le persone a
sottovalutare la pericolosità degli orsi, essi si rendono responsabili
di omicidio volontario in caso di attacco mortale. Solo per pura
fortuna quest'anno due attacchi non sono stati tragici. Ma fino a
quando durerà la fortuna?
(13.09.14)
Vi spiego perché Life Ursus è un disastro annunciato (Daniza è solo
l'inizio...)
Perché
Life Ursus è un fallimento lo si capisce bene vedendo cosa succede a
Madonna di Campiglio dove il Parco dell'orso benedice la devastazione
dell'ambiente. Chi ha spinto sull'orso e la sua reintroduzione lo ha
fatto in modi sbagliati perché aveva interessi inconfessabili. Oggi tra
chi vuole eliminare gli orsi e chi ne fa un idolo non c'è possibilità
di mediazione e le istituzioni che hanno scherzato con il fuoco ora
pagano le conseguenze. Intanto i business proseguono.
(02.09.14)
Voci da Pinzolo. Cosa pensa la gente (allevatori e abitanti)
degli orsi (senza filtri)
Sabato
scorso la val Rendena è stata militarizzata per colpa
dell'ignavia
della provincia di Trento (cui è sfuggito di mano l'irresponsabile
progetto Life Ursus) e della protervia un pugno di animalisti di Roma
che pretendono di imporre ai trentini l'abbandono delle attività di
allevamento e di non mettere piede nei boschi. Sulla situazione la
nostra Laura Zanetti ha raccolto i commenti senza filtro di allevatori
trentini e veneti e degli abitanti della Rendena.
(28.08.14)
Animalisti decisi a marciare su Pinzolo sabato senza autorizzazione
(nella
foto Pinzolo) C'è di che riflettere per i guru del marketing
territoriale Trentino che hanno voluto il progetto Life
Ursus, sintesi
di integralismo 'conservazionista' e di affarismo. Ora l'estate
turistica trentina rimbalza sui media con l'immagine di manifestazioni,
schieramento di polizia antisommossa tensioni, denunce. Non basta la
crescente paura e disaffezione dei turisti che temnono l'orso. Ora si
aggiunge il timore di manifestazioni violente nel Trentino felix
turistico delle famiglie.
(26.08.14)Fuga
politica di Daniza agevolata da una provincia a metà tra ignavia e
macchiavellismo
Sono
passati 12 giorni dall'aggressione potenzialmente mortale dell'orsa a
un malcapitato abitante della val Rendena e l'orsa Daniza è stata
lasciata 'fuggire' per calcoli politici. La PAT non l'ha catturata
ma
ha, furbescamente e irresponsabilmente lasciata andare la
bestia oltre
il confine provinciale (un orso che aggredisce un uomo una volta può
rifarlo perché ha vinto ogni residua paura dell'uomo). Così ora se la
vedranno i bolzanini con l'orsa. Bravi, avanti così.
(26.08.14)
Il movimento dei genitori prende posizione contro la mancata
cattura di Daniza
Alla
provincia di Trento si credono furbi. Dicono che cattureranno l'orsa
responsabile di un'aggressione ad un uomo a Pinzolo ma non lo fanno per
calcoli politici (del PD). A Trento hanno giocato da apprendisti
stregoni con gli orsi. Ora sono sotto pressione da parte di
soggetti
economici, animalisti, politica di opposizione, Roma, valligiani e non
sanno che fare mentre i più scaltri politici di scuola
DC/PCI cercano
di trarne profitto. Quanto mai opportuno il monito del Movimento
genitori che denuncia la gravità della mancata cattura dell'orsa
(23.08.14)La
Provincia di Trento non sa più che pesci pigliare. Gli orsi sono patata
bollente politica
Ugo
Rossi, presidente del Trentino si copre di ridicolo. Con i suoi
autogol dimostra come la premiata fabbrica degli orsi (Life Ursus)
sia fuori controllo. Prima dice di voler limitare gli orsi con
catture
e abbattimenti, poi - inginocchiandosi agli animalisti - supplica le
altre regioni, e 'oltralpe' di subirsi un 'contingentamento' di
plantigradi da esportazione. I montanari delle regioni limitrofe
diranno: "Dividi l'autonomia e poi forse dividiamo gli orsi" e "Prima
sistemali nel Trentino orientale dove non ci sono o quasi, poi parliamo
di deportazioni in altre regioni". "Contingenti orsi". Come fossero
rifiuti speciali
(18.04.14)
Life Ursus di fronte alla realtà
Robi
Ronza commenta l'aggressione subita da un uomo in Trentino che ha
'osato' andare a cercare funghi in un bosco disturbando il sacro
territorio dei sacri orsi. La provincia di Trento non ne uscirà
facilmente da un ginepraio dove a metterla in croce ci sono anche
(oltre ad animalisti e valligiani furenti) anche il Ministero, la
regione Veneto (Zaia pro-orsi, l'assessore al'agricoltura
contro) .
Intanto a ferragosto in tutta Italia si sa che ad andar a funghi in
Trentino si rischia la vita. Ottima promozione per le famiglie. Grazie
Life Ursus da parte degli albergatori (che potevano anche loro pensarci
prima che la 'promozione' a suon di orsi era un boomergang).
(27.07.13)Dalle
parole ai fatti : Comitato antiorso
Quest'
anno le azioni del Comitato antiorso (diventato anche "e Grandi
Predatori") del Trentino si sono fatte più incisive. La campagna di
raccolta firme "per liberare il Trentino dagli orsi" prevede banchetti
informativi sui mercati dei paesi rivolti anche ai turisti. Sino
all'anno scorso vi era il timore di perdere il consenso degli
albergatori. Ora si teme anche per il turismo.
(03.07.13)Liberalizzare
lo spray anti orso
L'avvocato
Mario Giuliano di Trento, citando la casistica di incidenti
mortali
pubblicata da Ruralpini, scrive al ministro Alfano per chiedere che lo
spray utilizzato in America per difendersi dalle aggressioni degli orsi
non sia considerato come un'arma e posto in libera vendita.
(08.07.12)
Poveri orsi
Esibiti
come bestie da baraccone, sfruttati commercialmente, oggetto di
voyeurismo, spiati, radiocollarati, attirati da incoscienti fotografi,
disturbati da elicotteri, pallottole di gomma e petardi, narcotizzati,
catturati in trappole-tubo, uccisi "dai loro amici", "stirati"
dalle
automobili, castrati e imprigionati. Gli orsi trentini sono le prime
vittime della messa in scena della wilderness, sono vittime
dell'ipocrisia dominante, che impone la caduta dei confini tra
domestico e selvatico, la mitologia ribaltata dell' orso
"vegetariano"
e della "buona fiera", mescolando escatologia biblica, Disney e...
business. Nel mondo ecologista si impone una riflessione.
(24.05.12)
Strembo (Tn). Esplode la protesta per la strage degli asini. Nasce il
Comitato anti-orsi
È
stata una donna a dare finalmente il la alla protesta. Si è vista due
suoi asini "Beppo" e "Cirillo" sbranati dall'orso e ha reagito.
Non
solo ha portato personalmente la carcassa di Beppo davanti alla sede
del Parco (Adamello-Brenta) responsabile della reintroduzione degli
orsi in Trentino, ma ha anche lanciato un Comitato anti-orso che ha
subito avuto decine e decine di adesioni anche dalle provincie
limitrofe.
(12.05.12) Trentino:
Orso, sbagliato e dannoso reintrodurlo
Il
gestore del rifugio Carè alto di Pelugo in Val Rendena (TN) ha scritto
una lettera al quotidiano l'Adige dopo aver subito la perdita di
un'asina di 12 anni che faceva parte della sua famiglia; aiutava nei
trasporti in malga ma giocava anche con i suoi figli. Marco Bosetti non
risparmia giudizi taglienti agli "ecologisti da salotto" e a tutti
coloro che: a tutti coloro che hanno ritenuto e ritengono che il mio
asino sia meno importante del loro orso.
(29.05.12)
Gli orsi sono pericolosi per l'uomo?
In
Trentino, specie dopo il primo attacco a delle persone, infuria la
polemica sugli orsi e si chiede un "giro di vite" sugli orsi
potenzialmente pericolosi, senza esitare ad abbatterli. Ma gli
orsi
rappresentano un reale pericolo per l'uomo?
(14.02.11)
50 orsi in Trentino pronti a uscire dal letargo e a fare danni
In
vista del prossimo risveglio della popolazione ursina trentina - che
ogni anno si fa più numerosa - l'On. Fugazzi presenta una
interrogazione al Ministro dell'Ambiente. Cosa si fa per tutelare la
popolazione e ridurre i danni di una presenza che interessa da vicino
i centri abitati? Che ne è delle promesse di Dellai di 'rivedere'
la
demagogica politica conservazionista che penalizza chi vive nelle Terre
alte?
(18.10.10)
Orsi trentini. Dopo una estate di emergenze Giovanazzi lancia
iniziativa legislativa
Nerio
Giovanazzi (Amministrare il Trentino) dopo le petizioni presentate in
Consiglio provinciale lancia ora una coraggiosa proposta di legge
di
iniziativa popolare che modifica alcuni articoli della legge
provinciale sulla caccia. Vengono introdotti più congrui risarcimenti
e un controllo democratico (anche attraverso referendum locali)
sulle
misure di rimozione degli orsi problematici. Il progetto di legge viene
incontro alle istanze di componenti della popolazione che vedono
la
propria libertà di movimento e le proprie attività sempre più
condizionate dalla crescente presenza dei plantigradi
(05.08.10)
In Primiero (trentino)Dellai deve subire la contestazione dei
contadini esasperati per i danni provocati dagli orsi
Il
presidente della PAT, che si era recato in Primiero per problemi di
viabilità, ha dovuto affrontare la collera di una trentina di contadini
infuriati per l'imperversare delle predazioni da parte degli orsi che
solo negli ultimi giorni sono costate la vita a una ventina di pecore.
Il tutto mentre il consigliere provinciale centrista Giovanazzi
promuove una petizione per chiedere la cattura e l'abbattimento degli
orsi pericolosi.
Nello
stesso giorno viene annunciato dal capo del servizio forestale
Masé
che si procederà a uno studio per 'rivedere' tutta la questione...
(05.07.10) Baselga
del Bondone (Tn) Pecore e capre sbranate, frutteti distrutti, una
nonna terrorizzata.
Fino
a che punto la Provincia di Trento consente agli orsi di fare le loro
scorribande nei pressi dei paesi? Perché le 'regole di ingaggio' degli
orsi sono scritte da coloro che sostengono il ripopolamento ursino
e
ne traggono vantaggi? Le storie della pecora Meringa, guida dei
bambini, e della nonna che ha avuto un incontro molto ravvicinato e da
incubo con l'orsa Cindy
(30.04.10)(Trentino/Veneto)
Torna la fiera dell'orso.
Villaggi di montagna sotto assedio nel vicentino per la gioia degli
animalisti e ambientalisti di città.
M5
è un orso dal comportamento anomalo, imprevedibile e pericoloso. Gira
nel villaggi, torna a finire i pasti (di animali uccisi) i giorni
successivi nonostante le dissuasioni (petardi, sirene, pallottole di
gomma). Nei protocolli orso dei paesi civili sarebbe già
stata
classificato pericoloso e abbattuto. Da noi c'è
il Pacobace (protocollo
interregionale di gestione dell'orso scritto dagli esperti orsofili e
WWF) che tutela molto l'orso, pochissimo gli animali domestici e poco
anche l'incolumità delle persone. Dalla Romania alla Scandinavia gli
orsi uccidono, non solo pecore, galline e asini anche esseri umani. Ma
qui dicono che 'non fa male a nessuno'.
(05/03/2023)
Chi come ruralpini denuncia da 14 anni la gravità del pericolo lupo ha
la magra consolazione di poter dire: "l'avevo detto". Oggi si è
finalmente formato un movimento sociale che contesta la politica del
mantenimento della protezione del lupo anche a fronte di una presenza
ubiquitaria, spavalda, aggressiva. Un mantenimento chiaramente
politico-ideologico, sostenuto dal potente partito del lupo. Le
cronache del febbraio 2023 sono ricche di notizie che solo pochi anni
fa sarebbero stte ritenute impossibili. Ormai l'apparizione del lupo fa
notizia se interessa solo città e centri maggiori, se entra nei cortili
e nei giardini, se preda animali d'affezione o non usuali vittime. Le
stragi di pecore non fanno più notizia. Ci si preoccupa, invece, dei
lupi salvati, di cui si tenta il recupero nonostante fratture multiple,
rogna, gravi ferite. Un animalismo di stato che spreca risorse per
animali che dovrebbero essere "selvatici", esposti alla "legge della
natura" e invece sono catturati, ospedalizzati, operti riabilitati,
rilasciati. Salvo poi "non farcela" (due casi solo nel febbraio 2023).
Per i lupi morti in circostanze men che chiare, ma anche per quelli
stirati sulle strade si praticano autopsie e si eseguono indagini. Non
sono solo i fanatici animalisti affetti da sindrome lupomane ma le
istituzioni. Intanto nessuno si muove per stabilire regole per
allontanare i lupi dai centri abitati e dalle città. Per i lupisti sono
benvenuti e un fatto da salutare con giubilo. Ma dovrebbero dirlo a chi
si è visto sparire cani, gatti, galline, oche..leggi
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(24/12/2022)
Siamo finalmente di fronte all'inizio di una reazione organizzata dei
pastori e degli allevatori sul tema dell'impatto sempre più grave del
lupo. Il 29 Novembre 2022, a Saint-Jean-de-Bournai, in Francia, ha
avuto luogo un meeting internazionale con rappresentanze di allevatori
provenienti da 11 nazioni europee (inclusa l’Italia) per richiedere
all’Unione Europea e ai paesi della Convenzione di Berna il
declassamento del livello di protezione della specie lupo. Sappiamo che
poi il parlamento europeo ha poi deluso le aspettative con una
risoluzione ambigua e inconcludente che evita di impegnare la
commissione sul punto cruciale. Il 19 gennaio una delegazione di
pastori e allevatori di nove regioni , accompagnata dall'eurodeputato
Fiocchi, ha invece incontrato il ministro dell'agricoltura
Lollobrigida, al quale - consapevole della gravità del problema -
sono stati esposti i diversi aspetti che assume il problema.leggi
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(03/13/2022)
- Siamo ormai all'ultimo
gradino della "scala di Geist". Negli ultimi
tempi le notizie di attacchi dei lupi nelle immediate pertinenze delle
abitazioni e sin dentro le stalle si sono moltiplicate. In molti casi
gli attacchi ai cani avvengono in presenza dell'uomo e si segnala il
caso di una donna alla quale un lupo ha "assaggiato" i pantaloni mentre
camminava in una frazione del comune di Alessandria. La cadenza di
queste notizie ma anche la natura degli attacchi, sempre più prossimi
all'uomo, fa pensare che, come previsto da Valerius Geist, si sia di
fronte a un'escalation che presto comporterà attacchi letali all'uomo.
Un'occasione per ricordare l'eminante studioso scomparso lo scorso anno
che ha dedicato gli ultimi anni della sua vita a mettere in guardia
contro i pericoli del lupismo, un'utopia - con molte analogie con
quelle che insanguinarono il Novecento - che porterà a un mare di
sofferenze per animali e esseri umani e - alla fine - all'estesa,
inevitabile (già largamante in atto) ibridazione del lupo. Prima o poi
il lupo dovrà essere di nuovo espulso, anche a
vantaggio di
quello che resterà della specie, dagli ambienti antropizzati. .
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(26/11/2022)
- Mentre i media di regime fanno credere alla prossima apertura della
"caccia" al lupo, la realtà è che nella risoluzione (che - non va
dimenticato - alla fine è solo un invito alla Commissione) non è stato
inserito il punto decisivo: il passaggio del lupo dall'allegato IV
della Direttiva Habitat all'allegato V, quello delle specie
"normalmente protette". Vi spieghiamo la risoluzione, venduta come una
"svolta" è una delusione, soprattutto per l'Italia. Un
compromesso parecchio al ribasso che è difficile vendere come una
vittoria. Tra l'altro si auspica il rifinanziamento dei progetti Life
(Life Wolf Alps) per la "coesistenza". E l'impronta generale è quella
della persistente ricerca della "coesistenza", dei continui
monitoraggi, non riconoscendo che l'aumento della presenza e degli
impatti sta portando a una situazione insostenibile e che, mentre si
mena il can per l'aia come vogliono i lupisti, l'allevamento estensivo
sta morendo. Che dire: pochissimi progressi, grande ambiguità.
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(12/11/2022)
- In vista della riunione della segreteria permanente della Convenzione
di Berna (quella che nel lontanissimo 1979 decretò il regime di super
protezione a favore del lupo), il gruppo degli esperti europei dei
grandi carnivori (LCIE - Large carnivore initiative Europe) ha redatto
un report nel quale sono costretti ad ammettere che la crescita del
lupo è un fenomeno generale in Europa, che solo in qualche paese
balcanico, dove sono comunque molto numerosi, è in diminuzione. Che
nella maggior parte dei paesi è in atto una forte crescita che non
accenna a diminuire. Il report è disponibile da tempo ma i media e la
politica pare non se ne siano accorti. La Convenzione di Berna e la
Commissione Europea non possono però ignorare un quadro demografico che
fa venir meno i presupposti dello lo status giuridico di super
protezione della specie. La spinta della lobby a favore di una
protezione "a prescindere" è fortissima e come testimoniano anche le
prime timide e impacciate dichiarazioni dei nuovi ministri del governo
italiano, ben lungi dal riconoscere che c'è un'emergenza e che non si
può perdere tempo nell'attivare piani di contenimento.leggi
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La notizia, divulgata dalle agenzie di stampa russe è stata ripresa
anche dal settimanale americano Newsweek (Washington Post). Il fatto è
avvenuto il 28 luglio in uno dei distretti più montagnosi del Daghestan
(una repubblica autonoma della Russia europea), sul versante nord del
Caucaso, al confine con la Georgia. Tre bambini sono stati attaccati da
un lupo uscito dal bosco presso il villaggio di Kidero. Quello di 8
anni è rimasto ucciso (e trascinato a una certa distanza dal lupo) per
difendere il fratellino di 6 anni. Quest' ultimo è stato comunque
graveremente ferito al collo e agli arti, il terzo bambino è fuggito
incolume. Gli abitanti segnalano l'aumento del numero dei
lupi
nell'area a seguito del minore impegno delle autorità nel controllo
della specie. La notizia non è stata riportata da nessun organo di
informazione italiano e in Francia e Germania solo da siti di caccia .
La mafia del lupo è efficiente. Per poter negare che i lupi
rappresentino un pericolo per l'uomo censurano le notizie. E
le
istituzioni e i media si allineano ai poteri occulti (altro che
democrazia e libertà di informazione).leggi
tutto Il
lupo colpisce in alta Valseriana
(22/07/2022) Bergamo - All'alpe Fontanamora, in alta Valseriana si
registra una predazione di 12 ovini. Il fatto è avvenuto la notte del
15 luglio. Gli animali presentano inequivocabili lesioni alla gola. La
gravità della notizia consiste nel fatto che tutto intorno all'alpe vi
è lo storico comprensorio d'alpeggio del pastoralismo bergamasco con 10
mila ovini caricati. Perchè si tiene nascosto l'accaduto? Perchè non si
allertano i pastori? L'alpe Fontanamora fa parte del pompatissimo
progetto Pasturs attuato dalla coop Eliante (WWF), con il sostegno del
Parco delle Orobie Bergamasche e della Coldiretti, purtroppo. Per anni
il progetto Pasturs è stato venduto come dimostrazione della
"convivenza" con il lupo. Una propaganda che approfittava del fatto che
il lupo ... non c'era. Ora, nonostante la presenza di "personale
appositamente formato" il lupo arriva e colpisce. L'altra
considerazione riguarda il comportamento opaco degli organi competenti:
polizia provinciale e corpo forestale che si guardano bene
dall'avvisare i pastori dell'arrivo del predatore (per "proteggere" il
lupo). Nessuna considerazione e nessun rispetto per i pastori da parte
di organi istituzionali che hanno sposato in modo fazioso e ideologico
la causa del lupo e del rewilding leggi
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(12/07/2022) Laura Zanetti,
storico esponente dell'associaizione
malghesi e pastori del Lagorai interviene stigmatizzando il
trasformismo di Dallapiccola, un politico capace di passare
dall'orsolupismo a ua strumntale difesa degli allevatori (ma solo
perché ora è all'opposizione e deve attaccare la giunta che lo ha
scalzato da assessore). leggi
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In concomitanza con gli esiti del "censimento" italico del lupo, che si
è fermato a contare 3300 esemplari (hanno mandato in giro tutti orbi?),
comunque non pochissimi anche se non se ne parla neppure di attivare le
famose "deroghe" e iniziare un contenimento, il governo svedese fa
sapere che intende ridurre i "suoi" lupi da 480 a 170, applicando le
indicazioni del parlamento. Il confronto tra quello che avviene in
Svezia e in Italia in tema di lupo ci consente di analizzare gli
aspetti sociali e politici del problema. Dietro il "sacro lupo" c'è
evidentemente tanta ideologia e la realtà di un mondo rurale non
rappresentato, non tutelato, preso a calci in faccia (in barba alle
belle parole dell'uguaglianza dei cittadini, della difesa dei diritti
fondamentali ecc.)leggi
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25/4/2022
- Lupo. Per troppo tempo la politica ha abdicato alle sue funzioni,
quelle più importanti. Sinora ha lisciato il pelo a un'opinione
pubblica emotivamente pro lupo (disinformata e montata dalla propaganda
ben finanziata - con soldi pubblici - della potentissima lobby). Le
regioni si sono nascoste dietro un dito anche se le loro competenze
sono chiare come il sole. Dietro la farsa ignobile del "Progetto lupo",
bloccato da sette anni, , un comodo alibi per la conferenza
stato-regioni, per le regioni, per il ministero per lasciare marcire la
situazione. Alla lobby del lupo va alla grande, gli allevatori chiudono
le aziende, i cittadini dovranno scappare dai centri abitati dove i
lupi entrano in casa. Ma sino a che punto si possono ignorare le
esigenze costituzionalmente garantite di sicurezza, tutela della
libertà e dell'economia dei territori? In vista del convegno del 7
maggio in val d'Ossola, la prima iniziativa forte iniziativa
organizzata da allevatori e montanari vittime dell'incontrollata
proliferazione del lupo sulle Alpi, torniamo sul tema dei lupi
pericolosi (già affrontato in precedenti articoli qui su Ruralpini) e
chiediamo ai politici: perché mettete ancora la testa nella sabbia e
non vedere che siamo già arrivati a situazioni giudicate di pericolo da
studiosi e da istituzioni pubbliche che si occupano di fauna nella
vicina Svizzera?leggi
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