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[Foraggiamento cervi?]


( 20.01.09) Foraggiare i cervi

 

Le normali nevicate di questo inverno (eccezionale e preoccupante è semmai  la mancanza di neve registratasi negli ultimi anni) hanno indotto animalisti e cacciatori a chiedere di foraggiare gli animali selvatici. Niente di più sbagliato. Il Parco del Gran Paradiso entra nel merito con una nota approfondita in risposta al WWF che riportiamo respingendo la campagna denigratoria contro la "crudeltà" del Parco.

 

A chi frequenta la montagna può capitare di imbattersi in quello che rimane di quelle strutture in legno che servivano per foraggiare gli ungulati selvatici (cervi e caprioli). E' una pratica che i cacciatori seri così come i Parchi hanno fatto oggetto di discredito da anni.  Nel parco dello Stelvio le "rastrelliere" che restano vanno a pezzi (ho delle foto ma non le ho ancora trovate). Il Parco dello Stelvio così come quello del Gran Paradiso hanno dovuto rispondere alle accuse di "crudeltà" che gli animalisti e ambuientalisti improvvisati hanno loro ricolto; hanno spiegato le ragioni scientifiche per cui il foraggiamento è dannoso e hanno lasciato che le condizioni climatiche operassero la "selezione naturale". Va detto che nei Parchi i selvatici sono presenti spesso con popolazioni particolarmente abbondanti che tendono all'indebolimento; la neve di questo inverno appare pertanto un toccasana proprio a vantaggio delle stesse popolazioni di selvatici che, in assenza di caccia di selezione o piani di abbattimenti rischiano di andare incontro - dopo aver raggiunto una forte numerosità - ad un inevitabile declino.

 

Purtroppo altrove, dal Piemonte alle Dolomiti passando per la stessa alta Valtellina (appena fuori del Parco) si è proceduto in molte località a lanciare il fieno con gli elicotteri o ad attivare o ripristinere i punti di foraggiamento. I motivi per cui questa pratica è sconsigliabile sono numerosi: innanzitutto si vengono a determinare concentrazioni anomale di capi (come in un allevamemento!), un fatto pericoloso da oparecchi punti di vista: innanzitutto per eventuali bracconieri è un invito a nozze, ma anche in assenza di bracconieri si determinano contatti diretti e indiretti (tramite gli escrementi) che possono favorire la diffusione di patologie ingettive e parassiterie (sia eso che endoparassiti). Nelle condizioni attuali sono diffusi I rischi di trasmissione di Cheratocongiuntivite infettiva, Rogna sarcoptica, Paratubercolosi, VRS (virus respiratorio sinciziale). L'elevata densità degli animali dei Parchi anche in relazione ai contatti con la fauna domestica comporta infestazioni da elmintofauna che in circostanze di anomale concentrazioni possono ovviamente aggravarsi.

 

Va poi osservato che il foraggiamento "artificiale" specie se operato come "soccoirso" ad inverno inoltrato può essere controproducente perché in animali già debilitati e che hanno già utilizzato riserve energentiche (grasso dei depositi adiposi) gli effetti sulla fisiologia digestiva e il metabolismo possono essere negativi. Il cambio di alimento è brusco è l'adattamento della microflora ruminale non consente il buon utilizzo digestivo dell'abbondante foraggio tanto che gli animali possono "far la fame" con la pancia piena (anche troppo). Di più la concenrazione intorno ai siti di foraggiamento stimola le interazioni aggressive; i giovani (più indeboliti) sono normalmente tenuti lontano per effetto dell'applicazione della scala gerarchica dalla rastrelliera mentre i soggetti dominanti si alimentano eccessivamente.

 

Di ragioni per opporsi a queste pratiche ve ne sono evidentemente in abbondanza. E non possiamo che concludere con un richiamo ad una minima coerenza: cari animalisti e ambientalisti da salotto: volete la wilderness e poi - insieme ai tanto deterstati cacciatotri - volete che si pratichi una forma di semi-allevamento?

 

Lasciamo ora la parola al Direttore del Parco Nazionale del Gran Paradiso che ha così risposo al WWF nel trasmettere la nota scientifica di cui trovate qui sotto il link:

 

Le obiezioni scientifiche al fioraggiamento artificiale degli ungulati

a cura del Centro Studi Fauna Alpina del Parco Nazionale del Gran Paradiso

 

Cari Amici,crediamo di non dover spiegare a voi le ragioni per cui  è bene che nelle aree protette nazionali  l’evoluzione naturale degli ambienti e della fauna sia da difendere e tutelare.Tuttavia, alla luce di una campagna stampa  denigratoria e  populista, vi saremmo grati se   voleste far girare l'allegato documento  prodotto dal nostro Centro Studi della Fauna Alpina, in cui si  fa un resoconto di alcuni   dei motivi per cui  la scelta  del Parco di non foraggiare gli ungulati selvatici è  corroborata da valide ragioni di  ordine scientifico.

Il documento è anche  rinvenibile sul sito:

Grazie.

Michele Ottino
Direttore Parco nazionale Gran ParadisoL

 

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