º>Furfulera

[Nova associazione per l'architettura rurale]


(28.02.09) Nasce in Valtellina una nuova associazione per studiare e valorizzare le dimore rurali.

 

Commenti ruralisti

All’interno del più ampio tema delle risorse paesaggistiche italiane, il sistema delle dimore rurali tradizionali è un capitolo fondamentale. L’esperienza di un territorio come la Valtellina e la Valchiavenna ove i segni della presenza dei contadini-pastori, con pregevoli architetture in pietra e in legno, caratterizzano ovunque l’identità dei villaggi e dei borghi, costituisce un punto di riferimento per una problematica che riguarda tutta l’Italia.  A fronte di una cultura secolare che, in certe regioni, coinvolgeva oltre il 90% della popolazione attiva, non si può che constatare l’insufficiente livello degli studi e delle iniziative per la conservazione e la valorizzazione di questo patrimonio. A parte alcuni isolati e spesso eccezionali interventi il patrimonio dell’architettura tradizionale popolare non è stato e non è adeguatamente tutelato dalla legislazione e, soprattutto, non è stato adeguatamente considerato per il suo valore storico e artistico e per le conseguenti implicazioni di potenziale sviluppo turistico culturale. Demolizioni diffuse, trasformazioni inappropriate, speculazioni immobiliari, stanno rapidamente cancellando edifici di grande importanza e di antica formazione (a volte medioevale, se non alto medioevale).

L’urgenza di approfondire lo studio di questa tematica, unita alla necessità di intervenire con provvedimenti appropriati per la conservazione e la valorizzazione delle dimore rurali italiane ha fatto nascere l’esigenza di creare una associazione dedicata a questo tema.

I promotori dell’iniziativa, tra cui l'Arch. Dario Benetti e alcuni soci della Cooperativa editoriale “Quaderni Valtellinesi”, hanno pensato di legare la sede dell’assocazione che è stata chiamata “Associazione Furfulera” ad un luogo significativo ove si è tentato e si sta tentando un recupero di un piccolo insediamento in pietra di origine medioevale, per l'appunto la contrada Furfulera in Val Tartano (So) una valle orobica contrassegnata dalla presenza di numerose borgate e nuclei isolati di grande bellezza ma in grave stato di deterioramento o abbandono e segnata da devastanti interventi seguiti all'alluvione del luglio 1987.

E proprio qui  sono stati presentati nell'ottobre 2008 gli scopi della nuova associazione. Nel'occasione diversi autorevoli relatori hanno discusso su: “Lo studio, la conservazione e la valorizzazione delle dimore rurali italiane” presenti, tra gli altri, il prof. Santino Langé e il prof. Paolo Bossi, del Politecnico di Milano, l’arch. Dario Benetti, presidente della Coperativa editoriale “Quaderni Valtellinesi” e il prof. Giorgio Vassena, presidente nazionale dell’associazione ambientalista “L’Umana Dimora”.

http://www.quadernivaltellinesi.it/


Commento (28.02.09) di Paolo Falubba   su_lin_86@hotmail.it


 Parlavo l'altro giorno con un signore di Valle, frazione di Morbegno, una delle poche persone rimaste in questo paese che vantava 400 anime 70 anni fà e ora  5-6 persone fisse.Si parlava di vecchi sentieri e mulattiere costruite magari più di 50 anni fà(minimo, anche molto di più) e ora abbandonate a  se stesse.
Questo signore ora pensionato ma da sempre amante della montagna mi ha spiegato come facevano una volta a fare i muri a secco(senza cemento), ovvero, mi ha detto che bisogna che le fondamenta siano sotto 70-80 cm dal livello del terreno(dove c'è roccia o terreno comunque sufficientemente solido), che prima di fare un muro bisogna calcolare la giusta pendenza, rientrando 15 cm ogni metro(più ci si alza e più c'è rientranza), del fatto che la materia prima per costruire era offerta direttamente sul posto(unicamente sassi).
Facendo una camminata su una mulattiera che divide due proprietà, costeggiata da un muro di contenimento sopra e uno sotto, mi ha fatto notare che:per il muro sottostante il sentiero(quello che lo "regge")la manutenzione è offerta dal comune, invece per il muro che poggia sul sentiero la mautenzione spetta al proprietario (di sopra) a sue spese.
Le pongo una domanda, secondo lei io sarei disposto a finnanziare un lavoro del quale gode la collettività o a perdere giornate a restaurare un muro dimenticato dal mondo?Altra cosa, è abbastanza chiaro poi che se un sasso dovesse malcapitatamente cadere da quel muro "di proprieta", i danni sono a mio carico.
Che tristezza poi vedere baite o rifugi ancora in buono stato(tutti rigorosamente a secco) abbandonati a sè stessi, non sarebbe ora di finnanziare per cose giuste?Dico io vanno solo ristrutturate, non è costruire da zero, ne potrebbero venire fuori stalle, baite abitate da chi svolge un'attività nella montagna, rifugi.
Parlando poi ancora con Roberto, mi ha raccontato di come una volta dei muratori mandati dal comune, hanno ristrutturato un muro alto un paio di metri.Mi ha detto che, pur rispettando la pendenza,hanno fatto le fondamenta senza scavare abbastanza(30 cm, dove la terra è ancora bella friabile),ma incompenso utilizzando il cemento armato.In questo modo il risultato finale è parso eccellente ai supervisionatori ma non certo a Roberto che gli ha detto "Se quel muro regge 2 anni è tanto". Beh fatto sta, che il muro poco dopo ha iniziato a "spanciare"(senza buone fondamenta) e i sassi ce li siamo ritrovati in strada mezzo chilometro sotto, se questo è mantenere la montagna......
Calcolare poi che per portare su il cemento c'era due operai fissi avanti e indietro con le motocariole e altri 2-3 che lavoravano, quando Roberto mi ha detto che allo stesso prezzo avrebbe fatto da solo un lavoro migliore(in quanto il materiale era già sul posto senza bisogno di motocariole).
Peccato pero' vedere come gente saggia, non colta, ma saggia che ha costruito saggiamente tante cose e che ha saputo apprezzare ciò che la natura offriva,anche in terreni così aspri ma allo stesso tempo generosi, peccato che questa "razza" debba scomparire per sempre; ci perdiamo tutti e non solo cose materiali, ma un modo di vivere libero, intelligente e sano.