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La Certosa è raggiungibile dall'austostrada per Bardonecchia uscendo a Boscone e raggiungendo Villa Focchiardo dove si attraversa il centro. Da qui le indicazioni guidano sino all'inizio della strada consortile (asfaltata) che risale il versante. Ad una curva una indicazione segnala la deviazione che con un tracciato sterrato conduce al complesso

Una fase della inaugurazione della foresteria (si nota la balconata sulal quale si affacciano le nuove camere della Foresteria capace di 23 posti)

I "rudun" in bella vista nel locale cucina utilizzato dalla famiglua di marghé che gestisce l'alpeggio

Per le numerose iniziative del Parco, parecchie delle quali realizzate presso la Certosa vedi il programma a:

http://www.parks.it/parco.orsiera.rocciavre/man.php

 

(03.07.09)

 

Gli alpeggi tra storia e cultura: ne è emblema la Certosa di Montebenedetto in Val Susa dove è stata inaugurata il 2 luglio la nuova foresteria

 

Al Mons Benedectum di Villar Focchiardo (valle Susa) i Certosini arrivarono nel 1200 dalla vicina Certosa di Losa. Lì si erano insediati nel 1189, ma il luogo non era abbastanza 'deserto'. Probabilmente la vita alpestre, in una fase di grande effervescenza economica e demografica (e di intensificazione dell'alpicoltura), vedeva le 'terre alte' molto frequentate.

In realtà neppure nella nuova sede, sita a 1150 m di quota, i Certosini trovarono il 'deserto' cui la regola aspirava. Vi erano però ampi e compatti possedimenti di boschi e alpeggi (donati da potenti signori feudali) sui quali i Padri poterono esercitare per 3 secoli un dominio quasi giurisdizionale (avevano una loro polizia campestre). In realtà cil dominio certosino era limitato dai diritti che la comunità contadina manteneva specie sui pascoli.

Alla fine del XV secolo una disastrosa alluvione cancellò le celle dei monaci che, come nel costume certosino, erano individuali e si aprivano su un'ampia corte. I monaci si trasferirono nella Grangia (azienda agricola) di Banda che - a questo punto - divenne monastero pur conservano il carattere rurale dell'insediamento. Oggi a Montebenedetto non vi è più (salvo pochi ruderi) il grande muro di cinta che separava i Padri dal mondo esterno e neppure il fabbricato dei conversi. Rimane, però, la bella chiesa romanica, che si è mantenuta nelle forme originali proprio grazie all'abbandono del sito da parte dei monaci nel '400.

I monaci vivevano del ricavato dell'economia d'alpeggio e la conca dove sorge la Certosa si solloca non a caso in posizione strategica per il controllo degli alpeggi soprastanti. Così come per altre realtà Certosine e Cistercensi la gestione degli alpeggi non era certo di tipo 'parassitario'. E' noto infatti che questi ordini monastici promossero (in Piemonte ma anche in altre regioni alpine) interventi di bonifica e miglioramento degli alpeggi con spirtito non dissimile da quello che animava le grandi e più famose bonifiche cistercensi della Padania.

La stessa Certosa di Montebenedetto, venuta meno la funzione conventuale, divenne un alpeggio e lo è tutt'ora. Il restauro del complesso ricco di storia avviato negli anni '80 dal Parco Orsiera Rocciavriè (che lo ha ricevuto in comodato da privati) non ha comportato la modifica delle 'destinazione d'uso'. Da due generazioni l'alpeggio è gestito da una famiglia di Giaveno, una famiglia di 'margari', ovvero di allevatori senza terra che in inverno si appoggiano a delle aziende agricole 'stanziali' e che cercano - per risparmiare sugli acquisti di foraggi - di salire il più presto possibile in alpeggio (appena si ritira la neve). Così per almeno 6 mesi la Certosa risuona del suono dei campanacci (rudun) delle mucche che vanno e vengono dai bellissimi pascoli che si stendono nei pressi della Certosa; verdi e fresche radure circondate dal bosco. Una nota interessante: la mandria è di razza rustica Volsgienne importata dalla Francia.

La Certosa, oggetto, di attenti interventi di restauro (basti pensare che il pacimento della chiesa è ancora quello originale e che è stato protetto da piano calpestabile in listelli di legno) da diversi anni vede lo svolgimento di eventi di vario tipo tra cui spiccano i concerti (che si avvantaggiano dell'ottima acustica della navata unica). Grazie a una nuova campagna di lavori di restauro (iniziata nel 2002-03) è stata di recente recuperato un corpo di fabbrica che sorge di fronte alla chiesa. Ne sono stati ricavati locali per i margari (utili anche per la vendita diretta) e spazi per l'ospitalità e l'alloggio (con 23 posti letto distribuiti in più spaziosi cameroni).

La Certosa rappresenta una delle principali 'porte' del Parco e consente di realizzare, partendo da essa, circuiti di percorrenza più o menche comprendono la visita di diversi alpeggi (alcuni tutt'ora attivi, altri non più utilizzati ma comnunque suggestivi). Tra i prodotti particolari degli alpeggi del Parco vi è la Toma del lait brusch e il Plaisentif).

In qualche modo il rapporto tra la Certosa e il territorio alto al di sopra di essa si è riallacciato. Una conferma che gli alpeggi rappresentano anche luoghi di storia e di cultura oltre che di natura, animali, gastronomia.

 

A sinistra la facciata della Chiesa. Sotto un aspetto del complesso degli edifici adibiti alle attività dell'alpeggio

A sinistra un particolare (bella bifora) di uno dei fabbricati . Sotto una vacca Volsgienne nella stalla a fianco della Chiesa

 

 

 

 

 

pagine visitate dal 21.11.08

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