Nuovo Header

Cultura ruralpina (libri)

Michele Corti, 4 dicembre, 2021

Grazie a un libro sappiamo di più sulla transumanza storica dei bergamini

Natale Arioli, agricoltore, allevatore, già insegnante di istituto tecnico agrario, ha dedicato lunghi anni alla ricerca delle tracce dei bergamini transumanti, in particolare della val Brembana e della val Seriana. Ha esplorato archivi di stato (Bergamo, Milano, Lodi) e parrocchiali, ricostruendo i movimenti e le attività di questi personaggi “vagabondi” (un attributo che compare in un documento del Cinquecento) tra Quattrocento e Ottocento. La ricerca di Arioli aggiunge elementi sostanziali alla comprensione del fenomeno bergamino e della nascita del sistema dell’affittanza agricola nella Bassa Lombardia.

Con a disposizione  centinaia e centinaia di documenti , ordinatamente raccolti nella sua casa nelle campagne del basso lodigiano, Natale Arioli avrebbe potuto scrivere un volume di centinaia di pagine. Ha però preferito, dopo anni di "incubazione", non attendere oltre e iniziare a consegnare al pubblico, agli amici che conoscevano e incoraggiavano la sua fatica, un primo volume di sole 170 pagine. Un volumetto, oltretutto, denso di citazioni di documenti che lascia molto spazio alle fonti e dove l'autore interviene discretamente, quasi in punta di piedi. Conseguenza dell'eccessiva modestia di Arioli, un "difetto" che gli viene rimproverato dagli amici. In un'epoca dove, in troppi, non riescono a fare a meno di anteporre sempre la messa al centro del proprio, ego, Natale Arioli, in controtendenza, ha badato a privilegiare le fonti, la storia collettiva alla quale si sente di appartenere. Profondamente legato alle origini famigliari che riportano a Piazzatorre, in alta val Brembana, Arioli parla degli avi di secoli fa con una famigliarità che oggi non è più comune neppure neppure con ascendenti molto più vicini nella catena generazionali. Gli Arioli, però, sono citati con non più frequenza di altri ceppi. Del resto, e il libro di Arioli ne è una conferma avvalorata da solide e abbondanti prove documentali, i vari ceppi di bergamini erano strettamente intrecciati, non solo quelli della stessa valle, ma anche di valli diverse: erano proprio una tribù come, basandomi su testimonianze orali che risalgono ai primi del Novecento, avevo a suo tempo azzardato. 

I luoghi citati da Arioli nella montagna

Di particolare interesse tra i documenti illustrati da Arioli, un contratto tra l'abate del monastero cistercense di Santo Stefano al Corno (oggi Santo Stefano Lodigiano) del 1462 che concede in affitto vasti fondi da bonificare ai bergamini. L'aspetto interessante è che questi bergamini, oltre a condurre il fondo continuavano a fare i bergamini. In questa terra di frontiera, esposta alle forze costruttrici e distruttrici del grande fiume (che in epoca successiva porteranno grandi danni alle terre del monastero), si osserva quasi cone in un laboratorio l'evoluzione di nuove forme organizzative e contrattuali con l'emergere dell'importanza dei sistemi foraggeri e zoocaseari. Un'evoluzione che poi si estenderà alle terre "vecchie" e che mette in evidenza palmare come le due forze concorrenti siano da una parte i bergamini con le loro competenze zootecniche e casearie e il loro capitale bestiame (produttore di latte e di letame), dall'altra la proprietà monastica che, in parallelo, sviluppa la rete irrigua derivata (indirettamente) dalla Muzza.  Altro che grana "invenzione dei monaci". Il grana nasce sul Po nel Quattrocento, con i bergamini. Prima c'erano solo le pecore, i maiali e i bovini da lavoro.

I luoghi citati da Arioli nella Bassa

Scorrendo le pagine di Bergaminus vagabundus, specie con riferimento ai matrimoni e alle composizioni delle famiglie, parlare di "tribù dei bergamini" appare molto meno bizzarro. Alcuni documenti, in particolari quelli più antichi, risalenti al Quattrocento sono di indubbia importanza per la ricerca storica ma indicativi di una situazione di presenza di bergamini nella bassa lodigiana ben assestata che fa ritenere certa l'origine del fenomeno nel tardo Trecento.

Gli Arioli (in origine De Rivis), sono originari di Piazzatorre, per la precisione dalla contrada di Pegherolo (nella foto i prati in alto a destra). Buona parte delle famiglie di bergamini hanno le loro sedi ancetrali in nuclei rurali di antica data posti in mezzo ai prati al di sopra degli insediamenti accentrati. Tali contrade, che prendono il nome da un ceppo famigliare erano in origine insediamenti isolati unifamiliari.


Oltre a riportare ampi stralci dei documenti originali, il volume riporta alcune appendici con documenti del tardo Settecento e del primo Ottocento che elencano cascine del lodigiano e del milanese e le numerose famiglie bergamine nei “Chiosi” (l’area di Lodi fuori le mura). Ne escono storie di grande intraprendenza che parlano di bergamini che commerciano bestiame con la Svizzera e sono impegnati, oltre che nell’allevamento e nell’attività casearia anche in altre attività e commerci legati alle risorse della montagna bergamasca (ferro).

La cascina Abazzia di Santo Stefano Lodigiano che sorge dove esisteva l'antico monastero cistercense

Scritto con uno stile piano e discorsivo, il libro consente di avvicinare il lettore, senza intimidirlo con linguaggi e apparati accademici, alla documentazione storica di secoli fa. Una documentazione che fa emergere una storia viva, che parla di animali, di attrezzi per la lavorazione del latte, di formaggi, di movimenti economici non da poco, che ci proietta all’indietro alle origini di questa storia nella quale hanno le loro radici tante famiglie lombarde e padane (piemontesi ed emiliane). Ritroviamo molte voci che appartengono ancora ai dialetti lombardi rafforzando la vivacità e l’immediatezza della narrazione. Decine di famiglie troveranno qui citati i loro avi e frammenti loro vite, laboriose e dinamiche, tra montagna e pianura.

Dalla prefazione del Prof. Gianpiero Fumi

Natale Arioli trasfonde alcuni risultati di anni di ricerche e di frequentazione di archivi dove raramente gli storici di professione si addentrano, pur ammettendo l’importanza delle fonti parrocchiali e degli atti degli antichi notai. Non è facile seguire “l’incalzare di nomi di notai e il gran numero di personaggi e località della bergamasca e della Bassa”, come preavverte l’Autore. Eppure andare su questa tipologia di documenti è un passaggio importante, se vogliamo restituire un volto e una storia a protagonisti finora rimasti per lo più anonimi. Grazie a queste pazienti indagini abbiamo in questo lavoro molti elementi che confermano il ruolo che ha giocato la transumanza dei bergamini nella nascita dell’agricoltura in pianura, nella formazione del suolo agricolo, nella diffusione della praticoltura, nel consolidamento della figura del fittabile, nell’ascesa del caseificio. Siamo di fronte a una migrazione imprenditoriale molto articolata, che ogni anno riversava nelle pianure animali vivi (prevalentemente vacche da latte) e prodotti, tecniche, laboriosità, professionalità, capitali. Dai documenti traspare come dietro a questa economia vi fosse una società fondata su forti legami familiari e di parentela, sull’appartenenza alle “piccole patrie” (luoghi fortemente segnati dalle famiglie originarie) nonostante la temporanea lontananza fisica.



Acquista direttamente dall'editore senza spese di spedizione  QUI

Il libro

Titolo: Bergaminus vagabundus, La transumanza bovina tra le valli bergamasche e la Bassa (XIV- XIX secolo), Festivalpastoralismo editore, Corna Imagna (Bg), data di edizione novemvre 2021, 171 pagine, illustrazioni B/N, carta lucida, brossura - 23,5 x 16, 5. ISBN 978-88-943252-7-0 -  Prezzo di copertina 13 €

Sommario

Prefazione - p.7
Introduzione - p. 9
Le fonti  - p.19
Capitolo 1 - Le tracce dei bergamini in alta Valle Brembana - p. 25
Capitolo 2 - I malghesi della Valle di Mezzoldo tra Sei e Settecento - p.45
Capitolo 3 - I malghesi negli archivi della Bassa - p. 65
Capitolo 4 - Da bergamini a fittabili -  p. 95
Capitolo 5 - La presenza di bergamaschi nella produzione casearia della Bassa nel Settecento - p.115
Capitolo 6 - I bergamini negli archivi ecclesiastici lodigiani tra Settecento e Ottocento - p. 121
Appendice 1 - p.131
Appendice 2  - p.139
Appendice 3 - p.159 
Bibliografia  - p.169
 
L'autore. Natale Arioli Nasce a Camairago (Lodi) il 7 ottobre 1949 dove la famiglia, originaria dell’alta Valle Brembana, conduce in affitto una cascina. In casa è ancora viva la cultura bergamina che tocca anche i più piccoli, alimentando passione per gli animali e per i campi. Si laurea in Scienze Agrarie all’Università Cattolica di Piacenza e poco dopo inizia ad insegnare zootecnia all’Istituto Agrario A. Tosi di Codogno (1977-2011). Negli ultimi
anni di insegnamento, quando cresce l’interesse per la storia dell’agricoltura lombarda, decide di dedicarsi allo studio diretto delle fonti archivistiche riguardanti sia la bassa pianura lombarda che le valli bergamasche.
Ha pubblicato saggi di storia locale sulla rivista Archivio Storico Lodigiano; il volume Le radici di Carlo Cattaneo: Storia di una Famiglia da Valleve alla Bassa Milanese (Corponove, Bergamo, 2012); il saggio I malghesi dell’Alta Valle Brembana, e di alcune aree confinanti, nelle fonti di archivio tra fine Cinquecento e fine Settecento (in La transumanza tra storia e presente, a cura di Michele Corti, ed. Festival del Pastoralismo, Corna Imagna, 2019).

Articoli correlati



I bergamini pilastro del caseificio lombardo

(27.12.19) Nel celebrare la proclamazione della transumanza "patrimonio dell'umanità" è doveroso richiamare come la transumanza, in ambito alpino-padano, ebbe una connotazione particolare, basata sull'allevamento di vacche da latte e sull'attività casearia. Le tradizioni casearie lombarde (ma anche delle regioni vicine) e la stessa nascita della moderna industria del latte devono molto allla transumanza dei "bergamini".


I bergamini ritornano nel cuore di Milano

(23.07.17) I libri sui bergamini di Michele Corti presentati alla Biblioteca comunale di Milano, in un luogo e in una parte di Milano ricca di ricordi dei bergamini, non solo perché si trova la via a loro dedicata di fronte all'Università statale (per via mercato dei latticini, al quale i bergamini partecipavano, in qualità di produttori ma anche per la presenza di un Pio consorzio di "lattai" (casari produttori autonomi) presso la chiesa di San Bernardino alle Ossa in piazza Santo Stefano. Palazzo Sormani, sede della Biblioteca comunale centrale milanese era, in precedenza Palazzo Monti, i feudatari della Valsassina. Qui un bergamino, nel Settecento, portava al conte Cesare Monti gli stracchini dovuti come "appendice contrattuale" per la locazione dell'alpe di Artavaggio.

(26.09.14) Viaggio nelle sedi ancestrali dei bergamì
La Valzurio, in alta val Seriana è una valle di bergamì per eccellenza (ma anche di pastori). Amata da chi ama la montagna autentica, non le rappresentazioni turistiche e alla National Park. le sue contrade sono autere e rivelano antica ricchezza e splendore. Volevo girarla tutta in una giornata con l'amico Andrea Messa di Nasolino ma siano riusciti a vederne meno di metà. Perché di elementi interessanti storici, ambientali ce ne sono parecchi

Quei legami tra montagna e città
(03.01.11) La cultura cittadina, non certo da oggi, è poco disposta a riconoscere come la montagna abbia contribuito in modo determinante a costruire l'economia, la società, la cultura delle nostre regioni. E' ora di farglielo sapere.

La civiltà dei bergamini vista da Scheuermeier
(20.08.14) Il libro  "La civiltà dei bergamini uscirà a fine settembre. Una tribù lombarda di malghesi tra i monti e il piano tra il quattordicesimo e il ventesimo secolo", edito da Centro Studi Valle Imagna ha l'onore di essere illustrato anche con immagini inedite di Scheuermeier.

In stampa il libro sulla civiltà degli stracchini e della transumanza bovina lombarda
(18.08.14) 460 pagine che 'aprono' un capitolo sorprendentemente ignorato dalla cultura ufficiale pianocentrica e urbanocenntrica. Perché i bergamini erano (sono) personaggi scomodi per la cultura della modernità, per la borghesia, per il progressismo coatto. E' la rivincita della montagna, dei pastori che fanno conoscere la loro storia. Una storia che raccontra come hanno scalzato gli agricoltori imborghesiti dalla conduzione di molte aziende della pianura lombarda, di una mobilità sociale straordinaria, di uno spirito d'impresa controcorrente, ma anche di vera solidarietà di gruppo edi valori solidi, senza le ipocrisie della 'società stanziale'. (uscita a metà settembre - poi acquisto su Internet sul sito Centro Studi Valle Imagna).