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Lupo


  Bold wolves: lupi pericolosi
(ma non si deve sapere)
 


di Michele Corti

(
06/03/2021) In paesi a noi vicini, con presenza di lupi estremamente più limitata rispetto a quella italiana, sono stati adottati dei protocolli per tutelare l'incolumità delle persone dal rischio bold wolves , ovvero lupi spavaldi, problematici e pericolosi. In Italia, invece, si parla più spesso di "lupo confidente", e si vuole far credere che il problema dei lupi nei paesi, sia solo quello di giovani lupi "curiosi", semmai diventati "confidenti" per una ripetuta frequentazione degli abitati e per colpa si comportamenti "scorretti" degli incauti umani. Tutta questa sottovalutazione di in problema ormai palese e grave e l'assenza di iniziative e di regole è possibile perché WolfAlps e i suoi tentacoli hanno il monopolio di tutto quello che riguarda il lupo. Loro fanno le regole, loro monitorano, loro valutano, loro comunicano, loro decidono. Ma possiamo attendere che WolfAlp (che per ora prevede solo di studiare il fenomeno dei bold wolves) decida - in funzione della sua strategia di presentazione di nuovi progetti - che è tempo di darsi qualche regola e di intervneire sui lupi che scorazzano in pieno giorno, sbranano animali domestici, spaventano intere comunità. In altri paesi chi si occupa di lupi fa di tutto per tutelarli ma dichiara che c'è un problema di lupi pericolosi e che va affrontato. Il che vuol dire, considerando che altri metodi sono poco efficaci, abbattendoli.


Il fenomeno della "confidenza" è quello che rappresenta il primo stadio di un problema che non è ancora critico ma lo può divenire. Una volta innescata una dinamica comportamentale ormai conosciuta, esso comporta concreti rischi per la sicurezza delle persone. Lo dicono anche i lupologi. Non dicono che il regine di super-protezione del lupo è la condizione che consente al lupo di frequentare impunemente le aree abitate e di avvicinarsi sempre più spesso ad esseri umani percepiti come innocui.  Il parlare di "lupi confidenti",  insistere solo sulle persone sventate che lasciano cibo per i lupi e li lasciano avvicinare (quando poi ci sono guardiaparco di parchi aderenti a WolfAlps che si fanno filmare mentre giocano con i lupi) è ovviamente parte delle solite tecniche manipolatorie. Si vuole impedire alle persone di rendersi conto del pericolo al quale la politiche irresponsabili a favore del lupo le stanno già esponendo. Si fa di tutto per togliere una paura che invece è un modo per evitare guai (anche ai lupi). Nonostante la disinformazione, il gran numero di lupi presenti in Italia sta portandoli a insediarsi in modo permanente in aree molto antropizzate, anche nelle pianure, anche nei pressi delle città. 
Il lupismo di stato (WolfAlps è una facciata che nasconde un'organizzione ombra saldamente installata presente nel deep state - cc forestali, Ispra, Ministero) continua a sottovalutare il pericolo dei bold wolves ma numerosi episodi dell'inverno appena trascorso, sono classificabili, sulla base dei protocolli svizzeri e tedeschi che andremo a illustrare, come "da ultimo stadio", quello che in Svizzera e in Germania può comportare l'abbattimento dell'animale. Da noi nulla, almeno per orta, almeno fin quando i nuovi signori feudali del lupismo istituzionale decideranno che per loro sarà convenirnte aprire al partita.

Perché non esiste un Pacobace per il lupo?

Per l'orso esiste il protocollo Pacobace che predede una graduazione di azioni, sino all'abbattimento, per gli orsi "birichini". Invece il lupo può fare tutti i suoi comodi, sbranare cani e gatti a domicilio e farsi anche la "tana diurna" in un villaggio. Guai a "disturbarlo", però, a lanciargli contro degli oggetti (una tecnica primitiva ma a volte efficace di dissuasione). Ogni iniziativa regionale per affrontare il problema è fermata dal deep state che vuole fare largo a nuovi progetti Life milionari. Vedremo se le regioni e le provincie autonome (che, a differenza di quelle ordinarie, non devono sottostare a pareti vincolanti dell'Ispra), riuscirano a dotarsi di uno straccio di regole. WolfAlps per intanto si è riservato solo di "studiare" il problema e non vuole che le regioni gli tolgano la prossima gallina dalle uova d'oro. Life WolfAlps, in ogni caso, non si è impegnato, nell'ambito dell'articolazione del progetto, a definire regole di gestione e tantomeno a metterle in pratica (il programma prevede lo "studio" del problema ma non oltre). Lo farà al prossimo "giro", dopo il 2024, in modo da avere la scusa per incassare altre milionate sicure. Quello che sta succedendo a chi vive nella paura, a chi avrebbe già diritto a vedere l'intervento di quelle autorità pubbliche che incassano le tasse per garantire la sicurezza dei sudditi, ai feudatari di WolfAlps non interessa.


Un cane sbranato sotto casa in Lessinia

In Svizzera c'è un protocollo simile a quello dell'orso

Diversamente vanno le cose presso i nostri vicini. La Strategia lupo svizzera è stata aggiornata nel 2020. il protocollo adottato per i lupi problematici ricalca le misure predisposte dalla Sassonia e le linee sviluppare dalla LCIE e degli altri organismi lupologici (gli esperti cambiano mum erose casacche ma sono sempre gli stessi). Innanzitutto nelle premesse si ammette che ci sono, eccome, lupi "problematici", normalmente appartenenti allo stesso branco quando esso ha sviluppato un comportamento che può rivelarsi pericoloso per l'uomo. Il sintomo di questo potenziale pericolo è dato dal fatto che i lupi non si lasciano scacciare. Una situazione del tutto diversa da quella dell'incontro con singoli giovani lupi in dispersione che avviene di solito di notte. Il lupo problematici si avvicinano ripetutamente agli insediamenti e esibiscono comportamenti espressamente diretti all'uomo e ai cani da compagnia (ringhio, esibizione della dentatura). Quando si innescano queste dinamiche i lupi tenderanno ad avvicinarsi sempre di più, è cioè sicuro che si andrà verso una situazione di potenziale pericolo se non si classifica correttamente il comportamento degli animali. Ecco perché quando vi sono segnalazioni di lupi che manifestano sintoni di perdita di timore nei confronti dell'uomo va avviato un monitoraggio intensivo, costante e aggiornato che deve interessare tutti i lupi che vengono avvistati in prossimità di insediamenti umani. Il monitoraggio deve provvedere per verbalizzazioni degli eventi non lasciate alla interpretazione soggettiva ma secondo una griglia di valutazione. Per tali valutazioni la Svizzera ha adottato una codifica a quattro colori analoga a quella utilizzata per gli orsi "problematici". Si va dal "comportamento curioso" a un comportamento "che richiede attenzione", per poi passare allo stadio "critico" e, infine a quello "problematico" che può richiedere l'abbattimento del/dei lupi. L'intervento, però, in questo caso risparmierà la coppia alfa perché si ritiene che l'abbattimento dei figli possa indurre i genitori a moderare la loro baldanza nei confronti dell'uomo. Le autorizzazioni per gli abbattimenti di lupi appartenenti a un branco problematico sono rilasciate ai cantoni dall'Ufam (Ufficio federale per l'ambiente) l'equivalente di un ministero. Nel caso di singoli lupi problematici, ma l'eventualità è considerata "rara", basta l'autorizzazione del cantone secondo le regole di pubblica sicurezza.

Tabella - Criteri per la valutazione della pericolosità dei singoli eventi in caso di incontro tra lupo e uomo o, rispettivamente, cane da compagnia e delle conseguenti misure da adottare (UFAM).







Non ci vuole molto, guardando queste tabelle, per capire che, in Italia, siamo da tempo nella situazione "nera", ovvero di pericolo reale per l'uomo. Nonostante improvvisati esperti continuino a negare che il lupo rappresenti il ben che minimo pericolo. Alcuni lo dicono in buona fede, altri sanno benissimo come stanno le cose perché sono al corrente di quanto si discute e di decide all'estero. Mentono sapendo di mentire. Per i pubblici funzionari, tenendo conto delle conseguenze (non si verbalizza nulla, non si dà avvio a monitoraggi, non si avvisa la popolazione del pericolo, si espone la gente al pericolo) tutto ciò configura comportamenti penalmente rilevanti, ben più gravi di semplice omissione e inerzia.



La Large Carnivore Initiative Europe ha emanato delle linee guida sulla gestione dei lupi spavaldi (il documento è qui ma il sito è segnalato come pericoloso e ci si deve accontetare di una presentazione qui). La LCIE è un gruppo di lavoro della IUCN/SCC (la IUCN - International union for the conservation on Nature è la grande organizzazione ombrello di tutte le organizzazioni ed enti ambientalisti e la SSC Species Survival Commission è una sua commissione). Di fatto, però, la LCIE è una emanazione del WWF che raggruppa personaggi di profilo accademico ma anche appartenenti a organizzazioni ambientaliste. Gli autori del rapporto DBBW sono gli stessi di quello LCIE, ovvero Ika Reinhardt (della ONG tedesca LUPUS, German Insitute of Wolf monitoring and research), Petra Kaczensky (della Fondazione privata norvegese NINA, Norwegian Institure for Nature Research con 265 dipendenti), Jens Frank (Swedish University of Agricultural Sciences), Felix Knauter (veterinario austriaco), Gesa Kluth (anch'ella di LUPUS). È facile constatare come, attraverso una strategia collaudata, le organizzazioni animal-ambientaliste si sostituiscano alle istituzioni. Il primo passaggio è rappresentato dalla costituzione di organismi "scientifici" che in realtà sono autoreferenziali e si auto attribuiscono una veste scientifica inserendo personaggi di estrazione accademica (comunque legati alle organizzazioni militanti o operanti in istituzioni private di ricerca di impronta ambientalista) in gruppi costituiti da rappresentati di Ong.
Una volta costituito il gruppo di esperti, tutti ideologicamente schierati,  esso viene accreditato presso i ministeri dell'ambiente
e la commissione europea (dove non mancano elementi con stretti legami personali con le Ong).
In ultimo quello che era nato come un gruppo di lavoro ambientalista a carattere militante assume una veste ufficiale istituzionale e opera per lo stato dentro lo stato. In Italia tutto è più brutale: WolfAlps ha esautorato la Regione Piemonte ma, in parte, anche le altre dell'arco alpino dove arrivano i numerosi tentacoli dell'organizzazione ombra, un pezzo di deep state che opera sotto la mascheratura di un innocente "progetto". Inutile ricordare che i "tentacoli" di WolfAlps arrivano in tutti i servizi parchi delle regioni, nelle polizie provinciali, nelle Asl.



Un protocollo che finge di non esserlo

Le premesse erano indispensabile per capire come il rapporto tedesco non è affatto "neutrale" ma sia inficiato da pregiudizi favorevoli al lupo. Pur se dimostra più realismo e un po' più di oggettività delle posizioni lupiste all'italiana. Le raccomandazioni con costituiscono, stando a quanto dichiarato dagli autori, un protocollo ufficiale ma delle linee guida per gli stati della federazione. Si tratta di una foglia di fico perché in realtà, esse includono anche un vero e proprio protocollo. Con lo scopo dichiarato di:

a) garantire che le persone in Germania non subiscano lesioni o uccisioni da parte dei lupi;
b) promuovere e mantenere la fiducia del pubblico nelle autorità di gestione del lupo nelle regioni con presenza del lupo;
c) garantire che la paura delle persone per i lupi non aumenti;
d) per consentire ai lupi a diffondersi ulteriormente in Germania senza causare gravi conflitti tra lupi e gli esseri umani.

Come si vede il lupismo, mascherato da organismi statali, la fa da padrone anche in Germania. Come WolfAlps, secondo la strategia lupista le "raccomandazioni" si preoccupano che il pubblico non perda la fiducia nelle autorità che gestiscono il lupo (loro), che non aumenti la paura nei confronti del lupo (fin che serve deve ancora valere il mantra "io non ho paura del lupo" recitato da ampie compagini dove si trovano sia ruoli di furbo opportunismo che di utili idioti). Alla fine il lupismo è, in tutta Europa, quel programma che persegue la crescita dei lupi e la loro occupazione di ogni angolo del continente (comprese le isole dove non ci sono ancora).

Vanno abbattuti, i mezzi "alternativi" sono buoni per la recita

Nonostante sia steso da lupofili, il rapporto precisa comunquq come sia necessario rendere consapevole il pubblico che il lupo spavaldo è potenzialmente pericoloso e che, quando il suo comportamento indica il superamento di una soglia critica, stante la scarsa efficacia dei mezzi alternativi, è indispensabile ricorrere a quelli letali per neutralizzare il pericolo. Gli autori sono consapevoli che, nonostante l'attuale normativa limiti strettamente la possibilità di abbattere un lupo problematico, il ricorso a questa misura sarà sempre più frequente. Va precisato che il rapporto, edito nel 2020, è stato scritto nel 2017 e, nel frattempo, la Germania ha già modificato le regole rendendo un po' meno difficile sparare ai lupi problematici (anche se restano in vigore le anacronistiche Convenzione di Berna e Direttiva Habitat). WolfAlps si guarda bene dal dire questo (per ora). Lo farà quando sarà suo comodo. Tutta la strategia lupista è basata su stadi successivi. L'umano (il "villico" per la precisione) è considerato un animale stupido, da assuefare gradualmente ad essere soggiogato, sottomesso, cacciato dalla propria terra per far posto alla wilderness (ovvero al controllo degli spazi ex rurali da parte del conservazionismo e dell'ipercapitalismo neoliberale che lo esprime). Le torme di lupi che, protette e coccolate, si riproducono a ritmi velocissimi, sono le divisioni corazzate dell'ambientalismo , le teste d'ariete della guerra dichiarata contro l'uomo, quello rurale almeno (poi ce ne sarà per tutti perché ci sono troppi segnali che il capitale stia pensando a uno scenario post-umano).



La narrativa del "lupo innocuo" è dura a morire

Per decenni si è avallata la narrativa del "lupo non pericoloso". Il prof. Geist (un etologo, un vero biologo, con una visione non meschinamente riduzionista e meccanicista come la lupologia), ha operato la decostruzione di questa narrativa nel suo studio del 2007 When do wolves becames dangerous to humans? (scarica il PDF). Va aggiunto che Geist insegnava all'Università di Calgary, in Canada, un posto dove di lupi non si può non intendersene.
Oggi il partito del lupo, avendo ottenuto risultati impensabili (la diffusione del lupo in Germania e in Francia, l'Italia satura di lupi) non può e non vuole più insistere sul "lupo innocuo". Tanto non serve più a nulla raccontare la favola al contrario, il lupo c'è, chi avrebbe potuto opporsi è stato messo in condizioni di impotenza, è stato sommerso dalla propaganda massiva del lupismo foraggiata da decine di milioni di euro dei progetti LIFE. Così si inizia a dire che "può essere pericoloso". Il rapporto DBBW ha quindi anche lo scopo di spiegare a un pubblico urbano tedesco - che inorridisce all'idea di sparare a quello che, indipendentemente dalle sue malefatte, resta sempre nell'immaginerio fideista un "povero lupo", un "magnifico animale" -, che ogni tanto non si può fare a meno di tirare la schioppettata a Ezechiele. Ovviamente il rapporto non lo dice ma è chiaro che, quando i lupologi ammettono di dover abbattere un po' di lupi, lo fanno solo perché si preoccupano delle conseguenze negative che gravi incidenti a danno di esseri umani, comporterebbero sull'accettazione del lupo e delle relative norme di gestione (o "non gestione"), sulle donazioni private alle Ong lupiste, sull'erogazione dei finanziamenti pubblici al lupismo organizzato. In Germania, comunque, le cose stanno diversamente che in Italia. Come abbiamo già spiegato in varie occasioni, il pubblico urbano tedesco, per quanto imbesuito di ambientalismo televisivo, ha la possibilità di afferrare qualche concetto ecologico razionale. L'ambientalismo in Germania ha radici profonde, è autoctono. In Italia è recente e di importazione anglo-sassone. Si è affermato solo facendo leva sull'emotività e su una propaganda grossolana. Spiegare in Italia alle masse lupofile che è venuto il momento di sparare per il bene stesso del lupo è oltremodo arduo. Serviranno molti LIFE, decine di milionate ancora. E i nostri si fregano le mani.



La distanza di fuga: metri cruciali

Il rapporto tedesco ha comunque dei meriti perché fissa dei parametri che anche i lupisti nostrani non potranno ignorare. Per esempio, fissa la distanza critica di avvicinamento del lupo all'uomo a 30 m. I lupi che si avvicinano a distanze inferiori alle persone sono quelli che devono preoccupare. La causa di questo comportamento è attribuita a condizionamenti positivi (disponibilità di cibo e rifiuti presso gli abitati) o assuefazione (ripetute esperienze di avvicinamento senza conseguenze negative per il lupo). "La normale distanza di fuga del lupo all'aperto è di 100 m". Ma questa affermazione categorica dei lupologi (che nasconde la loro scienza incerta) come si concilia con i fenomeni di adattamento ed evoluzione dell'interazione uomo-lupo nella storia? Sarebbe interessante verificare a quanto è scesa questa distanza oggi in Italia. Di certo vi sono moltissimi casi in cui il lupo è stato visto a distanze inferiori ai 100 m.
Il lupo che si avvicina alle case potrebbe restare ancora a livello di curiosità (che può comunque degenerare per via dell'assuefazione ad alcuni stimoli, specie olfattivi legati alla presenza umana e che potrebbe nascondere un comportamento sistematico di esplorazione e conquista del territorio, ma questo il rapporto non lo prende in considerazione). Il già citato prof. Geist che, non essendo lupista ma un serio biologo, ha affrontato la questione senza remore (anche perché in Canada i lupi sono sempre stati merce abbondante) e ha messo in evidenza che l'aspetto di condizionamento positivo (la facilità di reperimento di cibo presso gli insediamenti) è solo un aspetto del problema. Dice Geist, nello studio citato:

Well fed wolves can also become dangerous, but under conditions where they take advantage of a rich feeding opportunity that – constantly – brings them into close contact with humans. This can happen at garbage dumps and on campgrounds. However, a necessary condition for attacks to occur is the de facto or de jure protection of wolves. When these conditions are met, wolves begin to explore humans as alternative prey.  I lupi ben nutriti possono anch'essi divenire pericolosi, in circostanze che consentono loro di avvantaggiarsi di buone opportunità alimentari e che li portano a contatto - in modo regolare - con gli umani. Ciò avviene presso discariche di rifiuti o presso gli accampamenti.  Condizione necessaria affinché si verifichino degli attacchi [all'uomo] è, però, la condizione di protezione de facto o de jure del lupo. Quando si verificano queste condizioni, i lupi iniziano a prendere in esame gli umani come prede alternative.
Il concetto, c'è poco da scandalizzarsi, è stato peraltro ribadito più volte da Boitani: dopo alcune generazioni di assenza di persecuzione da parte dell'uomo il lupo riprende a considerarlo una possibile preda. La DBBW definisce anche i "comportamenti significativi" (conspicuous behaviour) che consistono nell'avviccinarsi ripetutamente all'uomo a meno di 30 m. Il bold wolf è un problematic wolf, potenzialmente pericoloso, questo gli autori tedeschi non lo nascondono.

Chi è un bold wolf?

Secondo il rapporto DBBW il lupo spavando è un lupo che, riconosciuto l'uomo, gli si avvicina a meno di 30 m e lo fa ripeturamente. Pur ribadendo - e qui si vede come i nostri noin rinuncino tanto facilmente alla narrazione tradizionale della lupisteria - che l'attacco predatorio all'uomo rappresenta una possibilità remota, legata al passato, il rapporto riconosce che il lupo può tutt'oggi esercitare un attacco predatorio diretto all'uomo.

Perché i bold wolf?

Il rapporto spiega che la frequanza dei contatti con il lupo dipende dal fatto che questo si adatta benissimo alle aree antropizzate. Anche qui ci sarebbe da dire qualcosa. Infatti, nel contesto della narrazione sul "lupo innocuo e schivo" è stato predicato per decenni che il lupo è sinonimo di natura incontaminata. L’acquisizione di un comportamento spavaldo sarebbe comunque favorita dalla personalità individuale del lupo. Individui più coraggiosi avranno più facilmente la possibilità di ottenere delle "ricompense". Si insiste quindi sul fatto che la possibilità di ottenere del cibo nelle aree abitate viene rappresenti l'elemento che più facilmente determina l'assunzione di un comportamento spavaldo da parte di un lupo. Va notato però, che, a differenza del rapporto svizzero, che mette l'accento sul branco, quello tedesco insiste di più su caratteristiche individuali (anche se non genetiche).



L'insistere sul ruolo del cibo quale elemento che fa scattare il comportamento spavaldo porta gli autori a sottolineare l'importanza di non mettere a disposizione cibo per i lupi (i loro emuli italiani su questo sono diventati ossessivi, perché quando individuano qualcosa che appare in linea con le proprie idee pro lupo - e anti umani - la abbracciano con devozione). In questa insistenza non si può non intravedere, infatti, una tattica sottile per discolpare l'amato lupo e incolpare umano. Non solo ma si sorvola del tutto, non fa comodo ai lupisti, su quello che ha insegnato Geist in materia di esplorazione e di stabilimento del territorio. Il lupo diventa un pericolo quando i centri abitati, da ambito ostile e pericoloso, diventano per il lupo parte del suo territorio dove gli attori sono competitor o prede. L'interpretazione di Geist: non solo curiosità, anche comportamento esplorativo e di stabilimento del territorio.

La scala di Geist della pericolosità dei lupi

I - Le prede all'interno del territorio occupato dai branchi diventano scarse, sia per l'intensa predazione da parte dei lupi che dell'abbandono in massa dell'area da parte delle prede stesse. Alternativamente i lupi frequentano sempre di più le discariche, durante la notte.

II - I lupi in cerca di cibo si avvicinano alle case ma solo di notte. I cani abbaiano. Quelli da difesa delle greggi ingaggiano con i lupi abbaiando continuamente. I lupi ululano anche di giorno.

III - I lupi si fanno vedere anche di giorno e osservano a una certa distanza le persone che sono impegnate nelle loro attività. Si avvicinano alle case anche di giorno.

IV - Piccoli animali domestici e d'affezione sono predati vicino alle abitazioni anche durante il giorno. I cani sono vittime preferite e vengono inseguiti sino alle verande delle case. Le persone devono difendere i cani da uno o più lupi ma questi ultimi non si focalizzano sull'uomo ma attaccano gli animali con determinazione anche se cercano di spaventare mostrando i denti e ringhiando l'uomo che difende i cani o si avvicina a una carcassa di un animale ucciso dai lupi. Gli attacchi non sono ancora decisi e spesso le persone riescono a salvare i cani. In questa fase i lupi stanno cercando di stabilire il loro territorio.

V - I lupi iniziano a "saggiare" gli animali di grossa taglia (afferrandoli per la coda, tentando di prenderli ai garretti). Si verificano i primi gravi ferimenti di bovini che devono essere soppressi. Quindi si verificano le prime uccisioni di bovini e cavalli nei pressi delle case e dei ricoveri dove cercavano di rifugiarsi.  I lupi inseguono gli animali e li circondano, sin dentro le verande e iniziano a guardare dalle finestre sin dentro le case.

VI - Il lupo dirige la sua attenzione all'uomo inizialmente osservandolo da vicino per diversi minuti. Da questo punto in poi il lupo ha stabilito il suo territorio e l'uomo è diventato una preda. Inizialmente i lupi sono incerti e gli attacchi sono condotti quasi per gioco mordendo e strattonando gli abiti e mordicchiando gli arti e il torso. Si allontanano quando affrontati. Difendono con decisione le prede dall'uomo andandogli incontro ringhiando a distanza di 10 m.

VII - lupi attaccano l'uomo. Inizialmente l'attacco è maldestro perché il lupo non sa ancora come attaccare la nuova preda. Così spesso le vittime riescono a sfuggire. Quindi gli attacchi vanno a segno e le persone possono essere uccise.

Come si vede quelli che per i lupologi sono comportamenti "non pericolosi", per Geist sono l'indizio di una dinamica, difficilmente reversibile che porterà al conflitto. I lupologi tedeschi in ogni caso mostrano un certo realismo e sostengono che se la rimozione del cibo (bidoni della spazzatura sigillari ecc.) non risolve il problema dell'avvicinamento si tratta di utilizzare degli stimoli negativi, ovvero di associare la frequentazione degli abitati a esperienze spiacevoli (pallottole di gomma, pallini o altri disturbi). Ma le probabilità di successo di questi metodi sono limitate. Ecco perché, il rapporto, pur da una prospettiva di tutela del lupo, riconosce che è necessario spiegare al pubblico le ragioni che rendono necessario l'abbattimento dei bold wolves. Cullarsi nella prospettiva dei "metodi alternativi" serve solo a rimandare la soluzione del problema, a creare branchi e intere popolazioni di lupi potenzialmente pericolosi. Sono cose che anche dalle parti dell'ISPRA non potranno non tenere in conto. Pur dichiarando di non costituire un protocollo, di fatto, il rapporto tedesco costituisce un protocollo piuttosto dettagliato e affronta le problematiche delle azioni da mettere in atto. Come anticipato sin dalle premesse, esso spiega che, nei casi più gravi, non ci sono alternative praticabili all'abbattimento. La soppressione del lupo, in alcuni casi, potrebbe essere effettuata mediante eutanasia dopo la cattura (non si può sparare in un centro abitato). Dal momento che tutto l'approccio è garantista al massimo nei confronti del lupo, il protocollo prevede prima dell'abbattimento del soggetto problematico la sua cattura e radiocollarazione. Una volta catturato e sedato al "discolo" viene applicato il dispositivo. Una volta sveglio lo si lascia libero ma prima gli si spara con pallini non letali per avvertimento. Se, nonostante questo trattamento, il soggetto ripete le sue "marachelle" allora viene soppresso. Tutta questa trafila dipende dalla (super)protezione de jure garantita dalla Direttiva Habitat che si basa su valutazioni anacronistiche e falsificate dello stato di conservazione del lupo. Non sarà così in eterno, anche se i lupisti cercano di ritardare il più possibile il passaggio del lupo a una condizione di normalità perché sarebbe la fine del loro business, fine delle vacche sacre da mungere, delle galline dalle uova d'oro. È chiaro che se, come ammettono gli svizzeri, non è il singolo lupo ad essere spavaldo ma il branco, o almeno alcuni dei soggetti del branco, tutto il teatro della cattura, radiocollarazione, spari con pallini, risparo, appare come una liturgia per "accontentare" la lettera di una normativa obsoleta e le sue vestali (ISPRA e Ministero in Italia).  Quanto alla captivazione permanente essa viene sconsigliata per motivi di "benessere animale" (del lupo) e per il fatto che, trattandosi di soggetti che hanno preso "confidenza" con l'uomo possono essere pericolosi con chi li governa.  Le autorizzazioni per gli abbattimenti dovrebbero essere limitate a determinate aree e a determinati periodi (dovrebbero avere una "scadenza").



Il vero e proprio protocollo di gestione degli spavaldi spiega come creare un archivio con i dati, come organizzare le osservazioni, come incoraggiare le segnalazioni (da noi pensano ancora a scoraggiarle o a fare passare per visionari o ubriaconi coloro che denunciano le "marachelle" dei lupi).  Si tratta poi di capire cosa attrae i lupi (cibo ma anche cani per attrazione sessuale). Il monitoraggio consiste nel perlustrare l'area da parte degli "esperti", meglio se questi ultimi girano con un cane in modo da poter avvistare più facilmente i soggetti sospetti. I metodi di dissuasione

La scarsa esperienza in Europa dell'applicazione dei metodi di sissuasione (ai tempi del rapporto, 2017, praticamente solo la Svezia disponeva di una casistica) non consentirebbe di stabilire quali siano i più efficaci. Il rapporto, però, mette in guardia contro una fiducia eccessiva. Il lupo è animale intelligente e capisce che le "punizioni" non sono per lui pericolose, solo fastidiose, quindi se ha sviluppato un comportamento spavaldo vi è il rischio concreto che si abitui alle tecniche di dissuasione. In ogni caso il rapporto consiglia di applicarle subito e di utilizzare quelle più drastiche.

Petardi e spari a salve: poco efficaci perché quando finiscono lontano dal lupo determinano una graduale assuefazione; per di più possono determinare rischi di incendi boschivi.



Proiettili. Efficaci perché provocano dolore. Quelli di gomma e di plastica sono utili sotto i 20 m di distanza (alcuni tipi anche meno), le munizioni convenzionali di piccolo calibro vanno invece usate tenendo accuratamente conto della distanza di tiro e, per mirare accuratamente al posteriore, meglio coperto di muscolo (non si deve mirare alla spalla), si deve restare sotto i 30 m. Osserviamo che oggi tra le munizioni non letali utilizzabili con un calibro 12 vi è ampia gamma di scelta tra quelle a palla di gomma (o due palle), pallettoni di gomma, granuli di materiale plastico e i famigerati "sacchetti di fagioli", che sono riempiti di piccolissimi pallini di piombo che, all'impatto, hanno la forza di un pugno. Usati da alcune polizie in contesto antisommossa, hanno provocato gravi lesioni alle persone colpite. Ma ci si preoccupa ormai più del lupo che degli esseri umani.  Con tutte queste munizioni non possono essere usati semiautomatici perché il gas sviluppato non è sufficiente al riarmo (la polizia infatti, quando è in assetto antisommossa usa fucili a pompa).
L'efficacia dell'azione di deterrenza dipende però in prima istanza dal momento e dal luogo. Sono adatti se il lupo si lascia avvicinare a meno di 30 m nei luoghi e nei tempi abituali. In questo modo può associare l'esperienza (condizionamento) negativa a quel luogo. Se, invece, l'animale appare qua e là ed è avvicinato in circostanze inconsuete l'effetto sarà limitato.



L'informazione del pubblico

Almeno sulla carta il rapporto tedesco raccomanda di informare il pubblico in modo onesto e trasparente. Sappiamo che questo non è certo l'approccio "storico" del lupismo e non solo in Italia. Verrebbe da ritenere che il riferimento rappresenta solo un omaggio formale a regole di comportamento etico che i lupisti sono ben lungi da osservare. A ben guardare, però, in assenza di informazione la fiducia nelle autorità lupiste non può che crollare, quindi un dosaggio dell'informazione è utile anche a loro. Il rapporto, in ogni caso,  raccomanda che gli esperti lupologi informino per primi i media, evitando che siano altri soggetti a passare loro le informazioni. L'esperienza di (non) gestione del lupo in Italia insegna che la tattica è ben diversa: si lascia che ai media arrivino le informazioni più disparate in modo da screditare tutte le segnalazioni (anche le più preoccupanti e circostanziate) e tacciare ogni preoccupazione come "allarmismo"). Una tattica adattativa: fin quando rende silenzio e menzogne spudorate, poi si passa a tecniche più fini.
Una cosa è certa. Di fronte alla crescente baldanza dei lupi, alla moltiplicazione degli avvistamenti dentro i centri abitati le comunità devono attivarsi. Se WolfAlps vuole aspettare dopo il 2024 ad affrontare il problema dei bold wolves, le popolazioni non possono aspettare. E l'interlocutore istituzionale che deve affrontare il problema scuotendosi dall'inerzia c'è: le regioni, non solo quelle a statuto speciale, anche le altre. A fronte di progetti ben predisposti l'ISPRA non può permettersi, pena screditarsi come organismo legato a certi interessi, a bloccare tutto. Ma ci deve essere la volontà e il coraggio di portare avanti la cosa.


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(21/02/2021) Enzo Bacchetta del Comitato salvaguardia allevatori ossolani, già amministratore locale di Bannio Anzino, in valle Anzasca, denuncia l'insostenibile situazione della sua valle (ma è lo stesso in tante altre). La politica ha lasciato degenerare la situazione per colpevole, vergognosa, dolosa abdicazione dei poteri pubblici alla lobby del lupo.

Contenere il lupo si può (le norme vigenti)
Basta alibi.  Le regioni hanno il diritto/dovere di monitorare e controllare la fauna (ancorché iper-protetta), anche il lupo e l'orso. Nei modi previsti dalle normative. Vediamole e facciamo chiarezza.

Cuneo. Colpo di mano della banda del lupo
(11/02/2021) Istituiti nel 2019, uno per una farfalla, l'altro per il Bosso (la comune pianta delle siepi), i SIC (varietà di area protetta) di Comba di Castelmagno e del Vallone dell'Arma a Demonte ora diventano "aree di protezione assoluta delle cucciolate di lupi" introducendo pesanti vincoli che mettono una camicia di forza alle attività forestali, pastorali, turistiche. Sotto il controllo (anche poliziesco) del Parco Alpi Marittime (WolfAlps). I comuni hanno pochi giorni per poter opporsi (chiamala democrazia).


Un parco contro WolfAlps
(29/01/2021) Mauro Deidier, neo presidente del parco delle Alpi Cozie (Torino), parco partner di Wolf Alps, ha scritto alla "centrale" del progetto-istituzione, il parco delle Alpi Marittime, per manifestare il suo dissenso. Nella sua circostanziata e densa lettera, rileva come Wolf Alps operi in modo poco trasparente e impieghi una quota sostanziosa della pioggia di milioni ricevuti per consulenze e comunicazione, una "comunicazione" che viene effettuata, come loro stessi riconoscono, in forma di manipolazione, anche dei bambini. Dall'articolo link alla lettera integrale del dr. Deidier.

Loup e vourp. Il colpo alla nuca alla montagna
(08/02/2021) Anna Arneodo torna a parlare di cultura alpina e di lupo. Ripercorrendo le tappe della progressiva "resa" delle Terre alte. Per esse il lupo è il colpo di grazia, sparato consapevolmente e cinicamente, per quanto nascosto da spesse cortine di ipocrisia, a una vittima già a terra.

In Piemonte il lupo è un problema sociale e politico
(19/01/2021) Alcuni comuni e unioni montane delle provincie di Torino e Cuneo chiamano in causa la regione Piemonte in tema di lupo. Contestano la sua inerzia e l'appiattimento sulle posizioni delle lobby animal-ambientaliste. Il vice presidente Carosso risponde sostenendo che in Italia il lupo è gestito bene, che ci sono poche predazioni e tutto andrà bene dopo che saranno noti i risultati del censimento dei lupi orchestrato dal solito Wolf Alps. Abdicazione della politica (come volevasi dimostrare).

I danni del lupismo
(21/12/2020) Due fatti di cronaca mettono in evidenza come il lupismo rappresenti una patologia sociale con gravi conseguenze. Dalla donna sbranata dai simil-lupi cecoslovacchi (reincociati con il lupo?) alla fuga di sette lupi neri canadesi del luna park del lupo francese al confine con la provincia di Cuneo.

Si allarga alla Valsesia il movimento NO LUPI
(29.07.20) "O noi o i lupi". WolfAlps, sempre più autority del lupo istituzionalizzata - e Regione Piemonte sono stati contestati anche in Valsesia in nome della resistenza rurale (dopo la protesta in Ossola di un mese fa). Nessuna fiducia nell'opportunismo della politica e delle istituzioni. Va intensificata la protesta per rompere la cappa di piombo di censura e manipolazione.

 
CAI: che brutta figura (il lupo da alla testa)
(19.07.20) Il GGC (gruppo grandi carnivori del Cai) fiancheggiatore di WolfAlps, con il "bando"per "allevatori virtuosi" (a favore della convivenza con il lupo) ha rimediato una magra figura. Il bando ha raccolto solo 23 domande in tutta Italia. Non solo, ma il Cai ha fatto orecchio da mercante quando Nina Liebhardt,una pastora ossolana, ha rifiutato il premio per non prestarsi a una strumentalizzazione contro i pastori. L'abbiamo intervistata all'alpe Ratagina in val Agarina in questi giorni.


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