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Lupo

Michele Corti, 13 Agosto, 2021

Gli allevatori ossolani reagiscono

Ieri un presidio informativo del Comitato salvaguardia allevatori ossolani ha civilmente ma fermamente rintuzzato una provocazione lupista. Gli allevatori hanno una sola possibilità di difendersi: organizzarsi in comitati, unirsi, essere attivi. Lamentarsi, sperare che le organizzazioni agricole o le istituzioni facciano qualcosa equivale ad arrendersi. La solidarietà tra allevatori può compensare le oggettive difficoltà della categoria a dedicarsi all'attivismo, a partecipare a incontri e manifestazioni. Ieri in Ossola, all'alpe Devero c'è stata una piccola grande dimostrazione della non invevitabile vittoria su tutti i fronti del partito del lupo.

In cerca di un salto di visibilità, un autore prolifico, ma pressoché sconosciuto, tale Matteo Antonio Rubino, si è dedicato all'ennesino "romanzo per ragazzi" cucinato con ingredienti di sicuro successo: l'idealizzazione e l'esaltazione del lupo. Di suo ha romanzato un "copione", una larga messe di informazioni molto precise (vent'anni di lupologia in val d'Ossola) che solo WolfAlps, in particolare la dott.ssa Marucco (dott.ssa Iris nel romanzo), possono avergli passato (vedi la sigla della lupa F32, in realtà, F31). Il libro sponsorizzato dal WWF e da "Io non ho paura del lupo" (l'associazionismo "spontaneo" a supporto dei milionari progetti lupisti), con l'entusiastiva prefazione della Marucco, non ha la firma di WolfAlps. Così, secondo una strategia ben studiata, WolfAlps recita la "mitigazione del conflitto" (fingendo di aiutare gli allevatori con le sue "squadre" per tenerli sotto controllo), mentre i suoi burattini si dedicano alla denigrazione degli allevatori e di chi li sostiene e a quel "lavaggio del cervello" di cui Irene Borgna, responsabile comunicazione di WA, si era un po' troppo baldanzosamente e imprudentemente vantata al convegno finale di WolfAlps I a Trento

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(07/04/2021) Ieri un presidio informativo del Comitato salvaguardia allevatori ossolani ha civilmente ma fermamente rintuzzato una provocazione lupista. Gli allevatori hanno una sola possibilità di difendersi: organizzarsi in comitati, unirsi, essere attivi. Lamentarsi, sperare che le organizzazioni agricole o le istituzioni facciano qualcosa equivale ad arrendersi. La solidarietà tra allevatori può compensare le oggettive difficoltà della categoria a dedicarsi all'attivismo, a partecipare a incontri e manifestazioni. Ieri in Ossola, all'alpe Devero c'è stata una piccola grande dimostrazione della non inevitabile vittoria su tutti i fronti del partito del lupo.


Allevatori ossolani contro WolfAlps

(07/04/2021) Gli allevatori ossolani delComitato di salvaguardianon le mandano a dire a WolfAlps. Si rifiutano di rispondere all'ennesimo questionario, di collaborare con chi vorrebbe che smettessero la loro attività (in Ossola i sistemi di alpeggio sono incompatibili, nelle condizioni attuali, con una massiccia presenza del lupo). Con chi, oltretutto, vorrebbe passare comesuper partes, finge di voler aiutare gli allevatori nel mentre nasconde loro anche la presenza dei lupi e poi pretende anche di essere riverito, un po' come un boia che esiga la collaborazione delle sue vittime. C'è una grande dignità e consapevolezza in questi piccoli allevatori: Davide contro Golia, ma non si rinuncia a lottare. La bandiera rurale-contadina-montanara della capra contro quella ambientalista-urbana del lupo. Oppongono alla macchina da guerra di WolfAlps i loro poveri mezzi, tra un'uscita al pascolo, una foraggiata alle capre e la preparazione di un formaggio, bloccati dal lockdown (che favorisce le grandi organizzaizoni abituate al lavoro in remoto e tecnologicamente attrezzate). A loro tutta la nostra ammirazione, agli arroganti signorotti feudali di WolfAlps, tutto il nostro disprezzo.

Non solo Covid: in montagna è emergenza lupi


In valle Anzasca (Ossola), i lupi ci sono da tempo. I signori del lupo (quelli di WolfAlps), forti dei milioni di cui dispongono, si sentono in diritto di rispondere ai sindaci che i dati sui monitoraggi sono "riservati". A loro interessa solo proteggere i lupi (che non ne hanno più bisogno) ed evitare l' "allarmismo". Alla gente continua a venir detto da pubblici funzionari che "sono cani" e non i loro lupi. Ma ci sono le prove. Quando la magistratura inizierà a occuparsi di questi abusi di potere e falsi ideologici? Intanto la situazione di chi vive nelle valli è di vera e propria emergenza a causa della politica (Regione Piemonte in primis) che ha abdicato in modo vergognoso alle proprie prerogative a favore della lobby del lupo. Di seguito un intervento di un rappresentante del Comitato salvaguardia allevatori della val d'Ossola, residente a Bannio Arzino in valle Anzasca.