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Lupo


La frattura tra
città e contado

il vergognoso manifesto del Trento film festival
 
Il manifesto con il lupo che ulula alla luna, sullo sfondo di una montagna spettrale, senza segni di vita, è un violenta, arrogante, sgradevole provocazione alla gente trentina, della montagna alpina, a tutto il "contado" italiano alle prese con il proliferare del lupo, fortemente voluto dall'elite urbana e dai suoi tirapiedi. Uno strumento per una nuova soggezione, simbolica e materiale, del contado, dei "villici" alla città (oggi metafora dell'elite euromondialista).  Quello che conta è che queste provocazioni determinano la riproposizione, un allargamento della frattura tra "contado" (comitatus) e "città" (civitas) impostata tra XII e XIII secolo (in epoca di assoluto dominio del comune cittadino sui territori) e parzialmente ricompostasi nei secoli successivi. La montagna oggi è  l'anello più debole che viene investita dal fronte di attacco, ma il conflitto città-campagna non è più esclusivamente su una base territoriale: è l'attacco spietato - favorito dalla pandemia - a tutte le piccole realtà economiche dei settori produttivi e terziari.

di Michele Corti



(25/03/2021) Il manifesto del film festival di Trento di quest'anno non è passato inosservato. La dichiarata ispirazione dell'autore (Gianluigi Toccafondo) allo scrittore Jack London, è la classica operazione con la quale si nobilitano scelte artistiche discutibili e, soprattutto, si chiude preventivamente la bocca ai potenziali critici "ignoranti" intimidendoli con la citazione letteraria.

Ma il richiamo a London con il Richiamo della foresta è costituisce un'aggravante per Toccafondo che, in realtà si è ispirato non tanto a London quanto agli illustratori, suoi colleghi, evidenziando con ben scarsa originalità.



I romanzi di London in cui si fa riferimento al lupo, prefigurano il delirio ideologico animal-ambientalista, con il cane che torna alla vita selvaggia e torna lupo massacrando i "pellerossa" della tribù Yeehats, nel solco del razzismo alla John Muir che vedeva negli "indiani" i sudici profanatori della natura selvaggia.

Quanto il moderno "conservazionismo" abbia mantenuto quello spirito di "rivincita della natura"... ma a danno dei più deboli tra gli umani lo si vede bene ancora oggi nelle feroci politiche neocolonaliste e razziste attuate in Africa e in Asia contro le popolazioni indigene dal WWF e delle altre BINGO, le grosse Ong del business conservazionista. Per la figura di John Muir, lo spirito del proto ambientalismo yenkee (al quale si rifà l'ambientalismo italiano che non ha radici autoctone come quello germanico), la documentazione sulle atrocità di cui il WWF ha responsabilità (e per le quali si è visto sospendere i fondi da Usa, Germania, UE) vedi su Ruralpini qui, qui e qui.

Quanto poi all'altro romanzo di London che tratta di lupi (Zanna bianca), il leit-motiv è il lupo buono, coraggioso, vittima dell'umano avido e perverso. Un tema che oggi appare ancora più ambiguo considerando che Zanna bianca è un ibrido, uno di quegli oggetti che mettono in luce le contraddizioni del lupismo. London va visto anche come il capostipite di quel filone che oggi impesta l'editoria. Bsta che nel titolo e nella copertina di un romanzetto compaia il lupo che uno scribacchino è sicuro di vendere copie più e meglio si uno scrittore vero. Un femomeno di mercato imbarazzante.

Il riferimento a London, in ogni caso, aggrava il senso dell'operazione, rendendone esplicito il significato: l'esaltazione della natura, personnificata dal lupo che si prende la rivincita sull'umano profanatore. La natura dev'essere "purificata" e, infatti la montagna che dovrebbe essere rappresentata dal manifesto del Film festival è una montagna nuda, la montagna che mette tra parentesi l'uomo e che, lo vorrebbe scacciato, espulso.

Il fatto che il Trentino, con una manifestazione emblematica e molto conosciuta, che  ne porta l'immagine in Italia e oltre, accetti di identificarsi con questa rappresentazione della montagna è di per sè umiliante. Il lupo, come ha bene osservato (qui) il giornalista e politico valdostano Luciano Caveri, tra gli indignati commentatori del manifesto, non impone una "convivenza", comunque forzata alle popolazioni montane, ma una vera e propria soggezione, prima vengono le esigenze del lupo, specie "prioritartia", con uno status di intoccabilità quasi mistico. Se il lupo vuole entrare nei paesi deve essere accettato; i residenti non osino "disturbarlo" per indurlo ad andarsene ("guai a voi se solo gli tirate un sasso, è reato" è andato a predicare Luca Giunti, propagandista lupista in servizio permanente effettivo ad Arvier, un paese valdostano dove  si sono installati anche di giorno tre lupi in permanenza). Se decima le greggi il danno deve essere subito (poi, forse, con molti ritardi e sempre molto parzialmente, indennizzato). L'allevatore si sente dire dagli "esperti" che la colpa è sempre sua, che non aveva abbastanza cani, che le recinzioni non erano abbastanza efficienti, che non ha sorvegliato abbastanza.  Non sono queste forme si sottomissione della montagna, del "contado".

Quello che emerge è che, da parte dei tirapiedi dell'elite europondialista neoambientalista, si punta ad allargare la frattura tra città e campagna, a provocare, a marcare la superiorità e la forza del potere urbano. Non siamo solo noi a interpretare la politica contemporanea alla luce di questo scontro. Anche il conflitto politico che divide la Francia e gli Usa è stato interpretato sotto questa luce.  Del resto anche in Italia non è difficile vedere come la geografia politica rispecchi la "faglia" città - dove nelle ZTL il Pd, con i cespugli radical-chic, è primo partito -  e il "contado", dove prevalgono le forze politiche un po' più vicine alle istanze popolari e del ceto medio produttivo.


Il lupo: efficientissimo giocattolo telecomandato della lotta di classe contro il "contado"

Attraverso il lupo il "contado" è costretto a modificare il proprio modo di vivere, vede compromessa la proporia possibilità di fruite il territorio, sia per attività economiche che ricreative. La montagna, la campagna sono oggetto di una nuova forma di esproprio che precluse a una deportazione, sia pure in forma soft, a una "pulizia etnica". Un esproprio inizialmente de facto che consiste nell'impossibilità di utilizzare il territorio, in futuro anceh de iure quando si samcirà che dove i territorio sono abbandonati sia i privati che i comuni (aboliti a favore di nuovi "feudi") perderanno i titoli di proprietà. Non sono fenomeni nuovi. Nel tardo medioevo, grazie al potere del comune cittadino, le aristocrazie cittadine entrarono in possesso, e lo mantennero per secoli, delle superfici agricole in precedenza possedute dai singoli contadini, dalla nobiltà rurale, dalle comuninità. Il lupo è il cavallo di troia, il grimaldello, l'arma letale che la metropoli (un concetto delocalizzato che non coincide con le città nel senso geografico, materiale) utilizza contro il contado.



Ce n'è abbastanza per ribellarsi. E a farlo per prima dovrebbee essere la Provincia autonoma di Trento che finanzia il Festival attraverso Trentino film commission, una società della provincia autonoma. Le precedenti giunte provinciali sinistro-progressiste hanno accettato la reintroduzione dell'orso in Trentino e  il fiorire della retorica che ne esaltava i ritorni di immagine. Con le gravi aggressioni alle persone da parte degli orsi, tutta la partita orso trentino divenne, già, con le giunte di sinistra, una patata bollente e i  furboni che avevano usato l'orso come brand per  promuovere il Trentino (a partire dal Trentino Film Festival)  dovettero amaramente pentirsene perché l'orso è diventato un boomerang.

L'attuale giunta provinciale vuole marcare una discontinuità con il passato, vuole dare un segnale di vicinanza alla gente di montagna, al "contado" o vuole rassegnarsi alla subalternità culturale, accettare di essere soggiogata? Accettare che, per compiacere al cinefilo, al turista animal-chic, il Trentino si debba identificare con la montagna del lupo, con il montanaro annullato?

Il Trentino vuole essere il servo del padrone o un territorio orgoglioso della propria identità rurale o montanara? Se vale la seconda la giunta provinciale prenda posizione. E adotto tutte le misure del caso. Visto che i signori del Film festival sono sponsorizzati in modo sostanziale da enti che dipendono dalla PAT.

 



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