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Politica

Michele Corti, 07 marzo, 2022

Dalla Regione Lombardia un'iniziativa pro pastoralismo

Depositato settimana scorsa presso il Consiglio regionale della lombardia il testo del progetto di legge Disposizioni regionali per la tutela e la valorizzazione del pastoralismo, dell’alpeggio, della transumanza e per la diffusione dei relativi valori culturali . Una serie di interventi mirati finalizzati a salvaguardare le "vie di transumanza" e i prati stabili, preziosi per rifornire di fieno le aziende di montagna che tengono viva la pratica dell'alpeggio. Sostegni a pastori e alpeggiatori per le attività di cura del territorio ma anche alle scuole (per tirocini, borse di studio) e alle le associazioni che promuovono il pastoralismo nella sua dimensione storico-culturale. Un raggio di luce in un contesto che tra burocrazia, vincoli imposti dalle "aree protette", lupi non incoraggia certo la continuità di queste attività tradizionali. Un risultato che l'Unesco ha sicuramente favorito ma che è legato anche all'interesse suscitato intorno al pastoralismo, all'alpeggio, alla transumanza dai tanti eventi rievocativi, festivi, culturali organizzati in questi anni in Lombardia.

La transumanza a Lecco (ne abbiamo parlato qui). Il passaggio dei greggi dei pastori Galbusera sul ponte vecchio e in città è vissuto dalla popolazione come un rito festoso già da anni. Anche l'atteggiamento degli automobilisti che incontrano quotidianamente i greggi sulle strade è cambiato: da insofferenza e imprecazioni contro un'attività che "cosa aspetta a sparire" ad ammirazione compiaciuta di uno spettacolo che "per fortuna che c'è ancora". Anche questo mutamento del sentire, non solo il riconoscimento Unesco e la moltiplicazioni di eventi organizzati in tema di pastoralismo e transumanza (tutti aspetti tra loro connessi) ha contribuito a far maturale le condizioni per la legge lombarda pro pastoralismo.

Non è vero che i riconoscimenti Unesco (quello della transumanza risale al dicembre 2019) non servano a nulla. Possono stimolare delle iniziative, a patto che ci siano dei processi in atto. In Veneto una legge a favore della transumanza è stata approvata nel 2020 (in cantiere prima dell'Unesco); in Basilicata, nel 2021, è stata approvata una legge pro pastorizia e allevamento estensivo. La scorsa settimana è stato depositato un progetto di legge pro pastoralismo, transumanza, alpeggio e prati stabili in Regione Lombardia. In tutte queste regioni sono presenti iniziative e gruppi che organizzano eventi e caldeggiano la causa del pastoralismo e della transumanza; va dato comunque merito ai legislatori regionali di aver saputo cogliere i segnali che vengono dalla società. La politica dovrebbe avere orecchie sensibili per accogliere anche gli input dal basso, quelli provenienti dagli interessi diffusi e "marginali" (dall'alto, dalle lobby ne arrivano già sin troppi).

Dalle leggi e alle barricate contro la transumanza a una nuova stagione?

Purtroppo dove non ci sono stimoli dal basso, dove non esiste una sensibilità nei loro confronti e conta solo la mentalità burocratica, succede quello che è successo in Emilia-Romagna. In questa regione, che ha voluto essere più realista del re e omaggiare le fobìe igieniste antipastorali, è stata promulgata nel 2004 una "legge contro la transumanza" che obbliga a eseguire con autotrasporto ogni spostamento di greggi. 
(L.R. 9 febbraio 2004 n. 4. Art. 2, comma 3. Gli ovini e i caprini che vengono trasferiti per ragioni di pascolo o transumanza devono essere trasportati tramite automezzi e non possono essere trasferiti con altri mezzi, eccetto i casi autorizzati dal Sindaco su parere conforme del servizio veterinario dell'Azienda USL competente per territorio).

In realtà i divieti di transumanza, emessi attraverso ordinanze sindacali o regolamenti vari,  sono diffusi anche in Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli-V.G. (ci limitiamo a queste regioni non conosciamo la realtà fuori dal Nod Italia.

Sono numerosi i casi di divieto di transumanza. Pare che questo "patrimonio dell'umanità" non sia sempre molto gradito. Qui siamo in Trentino. In nome della pulizia, del decoro, dlel'igienismo che proiettano sul territorio degli habitus mentali nati nei salotti urbani, si bloccano vie di transumanza secolari (millenarie). Le aste dei fiumi, i solchi delle valli, dopo essere stati occupati da ferrovie, autostrade, intrastrutture di ogni tipo vengono definitivamente "sigillati" dalle piste ciclabili. In nome della sana attività fisica immersa nella natura, della mobilità sostenibile si blocca la transumanza, attività intrinsecamente sostenibile. Sono le contraddizioni di un "naturalismo" tutto urbano.

In Veneto, dove non pochi sindaci si erano incaponiti (con varie motivazioni pretestuose) a vietare il passaggio delle greggi transumanti (ne parlavamo qui nel 2013), la Regione aveva iniziato a progettare i "corridoi verdi", ovvero una nuova versione delle antiche vie armentizie di origine romana o preromana. Questo lavoro, che ha visto l'impegno di un personaggio come Emilio Pastore, da decenni attivo nel promuovere il recupero delle razze ovine venete e nel diffondere la cultura pastoralista, è sfociato nella già accennata legge regionale veneta (L.R. 32 del 27 lugnlio 2020 - Norme in materia di recupero, gestione e valorizzazione del demanio armentizio, disciplina delle vie del pascolo e per la valorizzazione della transumanza, riconosciuta quale patrimonio culturale immateriale della umanità)(qui sul BUR Regione Veneto).

Una via armentizia di origine romana

La legge veneta si concentra sui sentieri della transumanza non solo per assicurarne la possibilità di percorrenza alla greggi, ma anche per valorizzarli quale patrimonio culturale. Questo ne presuppone la ricognizione e inventariazione ai fini della tutela. Riporto solo l'art. 4.

1.   I sentieri armentizi, in quanto riconosciuti quali beni di notevole interesse storico, archeologico, naturalistico e paesaggistico, nonché funzionali all’esercizio dell’attività armentizia, vengono conservati al demanio regionale e costituiscono un sistema organico denominato le Vie del Pascolo del Veneto. 2.   La gestione ed amministrazione dei beni individuati e qualificati come Vie del Pascolo del Veneto si conforma alla disciplina di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 recante “Codice dei beni culturali e del paesaggio”.

L'aspetto interessante è l'indissolubilità riconosciuta dalla legge alle due funzioni: quella pastorale e quella patrimoniale (e turistica).  Assume un valore ben diverso un bene che è stato ripristinato nella sua funzione, che consente a chi intende conoscerlo e fruirne (per fini turistici escursionistici) di capire cosa sia e come "funzioni" la transumanza. Altrimenti si racconta una storia morta. Come in Emilia-Romagna dove la transumanza rimane solo come richiamo e non c'è più alcun sentiero calcato dalle pecore.


Prima di parlare del progetto di legge lombardo qualche parola anche sulla legge lucana (L.R. 30 novembre 2021, n. 54. Norme di disciplina, tutela e valorizzazione della pastorizia e della transumanza, presidi del territorio lucano). Se la legge veneta si concentra sulle vie di transumanza, quella lucana verte sulla definizione di pastorizia e allevamento estensivo quale "presidio del territorio". Istituito il registro dei "pastori presidi del territorio" viene ad essi indirizzato un programma di assistenza zootecnico-veterinaria e vengono stabilite delle premialità nell'ambito del Piano di Sviluppo Rurale (lo strumento di finanziamento regionale all'agricoltura). Vengono altresì stabiliti criteri di priorità a favore dei pastori presidii del territorio nell’ambito delle procedure di concessione in uso e di fida pascolo ovvero di alienazione o assegnazione dei beni di proprietà regionale e dei relativi enti strumentali nonché dei terreni agricoli incolti, abbandonati o insufficientemente coltivati . Rispetto al valore culturale del pastoralismo (peccato che la Regione Basilicata sia rimasta ancorata alla definizione di "pastorizia" che evoca inevitabilmente qualcosa di marginale e arcaico e risulta circoscritto alla sola attività produttiva slegandola dalla sua dimensione culturale come se essa rappresentante qualcosa di separato che acquista un suo valore solo se su di essa si posa l'occhio legittimizzante dello studioso (di materie etnoantropologiche).  La Regione Basilicata, in ogni caso - al di là del limite di una legge che appere troppo scissa in due ordini di interventi slegati tra loro -  si impegna quindi in prima persona (sarà interessante capire se affidando a soggetti terzi e agli stessi "pastori presidi del territorio" qualche ruolo, a: 

a) diffondere la conoscenza ed il rispetto del patrimonio storico rurale, dell’ambiente, del paesaggio, della pastorizia e della transumanza; b) tutelare e valorizzare il patrimonio della pastorizia e della transumanza; c) adottare appositi programmi volti a preservare e valorizzare il patrimonio culturale di saperi, di tecniche e consuetudini legate alla pastorizia, all’allevamento estensivo e transumante ed alle produzioni agroalimentari che le comunità rurali hanno storicamente praticato.

Le Feste dell'alpeggio/transumanza si sono affermate a partire dagli anni '90 del secolo scorso. Tra le più longeve Chiareggio (Valmalenco), Borno, Bagolino, Schilpario, Songavazzo (ma ce ne sono tante altre che non citiamo per il rischio di dimenticarne qualcuna).


Disposizioni regionali per la tutela e la valorizzazione del pastoralismo, dell’alpeggio, della transumanza e per la diffusione dei relativi valori culturali

Il progetto di legge lombardo (firmatari Malanchini, Fermi, Brianza, Borghetti, Violi, ovvero tutto l'ufficio di presidenza del Consiglio a sottolineare il carattere bipartisan dell'iniziativa) reca il titolo si differenzia dalle leggi approvate in Veneto e in Balsilicata pur presentando dei punti in comune.  Innanzitutto riconosce la valenza multidimensionale del pastoralismo come valore pubblico: riconosce l’interesse pubblico delle attività agro-zootecniche del pastoralismo, dell’alpeggio e della transumanza, quali presìdi del territorio, per il ruolo strategico nella salvaguardia dell’ambiente, del paesaggio [...] nonché quali componenti della filiera della produzione agroalimentare tradizionale locale anche a marchio di qualità e per il loro valore culturale.

Le misure non vanno mai a sovrapporsi a quelle del Piano di Sviluppo Rurale. La legge prevede, però, misure specifiche di sostegno per l'attività di manutenzione territoriale e di recupero di terreni abbandonati: La Regione può riconoscere sostegni finanziari in favore dei pastori e dei conduttori d’alpeggio, singoli o associati, che eseguono direttamente opere di manutenzione del territorio in accordo con gli enti locali competenti. Possono essere beneficiari di misure di sostegno economico da parte della Regione anche gli enti locali che eseguono opere di manutenzione dei terreni abbandonati o incolti, al fine di destinarli alle attività disciplinate dalla presente legge.


Un principio fondamentale sancito dalla legge riguarda il libero passaggio delle greggi e il pascolo lungo i percorsi di transumanza. Viene pertanto incoraggiata la transumanza a piedi e incoraggiati i movimenti del "vagantivo" da parte dei pastori che svernano in pianura. La Regione promuove, in collaborazione con i Comuni e con gli enti competenti in materia di sicurezza stradale e sanità pubblica veterinaria, nel rispetto delle competenze degli stessi, l’individuazione di percorsi di transumanza e monticazione, nei quali sia garantito il libero passaggio delle mandrie e delle greggi ed il pascolo, coinvolgendo i proprietari pubblici e privati, dei prati stabili e delle aree idonee al pascolo.

Banca dati dei prati stabili, loro tutela e valorizzazione. Apparentemente non strettamente pertinente con il pastoralismo, l'attenzione del progetto di legge i prati stabili si spiega con la loro importanza per la transumanza (in quanto il loro pascolamento rappresenta una risorsa indispensabile per i pastori ovini transumanti in inverno) e considerato che tutt'oggi la produzione del fieno di prato stabile di alcune zone (Pandinasco in particolare) è  tutt'oggi fondamentale per le aziende agropastorali delle valli. Queste ultime non potrebbero mantenere i loro sistemi d'alpeggio in estate senza l'apporto di fieno dalla pianura durante l'inverno.

Tra le altre iniziative previste dalla legge vi sono:

- L'istituzione della giornata regionale per la diffusione dei valori culturali relativi al pastoralismo, all’alpeggio e alla transumanza;

- l'istituzione della Consulta del pastoralismo;

-l'apertura di un bando annuale finalizzato all’erogazione di specifici fondi e benefici economici, a sostegno delle manifestazioni aventi carattere storico culturale in tema di pastoralismo, alpeggio, transumanza;

- l'apertura di bandi di concorso annuali rivolti alle scuole che producano studi o elaborati inerenti ai temi del pastoralismo, transumanza e alpeggio al fine di finanziare: a) borse di studio; b) tirocini formativi, c) viaggi di istruzione.




Come si vede, forse per via di uno spirito di sussidiarietà che in Lombardia è più radicato, la Regione prevede iniziative gestite da vari soggetti e non da essa stessa o dagli enti strumentali: imprenditori agricoli, enti locali, istituti scolastici, associazioni



La legge "pro-pastoralismo", pur in un quadro limitato degli interventi, rappresenta un elemento di novità non da poco. Sancisce che vi sono delle attività inquadrate come agricole che hanno valore più per le esternalità positive che producono (paesaggio, cultura, valori sociali di identificazione, patrimoni culturali che mantengono vivi) che per il ridotto volume di Produzione vendibile (carne, formaggi). Sancisce che queste attività meritano un riconoscimento, non solo sotto il profilo delle attività economiche e ambientali ma anche per le loro valenze culturali.  Un riconoscimento che la cultura tecnoburocratica tende ancora a negare. Il Testo unico lombardo in materia di agricoltura riconosce L.R. 31 del 5 dicembre 2008 (Art. 24 ter) riconosce la funzione ambientale e socio-economica delle malghe che costituiscono un bene di interesse collettivo il cui corretto utilizzo concorre a garantire la conservazione della biodiversità, dei paesaggi e dell’assetto idrogeologico territoriale della montagna. E la cultura? Alla cultura dell'alpeggio non è stato sinora assegnato alcun valore in sé dai tecnoburocrati e la funzione "sociale" è stata vista, semmai, solo dal punto di vista del valore ricreativo (ovvero urbanocentrico) mentre è del tutto ignorata quella socio-culturale, ovvero simbolica, con valore di identificazione della comunità locale, di memoria storica, di fattore evocativo di coesione e solidarietà (per via di una lunga storia di gestioni collettive, cooperative, del patrimonio comune di pascoli e boschi).  Quando, però, si dimenticano questi aspetti fondamentali, la celebrazione dell'alpeggio e della transumanza diventano solo occasione turistica e il tutto scade nel folklore staccato dalla storia e dalla società locale. Allora il residuo valore culturale viene disperso perché il folklore non stimola orgoglio ma lo deprime. Quando un elemento non viene più riconosciuto più come patrimonio locale si rompe un legame, si svuota un o scrigno ("sono cose da turisti").


Ma se la dimensione culturale insita nel pastoralismo non viene considerata e riconosciuta, se il valore culturale viene degradato a folklore, diventa poi difficile contrastare l'ambientalismo da salotto che tende sempre di più a far pesare i "superiori" valori conservazionistici, incompatibili con le attività tradizionali, con il "disturbo antropico". Valori ormai egemoni in larga parte dell'amministrazione regionale (anche in qualla agricola dove il moderno animal-ambientalismo si è innestato sul vecchio forestalismo ideologico). Le attività tradizionali (alpeggio, transumanza) se non sono riconosciute per il loro valore a 360° diventano ancor più dei vasi di coccio destinati a soccombere a fronte delle trionfanti visioni della "wilderness" del "ritorno dei grandi predatori". Di grande importanza quindi l'affermazione che c'è un'attività, antica capace di rispondere ad esigenze attualissime, che rappresenta "l'altra faccia del pianeta",  una forma di ambientalismo "altro", che recupera i saperi ambientali del passato, che lasciando operare chi della montagna, dei fiumi, delle pianure ha grande esperienza (perché sono, da generazioni e tutti i giorni, il suo "posto di lavoro"), può ottenere, con mezzi modesti, spontanei, grandi risultati.

Un primo successo, intanto, è stato conseguito indicando il "pastoralismo" (realtà che comprende pratiche agricole e culturali in modo indissociabile) come oggetto della legge. Un risultato che ha implicato superare le resistenze che tendono ancora a considere il "pastoralismo" quale voce specialistica del linguaggio antropologico (denotante la sola dimensione culturale, per lo più ristratta al nomadismo).  Il linguaggio corrente come ha adottato "transumanza" (in origine una voce del linguaggio specialistico dei geografi) ha adottato anche "pastoralismo". Transumanza e pastoralismo, nati come termini colti, si sono popolarizzati perché fanno riferimento all'avvenuto riscatto di attività considerate all'ultimo gradino della gerarchia sociale, divenute degne di attenzione della cultura "alta". Oltre a mantenere il potere evocativo di spazi senza confine e di una vita dura ma libera.


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