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Il progetto Giralpeggi

Relazione al convegno IRER Turismo e territori di montagna. Esperienze innovative e prospettive di integrazione dell’offerta 27 marzo 2008, Milano

 

Le valenze turistiche ed educative del sistema delle alpi pascolive: indagine sugli eventi turistici sul tema dell’alpeggio

Quaderni SoZooAlp, 1, (2005), pp. 53-88

 

 

 

 

 

 

Sopra: Alpe Spluga: uno sguardo al futuro

L'Alpe Spluga si trova nell'alta valle di Giumaglio in Valle Maggia (Canton Ticino).è stato completamente ristrutturato negli anni 2004-2005 dal Patriziato di Giumaglio, ente proprietario dell’alpe. Oltre a salvaguardare uno straordinario esempio di architettura tradizionale, è stato creato un rifugio alpino per gli escursionisti utilizzando 3 delle 11 cascine esistenti con la finalità di sfruttare le possibilità escursionistiche che la zona offre. Un aspetto importante è la possibilità di effettuare la traversata verso la Valle Verzasca. Sono stati anche ripristinati i sentieri di collegamento . L'alpeggio-rifugio è aperto da metà maggio a fine ottobre. E' senza guardiano e la chiave si trova all’esterno della cascina principale Cucina attrezzata per cucinare individualmente. Posti letto 14 (8/3/3) + 10 in camerone per gruppi.

info: www.alpespluga.ch

 

Conoscere gli alpeggi: turismo

 

Alpeggio e turismo: uovo di colombo o incontro difficile?

 

di Michele Corti

 

 

Introduzione

 

(il resto del saggio con bibliografia è scaricabile in formato PDF - 6,9M - scarica)

L’idea che gli alpeggi non debbano essere concepiti come soli luoghi di produzione e lavoro non è nuova.  E’ almeno dagli anni ’60 che si (ri)parla dell’incontro tra turismo e alpeggio come di un fatto ‘naturale’, non solo possibile ma necessario. Il turismo in alta montagna è nato grazie alla presenza degli alpeggi. I rifugi sono sorti quando la ‘domanda’ di ricovero da parte dei sempre più numerosi alpinisti si era fatta consistente. Nei tempi eroici (Guichonnet, 1986) gli scalatori erano ricoverati presso le baite e l’alpigiano non si sottraeva mai per senso di ospitalità dall’offrire una tazza di latte agli ancora poco numerosi ‘turisti’. E’ con la nascita dei rifugi che turismo alpino e alpeggio prendono vie diverse. Una separazione che diventerà netta quando nel mondo agricolo, tra gli anni ’60 e gli anni ’90 del secolo scorso si affermerà in modo netto e totalizzante il paradigma del produttivismo, della specializzazione a tutti costi, della “produttività”. L’alpeggio, quando non è stato abbandonato, è stato spesso ridotto a un mungimificio d’alta quota. Vacche accudite da personale extra-comunitario e ampiamente “integrate” con mangimi, “caricate” sull’alpe più per lucrare contributi che per produrre latte. Il latte poi spesso scende a valle con le autocisterne per essere lavorato in grossi caseifici di fondovalle (anni fa, in Svizzera ve ne sono ancora) scendeva a valle nei “lattodotti’”.

Questo alpeggio “depotenziato” sull’orlo della “disattivazione” (Van der Ploeg, 2009) non può rappresentare un elemento di interesse e attrazione turistica . Le strutture tradizionali sono state spesso stravolte in nome della funzionalità e dell’adeguamento ai diktat delle “norme igienico-sanitarie”, il paesaggio dei pascoli è spesso imbruttito da gestioni poco attente alla distribuzione spaziale del pascolamento e delle aree di “sosta” delle mandrie. Molti dei valori culturali, etnografici, paesistici dell’alpeggio sono stati così deteriorati e compromessi. Tra il 1999 e il 2002 come reazione al paradigma produttivi sta si è affermato nell’ambito della politica agricola il nuovo paradigma del “multi funzionalismo” (necessità di coniugare la produzione di materie prime alimentari con la cura e manutenzione del paesaggio, le attività turistiche, la conservazione di valori sociali, culturali). Al paradigma scientifico del “multifunzionalismo agricolo” ha corrisposto l’affermazione della politica di ‘sviluppo rurale”. Una politica nata come ‘correttivo’ del produttivismo, tesa ad evitare le eccedenze produttive, gli impatti ambientali delle produzioni agricole intensive, il deterioramento di biodiversità, paesaggi, valori sociali, culture della produzione e trasformazione dei prodotti alimentari. Non è mancata una critica al “produttivismo” applicato ai sistemi d’alpeggio (Corti 2003, Corti 2008).

Dopo il 2003 la Politica agricola ha in parte rifluito sulle parole d’ordine della competitività e dell'orientamento al mercato (Erjavec, 2009). Nel dibattito scientifico, però il dibattito sul ‘multifunzionalismo”  è ancora in corso e l’orientamento che prevale conferma la validità l’approccio multifunziale importante anche se limitatamente alle produzioni  “di nicchia”, all’ agriturismo , alla cura e alla manutenzione del paesaggio e alla conservazione dell’heritage rurale (Daugstat et al. 2006). In questo contesto gli alpeggi pascoli permanenti, ricchi di biodiversità, sono considerati una risorsa per preservare in funzione dei numerosi servizi per l'ambiente e società (produzione di beni pubblici o ‘esternalità positive’ (Gibon, 2005). Una volta riconosciuto questo assunto si tratta di assicurare vitalità economica al sistema dell’alpeggio “multifunzionale”, quello che non si preoccupa solo di produrre latte, ma della manutenzione del paesaggio culturale, rappresentato dai pascoli ma anche dai tanti piccoli manufatti e infrastrutture dell’alpeggio, del benessere animale, della creazione di condizioni che consentono l’accoglienza turistica e lo svolgimento di attività didattiche ecc. La “filiera” dell’alpeggio multifunzionale deve prevedere un ritorno di reddito per i beni collettivi prodotti dall’attività alpestre sostenibile. Dal momento che i beni pubblici per definizione non hanno un ‘mercato’ la loro remunerazione può avvenire per due vie: trasferimenti da parte di enti pubblici (o anche privati, es. ass. turistiche) o attraverso l’offerta di beni ‘complementari’. Questi ultimi sono sostanzialmente i servizi turistici e agrituristici (alloggio, ristorazione, servizi di guida turistica, di trasporto e accompagnamento, supporto alle attività didattiche, educative, ludico-ricreative, sportive che possono essere organizzate nell’ambito dell’alpeggio). E’ realistico pensare che la “sostenibilità” dell’alpeggio possa derivare da un oculato mix di sostegno pubblico e di offerta di attività a domanda individuale (solvibile).

Tabella 1 – Aspetti turistici dell’alpeggio

Eventi a carattere

festivo, culturale,

gastronomico e didattico

in alpeggio

 

  • feste popolari
  • visite guidate, con dimostrazioni dal vivo di lavorazione del latte, assaggio di prodotti ecc.
  • “alpeggi aperti”
  • eventi musicali, folkloristici, mostre

in località a  valle

  • sfilate e/o esposizione di bestiame alpeggiato in occasione della monticazione/demonticazione;
  • sagre sul tema dei formaggi d’alpe
  • lungo i percorsi

    da/per  l’alpeggio

     

    percorsi a piedi al seguito delle mandrie/greggi di qualche ora o di più giorniTrekking organizzati da alpe ad alpe con tappa/e presso gli alpeggi

    Realizzazioni e attività per la fruizione escursionistica e sportiva

    trekking organizzati da alpe ad alpe con tappa/e  presso le alpi

     

    • a piedi
  • con MTB
  • con ausilio di quadrupedi someggiati
  • percorsi  tematici (“Vie”)  centrati selle

    alpi e i  formaggi

    d’alpeggio

     

    realizzazione di cartografie, segnaletica,posa di tabelle informative, pubblicazione di opuscoli e siti internet

    guide

    pubblicazioni a carattere commerciale o istituzionale recanti informazioni sulle  singole alpi di un territorio (accesso, servizi  offerti, mete escursionistiche, caratteristiche della produzione casearia e  degli animali, titolari, casari)

     

    Servizi turistici

    offerta di servizi turistici da parte di operatori agrituristici gestori di alpeggi

    • ristorazione
  • alloggio
  • organizzazione di attività
  •  

     

     

     

     

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