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Lupo

Michele Corti, 16 Gennaio, 2022

Bergen, Alta Baviera. Un lupo gironzola di notte in paese. Sarà abbattuto


Pericolosità dei lupi: sale la tensione politica

Mentre in Baviera il governo locale ha deciso di abbattere un lupo perché si è reso responsabile di predazioni di ovicaprini in prossimità di villaggi ed è entrato nei centri abitati, in Italia si moltiplicano gli episodi di cani sbranati dai lupi sotto gli occhi dei padroni, essi stessi in situazione di pericolo. Il presidente del Trentino riconosce che la situazione è intollerabile, che bisogna procedere ad abbattimenti, ma si limita a invocare provvedimenti romani. Intanto in Abruzzo, una regione dove i parchi hanno assunto un forte potere politico, si vara un protocollo-beffa sulla presenza dei lupi nei centri abitati che prevede, secondo il copione della mafia del lupo, solo analisi genetiche e "monitoraggi", oltre ai soliti inviti a tenere custoditi gli animali, tagliare i cespugli intorno a casa, non lasciare cibo abbandonato accessibile. Siamo di fronte a una evidente questione politica. Anche in Germania per i verdi, che stanno negli appartamenti in città - e che ora purtroppo soono al governo - il lupo è pericoloso ma in Bassa Sassonia e in Baviera i poteri locali possono agire ed eliminare un po' di lupi.



La gestione della pandemia e quella della fauna, di un parallelismo sconcertante, hanno qualche merito: mostrare a chi non si è lasciato lavare il cervello dai media (sempre più allineati ai voleri del potere economico capitalistico) che le questioni della gestione della fauna e della salute oggi sono di fortissima valenza sociale e politica. Che la gestione della pandemia sottenda un "reset" economico-sociale può negarlo solo chi si applica spesse fette di salame sugli occhi. Troppo evidente lo spostamento di ricchezza e potere a favore delle grandi multinazionali della farmaceutica e di internet, troppo evidente il danno a carico del turismo e delle piccole attività, troppo evidente l'avanzata di un sistema di sorveglianza. Lo stato e la scienza, nel momento in cui esigono fiducia e obbedienza incondizionata, appaiono nettamente sbilanciati a favore di chi, dal reset, vuole trarre vantaggio. La gestione della fauna, segnatamente di quella che è fuori controllo e che comporta non solo danni economici (a carico di una parte della società) ma anche problemi di sicurezza si colloca nello stesso contesto: il danno è subito dall'agricoltura, dalle attività su piccola scala che oprrano in ambito rurale, i vantaggi sono a capo delle lobby urbane animal-ambientaliste. La spinta all'invivibilità del territorio rurale, con cinghiali e grandi predatori liberi di proliferare e di scorazzare ovunque, comporta l'abbandono dei centri abitati minori, l'abbandono delle attività pastorali e di allevamento estensivo. La concentrazione della popolazione nei grandi centri facilita il controllo, la sorveglianza, riduce l'entità di quelle attività informali (produzione, servizi, autoconsumo, mutualismo) che sfuggono al controllo del mercato e della burocrazia, facilita il progetto di totale dipendenza alimentare dalle multinazionali del cibo delle popolazioni, facilita il progetto di "mani libere" su un territorio che, "liberato" dalla presenza di comunità, potrà essere sfruttato senza scrupoli (con la foglia di fico delle "aree protette", a loro volta un lucroso business (vedi crediti di carbonio, titoli di biodiversità, bioprospezione ecc.). 


Una sanguinosa aggressione quotidiana contro il mondo rurale (premeditata, aggravata e continuata)

Non più tardi del 5 dicembre scorso (vedi l'articolo), eravamo costretti a tornare sul problema dei lupi spavaldi (bold wolves),  che ogni anno che passa assume dimensioni più preoccupanti.  Lo scorso anno, all'inizio della primavera facevamo il punto su quanto successo nell'inverno 2020-2021 (vedi l'articolo). Quest'anno i problemi sono inziati prima, un po' per via di nevicate precoci e un po' di freddo, un po' perché i branchi aumentano ovunque e la presenza dei lupi in ambiti antropizzati è espressione della saturazione di quelli più "vocati". D'altra parte, dal momento che i lupi non vengono respinti, essi continuano a prendere possesso, quale loro territorio, delle immediate vicinanze e degli abitati e degli stessi paesi. Così si vedono i lupi cacciare all'interno degli abitati, sia i selvatici che vi si rifugiano per sottrarsi alla predazione, sia i domenstici (cani, gatti, caprette allevate come animali da compagnia). Gli episodi non si contano più. Purtroppo. 

Arvier. Valle d'Aosta (primi di gennaio). In questo paese due lupi sono stabilmente presenti e cacciano

Cesiomaggiore (Belluno) 12 gennaio. Quattro caprette, acquistate per i bambini sbratate a domicilio. Il papà: "Non so come dirlo ai miei figli". La cosa difficile da spiegare è perché le autorità restino inerti, paralizzate di fronte a una palese situazione di pericolo per le persone. Come se un Grande Fratello impartisse i suoi ordini a dispetto del rispetto della legalità e dell'obbligo delle autorità pubbliche di tutelare i cittadini.

Asiago (Belluno), cagnolina sbranatadai lupi a pochi metri dalla casa: "Mia figlia era lì racconta il padre". E' successo nella frazione kaberlaba. Il fatto ha molto scosso la comunità. Vedi il servizio di ReteVeneta

Un'altro episodio è avvenuto lontano dal paese ma ha creato grande allarme in Trentino perché è quello che ha coinvolto più da vicino una persona. Un uomo, un maestro di sci, stava compiendo una passeggiata in montagna e si trovava in una zona molto frequentata da turisti e gente del posto quando uno dei suoi due cani è stato assalito e ucciso sul colpo da un branco di sette lupi. L'uomo è stato circondato dai lupi e, mentre chiamava i soccorsi (forestale e vigili del fuoco) cercava di proteggere l'altro cane che si era gettato a terra. Fugatti, presidente della provincia e l'assessora Zanotelli, di fronte all'emozione suscitata da questo episodio sono dovuti intervenire invocando interventi, anche con l'abbattimento dei lupi, per garantire la sicurezza dei cittadini. Sarà difficile impedire, tra l'altro, i contraccolpi sul turismo. Chi si avventurerà in montagna con la prospettiva di vedersi sbranato il cane e di essere circondato da branchi di lupi. E se i soccorsi tardassero? Se il telefono non prendesse o si scaricasse? Ma aspettarsi che da Roma (Ministero) vengano iniziative è giocare allo scaricabarile. Parliamo di materie dove le regioni e le provincie autonome hanno competenze esclusive. Nel caso dell'orso e del lupo, specie "super-protette", nel recepimento della Direttiva Habitat (Dpr 371 del 1997) il ministero si è riservato di condizionare alla propria autorizzazione, previ pareri Ispra (organi tecnico ma molto ispirato a logiche ambientaliste), ogni intervento di controllo (catture e abbattimenti). Chiaro come il sole, però, che l'iniziativa deve venire dalle regioni e dalle provincie autonome, queste ultime favorite da una più ampia potestà legislativa.
Che il ministero dell'ambiente sia poco propenso ad autorizzare abbattimenti è un fatto ma va anche detto che quando ci sono stati contenziosi in materia di abbattimento e cattura di orsi i ricorsi del ministero contro la provincia autonoma sono stati rigettati dal consiglio di stato.

Orsi e lupi, cosa cambia?

Dal punto di vista giuridico, orsi  e lupi godono dello stesso status. La provincia autonoma di Trento, a suo tempo, ha adottato un protocollo di gestione degli orsi "problematici" che è stato poi esteso ad altre regioni e provincie autonome confinanti. Si tratta del Pacobace. Esso non è molto diverso da quello adottato negli altri paesi alpini (è solo solo più buonista). In Svizzera, Austria e Germania gli orsi che manifestano comportamenti al massimo della pericolosità  vengono sparati. In Italia anche in caso di massimo della pericolosità l'orso la può fare franca (viene spostato altrove). La differenza è che negli altri paesi è più considerata la vita delle persone, in Italia, dove l'ambiental-animalismo la fa da padrone, quella dell'orso. Sul Pacobace occorre dire un'altra cosa. E' stato adottato dalla Provincia di Trento ma non l'ha elaborato e proposto essa stessa. Glielo ha fatto approvare il parco Adamello Brenta che gestiva il  progetto Life Ursus che ha importato gli orsi dalla Slovenia. Quindi è un'iniziativa degli orsisti. Per questo è saltato fuori, per questo gli animal-ambientalisti non hanno fatto le barricate. Ora la Provincia di Trento non ha il coraggio di prendere un'iniziativa analoga, con le altre regioni alpine del Pacobace, che avrebbe le stesse basi giuridiche del Pacobace. Ha (hanno) paura delle reazioni delle lobby animal-ambientaliste e sperano che Roma tolga le castagne dal fuoco. L'autonomia, però, è risorsa ma anche responsabilità e onere (in alcuni casi). Bisogna meritarsela. E non è invocando Roma che la si merita.


Pacobace (in vigore dal 2010):

Interventi

Con il termine di azioni di controllo s’intende una delle seguenti attività volte a risolvere i problemi e/o limitare i rischi connessi alla presenza di un orso problematico:

a) intensificazione del monitoraggio (nel caso di orso radiocollarato);
b) informazione: ai proprietari e/o custodi del bestiame domestico ai proprietari e/o frequentatori abituali di baite isolate ai possibili frequentatori dell’area (turisti, cercatori di funghi, ecc.);
c) stabulazione notturna degli ovini, caprini e bovini in stalla e altre misure di protezione;
d) celere rimozione degli animali morti in alpeggio;
e) gestione oculata dei rifiuti organici, con eventuale adeguamento dei contenitori e discariche;
f) messa in opera di strutture idonee a prevenire i danni provocati dal plantigrado (recinzioni elettriche);
g) attivazione di un presidio, inteso come permanenza in zona della Squadra d’emergenza orso;
h) condizionamento allo scopo di ripristinare la diffidenza nei confronti dell’uomo e delle sue attività: s’intende l’intervento diretto sull’animale con il quale si provvede a condizionarlo;
i) cattura con rilascio allo scopo di spostamento e/o radiomarcaggio;
j) cattura per captivazione permanente;
k) abbattimento.


Perché per il lupo non si fa nulla?

Ora è evidente che si dispone di un'ampia casistica sull'atteggiamento del lupo. Il lupismo, però, compreso quello "scientifico"ha molte remore a muoversi su questo terreno. I motivi sono facilmente intuibili . Mentre l'orso è un animale solitario e quindi la gestione è molto legata all'indole dei singoli animali, nel caso del lupo i comportamenti potenzialmente pericolosi, la perdita di timore per l'uomo riguardano branchi e popolazioni intere. Perché è animale molto sociale. Problemi legati a singoli soggetti sono di importanza marginale. Tutti possono constatare che il lupo sta "salendo", anno dopo anno, i gradini della scala che conduce alla situazione di rottura, quella dei possibili attacchi all'uomo. E' una situazione che si prepara perdendo la paura nell'odore dell'uomo (la presenza dei lupi nelle strade, nei giardini, nei cortili, a pochi metrei dalle case lo dimostra ampiamente). Quello che è più preoccupante è che, in tutta Italia, il fenomeno pare presentarsi con le stesse modalità: prima fugaci apparizioni ai bordi dei paesi, poi puntate sino al centro dell'abitato, poi presenza stabile (come ad Arvier in valle d'Aosta ma anche a Pedavena in Veneto a fine novembre, per limitarci alle Alpi). Il caso più grave a metà dicembre a Malgorghetto (Udine) quando un lupo (ibrido?) ha attaccato e morso un giovane dentro casa sua (stava difendendo il suo cane).  Il contatto diretto uomo-lupo avviene nel contesto di tentativi (più o meno riusciti) di predazione di cani. Ricordiamoci dell'episodio del 2017 nel Torinese, quando un lupo lasciò il suo dna (confermato dall'Ispra) sui calzoni - addentati -  di un uomo che difendeva il suo cane.  La casistica c'è ed è preoccupante. Il lupismo, però, fa finta di niente. I motivi sono due: uno più tattico di convenienza ecnomica, l'altro strategico. Il primo riguarda il futuro di Life WolfAlps. Un eventuale WolfAlps III sancirebbe la definitiva istituzionalizzazione trasformandolo da Ente/Istituzione de facto in Autority del lupo de iure. WolfAlps è il progetto Life non solo che ha maggiore continuità ma maggiore strutturazione e opera nell'area strategica alpina. L'Appennino è già in balia dei lupi, le Alpi devono ancora essere piegate. Sulle Alpi ci sono aree che non soffrono lo spopolamento, ci sono forti autonomie, minoranze linguistiche, regioni ricche (per il turismo e altre attività). Per questo il lupismo nazionale e internazionale punta su WolfAlps. Sulle Alpi ci sono focolai di resistenza e una regione (Veneto) che è riuscita a sfilarsi dalla morsa di WolfAlps. Ora come pensa WolfAlps di perpetuarsi? Se WolfAlps II è intitolato alla "mitigazione del conflitto", tutta ipocrisia ovviamente, WolfAlps III potrebbe essere intitolato a una finzione di gestione. Ecco allora che i "protocolli" sulla gestione del lupo, anche quelli urgenti sulla presenza del lupo e sulle predazioni nei centri abitati ... possono aspettare. La ragione strategica, invece, dipende dalle differenze prima accennate tra orso e lupo. Nel caso dell'orso è facile individuare alcuni "birichini" e neutralizzarli, nel caso del lupo è il comportamento della specie in un dato contesto storico e ambientale che conta. O si continua a sostenere il dogma che il lupo non è pericoloso (e quindi si mette la testa sotto la sabbia, si raccomanda di chiudere gli animali, di non lasciare rifiuti, di tagliare i cespugli ed altre amenità), o si deve ammettere di avere fatto accettare la presenza del lupo raccontando menzogne. 

Il caso tedesco e svizzero

In Germania e in Svizzera sono stati approvati protocolli per i lupi pericolosi. Un criterio fondamentale è la distanza sotto la quale avviene l'avvicinamento all'uomo. In germania si considera una soglia critica di 30 m, in Svizzera di 50 ... in Italia di 0, il lupo può strapparti i calzoni, morderti e non si può toccare. Riportiamo solo la parte del protocollo svizzero che riguarda i comportamenti più pericolosi. A fronte di questi comportamenti si IN tensifica il monitoraggio e se il comportamento si aggrava il lupo si può abbattere. 

Come si può constatare molti episodi avvenuti in Italia nelle ultime settimane comporterebbero, se fossero avvenuti in Svizzera, il possibile abbattimento dell'animale. L'intero protocollo svizzero è stato da noi riportato nel precedente articolo sui lupi pericolosi (vai all'articolo). Rileviamo, però, che questo approccio, molto simile a quello adottato per l'orso andrebbe meglio adattato a situazioni dove i branchi sono folti e numerosi e gli episodi non riguardano singoli lupi ma, per l'appunto, più animali e branchi interi. Il problema del lupo è che è problematico in quanto specie, non perché vi sono dei "birichini". Ammetterlo significherebbe far crollare il castello ideologico del lupismo basato sulla pretesa "convivenza". Il lupismo sa bene che la convivenza è impossibile e vuole usare il lupo per togliere di mezzo l'uomo in mome del rewilding. Chi non l'ha capito o fa vinta di non averlo capito è o duro di comprendonio o in mala fede.


La Baviera agisce

Gli ambientalisti, eredi dei signori feudali e delle monarchie assolute, odiano le autonomie alpine e vorrebbero svuotarle a colpi di Parchi. In Sudtirolo e in Baviera la forte tradizione politica autonomista e conservatrice rappresenta una garanzia per gli interessi rurali. Il bauer in Sudtirolo, ma anche nella Baviera delle multinazionali,gode di considerazione sociale, la ruralità fa parte dell'identità tirolese e bavarese. In Germania , a differenza dell'Italia, non si scherza sulla questione federale e il rispetto delle prerogative dei governi federali. Così la Bassa Sassonia ha intrapreso un programma di controllo del lupo. Dopo il primo abbattimento di un anno fa (vedi articolo) sono stati abbattuti altri 4 capi (uno per branco). L'ultimo abbattimento è di pochi giorni fa (10 gennaio) a Lünenbur. Altri due permessi di abbattimento sono stati concessi a Schiffdorf e a Garlstedt. Si tratta di misure "omeopatiche" che comunque segnano una differenza rispetto alla situazione italiana dove il lupo ha uno statuto di intoccabilità (di fatto, non di diritto, perché le deroghe sono possibili anche in Italia). In Bassa Sassonia c'è anche un problema di sicurezza pubblica. Nelle zone più infestate dai branchi la gente non va più nei boschi. Anche per andare a portare a spasso il cane porta mazze e pistole scacciacani o spray al peperoncino

Questa signora a fine dicembre è stata aggredita da un lupo mentre era non i cani. Ora porta una mazza da golf.


In Bassa Sassonia, dove i branchi sono più numerosi si invita la gente a passeggiare solo in gruppo


Per il tema che ora ci interessa (la sicurezza pubblica) appare però  più interessante quanto sta succedendo in Baviera, per la precisione nell'Oberbayern, il distretto di  Monaco. A Bergen, un comune di 4800 abitanti ai piedi delle Alpi, un lupo che gironzola per il paese e che nei dintorni a ucciso in più occasioni capre e pecore, sarà abbattuto (la decisione è del 14 gennaio). L'autorità dell'alta Baviera ha inteso applicare le deroghe alla Direttiva Habitat per motivi di sicurezza pubblica. Gli ambientalisti (Nabu), forti della presenza dei verdi nel nuovo governo, ovviamente si stracciano le vesti e, come quelli nostrani, insistono che il lupo non è mai pericoloso e che non si può creare un precedente. Ovviamente che il lupo non sia pericoloso è asserzione politica, un dogma ideologico. Ma per il fronte animal-ambientalista questa posizione è irrinunciabile. Siamo a livello delle "verità" sui vaccini Covid. Che i vaccini siano sicurissimi ed efficacissimi è una "verità" politica. Lo stesso per il lupo. Sono "verità" imposte con la frza di un totalitarismo strisciante. C'è però un aspetto, parlando della Germania che non si può dimenticare. Quando la Germania ha abbandonato una storia di pluralismo di stati per creare un Reich accentrato (II e III) le cose sono andate malissimo. Nessuno in Germania osa mettere indiscussione il federalismo, ben consapevole di questi antefatti. Così il governo semaforo potrà tentare di mettere bastoni tra le ruote ai governi degli stati ma non potrà permettersi interferenze.


... e al confronto la farsa abruzzese

Regioni (Emilia-Romagna), comuni, di fronte al crescente fenomeno della presenza dei lupi al margine e sin dentro gli abitati hanno lanciato le loro "raccomandazioni" (tenere chiusi gli animali, ecc.) nessuno che abbia il coraggio di stabilire un protocollo di deterrenza, monitoraggio serio, rimozione. Qualche giorno fa è stata annunciata in pompa magna la firma di un protocollo ( scarica) d'intesa per la "gestione del lupo". Firmatari Regione Abruzzo, Ispra, Asl, CC forestali, Università dell'Acquila, Provincia dell'Acquila e i quattro Parchi che in Abruzzo hanno molto potere. Raramente si vede una farsa così squallida. Gestione di una specie faunistica significa contarla, monitorarla (fototrappole, collari gps, avvistamenti dei cittadini) ma anche controllarla. Invece, dopo paginate e paginate dedicate alle analisi del dna, ai monitoraggi dalla parte del lupo, alle solite raccomandazioni (controllare gli animali domestici, i rifiuti, i cespugli ecc. ecc.) non si arriva a nessun punto che indichi, come in un protocollo di gestione vero, le azioni di deterrenza, cattura, abbattimento. Zero. In due punti è demandato ai CC forestali di attivare non meglio precisati "enti competenti" per la cattura. Ma è chiaro che si tratta degli ibridi (anche se non vengono nominati) e delle strutture che sono in grado di acchiapparli e detenerle (con forti spese). Una vergogna per la Regione Abruzzo che ci fa una figura da ciocolattaio messa nel sacco dagli ambientalisti.  Una vergogna, specie dopo che anche in Italia si è iniziato a utilizzare con buoni risultati (vedi l'articolo) mezzi di deterrenza non letali (pallottole di gomma). E' emblematico, però, che il risultato ottenuto la scorsa estate sul Grappa sia frutto di un progetto della Regione Veneto con lupologi fuori dal giro di Life WolfAlps (il mainstream boitaniano). Il lupismo  "scientifico" e militante in Italia non vuol sentir parlare - posizione smaccatamente politica - di incrinare il tabù della "convivenza possibile solo con difese passive" (a carico degli allevatori), per loro anche la pallottola di gomma, il petardo sono inaccettabili. Il lupo, per dogma, non è pericoloso e ogni deterrenza è un attentato al suo "benessere animale".  Sorvoliamo sui poveri animali sbranati vivi.


... ma la Regione Toscana è meno rassicurante

Di fronte alla crescente preoccupazione della popolazione la Regione Toscana, che come altre chiede a Roma di esprimersi preventivamente a favore delle deroghe per il controllo del lupo, ma non si azzarda a chiederle (in modo che il parafulmine della canea animal-ambientalista diventi il Ministero, nel più puro stile italico dello scaricabarile) ha creato una Task-force sul lupo. Evidentemente tanto per far vedere di non essere completamente inerte. Questa Task-force ha prodotto un vademecum che è interessante per lo meno perché non si dice più che il lupo non è pericoloso, che non attacca mai l'uomo ma, anzi, si mette in guardia chi osa avventurarsi nei boschi infestati dai lupi con una serie di raccomandazioni ... che fanno passare la voglia a residenti e turisti di fare la passeggiata. Come minimo ti devi portare un grosso bastone. Non è tranquillizzante neppure il fatto che il lupo possa attaccare un gruppo di persone. La task-force raccomanda quello che fanno tutti gli animali attaccati dai predatori: gli adulti si devono mettere in cerchio e proteggere i piccoli all'interno. Poi devi arrampicarti su un albero e non scendere perché il lupo potrebbe essere appostato per attaccarti di nuovo, mai dimenticare una carica di riserva del telefono ecc.





La logica di tutto questo è chiara e corrisponde al pesanteinvestimento imposto in cani e recinzioni: il lupo è un problema, si ammette, può fare gravissimi danni eagli allevamenti ed essere un pericolo per l'uomo ma si preferisce mandare in rovina gli allevamenti estensivi e pastorali (sotto il peso di messi di protezione costosi e problematici che riducono solo la pressione predatoria (si preferisce mandare in malora il turismo, che non sia quello nei centri delle città)piuttos to che rinunciare alla vigliaccheria e prendere iniziative politiche. Nel quadro della normatica esistente, si badi bene. Perché tutte le situazioni ormai ammesse dalle istituzioni (lupi nei paesi, cani sbranati regolarmente anche nei cortili e nei giardini di casa,limitazioni alla fruizione ricreativa per il pericolo di aggressioni da parte dei lupi) legittimano abbondantemente il ricorso alle deroghe che consentono la cattura e l'abbattimento dei lupi in base alla normativa europea e nazionale di recepimento.


Cosa fare?

I colpevoli di omissione di atti idonei ad affrontare la situazione sono ben individuabili. L'iniziativa deve partire dalle Regioni e Provincie autonome che stanno ferme per vigliaccheria, aspettando opportunisticamente che il Ministero dell'ambiente dia un segnale che non arriverà mai (le esternazioni di Cingolani a favore di una remota possibilità di abbattere qualche lupo non hanno alcun valore). In seconda battura, considerate le situazioni di emergenza che si stanno presentando, la responsabilità di omettere atti che potrebbero prevenire pericoli alla sicurezza pubblica sono in capo ai prefetti (e ai sindaci in casi di estrema emergenza). Cittadini, comitati, associazioni, amministrazioni comunali hanno il diritto di esigere l'apertura di una interlocuzione con le regioni e provincie autonome finalizzata alla realizzazione di veri protocolli, come quello svizzero - per intenderci - ma adattato a una situazione italiana con molti più lupi. Nel frattempo con atti di emergenza il prefetto dovrà intervenire nelle situazioni che non possono attendere (presenza stabile di lupi in ambiti abitati, predazioni di animali domestici nell'ambito delle pertinenze delle abitazioni, aggressioni alle persone).


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