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Montagna sfregiata

Michele Corti, 9 dicembre, 2021


Vezza d'Oglio entra nella stupida corsa dei ponti "tibetani"

Tra le espressioni più becere della lunaparchizzazione della montagna, una tendenza che fa (non a caso) da pendant con il rewilding (all'insegna di un mondo affetto da sindrome bipolare senza bussola) c'è la corsa ai ponti (pseudo) tibetani.  Una corsa che non coinvolge  solo l'Italia o solo la Lombardia ma che , dopo l'apertura - nel 2018 - del Ponte nel Cielo in Valtellina, sta conoscendo aspetti parossistici nella montagna lombarda. La val Brembana è impegnata (sono iniziati i lavori) nel Ponte di Dossena, ma progetti e stanziamenti di bilancio si registrano anche in Valsassina (Ponte sul Varrone) e in Valcamonica dove, al progetto di ponte tra  Paspardo e Cimbergo, si affianca quello in val Grande, in comune di Vezza d'Oglio. Da notare lo stanziamento di fondi del Parco dello Stelvio (quello dei "sacri cervi") per un'opera discutibile in una delle valli laterali più belle dell'alta Valcamonica. Da notare come i 2/3 dei residenti e dei turisti stanziali si siano dichiarati contrari. Dietro a questa corsa ai record c'è l'idea che la montagna deve attrarre un turismo da luna park, c'è la mancanza di idee, la solita preferenza per investire in progettazione, ferro e cemento invece che in cultura... e un grande provincialismo.


Vezza d'Oglio la maggioranza, l'Unione dei comuni e il Parco, sono decisi a realizzare l'ennesimo "ponte tibetano".  Diciamo subito che di "tibetano" queste grosse opere non hanno nulla. Si tratta di ponti pedonali sospesi realizzati con grande impiego di acciaio e di ferro (senza contare i blocchi di ancoraggio in calcestruzzo). I ponti tibetani sono fatti di tre corde: su una si cammine, alle altre due ci si afferra. Quelli "dei record" sono ben altro. Non devono rispondere all'esigenza di passare da una parte all'altra ma a quela di procurare "adrenalina". Nel desolante panorama di impoverimento e omologazione dell'immaginario, si trovano decine di titoli di articoli sui ponti "tibetani" associati, per l'appunto. alla parola "adrenalina". Fino a vertici insuperati come "camminare sull'adrenalina". Cosa c'è dietro? La ricerca dell'emozione a buon mercato, riproducibile e seriale tipica del luna park, buona per lo spirito eternamente adolescenziale dell' homo urbanus della tarda modernità. Il ponte "tibetano" aggiunge un optional: "immersi nella natura" o "nel verde", ovvero in un contesto che, assecondando quella terribile tendenza allo scambio tra reale e virtuale rappresenta una "virtualità aumentata", dove la "natura", degradata a fondale, rappresenta una modalità appena più "realistica" di quelle offerte dai migliori videogiochi.

Inseguire la lepre

Una costante dei ponti pedonali sospesi realizzati negli ultimi anni è la spasmodica corsa al record. Il parametro più ambito è la lunghezza, ma qualcuno punta anche sull'altezza massima dal suolo (una componente per produrre il "brivido"). Fatto sta che la corsa al record è simile al cavallo che corre dietro alla carota che fa penzolare il cocchiere.

Non si raggiunge mai l'agognato record perché arriva un altro pollo che fa un ponte più grande sperando di intercettare più turisti. A parte questo le regole minimali dell'economia (turismo compreso) dicono che se l'offerta si amplia e la curva di domanda è elastica (come sempre per i beni non necessari, e cosa c'è di più voluttuario del luna park?), il prezzo crolla. Per beni che si pongono tra loro con un fortissimo effetto di sostituzione non solo crolla il prezzo ma crollano anche i consumatori. Se partendo da Milano ho un'ampio ventaglio di "ponti tibetani" e decido di andare a provare l'ebrezza su uno difficilmente poi vado da un'altro nello stesso week-end ma anche nella stessa stagione (a meno che sono un maniaco di ponti tibetani).


Non va dimenticato che con questi manufatti ci sono problemi di sicurezza. Comportamenti inappropriati dei turisti e forte vento possono creare situazioni di pericolo. Si sono già registate situazioni critiche con turisti sorpresi dalle raffiche di vento sul ponte e presi dal panico.


Il caso di Dossena è emblematico. Perché è venduto come "ponte tibetano più lungo del mondo" e non ha il minimo significato di collegamento (come altri che, un vago pretesto, a volte, l'hanno). Passa sopra una cava. Parte dal centro del paese e arriva in un punto (Cappella degli alpini) raggiungibile dal paese con la strada provinciale. Utilità zero. 

Il ponte di Dossena, una volta in esercizio, oscurerà il record (di altezza) del ponte di Tartano, Valtellina. Intanto, però, quello di Tartano ha goduto dall'inaugurazione (2018) ad oggi di un grande afflusso. Così il consorzio Püstarèsc che lo ha realizzato ha recuperato una ventina di baite e aperto due bivacchi (foto sotto). Iniziative lodevoli senza dubbio, ma poco replicabili.

Il ponte di Dossena, in particolare, è un'anatra zoppa perché ha iniziato i lavori quando ponti più lunghi erano stati già inaugurati.  Dossena vanta 505 m di lunghezza (120 di altezza massma) ma se la "lepre" di Dossena era il ponte svizzero Charles Kuonen (494 m), l'amministrazione di Dossena e la Regione Lombardia che ha concesso finanziamenti hanno trascurato (e si sono ben guardati dal dire) che il 31/07/2021 è stato inaugurato in Basilicata il ponte di Castelsaraceno, lungo ben 585 m.

Il ponte tibetano di Dossena congiungerà il centro del paese con ... nulla, passando sopra una cava (si prega guardare da un altra parte)

E quello di Dossena è ancora in costruzione. Quindi il ponte non sarà mai il più lungo del mondo (ma la bufala è servita a finanziarne la realizzazione). E' andata male peraltro anche al ponte di Arouca, in Portogallo che è stato inaugurato il 15/05/2021. Lungo 516 m il ponte portoghese ha goduto dell'effimero record per solo due mesi e mezzo. Era andata meglio al ponte di Cesana Claviere, in Piemonte che ha detenuto il record di lunghezza dal 2006 al 2017. Quando la "febbre dei ponti tibetani" non era ancora esplosa.


La stupida corsa dei record. Un gioco astuto di chi ha interessi nella realizzaizone di queste opere

Ponte di Cesana Claviere (Torino, Piemonte) lunghezza 468 altezza max 35, aperto nel 2006

Ponte Charles Kuonen (Randa, Vallese, Svizzera)  lunghezza 494 altezza max 85, aperto nel 2017

Ponte nel cielo (Tartano, Sondrio, Lombardia)  lunghezza 234 altezza max 140, aperto nel 2018

Ponte di Arouca (Portogallo)  lunghezza 516 altezza max 175, aperto nel 2021

Ponte di Castelsaraceno (Potenza, Basilicata)  lunghezza 585 altezza max 80, aperto nel 2021

Ponte di Dossena (Bergamo, Lombardia)  lunghezza 505 altezza max 120, in costruzione

Paspardo e Cimbergo (Brescia, Lombardia)  lunghezza 250 altezza max 150, progetto

Ponte sul Varrone (Tremenico, Lecco, Lombardia)  lunghezza 430 altezza max 200, progetto

Ponte della val Grande (Vezza d'Oglio, Brescia, Lombardia)  lunghezza ? altezza max ? progetto




Il ponte di Tartano collega il centro comunale a dei maggenghi, quello di Castelsaraceno collega "due parchi" e, in realtà, corre lungo una gola, tanto per svilupparsi in lunghezza (un ponte non dovrebbe attraversare una valle nel punto più stretto?).

Rendering del ponte tra Cimbergo e Paspardo

Quello di Cimbergo attraversa una valle, partendo dai suggestivi ruderi del castello, per portare a Paspardo, entrambe le località sono collegate da  strade carrozzabili ma almeno una "scusa" si intravede.  Quello sul torrente Varrone, in Valsassina collega Tremenico con l'ex miniera di Lentrée, parte del locale ecomuseo delle miniere. Anche qui un debole pretesto sussisterebbe ma a nessuno sarebbe venuto in testa di costruire un ponte per visitare le miniere. Si propone la visita alle miniere come elemento "accessorio" al luna park.

Il Ponte sul Varrone, in Valsassina, si prefigge di superare il record di altezza


Un giocattolone da due milioni di euro

E in val Grande? A Vezza d'Oglio? Non sono state dichiarate le misure ma, anche qui, lo si annuncia come "ponte dei record". Anche qui non c'è una funzione di collegamento perché i due fianchi della val Grande sono già provvisti di collegamenti  a valle a a monte dell'erigendo ponte. Il comitato di residenti sostiene che l’opera e tutte le manutenzioni di cui necessiterà andrebbero a togliere fondi ad altri interventi utili in paese, legati alla mobilità sostenibile, ai sentieri ed alla cura del territorio. Ha promosso, ad agosto, un sondaggio tra residenti e turisti stanziali dal quale emergerebbe che i due terzi si oppongono all'opera. Chi è contrario si oppone perché è consapevole che il tipo di turismo attratto da queste iniziative è effimero. Inoltre comporta un afflusso di turisti "mordi e fuggi" che lasciano ben poca spesa in loco (al massimo modeste consumazioni) ma richiedono posti di parcheggio e congestionano le arterie stradali. Per quest'opera il Parco, alle cui porte l'intervento luna park, che nulla ha a che fare con una fruizione in coerenza con le finalità del parco, ha preventivato un esborso, con l'Unione dei comuni, di 1,5 milioni di euro cui si aggiungerà il mezzo milione del comune. Già con la determina del 31 dicembre n. 216/RS07, il comune di Vezza d'Oglio stabiliva l'assegnazione della cifra di 30.000 € per uno studio di fattibilità dell'opera. Dal punto di vista culturale è piuttosto deprimente vedere queste politiche imitative di rincorsa di tendenze up to date. Il fatto è che queste grosse iniziative muovono importanti giri di soldi che beneficiano ditte e progettisti. Pensare e realizzare iniziative in cui il divertimento è unito all'apprendimento (oggi si impara anche, soprattutto fuori delle istituzioni educative), in grado di coinvolgere adulti e ragazzi fondendo educazione, animazione, intrattenimento richiede fantasia, creatività, impegno. Gli ecomusei, che dovevano muoversi anche in questa direzione, creando coinvolgimento delle comunità e rivolgendosi solo in seconda battuta ai turisti, sono parecchio rifluiti anche perché molti non sono nati con uno spirito innovativo ma sulla base di schemi di attività culturale troppo convenzionali. L'altra riflessione è che, se la montagna non è più viva, se i sentieri e la segnalatica, non sono curati, se non si organizzano iniziative, per rianimare l'attrattività turistica, se si consente, come in val Grande la trasformazione indiscriminata di fabbricati rurali in residenze turistiche in quota, la montagna muore. I turisti della villetta non sfalciano i prati. Così bisogna ricorrere ad espedienti da luna park. Ma cosa si risolve?


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