Ruralpini Resistenza rurale
 

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orsi e lupi


Lagorai terra di pascoli e pastori resistenti
(con l'incubo di orso e lupi)


di Laura Zanetti

Dal  Veneto arrivano notizie sconcertanti di malghe scaricate anzitempo per gli insostenibili e sanguinosi attacchi dei lupi, di malghe che non sono state caricate o non lo saranno più la prossima stagione, sempre per via della pressione predatoria.  Nel frattempo, anche nel confinante Trentino vi sono malghe già demonticate "per lupi". Laura Zanetti è andata a sentire il polso della situazione nelle malghe del Lagorai, la catena montuosa tra val di Fiemme e Valsugana. Qui l'orso M49 - già catturato nel Trentino occidentale e incredibilmente "evaso" dal recinto del Casteller presso Trento - ma anche i lupi, anch'essi arrivati di fresco, promettono di mettere in ginocchio, anche questo splendido angolo di autentica montagna trentina, il  fragile sistema pastorale.

(11.09.19) Siamo a Molina, il primo comune che si incontra in val di Fiemme, scendendo per 17 km dal passo Manghen, lungo la val Cadino. L’appuntamento è  presso l’azienda zootecnica Arodolo di proprietà di Luigi Bonelli, presidente della Società Alpeggio e Pascolo del Comune di Molina e Castello di Fiemme, che raggruppa 10 soci e i relativi animali.
Animali che monticano nel Lagorai occidentale durante la stagione estiva, e precisamente: 180 manze asciutte tra malga Cazorga e pascoli delle Stellune, 50 vacche da latte a malga Cadinello, gestita dalla Società Alpeggi di Predazzo, 300 capre in lattazione, il cui latte viene conferito al caseificio di Cavalese, più un centinaio tra pecore e capre in asciutta a malga Agnelezza in val Cadino e 80 manze asciutte nell’alpeggio del lago delle Buse.



Attorno al tavolo del piccolo agriturismo annesso all’azienda di Luigi Bonelli, incontriamo assieme a Luigi, Mauro Varesco di Carano, presidente degli Allevatori di Fiemme e Fassa, il giovanissimo Nicolò Nones, socio della Società ovicaprina val di Fiemme e Mauro Demattio, il pastore di Carano, addetto alla custodia della mandria al lago delle Buse.

Che raccontano come l’arrivo dell’orso M49 e della presenza dei lupi sul Lagorai, stia mettendo in ginocchio la zootecnia di montagna.



Luigi Bonelli presidente della Società Alpeggio e Pascolo dei comuni di Molina e Castello di Fiemme (a sinistra). Nicolò Nones socio dell’Associazione Allevamento Caprino della Val di Fiemme ( a destra)

Luigi Bonelli: È successo tutto quest’estate, sotto ferragosto, con l’arrivo dell’orso M49 al passo di Oclini dove ha  ucciso una manza, ferite due, devastata un’arnia e a malga Cugola [A Nord di Cavalese, in prov. di Bolzano] ucciso un cavallo norico. Una delle manze ferite è ancora sotto cura antibiotica. Mercoledì 4 settembre è salito al lago delle Buse, sbranando una manza di Oswald Alber di Maltina, ferendo un’altra manza sempre dell’Alber, una vitella di Monica Giupponi di Castello e leggermente una manza dell’azienda zootecnica di Nicolò Nones.



La prima predazione dell’M49 a Oclini a ferragosto


La manza ferita al passo Oclini ancora in terapia antibiotica



Marco Demattio, pastore sull’Alpeggio lago delle Buse


Ma sentiamo Marco Demattio, pastore al lago delle Buse :  Rientrando in alpeggio il 5 settembre venivo avvisato dalla Forestale della predazione. Ho chiamato subito due allevatori perché mi dessero una mano per recuperare le manze disperse, mentre gli addetti della forestale e la veterinaria, dott.ssa Bassi, effettuavano sull’animale sbranato i  prelievi per il DNA. Sabato 7 settembre l’orso è ritornato sul posto, trascinando la manza uccisa per 150 metri più in basso, sbranandola a metà.
Credimi che quando siamo arrivati su per condurre gli animali in valle, mi tremavano le gambe dalla paura. Oltretutto vorrei segnalare che proprio su quel sentiero dove è stata trovata la manza uccisa,  il giorno prima saranno passate una ottantina di persone. Il lago delle Buse è un luogo visitato da molti escursionisti. Fare il pastore, si sa, è faticoso, ma è così bello vivere sereni, lontani da stress, dentro la natura. Con l’introduzione dei grandi predatori non sarà più così.



La pesante predazione del M49 al lago delle Buse


Manze ferite dal M49 a lago delle Buse



Mauro Varesco, presidente Allevatori della Val di Fiemme


Mauro Varesco commenta così :  io e mio fratello Vincenzo gestiamo da 30 anni malga Cazorga e i pascoli delle Stellune. Finora non avevamo mai avuto problemi. Dopo il fatto su alle Buse, 20 giorni prima della fine della stagione estiva, abbiamo riportato a valle tutte le 50 manzette e messe in stalla. Quindi oltre al costo del fieno c’è il problema anche a dell’aumento del liquame da smaltire. Ma la cosa peggiore è che essendo gli unici gestori d’alpeggio a rimanere su con altri 130 bovini, abbiamo paura. Di notte dormiamo con la luce accesa. Stiamo valutando se scaricare tutte le manze da Cazorga e Stellune. Ho un bambino di sette anni, Francesco, a cui abbiamo regalato una vitella ( tra Francesco e l’animale c’è un incredibile affetto reciproco). Quando ha saputo della predazione al lago delle Buse, mi ha pregato piangendo di riportarla in stalla.Quindi se non viene risolto il problema, ci penseremo se caricare l’anno venturo.

Nicolò Nones, anni 20, è il figlio di Alberto Nones, presidente dell’Associazione Allevamento Caprino della Val di Fiemme che ci racconta: Noi gestiamo malga Agnelezza, in val Cadino, e abbiamo il problema pesante del lupo. Durante l’estate abbiamo avuto due predazioni di capre. Ieri abbiamo anticipato il rientro perché tutte le notti  i pastori dovevano alzarsi di continuo per allontanarli; con i cani, perfino accendendo le motoseghe per spaventarli. Le bestie poi sono troppo stressate. Faticano a pascolare e pure il latte è calato. E che sia chiaro: non siamo rientrati l’8 settembre con il gregge per le condizioni meteorologiche, come vanno dicendo, ma per il problema dei grandi predatori. Se per l’anno prossimo le cose non cambiano, non ci torneremo più.


Le due capre sbranate dai lupi durante questa stagione estiva a malga Agnelezza

Chiediamo infine a Luigi, in qualità di presidente della Società d’Alpeggio  e Pascolo di questa zona del Lagorai occidentale, quali sono lei sue prospettive e cosa chiede, a nome dei suoi associati, alle autorità competenti della provincia di Trento. Ecco cosa ci ha risposto: vorrei innanzitutto premettere alcune problematiche nella gestione dei pascoli del lago delle Buse: per monticarle,  occorre una giornata intera a piedi salendo da Molina di Fiemme e arrivati, al passo Manghen, un’ulteriore ora. Non esistono altre vie di accesso. Non ci sono strade, non c’e copertura telefonica. Si va pertanto all’abbandono di questo alpeggio estremo perché la situazione è ingestibile. Così vedremo se il lago delle Buse sarà ancora visibile tra vent’anni o diventerà un insieme di pozzanghere. È poi Luigi a porre a sua volta una domanda e la rivolge a Paolo Ghezzi di Futura [consigliere provinciale con "lista personale"
di centro-sinistra, schierata attualmente all'opposizione].  Ghezzi - incalza Luigi - insiste sui costi dell’Ospedale di Cavalese. Vorremo chiedergli quanto costa mantenere i predatori nei nostri territori.

La richiesta del gruppo è corale: chiediamo fermamente alle autorità che lupi e l’orso siano allontanati dal nostro territorio. Che pensino a un parco dove inserirli. In caso contrario la zootecnia di montagna non avrà futuro .


Molina di Fiemme, 9 settembre 2019

Scendendo dal passo Manghen decido di portarmi nella parte alta della Val Calamento.
Incontro Renzo Stroppa gestore di malga Cagnon de soto :  l’orso è appena qui sopra nell’Aia del Bandelo, appena sopra malga Bolenga. Staremo qua tutto il mese, ma non siamo tranquilli.
Arriva Silvio Capra di Carzano che da qualche anno è conduttore di malga Ziolera: anch’io ho avuto predazioni  da lupi a partire dallo scorso anno. Quest’ anno altre due pecore sbranate. Così è impossibile continuare. Penso di lasciare l’alpeggio prima della consueta fine della stagione estiva.




Ruralpini sul Lagorai


Il Calendario del Lagorai su ruralpini.it
Il Calendario del Lagorai (2002-2016) riassume con i suoi temi, le sue immagini, le parole di accompagnamento di poeti e studiosi, la tensione che ha animato la Libera associazione malghesi e pastori del lagorai e che anima, in generale, tutti i ruralpini. Offriamo ai lettori una scelta di fotografie e i testi di quasi tutti i 14 calendari pubblicati dal 2002. Anche come incentivo a imitare, in modo creativo, questa iniziativa di forte spessore culturale, politico e morale. Qui quello del 2008

Lagorai ruralpino in un mitico calendario
(04.08.19) Inizia su ruralpini.it la pubblicazione di testi e foto dei Calendari del Lagorai, pubblicati tra il 2002 e il 2016, bella testimonianza di resistenza rurale e di mobilitazione culturale a favore della ruralità alpina e dei suoi valori. Un'esperienza da conoscere e da imitare

Il formaggio di malga di Ferlinghetti

(04.05.18) Una "pezza" di formaggio dal Lagorai alla California

Giù le mani dal Lagorai
(21.10.18) Ancora una volta minacciati dalla valorizzazione turistica

Dalle Ande al Lagorai 
(28.09.17) Gli alpeggi sono ormai chiusi. Ogni stagione potrebbe raccontare infinite storie. Questa parla di un'esperienza che  riguarda chi viene a lavorare sui nostri alpeggi da lontano (in questo caso da montagne molto lontane). È la storia di una calda esperienza umana che ha coinvolto la piccola comunità di lavoro della malga Cagnon de sora.

Siglinde scappa e torna a casa
(23.07.17) Una mucca "in fuga" per due giorni: scappa dall'alpeggio dov'era stata appena trasportata e marcia verso casa, verso il maso di Salorno (Bz) dove "abita" e dove era rimasto il suo vitellino. Con la mammella gonfia, i capezzoli sanguinanti per le punture degli insetti dei boschi di bassa quota. Ma è finita nel migliore dei modi e la sua storia diventa l'apologo di una zootecnia di montagna che sa resistere alle logiche disumanizzanti dell'agroindustria


L'oasi dei casari
(24.11.15) Laura Zanetti ripercorre la storia recente delle malghe del Lagorai.

Il calendario dei Ribelli del Lagorai: la tradizione aperta al mondo 

(09.11.11)  È uscita la 9a edizione del calendario della Libera associazione malghesi e pastori del Lagorai. "Latte, caglio e fuoco" è il titolo del calendario: ma anche un grido di guerra (con armi pacifiche)


Si inasprisce la polemica sul Parco del Lagorai

(03.10.10) L'arch. Ferrari pubblica su l'Adige una sprezzante lettera di risposta a Laura Zanetti (vedi sotto la notizia del 28.09). Una lettera in cui non esita ad irridere alle posizioni 'nostalghiche' del passato in nome dello 'sviluppo' e dei posti di lavoro  creati dal Parco. Ma i Parchi non sono una novità. Potevano essere utili in una fase storica ormai . Oggi l'ambiente e l'economia locale si possono tutelare e valorizzare con altri strumenti che non i Parchi sono diventati spesso centri di potere e di spesa pubblica. Pubblichiamo un commento, la lettera di Ferrari e la replica di Laura 

 

Giù le mani dal Lagorai (TN) Il Parco non serve, anzi è un'insidia
(28.09.10) Al termine di una stagione d'alpeggio difficile, a malghe ormai chiuse, si torna a parlare del futuro di queste montagne. Il Lagorai è considerato da alcuni un patrimonio originale di paesaggi culturali e di 'civiltà della malga' da altri una banale 'area selvaggia'. Laura Zanetti, battagliera presidente dell'Associazione Malghesi e Pastori del Lagorai affronta di petto la questione del Parco ripercorrendo la storia dei vari tentativi di speculazioni sventate. "Poteva avere una sua ragione 30-40 anni fa" sostiene Laura che aggiunge:   " il Progetto- Parco, ora come ora, più che una tutela, rappresenta una ulteriore insidia".


Lagorai significa malghe. No al Parco

(26.07.10)  Amamont (l'associazione transfrontaliera degli amici degli alpeggi e della montagna) è andata nel Lagorai. Nella malga più autentica della regione più autentica del Trentino. Da Oswald Tonner, malghese-simbolo dell'ecologia contadina contrapposta alle ideologie della wilderness. Un'occasione per sostenere la biodiversità dei pascoli e dei formaggi, per dire no alle 'bustine' di fermenti selezionati più o meno 'autoctoni', al degrado delle malghe storiche ridotte a pascoli di manze, ai progetti di trasformare le malghe abbandonate in 'palestre' per i giochi di sopravvivenza nella wilderness.


La Libera associazione malghesi e pastori del Lagorai raddoppia

(22.06.10) Con l'avvio dell'attività di caseificazione dell'Antica Latteria sociale di Strigno al formaggio Originale malghe del Lagorai si affianca la produzione 'invernale' dell'Originale Casólo Valsugana. Che rappresenta una opportunità di riscatto  anche per le piccole aziende di una valle 'figlia di un dio minore', penalizzata dall'inquinamento industriale e da scelte agricole sbagliate 


Originale Lagorai: autentico formaggio di malga trentino

(06.03.10)  Il 1° marzo si è tenuto a Trento un incontro-degustazione che ha avuto per protagonista il formaggio 'Originale Malghe del Lagorai': un formaggio di malga, fatto in malga. All'incontro promosso dalla Strada del vino e dei sapori del Trentino hanno partecipato alcuni esponenti della ristorazione di qualità della provincia. L'Originale Malghe del Lagorai, controcorrente rispetto alla realtà zoocasearia trentina,  sta ottenendo apprezzamenti significativi trovando i canali giusti di valorizzazione 




contatti:redazione@ruralpini.it

 

 

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