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(09.11.11) Il calendario dei Ribelli del Lagorai: la tradizione aperta al mondo 

È uscita la 9a edizione del calendario della Libera associazione malghesi e pastori del Lagorai. "Latte, caglio e fuoco" è il titolo del calendario: ma anche un grido di guerra (con armi pacifiche) leggi tutto

 

(03.10.10) Si inasprisce la polemica sul Parco del Lagorai

L'arch. Ferrari pubblica su l'Adige una sprezzante lettera di risposta a Laura Zanetti (vedi sotto la notizia del 28.09). Una lettera in cui non esita ad irridere alle posizioni 'nostalghiche' del passato in nome dello 'sviluppo' e dei posti di lavoro  creati dal Parco. Ma i Parchi non sono una novità. Potevano essere utili in una fase storica ormai . Oggi l'ambiente e l'economia locale si possono tutelare e valorizzare con altri strumenti che non i Parchi sono diventati spesso centri di potere e di spesa pubblica. Pubblichiamo un commento, la lettera di Ferrari e la replica di Laura  leggi tutto

 

(28.09.10) Giù le mani dal Lagorai (TN) Il Parco non serve, anzi è un'insidia

Al termine di una stagione d'alpeggio difficile, a malghe ormai chiuse, si torna a parlare del futuro di queste montagne. Il Lagorai è considerato da alcuni un patrimonio originale di paesaggi culturali e di 'civiltà della malga' da altri una banale 'area selvaggia'. Laura Zanetti, battagliera presidente dell'Associazione Malghesi e Pastori del Lagorai affronta di petto la questione del Parco ripercorrendo la storia dei vari tentativi di speculazioni sventate. "Poteva avere una sua ragione 30-40 anni fa" sostiene Laura che aggiunge:   " il Progetto- Parco, ora come ora, più che una tutela, rappresenta una ulteriore insidia".

leggi la lettera

 

(26.07.10)  Lagorai significa malghe. No al Parco

Amamont (l'associazione transfrontaliera degli amici degli alpeggi e della montagna) è andata nel Lagorai. Nella malga più autentica della regione più autentica del Trentino. Da Oswald Tonner, malghese-simbolo dell'ecologia contadina contrapposta alle ideologie della wilderness. Un'occasione per sostenere la biodiversità dei pascoli e dei formaggi, per dire no alle 'bustine' di fermenti selezionati più o meno 'autoctoni', al degrado delle malghe storiche ridotte a pascoli di manze, ai progetti di trasformare le malghe abbandonate in 'palestre' per i giochi di sopravvivenza nella wilderness.

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(22.06.10) La Libera associazione malghesi e pastori del Lagorai raddoppia

Con l'avvio dell'attività di caseificazione dell'Antica Latteria sociale di Strigno al formaggio Originale malghe del Lagorai si affianca la produzione 'invernale' dell'Originale Casólo Valsugana. Che rappresenta una opportunità di riscatto  anche per le piccole aziende di una valle 'figlia di un dio minore', penalizzata dall'inquinamento industriale e da scelte agricole sbagliate vai a vedere

 

(06.03.10) Originale Lagorai: autentico formaggio di malga trentino

Il 1° marzo si è tenuto a Trento un incontro-degustazione che ha avuto per protagonista il formaggio 'Originale Malghe del Lagorai': un formaggio di malga, fatto in malga. All'incontro promosso dalla Strada del vino e dei sapori del Trentino hanno partecipato alcuni esponenti della ristorazione di qualità della provincia. L'Originale Malghe del Lagorai, controcorrente rispetto alla realtà zoocasearia trentina,  sta ottenendo apprezzamenti significativi trovando i canali giusti di valorizzazione leggi tutto

 

(04.03.10) Il ritorno della lana in Valsugana nell'antica latteria di Strigno

Un ciclo di laboratori sulla lavorazione della lana nella sala didattica antica latteria sociale Tomaselli di Strigno (Tn). Dopo il ritorno degli artigiani del latte e il ritorno in attività l'antica latteria ora ospita i Venerdì della lana. Il tutto grazie alla 'Libera associazione malghesi e pastori del Lagorai' vera avanguardia di iniziative e idee ruralpine. Dal 9 aprile al 28 maggio leggi comunicato e programma

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(24.11.15) Laura Zanetti ripercorre la storia recente delle malghe del Lagorai, la catena montuosa, ricca di laghi e pascoli che divide la Valsugana dalla Val di Fiemme e si prolunga verso il Tesino. Già pubblicato su Telve notizie , dicembre 2015.

 

L'oasi dei casari

 

 

In memoria di: Francesco Franzoi, malghese di Malga Valpiana, Serafino Zanetti, storico affinatore di formaggi di malga del Lagorai, Augusto Buffa di Castell’Alto, proprietario di malga Valpiana, recuperata, per suo volere, negli anni ā€˜90.

 

di Laura Zanetti

 

 

La vicenda del latte nel Lagorai ha prodotto quella che può essere definita la Civiltà della Malga, anzi le Civiltà delle Malghe, poiché il panorama pastorizio, quassù, è stato ed è così vario in ogni sua angolatura, anche entro determinati limiti di spazio, da risultare tutt’altro che monotono. La ragione è anzitutto storica e va ricercata nella vastità di territori montani di pertinenza catastale del Comune di Télve in particolare, appartenuti ai ā€œda Telvoā€ fin dal 1160, ora in buona parte all’ultimo ramo dinastico dei Buffa di Castell’Alto, in parte di proprietà comunale e privata.

 

 

UN PO’ DI STORIA...

 

Prima del Grande Conflitto, ben 40 erano le malghe e maggiolère (malghe di bassa quota), attive in questo territorio: una solidissima economia agricolo-pastorale dentro la natura, dove l’uomo e l’animale hanno lavorato per rafforzare un ecosistema montuoso di eccezionale interesse geologico, zoologico, botanico ed antropologico. Negli anni ’60 si assiste ad una crisi generalizzata dovuta alle politiche agricole che, anziché introdurre concrete e tangibili forme di integrazione di reddito, a riconoscimento anche dell’attività di salvaguardia ambientale e del paesaggio, avevano forzato l’introduzione di strumenti e logiche operative utilizzate in pianura, dimostratesi poi una trappola per il contadino di montagna, che mai avrebbe potuto competere con i sistemi di economia agricola della pianura: aumentavano i costi, ma non il reddito. Sono gli anni in cui alcune razze di vacca autoctona (la grigio alpina, la bruno-alpina, la rendena), spiccatamente vocate all’allevamento estensivo e al pascolamento in quota per la particolare rusticità e frugalità, verranno via via sostituite con razze di grossa stazza inadatte agli alti pascoli, ad alta  produzione lattea, che riceveranno buona parte della loro dieta (mangimi, insilati e quant’altro) , utilizzando il pascolo non come principale substrato alimentare, ma come area di svago, defecazione e riposo.

 

 

L'abbandono delle economie casearie ha toccato anche il Lagorai ad eccezione di quella  che può essere definita l’ultima Oasi dei casari, situata nei territori catastali di Télve:  val Calamento, Ziolera, Cagnon, Pertega, Valpiana, Montalon. Cagnon di sotto, va ricordato, fu miracolosamente salvata negli anni ’70, grazie ad una coraggiosa azione firmataria della cittadinanza di Télve, promossa da Prospero Franzoi, contro un devastante insediamento turistico, previsto dal Piano Provinciale di Fabbrica. Nell’89 fu l’amministrazione di Tèlve e il tenace impegno del sindaco Carlo Spagolla a bloccare il metanodotto della Snamprogetti di Fano, su incarico della ditta Ghirardi di Feltre, il cui tracciato avrebbe interessato la Val Calamento, il Manghen o Zioléra per raggiungere Ora.  Il Lagorai , del resto, a partire dagli anni’60 è stato costante oggetto di mire specu-lative: come l’idea di farne un parco naturale legato al turismo, e quindi, alle speculazioni. Idea ripresa nel 2010 dall’architetto Enrico Ferrari per creare il più grande parco del Trentino e ā€œvalorizzare con nuovi flussi turistici un giacimento ambientale inutilizzatoā€.  

A queste ricorrenti ā€œparcomanìeā€ i veri conoscitori del Lagorai rispondono che se questo ā€œgiacimentoā€ non è solo ambientale ma anche culturale lo si deve alla  ā€œnon creazioneā€ del Parco e al mancato decollo turistico speculativo. E che la presenza viva di malghe e alpeggi ha creato i presupposti affinchè il Lagorai divenisse il luogo per un uso anche ricreativo davvero rivoluzionario, semplicemente fruendo dell’incontro di due diversi paesaggi: la montagna alta dei pascoli dove l’eco-turismo, lontano dai miti e dai riti del turismo di massa, esiste da sempre, e un secondo paesaggio da fruire la sera, al ritorno dall’alpeggio o nelle stagioni di mezzo, rappresentato dalle zone dei maggenghi, dalle zone del castagno, dai paesini che fanno corolla attorno al Lagorai. Ognuno con le proprie specificità culturali e tradizioni gastronomiche, in un interessante scambio di socialità rurale ed urbana, senza necessità di riarmi turistici in quota. E gli anni’80, quando  la nostra amministrazione avvia un’intelligente strategia di protezione ambientale del territorio montano,  stanno ad indicare che non sarà l’indotto turistico con nuove residenze, impianti di risalita e viabilità a valorizzare il Lagorai ma la tutela di prati stabili e pascoli, la riqualificazione di malghe e alpeggi, il loro recupero edilizio: in sintesi il  riconsolidamento dell’attività casearia. Parallelamente, e siamo nel 1982,  si sviluppa un progetto culturale e di ricerca  ā€œVal Calamento: Oasi dei Casariā€ , animato dal prof. Pietro Berni, Direttore dell’Istituto di Economia e Politica Agraria dell’Università di Verona, da Paolo Berni presidente della Cooperativa Alimentazione e Scienza di Verona, dall’architetto Giuseppe Liguori e dalla sottoscritta per la parte storico-etnografica. Un progetto, in cui tutta la popolazione viene coinvolta sulla conoscenza della storia identitaria del luogo, e che facendo proprio il messaggio di Ermanno Olmi, analizza il ā€œvalore terra di montagnaā€, attraverso tre punti di osservazione: la realtà oggettiva, la memoria complessiva del passato, la prospettiva ideale ove configurare i nuovi rapporti con la terra di montagna.

 

 

LA LIBERA ASSOCIAZIONE PASTORI E MALGHESI DEL LAGORAI E IL PRESIDIO SLOW FOOD

 

Nel 2000, a Télve, nasce la Libera Associazione Malghesi e Pastori del Lagorai, come conseguenza alla Legge UE del ’98 che se applicata alla lettera avrebbe decretato la fine di tutti quei cibi legati a piccole realtà artigianali,  frutto di  conoscenze secolari e cultura locale. La nostra associazione, sotto la guida feconda di Pietro Nervi, docente di Economia Montana presso l’Università di Trento aveva da subito rifiutato la ā€œDopā€ (Denominazione di Origine Protetta) per il proprio prodotto perché la stessa, non solo non tutela i piccoli produttori, ma penalizza fortemente la qualità alimentando la deriva verso la standardizzazione del prodotto. Consci della diversità che esiste tra prodotto tipico legato alla Dop e il nostro prodotto che privilegia in tutta la filiera di produzione la materia prima locale (rappresentata da pascoli straordinariamente ricchi di essenze spontanee, dall’acqua di sorgente del Lagorai particolarmente fredda, dal  solo latte di bovine così alimentate e da quei sistemi artigianali di caseificazione e stagionatura di malga, tramandatisi nei secoli) avevamo prodotto un disciplinare di produzione a delimitazione geografica, a difesa del capitale naturale ed umano, nel rispetto della tradizione e del territorio, fissando, ad esempio, un limite pari al 20% dell’integrazione del fabbisogno alimentare.

 

 

Nella studio del regolamento, il compianto Francesco Franzoi, malghese di Malga Valpiana, aveva tenacemente sostenuto  la necessità di conservare il  cagliaggio senza uso di fermenti industriali per conservare quella ricchezza di complessità organolettiche che fanno del nostro formaggio marchiato – Originale Malghe del Lagorai- un fiore raro nel caotico panorama delle cosidette  ā€œproduzione casearie tradizionaliā€.  Nessuna zona in Trentino come il Lagorai, conserva l’omogeneità di un sistema di malga che porta con se una storia millenaria  e che consente al turista e consumatore attento la possibilità di conoscere tutto il processo produttivo di un cibo e la sua storia. Un cammino  lungo, tutto in salita, quello dei malghesi del Lagorai, rivitalizzato da una nuova interessante generazione di giovani casari, digli e nipoti degli abili ā€œcasèriā€ valsuganotti in quanto da artigiani del latte e non da mungitori frustrati, sanno ancora  riscattarsi dal subalterno conservando la propria alteralità lavorativa  e garantendo la conservazione della biodiversità delle nostre montagne.

Un percorso che non è sfuggito a Slow Food, l’organizzazione internazionale  che  vigila su quel caleidoscopico mondo alimentare, frutto di sapienzesecolari.

Dopo un attento lavoro condotto con i malghesi da Giampaolo Gaiarin (tecnologo alimentare e delegato  dell’Organizzazione Nazionale Assaggiatori Formaggi) il Presidente della Fondazione Slow Food per la biodiversità Piero Sardo, assegna  il prestigioso Presidio Slow Food al formaggio a latte crudo d’alpeggio del Trentino a tre malghe del Lagorai aderenti alla nostra associazione, di cui due, Malga Valpiana e Malga Cagnon de Sora, situate nel territorio montano del Comune di Télve.

Il  formaggio di Agnese Iobstraibizer e Angelina Buonadio  Franzoi,  è infatti in sintonia con il motto di Slow Food : Buono Pulito Giusto. Buono perché conserva una tessitura di aromi gradevoli alla degustazione. Pulito in quanto rispettoso dell’ambiente in tutti i suoi percorsi. Giusto perché riconosce una remunerazione economica superiore, in quanto prodotto qualitativamente alto. Infatti,  spariti gli affinatori di valle che lo stagionavano nei lunghi mesi invernali nelle buie e profonde cantine di Télve e lo commerciavano nelle città di Trento e del Veneto, il formaggio d’alpeggio aveva nel tempo perso il meritevole valore aggiunto.

 

MALGA VALPIANA E MALGA CAGNON DE SORA: IL REGNO DELLE DONNE

 

 

Malga Valpiana si trova a 1850 metri di quota. Privata, di pro-prietà della famiglia Buffa di CastellAlto, è gestita da Angelina Buonadio, moglie del compianto Francesco Franzoi. Malga Valpiana si raggiunge dalla Val Calamento lungo la stada forestale o seguendo il sentiero Sat 398 fino a Malga Cere e poi lungo la forestale con indicazione Malga Valpiana. Tempo di percorrenza 1,30 ore circa. Per i residenti del Comune di Telve provvisti di permesso e la malga è raggiungibile con gli automezzi. Da malga Valpiana si possono raggiungere la Cima del Monte Setole (metri 2208) e la forcella Maddalena (per visibili tracce), con ampio sguardo sulla sottostante valle di Montalon.

 

 

Malga Cagnon de Sora si trova a 1840 metri di quota. Proprietaria della malga e del terreno circostante è Agnese Iobstraibizer (foto sopra), il cui marito comprò la malga negli anni ā€˜70. Malga Cagnon de Sora si raggiunge dalla Val Calamento lasciando l’automezzo negli spazi adiacenti a Valtrighetta e seguendo la carrozzabile che coincide, fino a Malga Cagnon di Sotto con il sentiero Sat 370. Da lì, si prosegue lungo la strada bianca, con un tempo complessivo di percorrenza di circa 1 ora e 40 mi-nuti. Per i residenti del Comune di Telve provvisti di permesso, la malga è raggiungibile con gli automezzi. Da malga Cagnon de Sora si possono raggiungere, attraverso i sentieri Sat, passo Cadin, passo Cagnon de Sora, passo Scalet e la Cima del Kraizspitz (monte Croce, mt 2490).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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