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(13.07.11) Una strage senza fine

Negli ultimi giorni 82 capi ovicaprini persi a causa di attacchi di lupi in Piemonte. I branchi sono ormai numerosi e gli attacchi di massa provocano pesanti perdite. Vi sono numerose carcasse da recuperare dal fondo di canaloni e animali dispersi feriti o agonizzanti da soccorrere. Serve l'intervento della Protezione civile e dei veterinari pubblici.  Si spera nell'intervento della Regione. leggi tutto

 

(29.05.11) L'impossibile convivenza. Capre e lupi a Bellino (Cn)

Intervista all'allevatore di capre Giacomino Gallian di Bellino (Valle Varaita, Cn).  Giacomino alleva le capre come attività integrativa ma con con grande passione. Il suo gregge è una 'collezione' di razze (non incrociate tra loro). Tutto irreparabilmente frustrato dall'arrivo del lupo per colpa del quale le capre "non sono più belle come prima". Per ora Giacomino non molla (pur avendo dovuto abbandonare i pascoli alti), ma tanti altri allevatori lo hanno già fatto. É proprio quello che vogliono gli amici del lupo: la montagna  tutta per loro e il loro gioco egoista e nichilista alla 'natura selvaggia'  vai alla videointervista

 

(10.09.10) Bellino/Blins (CN): i pochi pastori rimasti decisi a lottare

Erano in quindici i pastori dell'Associazione pastur de Blin prima  dell'arrivo del lupo. Pastori giovani, che restavano su in montagna tutto l'anno (siamo a 1.600 m). Una risorsa 'rara'. Oggi ne sono rimasti 1-2. Gli altri hanno smesso o sono passati alle vacche da carne. Qualcuno tiene ancora qualche capra o pecora. Ma c'è voglia di reagire e di farsi sentire leggi tutto

 

 

 

 

(18.07.11) Sono stato a Bellino dove 59 pecore il giorno 11 alle 20 hanno trovato la morte a seguito del panico provocato da un attacco di lupi (pare infatti improbabile che possa trattarsi di cani)

 

Bellino: il vallone della morte

testo,  foto e videoclip di Michele Corti

Nell'ambito del progetto Propast della regione Piemonte al fine di  approfondire la dinamica e le conseguenze di quanto avvenuto  al pastore Alfredo Peyrache sono salito sino al 'canalone della morte' a 2.500 m insieme al sindaco Mario Munari

 

La sera del giorno 11 luglio, alle 20, Alfredo Peyrache (foto a fianco) stava radunando il gregge per ricondurlo come ogni sera allo stazzo dove le pecore, grazie alla recinzione elettrificata,  sono relativamente al sicuro dai lupi (foto sotto). Si trovava ad oltre 2.400 m presso la Grange Colour, la più alta tra le tante edificate in mezzo al mare d'erba dei pascoli di Bellino.

 

 

Tutto sembrava tranquillo quando, improvvisamente, il pastore ode un rumore fragoroso prodotto dai campanacci delle pecore che erano restate più in alto mentre la maggior parte erano già sotto la Grangia. Corre su a vedere e lo spettacolo che si presenta è sconvolgente. Da quanto mi era stato raccontato per telefono da Cristiano Peyrache, presidente dei pastori (o ex-pastori) di Bellino nonché della locale sezione della Coldiretti (ed è stato riferito anche i giornali e i TG regione) sapevo che cinquantanove pecore erano finite in fondo ad un canalone a causa di un attacco di lupi. L'episodio è il primo del genere in Piemonte anche se è noto che gli attacchi dei predatori possono provocare dei massacri di centinaia di ovini quando, colti dal panico, essi precipitano giù per dirupi o in canaloni o si ammassano contro delle pareti rocciose o alberi.

 

Tragici precedenti

 

Nellavicina Francia si registrano diversi episodi del genere. Nel novembre del 1999, nel Parco Nazionale del Mercantour - in seguito ad un attacco di lupi -  359 pecore, su un gregge di 1.200, trovavano la morte precipitando in un burrone. Il 19 luglio 2002, sempre nel Mercantour, muoiono per lo stesso motivo 400 pecore. Nel cumulo di carcasse ne furono individuate sette recanti i segni della morsicatura. Simili stragi si sono verificate anche nel Parco regionale della Vanoise, anch'esso ai confini del Piemonte. Nell'agosto 2010 ben 600 carcasse sono state trovate ai piedi di una falesia a 2.600 m ma, in quest'area  vi erano stati dei precedenti. Nel 2007 erano morte 400 pecore a Montsapey presso Aiguebelle; sempre nell'estate del 2010 erano morte in circostanze analoghe 185 pecore a Valloire presso Saint Michel de Maurienne; 170 erano stati i capi persi a Orelle nel 1999, sempre nei pressi di Saint Michel de Maurienne. Un bilancio che si fa sempre più tragico.

 

Sui pascoli alti di Bellino: un mare d'erba

 

Per capire bene cosa sia successo a Bellino ho effettuato un sopralluogo insieme al sindaco Mario Munari. Con la pandina del comune siamo saliti sino ad oltre 2.000 m della Grange Combe. Da qui ci siamo incamminati attraverso quelli che erano prati sfalciati (dove la pendenza è ridotta) o sfruttando, quando possibile, le piazzole a suo tempo realizzate in funzione antislavine (dove la pendenza è notevole). I sentieri un tempo erano numerosi; dato che la montagna è costellata di cascine (grange o, più specificamente, arbèrc) utilizzate per conservare il fieno e portarlo poi a valle in inverno. Oggi, però, sono quasi del tutto cancellati e, specie con l'erba alta, difficili da individuare.

Arrivati in vista dello stazzo il cane maremmano ci avvista; poi senza mai abbaiare ci viene incontro e si porta silenziosamente alle nostre spalle affiancandoci. È molto docile e si lascia anche accarezzare. Fossero tutti così non vi sarebbe alcun problema per i turisti. Ma saprà anche contrastare i lupi? Arrivati dove sosta il gregge, già fuori dal recinto e pronto alla partenza Alfredo ci saluta cordialmente. Il sindaco l'aveva avvisato del nostro arrivo. È molto disponibile a raccontarmi tutto quello che ha visto, ha fatto e che sa. Si vede con il sindaco ha un buon rapporto; poi c'è il vantaggio che mi conosce già perché era presente alla riunione Propast a Frassino in comunità montana questa primavera. Ci chiede solo di attendere qualche minuto per sbrigare le ordinarie operazioni del pastore: controllare ed eventualmente medicare i capi con ferite ai piedi. Poi i cani radunano il gregge e si parte. Alfredo ci spiega che, per raggiungere rapidamente il canalone della morte, saliremo per il tracciato che le pecore di solito seguono per rientrare alla sera dai pascoli alti.

 

 

 

 

Una pastorizia ormai quasi cancellata

 

Inizia la lenta marcia di arrocco verso le grandi praterie di Bellino. Dove la pendenza lo consente oggi sono le bovine Piemontesi a sfruttare l'enorme quantità di biomassa che queste distese verdi di Bellino sono in grado di offrire. Parecchi pastori, volenti o nolenti, da quando da una decina di anni è apparso il lupo e si è poi creato un branco stabile, hanno dovuto rinunciare agli ovicaprini. Qualcuno ha ancora un po' di pecore e di capre oltre alle Piemontesi ma sono tenute nei pascoli di casa ben recintate. Qualcuno come Giacomino Gallian non ha rinunciato alle capre ma, in primavera e in autunno, le tiene in collina sopra Saluzzo e in estate sui pascoli di casa ( vai alla videointervista). Da cinque-sei mila che erano le pecore di Bellino si sono ridotte a 1.500. La maggior parte sono quelle del gregge di Alfredo Peyrache (circa settecento prima della strage). Poi ci sono quelle di Cristiano, di Giacomino (che ha anche pecore oltre a capre) e qualche altro piccolo nucleo. Poca cosa rispetto al passato.

 

 

"Il mio lavoro è triplicato"

 

Il sindaco (foto sopra mentre conversa con Alfredo) mi racconta che Bellino non concede i pascoli comunali a chi non è residente e non abbia animali. La grande 'capienza' dei pascoli del comune, però, consentirebbe - se non ci fossero i lupi - di prendere 'a guardia' numerosi capi. Una perdita non da poco per l'economia locale mentre la montagna non viene mangiata e le superfici già a prato o a pascolo vanno incontro ad una progressiva involuzione floristica. Alfredo si è adattato di buon grado ai nuovi disagi imposti dalla presenza del lupo. Non si lamenta e non recrimina, tanto che gli altri pastori lo rimproverano per essere troppo 'arrendevole'.  Però dice con grande semplicità e senza polemica  : "Il mio lavoro è triplicato".  

 

 

Profondi valloni

 

I pascoli di Bellino sono immensi, presentano pendenza uniforme, non vi sono rocce affioranti, non si vede una pietra per ettari. Ma hanno un inconveniente: la parte alta del versante, riservata alle pecore, è incisa da profondi valloni. Il gregge, nella sua marcia verso l'alto, ne deve superare diversi. Non si può fare a meno di constatare come il passaggio quotidiano del gregge determini un evidente fenomeno di sentieramento. Un altro tra gli 'effetti collaterali' della forzata convivenza con il lupo che andrebbe messo in conto.

 

 

 

Arrivati in quota, un po' sotto della Grange Colour, il gregge può finalmente iniziare a pascolare. Noi saliamo ancora accompagnati da alcuni dei cani (stranamente anche dal Maremmano che si supporrebbe non dover abbandonare il gregge).

 

 

Il racconto della tragedia

 

Giunti alle baite semi-diroccate Alfredo inizia a narrare nei dettagli cosa è successo la sera di qualche giorno prima (il racconto dalla viva voce può essere ascoltato avviando il videoclip in fondo alla pagina). La maggior parte del gregge stava pascolando sotto la Grange, ma vi erano ancora 100-150 pecore rimaste più in alto. Improvvisamente il pastore sente un rumore fragoroso di campanacci, intuisce che è successo qualcosa di grave e sale di corsa a vedere.

 

 

Per raggiungere il 'canalone della morte' ci portiamo più in alto di nemmeno cento metri di quota.  Alfredo e il sindaco salgono di buona lena ma devono aspettarmi. La nebbia è fitta ('stretta') e il Maremmano che viene a vedere se arrivo (è il solo cane a farlo) mi da una certa sicurezza. Mi pare di essere una sua 'pecora'.

 

 

Il canale della morte

 

Come si vede dalla foto sopra (con il pastore ad indicare il punto preciso dove si sono ammucchiate le pecore) il 'canale della morte' non è quella trappola mortale che si poteva immaginare. La scarpata è erbosa e si vede benissimo che il punto dove sono morte le pecore rappresenta un passaggio (come testimoniano le tracce in 'uscita'). Cosa è successo? Le prime pecore che si sono date alla fuga non hanno potuto risalire sulla sponda opposta perché sono cadute; un po' - si presume- per la velocità alla quale scendevano un po' perché incalzate dalla massa che premeva da tergo. Così, sulle prime cadute, si sono ammucchiate le altre. Che il panico sia stato legato ad un attacco di predatori è indubbio considerato che una pecora recava sul collo i tipici segni del morso alla gola (le incisioni dei canini). Come nel caso delle sette pecore su quattrocento morte nel Mercantour nel 2002 i predatori non hanno potuto acciuffare le loro vittime che sono precipitate a valle insieme alle compagne. Ma perché il predatore è andato 'in bianco' e le perdite sono state così ingenti? Si può pensare che ci sia un ruolo della nebbia?

 

 

La nebbia qui è una costante. Il giorno 16, quando siamo saliti sul luogo del fattaccio, la nebbia andava e veniva ("come l'altro giorno" precisa il pastore). Si aggiunga che alle 20 (per quanto 19 solari) c'è meno visibilità che a mezzogiorno. Forse che il lupi si sono avvicinati grazie alla nebbia ma sono stati scorti 'troppo presto' a causa di una schiarita? Non lo sappiamo. In ogni caso il pastore non ha potuto fare nulla per evitare la tragedia. Grazie a lui, però, quindici pecore si sono salvate, estratte dal mucchio che ancora respiravano. Se non fosse accorso subito sul posto le perdite sarebbero state 74.

 

 

"Ho visto 2-3 animali dileguarsi oltre il crinale"

 

Quanto ai colpevoli Alfredo racconta di aver scorto 2-3 sagome di animali che scomparivano dietro il soprastante crinale (foto sotto). La nebbia e la distanza non gli consentono di asserire con certezza che fossero lupi.

 

 

Quello che il pastore sa e ci tiene a raccontare è che due anni fa al Colle [del Bondormier che si trova a trecento metri in linea d'aria] lui aveva visto con chiarezza 2-3 lupi nel gregge ed era riuscito a farli scappare. Il numero è sempre lo stesso. In ogni caso  Alfredo i lupi li conosce ormai abbastanza avendo avuto perdite nel 2000 e nel 2003.

 

 

Difficile che si tratti di cani

 

Negli ultimi non ci sono più state perdite (a parte il tentativo di attacco di due anni fa). In base alle sue dolorose esperienze (in passato c'erano state anche perdite per colpa di cani) il pastore è convinto che difficilmente si può imputare l'ultima strage ai cani. "Il cane è meno intelligente, si fa vedere".  Pastore e sindaco concordano sul fatto che alle otto di sera è ben difficile che possano essere stati cani di turisti (che molto difficilmente poi mordono alla gola, non avendo 'la scuola' del lupo). Il pastore aggiunge anche che da parecchi anni non si vedono cani 'sbandati'. Era successo trent'anni fa quando alcuni cani 'mollati' da pastori irresponsabili avevano fatto branco e causato gravi danni. Ora, come precisa il sindaco, ci può essere al massimo un cane 'birichino' in comune. Che qualche capriolo lo prende ma che, conosciuto com'è, non sarebbe sopravvissuto se ne avesse combinate di grosse ai pastori. Alfredo, in ogni caso, conferma di aver visto 2-3 animali.

 

           

 

pagine visitate dal 21.11.08

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