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La strage è divenuta insopportabile (CN e TO)

di Michele Corti

Nel giro di pochi giorni in Piemonte 82 ovicaprini persi per attacchi di lupi. Gli allevatori sono esasperati anche perchè c'è il problema del recupero e dello smaltimento delle carcasse per il quale non esistono procedure con il rischio che a farsene carico siano gli allevatori e i comuni

 

Le notizie degli attacchi dei lupi si sono succedute negli ultimi giorni come in un bollettino di guerra . La scorsa settimana i lupi hanno colpito in Valle Stura (4 pecore uccise) e in Val Pellice (morti 3 capi). Nella notte tra sabato e domenica, inoltre, un branco di sei lupi distintamente contati dall'allevatore ha attaccato un gregge di 44 di capre in alpeggio in Valle Po, nel comune di Oncino, provocando la perdita di ben 16 capi. Ben 59 pecore sono poi morte in seguito ad un attacco di tre lupi sui pascoli alti di S. Anna di Bellino. In questo caso è stato il terrore che ha ucciso le pecore ammassatesi in un avallamento e morte per soffocamento.

 

L'attacco in Valle Po

 

I caprini erano custoditi nei pressi dei fabbricati d'alpeggio, addossati al muro di una stalla e a trenta metri dalla baita utilizzata dai pastori. Gli animali non erano rinchiusi perché nel recinto si era creato un eccesso di ristagno idrico e si era deciso di rifarlo. Vale solo la pena osservare che in queste condizioni gli animali possono contrarre gravi malattie ai piedi (zoppie) per infezioni da clostridi anaerobici; inoltre, in queste condizioni di scarsa igiene  possono trasmettersi con più facilità forme di parassitosi esterne ed interne. Ma che importa agli amici del lupo del benessere e della salute di animali umili come le capre? Nulla. A loro importa che la loro nobile fiera nella quale si proiettano (saranno dei frustrati si può ben immaginare) possa soddisfare il suo forte appetito a spese di poveri animali e dei pastori.

La prima sera in cui le capre non sono state blindate il branco ha attaccato, segno che era lì, pronto ad insidiare le capre. Si può vivere così?  Solo tre capre sono state ritrovate sbranate, le altre sono disperse, morte o ferite. Il ritrovamento dei capi o dei loro miseri resti rappresenta un compito improbo.

 

Guidati dalla puzza (di morte)

 

L'allevatore Piervalter Osella mi ha riferito sconsolato: "riusciremo a trovare quello che rimane solo tra qualche giorno guidati dalla puzza". Intanto gli animali agonizzano, magari bloccati con gli arti fratturati o i tendini recisi, magari paralizzati per fratture alle vertebre o per dissanguamento o semplicemente per disidratazione. Di queste sofferenze agli animal-ambientalisti nulla importa, quello che loro importa è il trionfo dell'ideologia della wilderness. Tanto meglio se si affretta  la cancellazione della 'fastidiosa' pastorizia che disturba la natura incontaminata. Da questo punto di vista  si deve constatare che i verdi stanno cogliendo grandi risultati. In seguito alla perdita delle sedici capre Osella ha dovuto riconsegnare le sopravvissute ai proprietari dai quali le aveva prese 'in guardia'."Quello che mi ha fatto male sono state le liti tra amici". I proprietari delle capre "alcuni avevano belle camosciate prese in Valle d'Aosta" se la prendono con Osella anche perché in piena estate non sanno più a chi darle e non è gente attrezzata per tenere le capre a casa in estate e provvedere loro l'alimentazione. Così qualcuno dovrà svenderle. Gli effetti di un attacco come questo sono a cascata e gravissimi. "Io le stavo mungendo, produco formaggi tipici mescolando il latte di alcune mie mucche valdostane con quello delle capre prese a guardia". Ora mi viene a mancare un reddito. I proprietari non mi daranno i 17 € per la 'guardia' e perdo parte della produzione casearia, non solo come quantità ma anche come qualità perché i formaggi misti hanno buon mercato. Non è finita. In zona c'è un gregge (pastore Agù Walter) con 340 pecore, 82 sono di Osella. Stanno pensando a portarle in giù a metà luglio per paura di vederle falcidiate dal branco di lupi. C'è da dire che Piervalter Osella è deciso a mettere in conto tutti i danni subiti diretti e indiretti.

 

Tiziano Aiassa ha fotografato il lupo che gli ha predato una vitella a Limone Piemonte. Eccolo nei pressi della parte alta dell'alpeggio dove i fabbricati sono nello stato che si può constatare impedendo l'uso come ricovero per i pastori e quindi una sorveglianza efficace della mandria bovina Piemontese (i recinti non bastano perché i lupi fanno spaventare i capi che abbattono la recinzione)

 

 

Bellino ancora colpita

 

Un altro inquietante episodio, l’ultimo in termini di tempo, risale alla notte tra lunedì 11 e martedì 12 luglio: teatro della mattanza è stato il comune di Sant’Anna di Bellino; in totale sono morte 59 pecore. A farne le spese il gregge ovino del Sig. Peyrache Alfredo, residente a Bellino in B.ta Celle n. 7, che subiva in sua diretta presenza, un pesante attacco di lupi (tre) che facendo fuggire terrorizzate le pecore le inducevano ad ammassarsi in un avvallamento dove trovavano la morte. Un episodio allucinante perché il pastore ha assistito impotente a tutta la dinamica. Si aggiunga che la veterinaria del Parco delle Alpi Marittime, incaricata dell'accertamento delle perdite,  ha cercato di minimizzare la cosa mettendo in forse l'attacco dei lupi. Per aiutare Alfredo Peyrache il presidente dell'associazione pastori di Bellino (nonché della locale sezione Coldiretti) e il sindaco Mario Munari hanno scritto immediatamente a tutti gli enti e istituzioni (Regione, Provincia, Prefetto, Protezione civile, ASL, Corpo Forestale dello Stato, Vigili del Fuoco) sollecitando l'intervento della Protezione civile per il recupero e lo smaltimento delle carcasse anche in considerazione delle difficoltà connesse con la conformazione del terreno. Essi hanno affermato il principio che il recupero e lo smaltimento delle carcasse non deve assolutamente gravare sui bilanci aziendali né sui bilanci comunali ribadendo che: "la convivenza con la specie lupo è diventata insostenibile. La parte di società che ritiene il lupo specie animale da proteggere deve, a questo punto, farsi pieno carico delle conseguenze che ne derivano".

 

Subito un protocollo e, se necessario, delle convenzioni

 

Il Parco delle Alpi Marittime  ha abilmente avocato a sé la gestione amministrativa  - per tutta la regione Piemonte - delle azioni legate all'accertamento dei danni del lupo ma anche alla prevenzione e alla mitigazione degli impatti. Esso ha sinora operato con la finalità partigiana di minimizzare le conseguenze dei danni del lupo e di 'tenere buoni' i pastori e allevatori. Non è stato però capace di affrontare la questioni derivanti dalla necessità di far fronte alla conseguenze di attacchi di massa con numerose carcasse disperse e/o di difficile recupero per motivi di conformazione del terreno.

Ricordiamo che la vitella di quattro mesi di Tiziano Aiassa fatta finire in un dirupo dai lupi il 24 giugno in alpeggio a Limone Piemonte è stata lì - dove scorreva anche l'acqua - per oltre quattro giorni a decomporsi prima di essere recuperata.

Il Parco che si è preso tutto il potere in materia lupina (al di là di ogni buon senso e di ogni decenza in tema di conflitto di interessi) non ha neppure predisposto un servizio veterinario per la cura degli animali feriti e la sopressione eutanasica di quelli non recuperabili  in grado di intervenire anche in condizioni critiche, con numerosi capi coinvolti.

Se, come giustamente dicono il sindaco di Bellino e Cristiano Peyrache, la società vuole i lupi essa deve pagare per tutti i danni che essi provocano ed è giusto e doveroso che intervengano la Protezione civile e i veterinari pubblici delle ASL (ben 600 in Regione Piemonte e notoriamente ben pagati). Stiano tranquilli che il conto sarà salato e che in tempi di tagli anche qualche animal-ambientalista da salotto comincerà a riflettere.

Gli allevatori, in ogni caso,  non devono spendere un euro per cure e medicinali; di più:  il tempo da essi eventualmente prestato per individuare, soccorrere , curare animali feriti deve essere retribuito, fatto salvo il principio che l'allevatore può coadiuvare gli interventi e che non deve compito suo svolgere queste attività ma di organi pubblici. Organi che si fanno carico delle responsabilità che la società si assume stabilendo una libertà assoluta di predazione per il lupo. In attesa che le regole d'ingaggio del carnivoro cambino e che sia consentito al pastore difendersi efficacemente,  non solo con i cani e i recinti, ma anche con le carabine.

 

           

 

pagine visitate dal 21.11.08

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