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Inforegioni/La pista dei lupi

 

 

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(10.03.11  Da due anni a questa parte a Prazzo, in Valle Maira, in inverno si assiste ad una strage continua di ungulati fin a ridosso delle case. La gente continua a sentire ululati e la pista da fondo è a volte insanguinata per episodi di predazione

 

I lupi corrono sulla pista di fondo insanguinata

E la gente ha paura (succede a Prazzo, Cn)

 

di Michele Corti

 

In occasione dell' incontro con gli allevatori della Valle Maira svoltosi il 9 marzo a San Damiano Macra ho effettuato una puntata in alta valle, a Prazzo, per raccogliere testimonianze su una situazione di vero e proprio allarme sociale che si sta creando per la presenza sempre più preoccupante dei lupi

 

Qualche esponente del partito del lupo risponderà che facciamo 'allarmismo'. Lascio ai lettori giudicare, ascoltando le testimonianze degli abitanti di Prazzo riportate sotto, se sono io allarmista o se sono i lupologi/lupofili a sottovalutare la condizione di inquietudine vissuta da questa comunità di montagna da due anni a questa parte.

 

 

La strategia del partito del lupo sta diventando chiara, non solo ai rappresentanti del partito della pastorizia e della montagna, ma anche a molti allevatori, sindaci, semplici abitanti della montagna che si sentono limitati nella loro libertà di movimento. Quando in una valle i lupologi hanno già accertato la presenza del lupo, per facilitarne l'insediamento ed evitare il 'rigetto', dicono che è 'da verificare' e attribuiscono le prime predazioni a 'cani fuori controllo'. Poi, quando la presenza è certa, cercano di minimizzarne le conseguenze: "favoriscono la selezione della fauna", "attaccano solo animali domestici non sufficientemente sorvegliati" (di fatto se subisce danni la colpa è del pastore).

 

 

Evitano poi accuratamente di far sapere che l'antropofagia non è un comportamento eccezionale nel lupo, che in passato i pastorelli erano non di rado vittime del lupo e che anche oggi nel mondo si registano vittime umane del lupo, anche se non affetto da rabbia.

Vanno persino nelle scuole a fare il lavaggio del cervello ai ragazzini, riscrivendo le favole espressione della saggezza popolare, presentando il lupo come una presenza utile, necessaria, affascinante.

 

 

Lo stesso Luigi Boitani, lupologo maximo, ha avuto modo di osservare che, in assenza di persecuzione (schioppettate), il lupo diventa sempre meno timoroso nel confronti dell'uomo e che quest'ultimo, se ritenuto inoffensivo, alla fine diventa una possibile preda.

In ogni caso le testimonianze da me raccolte a Prazzo indicano:

·         che in alcune situazioni la pressione del lupo sulle popolazioni di ungulati selvatici può divenire localmente molto forte e va ben oltre quel 'prelievo selettivo' di cui parlano i lupofili;

·         che i lupi non temono di avvicinarsi alle case e che quindi le tracce olfattive lasciate dall'uomo non sono (più) un deterrente;

·         che i lupi non si allontanano quando sorpresi durante i loro banchetti: inutile gridare e battere le mani;

·         che in località come Prazzo il comportamento delle non numerose famiglie con bambini ancora presenti è già cambiato: i bambini non vanno più soli a sciare sulla pista da fondo anche perché i lupi hanno imparato che è un'ottima pista anche per loro, per facilitare le loro cacce e le loro fughe, i ragazzi non vanno più da soli ad accompagnare o ritirare gli animali al pascolo anche nelle immediate vicinanze degli abitati;

·         che ascoltare di frequente gli ululati dei branchi dei lupi è tutt'altro che affascinante ed anzi è motivo di inquietudine.

Potete verificare ascoltando la voce di quattro abitanti di Prazzo che ho intervistato grazie alla preziosa collaborazione di Mariano Allocco, uno dei pochi che, da tempo, ha compreso le gravi conseguenze della reintroduzione dei grandi carnivori sulla vivibilità, già precaria, delle Terre alte. E la natura squisitamente politico-sociale e di potere di un'operazione contrabbandata come "ripristino di equilibri naturali". Equilibri in cui l'uomo montanaro, essendo un disturbo, non deve avere più posto e quindio tanto meglio se lupi (altrove gi orsi)  facilitano la pulizia etnica della montagna.

 

Presso questo tornante sulla strada che collega Prazzo inferiore con la fraz. S. Michele sono stato accompagnato a vedere cosa restava di un capriolo: pochi peli a ridosso del muraglione di contenimento a monte del tornante, talmente pochi che nella foto scattata (che quindi ho rinunciato ad inserire) non si vedono neppure.

 

Parlano gli abitanti di Prazzo

 

 

                   

 

pagine visitate dal 21.11.08

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