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(12.11.10) Il 3 dicembre a Usseaux (Val Chisone, TO) si è svoltio un animato incontro sul tema della presenza del lupo e del suo impatto sulla pastorizia

 

Si discute di lupi in Val Chisone

 

Il 'fronte del lupo' e quello 'della pecora' sono ancora lontani però la collaborazione sembra possibile, almeno sul piano pratico dello scambio di informazioni. Un 'dialogo' vero e proprio sarà invece attuabile a condizione che la protezione delle greggi sia anche competenza di chi opera dalla parte dei pastori, che la 'gestione' del lupo tenga conto di tutti gli impatti sul pastoralismo e che, da parte dei lupologi, si modifichino gli atteggiamenti autoreferenziali

 

testo e foto di Marzia Verona

Il 3 dicembre 2010, presso il Municipio di Usseaux (Val Chisone, TO), si è tenuto un incontro indetto dal Comune al fine di informare la popolazione sul Progetto Lupo portato avanti dalla Regione Piemonte. Non è stata casuale la sede della riunione, dato che durante la stagione di alpeggio 2010 su questo territorio sono avvenuti numerosi attacchi a carico di ovicaprini e bovini (vitelli) di proprietà di allevatori locali. Da sottolineare inoltre come alcune delle aziende agricole monticanti sui pascoli di Usseaux hanno anche la sede invernale sul territorio comunale.

I pascoli di Pian dell’Alpe

 

All’incontro era presente un buon numero di persone, tra cui, per la Regione Piemonte, Vittorio Bosser Peverelli, Elisa Avanzinelli ed il veterinario Umberto Vesco (tra i responsabili del progetto). Inoltre hanno partecipato Varetto dell'APA di Torino, Rolle in rappresentanza di Coldiretti, il Sindaco Rostagno e gli Assessori del Comune di Usseaux Sgarbanti, Blanc e Cappelletti. Tutti gli allevatori interessati hanno preso parte alla riunione: i fratelli Mario ed Ettore Canton, il signor Challier, il signor Gaido, la signora Blanc, la signora Bergero ed il pastore Benedetto, che trascorre parte della stagione d’alpe nei territori comunali, nell’ambito di un progetto per il recupero di aree marginali incolte.

Sono poi intervenuti Marzia Verona, per presentare il nuovo progetto regionale denominato PROPAST, Mauro Deidier, Presidente del Parco Orsiera Rocciavrè ed il veterinario ASL Mauro Bruno. 

 

Situazioni critiche

 

Nella prima parte dell'incontro è stato presentato il progetto lupo, con alcuni aggiornamenti sui dati delle predazioni 2010 (ancora incompleti) ed un censimento che è stato fatto presso i pastori durante alcune riunioni appositamente indette, per verificare la soddisfazione nei confronti dell’assistenza fornita attraverso il Progetto, per indagare sulle necessità dei pastori, ecc... Non tutti i pastori sono però stati intervistati. Si è fatto riferimento in modo specifico alla provincia di Torino e Cuneo, dove la presenza del lupo è attestata da anni e dove si è verificata la maggior parte delle predazioni, pur sottolineando che attualmente le aree a maggiore rischio sono quelle dove non sono ancora avvenuti attacchi, ma che rappresentano una potenziale area di espansione del predatore (Valli di Lanzo, Canavese, Biellese, Val Sesia, Ossola).

I due nuclei problematici della stagione 2010 sono stati la Val d’Angrogna (TO) e, appunto, Usseaux. E’ stato detto che, nel complesso, le predazioni sono però diminuite come numero e come entità dei capi uccisi.

 

Gregge in Val d’Angrogna, Alpe Sparvira

 

Aiuti pastore e cani

 

Si è parlato anche della figura dell'aiuto pastore, presa in considerazione dalla Regione come possibile forma di prevenzione dagli attacchi/aiuto al conduttore del gregge, ed è stato detto che un aiuto pastore formato in Francia è stato 'assegnato' ad un pastore di Frabosa (CN). Per ammissione dei tecnici, non ci sono però fondi a sufficienza per stipendiare tale personale. Da parte degli operatori era stato manifestato un certo interesse per questi soggetti, ma con riserve relative alla provenienza (problemi linguistici) ed all’effettiva preparazione in campo.

Un altro argomento molto dibattuto è stato quello dei cani da guardiania: dal prossimo anno, dovrebbero essere dati in affido ai pastori che ne fanno richiesta nuovi cani da guardiania. Verona ha fatto notare come la maggior parte dei pastori nel frattempo si sia attrezzata autonomamente, impiegando anche cani non perfettamente addestrati, con notevoli problemi di aggressività. Inoltre è venuta recentemente a conoscenza del fatto che un pastore si sia procurato un cane del Caucaso a difesa del proprio gregge nel periodo estivo. Il dott. Bruno è intervenuto affermando che non esistono cani aggressivi e pericolosi a priori, ma quello che si voleva ribadire era il grande timore dei pastori nei confronti del lupo, che fa sì che vengano ricercati cani già adulti di cui si conosce l’aggressività, ben sapendo che ciò comporterà successivi problemi con gli altri fruitori della montagna.

I tecnici del progetto lupo hanno ribadito che intendono studiare soluzioni adeguate caso per caso ed è stata ventilata anche l’ipotesi di un team “mobile” di pronto intervento con i canida guardiania, da far intervenire in zone di elevata problematicità

 

Dalla parte dei pastori

 

Quando ho preso la parola ho esposto il progetto PROPAST, che sta formalizzandosi proprio in questi giorni sulla base della collaborazione dell'Università di Torino con la Regione Piemonte. E’ stato sottolineato l'aspetto innovativo pro-pastore/pastorizia, la spiccata concretezza delle azioni previste, che prevedono innanzitutto un censimento di cosa è cambiato nel panorama pastorale dalla ricomparsa del lupo in poi (quanti pastori hanno cessato l'attività, quanti l’hanno riconvertita, numero di animali monticati, dimensioni delle greggi, ecc…). Inoltre sono stati messi in luce i problemi di gestione dei pascoli, con diversa movimentazione delle greggi e collocazione delle aree di riposo. Questo tema ha riscosso l'apprezzamento di Varetto e Rolle, che l'hanno poi ripreso nei loro commenti, sottolineando come la gestione pastorale “imposta” dalla presenza del lupo sia incompatibile con le nuove misure relative ai piani pastorali aziendali.

Ho poi proposto una collaborazione con il team del Progetto Lupo, per mettere a confronto i risultati e studiare insieme le soluzioni caso per caso, mettendo a frutto le conoscenze e competenze reciproche sui diversi ambiti, dal momento che ci si occuperà del medesimo problema, ma sotto punti di osservazione differenti, con l’obiettivo finale di dare il maggior aiuto possibile ai pastori. In questo Avanzinelli e Vesco hanno dimostrato una buona disponibilità per unire le forze.

Il successivo intervento di Mauro Deidier è stato platealmente applaudito dagli allevatori, dal momento che è stato espresso un totale ed incondizionato appoggio ai pastori, veri manutentori e presidio del territorio. Secondo Deidier bisognerebbe stipendiare i pastori per il lavoro svolto. Inoltre Deidier ha lodato il nuovo progetto PROPAST, dal momento che fino a questo momento sono state spese grosse cifre di denaro pubblico per lo studio e la tutela del lupo, ma mai si era preso in considerazione il pastore come specie a rischio e meritevole di attenzione.

 

La parola ai pastori

 

Gli allevatori hanno manifestato la loro preoccupazione in modo molto colorito, descrivendo realisticamente ciò che hanno vissuto nella passata stagione, con attacchi ripetuti, ronde notturne, attacchi a cui hanno assistito, avvenuti sotto ai loro occhi. Canton Ettore, premiato nel corso della fiera estiva di Balboutet (frazione di Usseaux) per il miglior formaggio caprino ha denunciato la morte di tutte le sue capre ad opera del lupo.

 

Ettore Canton alla fiera di Balboutet con la propria mandria

Benedetto Fulvio, che possiede un grosso gregge di ovicaprini (circa 1700 capi), ha avuto un numero ridotto di perdite (2 pecore) in tutta l’estate, ma la gestione di chi ha solo ovicaprini è differente rispetto a chi invece possiede sia bovini, sia capre/pecore. Inoltre, Benedetto è stato presente costantemente con gli animali, possiede 5 cani da guardiania, è affiancato da un operaio, effettua la custodia notturna con recinzioni elettrificate. Tutti questi accorgimenti messi insieme si dimostrano pertanto efficaci, ma comportano un grosso sacrificio in termini di lavoro ed impegno aggiuntivo per il pastore, specialmente in condizioni atmosferiche avverse o in porzioni di territorio d’alpeggio particolarmente disagiate.

 

Il gregge di Benedetto Fulvio in arrivo a Pian dell’Alpe

 

Pochi fondi per proteggere le greggi (ma sempre tanti per il lupo)

 

Il team del Progetto Lupo a questo punto ha ribadito lo scopo anche a tutela dei pastori (e non solo del lupo), ma gli allevatori hanno protestato, dal momento che spesso si sono sentiti abbandonati in balia del predatore. E’ stato contestato il sistema dei rimborsi e le cifre che vengono attribuite, ma soprattutto l’impossibilità di “convivere” con il lupo, perché inevitabilmente gli allevatori locali dovranno rinunciare a parte della loro azienda, non potendo gestire contemporaneamente bovini ed ovicaprini senza che questo risulti essere antieconomico. Il dibattito a questo punto aveva preso toni più accesi, così si è arrivati a non negare la possibilità di chiedere la deroga alla protezione assoluta del lupo, ma è però stato fatto notare come ciò comporti una lunga trafila di monitoraggio al fine di stabilire se l’abbattimento di un lupo in una determinata area non comprometta l’equilibrio dell’intera popolazione lupina.

In definitiva, la riunioneha rappresentato un interessante momento di confronto e dibattito. E’ stato fatto notare sopra ad ogni cosa, innanzitutto dal Sindaco e dagli Assessori di Usseaux, il ruolo fondamentale della pastorizia per la gestione e la tutela territorio, sia di quella stanziale (allevatori che risiedono tutto l'anno ad Usseaux, pascolando e sfalciando le superfici), sia monticante nel periodo estivo.

La Regione, per bocca di Bosser Peverelli, dal canto suo lamenta una scarsità di fondi per mettere in pratica misure di protezione dal lupo più efficaci in risposta alle esigenze di tutti gli allevatori (anche se Deidier ha più volte messo in luce quanti soldi vengano spesi per studiare il lupo).

 


Intervista al pastore colpito dalle predazioni in Val d’Agrogna

Fin qui vi ho riportato la cronaca dell’incontro tenutosi ad Usseaux. Per scrupolo personale, ho voluto incontrare l’allevatore più volte evocato durante la serata, cioè Claudio, un pastore che sale nel Vallone di Angrogna, vallata laterale della Val Pellice dove quest’estate si è registrato un altissimo numero di attacchi.

Vista sull’alta valle di Angrogna

Ho una buona conoscenza del territorio in oggetto e l’alpeggio utilizzato da questo pastore non è quello che può essere definito una “bella montagna” (dove per montagna si intende comunemente il territorio di pascolo): viabilità solo nel fondovalle, con una strada sterrata che raggiunge le baite a quota inferiore (uniche abitazioni dotate di un minimo di “confort”), sentieri stretti e sassosi, dove non si riesce nemmeno a salire con un asino o un mulo, rilevanti porzioni cespugliate ad ontano nella quota intermedia, versanti ripidi, sassosi, scoscesi, presenza quasi costante della nebbia.

Gregge in una normale giornata di pascolo in Val d’Angrogna

Infine, baite in condizioni precarie (per non dire fatiscenti) nei tramuti a quota maggiore, dove comunque il pastore trascorre diverse settimane, con un lungo tragitto da percorrere a piedi per scendere nel fondovalle e recarsi poi a fare acquisti di genere alimentari diversi chilometri più a valle.

Le baite dell’Infernet, raggiungibili soltanto con un lungo cammino)

 

I capi denunciati e trovati morti sono stati 20, ma non è sicuro che siano effettivamente tutti quelli uccisi, perché potrebbero mancarne altri (il gregge in alpe è composto da animali di proprietà più un certo numero di animali in affido).

Inoltre, la nostra chiacchierata mi ha portata a conoscenza del fatto che, oltre alle predazioni sul suo gregge e sulle altre tre greggi confinanti con il suo alpeggio (Val Germanasca e Val d’Angrogna), sarebbero stati predati oltre 40 capi ad un pastore che è rimasto in montagna fino al tardo autunno. Quest’ultimo non avrebbe denunciato gli attacchi, che pertanto non risultano nelle statistiche ufficiali. Questo è un fenomeno purtroppo ancora diffuso, che fa sì che i dati sulle predazioni non possano essere considerati completamente veritieri.

 

Una delle greggi colpite dagli attacchi nell’estate 2010

 

Il pastore mi ha più volte detto di essere arrivato al punto di voler lasciare perdere. “Se avessi avuto solo le bestie mie, a fine luglio scendevo, venivo giù. Viene il momento che non ne puoi più. Sei là da solo, alla sera a volte rientravo alla baita a mezzanotte, all’una di notte, per riuscire a riportarle tutte al recinto… E poi ti senti ancora dire che sei tu che non lavori bene, che lasci le bestie in giro? Questa è una montagna dove non è facile lavorare, le bestie non possono pascolare tutte insieme, devi lasciare che si dividano, che vadano pian piano a trovarsi il posto dove pascolare. Poi viene la nebbia e non le vedi più. Quanti maremmani dovresti avere, per sorvegliarle tutte?

Non è facile fare un recinto, lassù. “Devi anche fare in modo da non posizionarlo sotto delle rocce dalle quali i lupi potrebbero entrare saltando dal di sopra, ad altri pastori è già successo. Sono montagne ripide, piene di sassi. Le reti te le devi portare a spalle. A forza di chiedere, adesso me ne hanno date sei, ma sono più pesanti di quelle che usavo io. Anche la batteria, mi hanno dato quella con il pannello solare, ma è difficile da spostare, su di là porti tutto a spalle.

 

I versanti pascolati dal gregge, visibile in basso a sinistra

Non so quale possa essere il piano studiato su misura per questo alpeggio. Un aiuto pastore? “Ma deve essere valido… Perché già così rientro a mezzanotte e non vorrei poi dover andare a cercare anche lui!”. La preoccupazione è reale, perché su certi alpeggi le condizioni di vita sono davvero dure. Nel tramuto a quota maggiore l’abitazione del pastore consiste in una vecchia baita molto precaria, priva di luce, acqua corrente e qualunque altro servizio. “Sarei a posto a tenere un aiutante lì? Io mi adatto, ma…”.

Escrementi di lupo a monte dell’Alpe Sparvira

Sono tanti gli aspetti di cui tenere conto, se si vuole aiutare realmente un pastore, specialmente in queste difficili realtà “marginali”, che non possono essere utilizzate con nient’altro se non con un gregge. Il rischio reale è che queste montagne vengano abbandonate. Il pastore afferma che porterà alla fine il contratto di affitto, restano ancora tre o quattro anni, intanto vedrà cosa succede nelle prossime stagioni. Si continua, perché c’è una grande passione, ma possiamo facilmente immaginare cosa possa voler dire essere lassù, da soli, quando cala la notte, c’è la nebbia, piove e sai che il lupo è in agguato neanche tanto lontano. Claudio l’ha visto, più volte, in attesa del momento buono per colpire. E di momenti purtroppo, nell’estate 2010, ce ne sono stati tanti.

Sui pascoli della Val d’Angrogna si veda anche qui.

 


 

                   

 

pagine visitate dal 21.11.08

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