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Inforegioni/ Taricco frena sui lupi

  

 

 

 

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 Mimmo Taricco

 

Interventi su targatocn.it quotidiano online della provincia di Cuneo

 

Mino Taricco  Assessore all’Agricoltura, tutela della fauna e della flora Regione Piemonte 'Per i lupi azione più importante è la prevenzione'

 

Pietro Francesco Toselli, Consigliere Regionale PDL 'Abbattere i lupi se necessario'

 

Marco Bravi Responsabile Provinciale CUNEO ENPA - Ente Nazionale Protezione Animali 'C'è chi cerca di prendere voti con i lupi!'

 

Mariano Allocco, portavoce del Laboratorio Politico Paratge , ex.presidente CM Valle Maira 'Nec lupus in villis, nec malus ullus erat'

 

William Casoni  Consigliere e Capogruppo Pdl in Consiglio Regionale Piemonte , vice coordinatore provinciale di Cuneo del Pdl

'Cattiva politica della Regione su pastorizia'

 


 

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La Regione Piemonte ha presentato la richiesta al Ministero dell'ambiente per procedere ad abbatimenti selettivi ma poi l'ass. Mimmo Taricco ad un convegno a dicembre dice: 'sono personalmente favorevole alla caccia al lupo' e poi ancora: 'in teoria si può sparare al lupo, ma in pratica no'. Ora entra nel dibattito sempre più caldo e torna a insistere sulla prevenzione e sulla impossibilità di intervenire per via della 'protezione assoluta di cui gode il lupo'.

Dibattito politico, ma anche culturale e antropologico. Perché è antropologico il fossato tra coloro che sostengono l'ecologia umana, una montagna con l'uomo e dell'uomo e coloro che sostengono la 'pulizia etnica', il grande parco della wilderness e del lupo che dovrebbe sostituirsi alle Alpi dell'uomo. Come abbiamo detto tante volte dietro la 'natura' si celano costruzioni e conflitti sociali e, soprattutto, rapporti di potere. Il lupo e la selva che avanza non sono fenomeni 'naturali' ma sociali considerato che fanno parte di una storia di migliaia di anni di antropizzazione e che, anche quest'ultimo capitolo, è il frutto di scelte, di modelli di sviluppo, di gerarchie di valori. Il lupo è solo il grimaldello di un nuovo e definitivo colonialismo sulla montagna. Una montagna che con la scusa del lupo e con l'aiuto dei 'verdi' (!?) si vuole desertificare per mettere le mani sull'acqua, sul vento (pensiamo alle maxi-pale) su ogni risorsa sfruttabile.

In questo senso ci piace riportare, perché rimanda alla vera dimensione storica, culturale e sociale, del problema un estratto dell'intervento (su targatocn.it) di Mariano Allocco:

Alla sera sento l’ululare del branco al limitare del bosco e non posso non pensare che sia l’uno che l’altro stiano per presentare il conto a una popolazione che da sempre è stata loro ostile, che credeva di aver imposto il suo dominio su di loro, ma invece probabilmente sta per essere spazzata via dalla storia. All’inizio del ‘900 furono abbattuti gli ultimi lupi e l’estensione del bosco aveva raggiunto i minimi storici, in un secolo le posizioni si sono invertite e ora i lupi e la selva stanno tornando da vincitori. Il ritorno del lupo e l’avanzare della selva nei coltivi ci vede inermi, senza possibilità di difesa, senza alcuna possibilità di poter far valere le nostre ragioni e senza interlocutori disposti a ascoltarci.  La presenza umana sui monti viene considerata residuale. Sia la presenza di una fauna aliena che l’avanzare del bosco nei coltivi impongono una riflessione seria e che tenga in giusta considerazione le ragioni e gli interessi dei pochi che la montagna continuano a vivere. Finora gli interventi legislativi sia della Regione che delle Provincie hanno considerato come centrale l’ambiente, da tempo vado proponendo di spostare l’attenzione sull’uomo che vive la montagna. 

Qui a fianco trovate il link a questo e algli altri interventi che hanno animato il dibattito su targatocn.it, il quotidiano online della provincia di Cuneo; trovate anche l'ampio resoconto che Marzia Verona ha fatto su suo blog del convegno sul lupo di Brossasco del 19 dicembre scorso. Nel dibattito siamo entrati anche noi 'pecorologi' perché è ora di finirla che in materia di lupo abbiano voce in capitolo solo i 'lupologi' gli 'esperti faunisti', i 'naturalisti' (tutti schierati con il WWF alla faccia della favola della 'neutralità della scienza'). Sotto il nostro intervento (che trovate sempre su targatocn.it).

Egr. Direttore,

Ho preso atto con piacere di un vivace dibattito sul vostro giornale sul tema lupo, con prese di posizione politiche (cui non è certo estraneo l'approssimarsi della scadenza elettorale), e vi intervengo volentieri. Innanzitutto ritengo che sia un bene che il lupo sia tema politico ed elettorale. Giova solo al WWF lasciare che della faccenda si occupino gli 'esperti' (di parte). Ma il lupo non è solo 'affare loro' ma affare di chi vive in montagna e della montagna e di tutti coloro che credono che le Alpi non debbano essere consegnate all'utopia regressiva della wilderness.  Detto questo sono rimasto negativamente colpito dalla 'frenata' dell'assessore Taricco rispetto al problema degli abbattimenti selettivi chesti a gran voce non solo dai pastori ma anche dagli amministratori locali.

La Regione si trincera dietro i 'regolamenti comunitari', la 'protezione assoluta di cui gode il lupo' e ritorna sulla manfrina della 'prevenzione'. L'assessore Taricco dovrebbe mostrare più onestà e coraggio politico  e dire che non se la sente di affrontare la burocrazia del ministero romano dell'ambiente, l'intrico delle normative e... di rischiare di perdere voti animalisti alle prossime elezioni. Va detto che anche il centro-destra in Piemonte e altrove alterna atteggiamenti pro montanari e pro pastori ad ambigue 'lisciate di pelo' all'ambientalismo urbano. Diverso il caso di Cuneo dove anche gli amministratori provinciali hanno assunto spesso posizioni chiare sul problema.

Ma veniamo al nocciolo del problema. Taricco sostiene che vi è una 'protezione assoluta' del lupo. Ma allora come mai in Svizzera paese civile, con capitale quella Berna dove è stata firmata la Convenzione che lo protegge, applica una 'strategia lupo' che prevede che alla trentesima pecora sbranata il lupo sia abbattuto? Pam! Ma quali densità particolari, monitoraggi, consulenze per centinaia di migliaia di €. Quanche anno fa la 'soglia' era di 50 pecore ed è stata abbassata. In Svizzera i pastori sono considerati e rispettati, mica come in Italia.  E la Svezia? E' un paese cui non è certo lecito impartire lezioni di ambientalismo, ma in materia di lupo cosa fa? Intanto da anni sulle montagne tra Svezia e Norvegia i lupi si abbattono regolarmente (e non uno o due ..). Ora il Parlamento di quel paese ha deciso di aprire (ovviamente in modo molto mirato) la caccia al carnivoro, constato che la sua presenza si sta facendo più invadente anche in aree sub-urbane. La convenzione di Berna vale anche per essa o no? Se vi fosse quella 'protezione assoluta' messa avanti da Taricco potrebbero gli svedesi, come hanno già fatto, decidere quanti capi abbattere nei prossimi anni (si parla di oltre 200)?

E' bene quindi che sulla 'protezione assoluta' si faccia chiarezza. Un conto è la Convenzione un conto le 'Strategie di gestione' a livello europeo e nazionele. E'  evidente che le strategie nazionali non sono uguali.  Il fatto è che alcuni paesi si  solo lasciati  condizionare maggiormente dalle linee guida stese dagli organismi  permanenti della Convenzione e dai gruppi di lavoro manovrati dal WWF attraverso proprie Ong costituite da accademici, 'esperti'  e... rappresentanti del WWF stesso. Gli stati e le regioni meno 'attente'  finiscono per scambiare per  'leggi ferree' linee guida di carattere tecnico che in origine sono solo frutto di indicazioni di 'esperti' (di parte). Esse sono state poi legittimate a posteriori da organismi  politici disattenti o ignavi, a loro volta condizionati dalle teste di ponte ambientaliste nelle burocrazie ministeriali e regionali. Passando dalle linee guida internazionali a quelle nazionali e, infine, alla loro applicazione regionale i meccanismi di garanzia del lupo si sono fatti più rigidi e vischiosi. Questa è la complessa realtà del problema. E' colpa della politica se la protezione dei grandi carnivori, si è rafforzata anche di fronte all'evidenza della crescita delle popolazioni  e del loro impatto sociale. In ogni caso essa, se vuole, può sempre recuperare sovranità . Basta nascondersi dietro un dito.

Un cordiale saluto
Prof. Michele Corti

 

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