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ARGOMENTI GENERALI

 

 

UN RAGAZZO CON LA PASSIONE PER LE CAPRE (così, con l'aiuto di  appassionati si salvano le razze in via di estinzione)   (10.11.09)

Salve mi chiamo Andrea Angelini...sono di Talamona e ho 21anni... Vi ho inviato le foto delle mie capre vai a vedere ho iniziato tre anni fa ad allevare capre orobiche...le mie sono quelle  all'aperto mentre le marine nella stalla sono di Galletti Massimo un  pensionato di Morbegno sono le capre più belle e ben custodite che io abbia mai visto... io cerco di fare il possibile per le mie capre ma galletti è inarrivabile riesce a tenerle pulite in una maniera incredibile, splendono dal bianco candido che sono poi sono sempre piene e grasse....forse anche troppo grasse perchè delle volte hanno problemi nel parto ....però per un appassionato di capre Orobiche quella stalla è il massimo ....ho letto il suo libro sul Bitto lo trovato davvero interessante .....speriamo che i produttori veri del Bitto storico riescano ad avere la meglio e  a far valere le loro ragioni...l'allevamento è la mia passione starei ttt il giorno nella stalla con le bestie ..peccato che per il momento lo devo solo fare come hobby le invio ancora una mia foto con le mie capre- P.S. domenica a Casargo c'è la mostra regionale della capra orobica...probabilmente lo saprà già. angelinindrea@gmail.com

 

UN RAGAZZO CHE SI RICANDIDA PER L'ALPEGGIO   (14.11.09)

Gentili Amamont, mi Chiamo Molteni Matteo e vi scrivo per confermare la mia candidatura per il lavoro in alpeggio per il 2010.

Vi allego il vostro questionario con le mie informazioni aggiornate a quest'anno. Colgo l'occasione per ringraziarvi in quanto per merito del vostro sito nel 2009 ho avuto una positiva esperienza in alpeggio con un'azienda agricola della Val d'Intelvi. Grazie e cordiali saluti.   Matteo Molteni molteoluca@alice.it

 

UN RAGAZZO CHE RINGRAZIA PER L'ESPERIENZA IN ALPEGGIO   (10.11.09)

Mi chiamo Marco Tacconi e ho lavorato per tutto il periodo estivo da Matteo Chindemi, il proprietario di un' azienda agricola di montagna ad un'ora di cammino sopra l'abitato di Cannobbio (VB). Esperienza unica e sicuramente di grande interesse tanto che, essendo studente dell'università di agraria a Edolo, mi ha dato lo spunto per un'idea di tesi, pur avendo appena cominciato il secondo anno.

Ottimo anche il sito e l'organizzazione anche se, parlando con il mio nuovo amico e datore di lavoro estivo, è trasparito che molte persone sono convinte di andare a fare una scampagnata. Sto lavorando ad una presentazione scritta e sintetica della mia esperienza.Se siete interessati potrei in futuro inviarvela. Grazie e a risentirci. supertacco@gmail.com

 

UN RAGAZZO CHE HA SCRITTO UNA BELLA PAGINA SULLA SUA ESPERIENZA IN ALPEGGIO   (10.10.09)

Andrea ci ha scritto per dire che: "Sono partito per i monti i primi di luglio per pulire la malga, dieci giorni dopo sono arrivate le nostre undici mucche da latte, una manza asciutta e tre vitelli, l'alpeggio con il loro arrivo è cambiato profondamente. Ero in Rogneda, sopra Boirolo, i nostri animali sono arrivati in camion e noi siamo scesi a prenderli in paese e lentamente abbiamo risalito la montagna, l'acqua scendeva copiosa quel giorno era il 17 di luglio, le mucche nonostante il tragitto fosse insidioso parevano gioire di tanta pioggia, mentre noi ci riempivamo sin le tasche d'acqua. Il recinto era pronto, tutto ora stava per avere inizio, è la seconda volta che salgo in alpeggio, la prima volta ero in val Belviso, ma questa volta sembrava tutto differente. La pioggia non accennava a diminuire fino a sera non avremmo munto la giornata trascorreva nello scoppiettio del fuoco nel camino, al momento prestabilito, armati di sgabello, brentelli e secchi ci siamo diretti al pascolo, il latte scendeva caldo fumoso e nel secchio schiumava. Tornati alla malga con il latte era il momento di fare il formaggio, attimo speciale. “sentes giu fio e varda !” questo mi ha detto il pastore e ad ogni passaggio un piccolo cenno sul suo operato, sorrisi, niente più, circa due ore dopo ecco emergere dal focolare il formaggio, “stu chi l'è strachin, perchè i vachi i era strachi del viac” sorride Amos. Dopo aver depositato il formaggio nella fasela, mi si avvicina sorridendo, mano sulla spalla e “ades i è cazzi to” lo guardo stupito da domani starà a me fare il formaggio, “ma io..... non so, e se sbaglio?” “tral giu en la val, quan te encenit la val te sere bun de fal”. Dopo una cena di risate tutti a letto.
È mattino, Germano l'altro sapiente, “
inco l'è grisa” dice svegliandomi, mi alzo guardo fuori, c'è la neve, mi sembra ancora di sognare i due ridono divertiti del mio guardare perplesso, non si munge mi dicono, le mucche hanno bisogno del loro latte per stare calde, vedremo stasera.
È da questo gesto che inizio a capire qualcosa di particolare, è dagli sguardi che le mucche lanciano all'Amos quando mungiamo che sento qualcosa di diverso.
Amos scende il terzo giorno tornerò dice ridendo ora tocca a me, con me rimane Germano, sorrisi pieni di tranquillità, ce la caviamo non ti preoccupare. Così inizia la mia avventura, momenti fantastici, momenti silenziosi eppur pieni di parole, le mucche, i torrenti, mungere, spanare, quagiare, tutto manuale, tutto più lungo, tutto in piccolo, tutto a misura di uomo, tutto a misura d'apprendimento.
Amos ritorna dopo alcune settimane, entra in cantina esce sorridendo aggiunge nuovo sapere al mio caseificare e si siede a tavola a mangiare, “
mi dici qualcosa in più?” “a che serve poi non ti ricordi tutto, poco per volta si sa, tanto provando s'impara” e azzanna, letteralmente un cosciotto di prosciutto. Ora è Germano a scendere, si rompe la macchina per portare il latte, salgo e risalgo quotidianamente i monti con il latte sulle spalle, questo fare, assolutamente spontaneo, rende felice il pastore che sorride, curiamo le mucche che pascolano, il fine settimana le recintiamo, è festa anche per noi mi dicono, tutto scorre.
La malga è diventato anche un ritrovo per svariati amici, arriviamo ad essere perfino in 15 a notte, nel fine settimana, tutti si danno da fare, si fa il pane, si colgono erbe da cucinare, si va al lago lassù più in alto a fare il bagno, è domenica.
Ogni giorno piccoli segreti da imparare, il pascolo grasso, e quello magro, cotture, consistenze, “l
e mie mucche non sanno cos'è il mangime, i mie formaggi son senza i fermenti, e il mio burro è giallo”, ama ripetermele queste cose è orgoglioso del suo fare, ama le sue “bestie”; dimenticavo ora mi tocca anche fare il burro, che sapore diverso.
Con gioia guardo il tutto che m'attornia nulla può turbare tanta magia, tanta semplicità, tanto sapere, eppure come a fermare tutto per un attimo, ecco arrivare la morte, Germano, il signore dei pascoli si addormenta è domenica 17 agosto, il giorno dopo lo ritroverò nel letto assopito per sempre, amava i monti, “
se devo morire vorrei che fosse sulle montagne” erano 45 anni che viveva con gli animali sui monti, l'hanno ascoltato, ciao Germano e grazie per la tua semplicità. Una settimana dopo scendo dall'alpeggio, mi volto e rivolto mentre abbandono i monti, ci torno, ci torno mi ripeto."  etrabubu@hotmail.com

 

ORTI: CASA BIANCA, VATICANO E... VALSERIANA  (09.04.09)

Dal Papa agli Obama orti di frutta e verdura all'insegna del vivere sano

Svolta alimentare alla Casa Bianca: mentre il presidente Usa rinnova la Food and Drug Administration, la first lady coltiva broccoli e zucchine accanto al Rose garden per promuovere la tendenza del mangiare locale.

E' appena uscita dall'ufficio mio presso la Comunita' Montana l'ennesima persona stanca del lavoro routinale e  con tutte le problematiche annesse e connesse al lavoro di serie in fabbrica, con conseguenze serie sulla salute fisica e mentale come tante altre persone che in questi mesi mi han contattato o telefonato per chiedermi un aiuto a trovare una alternativa alla mobilita', alla cassa integrazione ma che fosse " la campagna", un lavoro a misura d'uomo con ritmi diversi, ove non ci si senta solo dei numeri".
Come sempre la mia premessa e' che, al di la del terreno sempre meno disponibile (cemento ed asfalto chi li ferma? la bre.be.mi tutti sanno che ora e' inutile ,la a4 da quando ha la quarta corsia  e con l'aggiunta della crisi e' praticamente deserta , per modo di dire; ma nessuno ha il coraggio di fermare i cantieri che partiranno a luglio  p.v. "posti di lavoro" temporaneo sottraendo quanti ettari di terreno alle prossime generazioni? e poi i centri commerciali che vi seguiranno di cui si e' gia' ampiamente parlato con viva preoccupazione da parte di confesercenti bergamo - il mio ex presidente Giorgio Ambrosioni - per la emorragia inarrestabile di presenza e socialita' grazie ai negozi di vicinato dei nostri paesi).
Dunque ho indirizzato questa persona (vorrebbe dedicare intanto il sabato e la domenica - la moglie sigh lavora la domenica in un centro commerciale -  in quanto, se perde il lavoro chi mantiene i figli?) presso la solita conoscenza, una azienda agricola ove ho tenuto in questi anni gli interventi didattici con le scuole "dal latte al formaggio":

- ove sto realizzando una area complementare di vecchie varieta' di mele antiche,

- ove resiste un vigneto di antico stampo nel quale gli studenti scoprono che il "vino si puo' fare anche od ancora con l'uva....."

- ove da tantissimi anni coltivo l'orto che solo ora, "grazie" alla crisi tutti vorrebbero saper coltivare,riscoprire, mangiare 12 mesi l'anno verdura pronta, fresca, sana  (si, sottolineo tutto l'anno) che solo ora, in questi giorni, la maggior parte delle persone semina per raccogliere, se tutto va bene, solo i mesi piu' belli dell'anno.

Quando a 19 anni, il primo anno di Comunita' Montana decisi di chiedere ad un contadino un pezzo di terreno per fare un orto che producesse tutto l'anno, i coetanei (ma anche molti adulti benpensanti) mi diedero del matto "pensa a divertirti, invece di sgobbare e produrre per regalare un sacco di roba agli altri, ma chi te lo fa fare".

Passano gli anni, i coetanei (chi ingrassa a vista d'occhio, dopo il lavoro non sa che fare, televisione e cene come passatempo, chi diventa cultore della palestra, spendendo soldi in attrezzi e varie, arrivano le piste ciclabili della valle seriana e giu' tutti come pecore per smaltire calorie e stress) li vedi in giro, molti, senza orientamento.
ma le mie verdure intanto vanno a ruba, chi le assaggia mi ricorda spesso "quando ne hai ancora ricordati di me e via dicendo".

Arrivano le figlie, quando han l'uso della ragione vogliono sentirsi raccontare spesso la storia "il topo di campagna ed il topo di citta'", la consiglio veramente a tutti, farebbe riflettere grandi e piccini.

Passano gli anni, gli scandali alimentari si susseguono (cibi scaduti, cibi pattumiera, maiali alla diossina, latte alla melamina, fragole coltivate vicino a roghi di tonnellate di pattumiera che ammorbano aria e terra di diossine, il latte di bufala contaminato da non so che cosa, solo per citarne alcuni), i soldi calano nel portafoglio, lo stress e le corse della gente aumentano, sembrano tante vespe che si agitano in un bicchiere , morsicandosi l'un l'altra senza trovare la via d'uscita.

A 51 anni, alzarmi alle 6 di mattina per riuscire a conciliare le esigenze degli orti (che son intanto diventati 2, poi c'e' il frutteto e tutto cio' che gli viene dietro, compresa, in autunno,  la raccolta delle castagne e di parecchie mele abbandonate che cadono per terra e vi restano a marcire se non passo io).

Si puo' immaginare che non sia facile  riuscire ad essere puntuali sul luogo di lavoro, ma come dice il mio amico contadino "barcollo ma non mollo"; il contatto quotidiano con la terra ti gratifica di qualunque fatica, il cuculo che canta alle 6.30 e' ben diverso dalla assordante musica rock o afro (si scrive cosi'?) che i giovani pendolari della val Seriana ascoltano mentre se ne vanno mesti, in colonna, al lavoro.

Sapori, profumi,sensazioni perdute di un tempo che non tornera' piu'? solo per nostalgici? solo gente, come me fuori di testa?

A me non pare, con quel che ci sta accedendo intorno, con quel che leggiamo, sentiamo, vediamo negli occhi della gente!

Sta a noi rivisitare cio' che di non sostenibile, ostinatamente, continuiamo a fare , sordi e ciechi a:

Da aperta che era un tempo, l'umanità si è sempre più richiusa in sè stessa. Tale antropocentrismo non riesce più a vedere, al di fuori dell'uomo, altro che oggetti.La natura nel suo complesso ne risulta sminuita. Un tempo, in lei tutto era segno,la natura stessa aveva un significato che ognuno, nel suo intimo percepiva.  Avendolo perso, l'uomo oggi la distrugge, e con ciò si condanna.”   Claude Lévi-Strauss

 

E' la mia filosofia di vita! Dunque cari signori, qualcuno di voi (Anna Carissoni) mi ha chiamato per fare una intervista con tv locali, sull'onda emotiva, magari, dell'articolo sull'orto in Vaticano o alla Casa Bianca; ora magari non e' gia' piu' roba da trattare, gia' vecchia.

Qualcuno altro mi chiede ostinatamente di poter andare ancora a fare (lo sapete bene come siamo messi male alla comunità montana, si parla di vendere il patrimonio per riuscire a pagare gli stipendi) interventi che parlino di queste faccende nelle scuole ma io direi che e' arrivato il momento di coinvolgere le famiglie, le persone, i grupppi di acquisto solidale (alcuni g.a.s. mi han gia' contattato per questi argomenti), tutti quelli, insomma, che sentono, percepiscono che bisogna fare qualcosa di piu' per riappropiarci dell'ambiente e della vita a misura d'uomo che ci siam fatti "rubare".

L'occasione della serata del 7 maggio p.v. presso la Comunita' Montana per parlare del cinipide del castagno, della lotta con l'antagonista ma che vedra' anche altri interventi molto importanti (istituto agrario con il premio a livello nazionale ottenuto da un gruppo di banche sulla filiera del castagno), sara' una occasione importante per riaffermare il valore incommensurabile delle produzioni locali a cominciare dalle castagne, il cereale che cresce sull'albero.

Si parlera' anche del  primo vivaio di vecchie varieta' di melo che due "tosti ragazzi" si son dati da fare per avviare.

E tante altre argomentazioni che, spero, con questa email di "provocare" per definire, per tempo, il prgramma della serata.

Vi aspetto anche per ulteriori scambi di materiale e considerazioni o quant'altro.  Giancarlo Moioli gianc13@inwind.it

 

... NON VOGLIO PIU' ESSERE IL "MILANESE" (16.03.09) Io sono Dario darionava@virgilio.it e vivo a Milano. Ho 30 anni e ho fatto l'educatore per diversi anni. Ho da sempre subito un grande fascino per la montagna gli animali e il lavoro duro all'aria aperta. Da sempre trascorro le mie  vacanze sulle dolomiti agordine e ogni anno è sempre più difficile  tornare a Milano e adesso e soprattutto dopo l'estate scorsa non riesco  più a sostenere i ritmi imposti qui da noi. La montagna e tutto quello  che è capace di darmi mi ha aiutato in tanti momenti anche molto  difficili...è difficile da spiegare ma io so quello che intendo dire.
Vi prego so dell'iniziativa che avete lanciato e mi ha aiutato per  crederci... vorrei tanto poter lavorare per la stagione in alpeggio, vorrei trovarmi la a lavorare e respirare veramente lavita,la fatica e  la passione di quella vita...insomma non voglio più essere il milanese turista ma immergermi totamente in quella realtà che tanto mi chiama...da qui è difficile capire come concretizzare questo
desiderio..vi lascio il mio numero:3494732246

 

Caro Dario Capisco molto bene cosa intendi quando vuoi vivere la montagna smettendo i panni del "milanese". Il progetto che abbiamo messo insieme serve anche a soddisfare questa esigenza che sta diventando di tanti. Michele

 

POLENTA, PATATE, TRADIZIONE E CREATIVITA'  (11.03.09)  In questi giorni, amici, mi capita di avere mal di denti. Succede, direte voi: e avete ragione. Succede. E non è del tutto negativo perché aiuta a riscoprire certi cibi della tradizione di montagna... quelli piuttosto morbidi, diciamo, come ad esempio le patate e la polenta. Che a loro volta, per quanto sono buoni, stimolano la riflessione.
Mi è venuto in mente di proporre un nuovo argomento proprio pensando al mais, ingrediente importante per la polenta, e alle patate. L'argomento riguarda il senso di ciò che noi chiamiamo TRADIZIONE.
Oggigiorno nessuno dubita del fatto che le patate e la polenta hanno un posto privilegiato tra le tradizioni della Valtellina. Ma, a ben vedere, mais e patate vengono dall'America e sono dunque giunti qui da noi non prima della fine del 1400! Le patate, inoltre, erano snobbate in quanto la pianta è tossica e si pensava che lo fossero anche i tuberi. Solo alla fine del 1700, quando in Irlanda ci fu una grande carestia e la gente disperata cominciò ad addentare le patate, esse furono introdotte come alimento anche in Italia (a quanto pare a cura, fra gli altri, di Alessandro Volta!).
 
Può sembrarci strano, ma c'è stato un momento in cui in Valtellina le patate NON facevano parte della tradizione, semplicemente perché i nostri antenati non le avevano ancora scoperte!
Che cosa può voler dire tutto ciò? Può voler dire, forse, che la tradizione non è qualcosa di definitivo ma un processo continuo di adeguamento del nostro stile di vita alle risorse naturali disponibili e alle nuove scoperte.
 
Oggi pensiamo alla tradizione come a qualcosa di fisso e già stabilito, che dobbiamo salvaguardare come un museo. Ma la vicenda del mais e soprattutto delle patate mi fa pensare piuttosto che la tradizione sia sì come un museo, o meglio un ecomuseo, ma in costruzione, e che la nostra creatività possa aggiungergli nuove stanze ogni giorno! Certo si parla di creatività ecosostenibile: come è sempre stata in passato, quando non si introduceva nella vita delle persone il gasolio e la plastica, ma il mais e le patate.
Che ne pensate? Paolo e Carlotta Valcepina
valcepina.ferrari@gmail.com

 

LA QUARESIMA, LA PRIMAVERA COME MOMENTO DI CRISI DELLA SOCIETA' RURALE, LA NECESSITA' DI UNO STILE DI VITA SOBRIO  (06.03.09) La quaresima è sicuramente un momento di meditazione per chi è cristiano. Ma a mio parere anche per chi non lo è.  Per iniziare la mia riflessione di quaresima insieme a voi, amici dell'ecomuseo, vi propongo di tuffarci tutti insieme in una realtà che ha molto a che fare con un ecomuseo: la vita quotidiana di una comunità rurale di 100 anni fa. Facciamo finta di essere contadini e boscaioli del 1909, di Gerola come di Cosio o di Talamona, o come anche della Brianza o altri posti in Lombardia, in quel particolare momento dell'anno che coincide con la quaresima cristiana. Dunque, l'inverno è agli sgoccioli. Ha fatto molto freddo, la legna stagionata è quasi finita: quest'anno ne è andata tanta e si cerca in tutti i modi di risparmiarla per gli ultimi freddi della stagione; nell'orto ovviamente non c'è niente, o per i più fortunati quasi niente; i cereali come il grano, laddove è possibile piantarli, sono ben lontani dall'essere maturi e la scorta di pannocchie si assottiglia; patate non ce ne sono quasi più e quelle che ci sono bisogna tenerle da parte, serviranno da seme per il prossimo raccolto; latte non se ne vede e le bestie da carne devono ancora nascere; di vino quest'anno ce n'era talmente poco... e per di più è andato tutto nei bagordi di carnevale.
Insomma, è proprio un magro periodo! Non c'è spazio per lo spreco: essere parsimoniosi e sobri diventa veramente una necessità vitale.
Possiamo ben immaginare che in un momento dell'anno come la quaresima i nostri antenati si fermassero un po' a riflettere: sulla brevità della vita, sullo stretto rapporto tra l'essere umano e la natura (a volte benevola, a volte no), sulla necessità di non sfruttare le risorse naturali che oggi ci sono, domani non ci sono più.
Questo, amici, è un messaggio forte anche per noi che andiamo a comprare tutto l'anno nei negozi le cose di cui abbiamo bisogno. E' un invito a riscoprire, ciascuno individualmente e tutti insieme come ecomuseo, uno stile di vita più sobrio e autentico, più legato alla natura ed ai suoi cicli, meno rapace nei confronti dei doni che da essa abbiamo ricevuto.
 
Oggi per noi l'astinenza quaresimale è diventata quasi un'occasione utile per smaltire i chili di troppo e per prepararsi a entrare nel costume da bagno la prossima estate... Invece può essere un momento prezioso per riscoprire la sobrietà e l'arte di accontentarsi di poco.
 
Poco, sì: ma buono!
  Poco ma realizzato o raccolto con amore e con rispetto. Poco ma significativo. 
Poco ma, a ben vedere, più che sufficiente per appagare quei ricconi grassi e insoddisfatti che siamo diventati noi al giorno d'oggi (...e speriamo che l'ecomuseo ci possa essere d'aiuto anche per cambiare idea!) Aspetto i vostri commenti e i vostri spunti di riflessione. Carlotta
valcepina.ferrari@gmail.com

 

A PROPOSITO DI PATRIMONIO ARCHITETTONICO RURALE (28.02.09) Parlavo l'altro giorno con un signore di Valle, frazione di Morbegno, una delle poche persone rimaste in questo paese che vantava 400 anime 70 anni fà e ora  5-6 persone fisse.Si parlava di vecchi sentieri e mulattiere costruite magari più di 50 anni fà(minimo, anche molto di più) e ora abbandonate a  se stesse.
Questo signore ora pensionato ma da sempre amante della montagna mi ha spiegato come facevano una volta a fare i muri a secco(senza cemento), ovvero, mi ha detto che bisogna che le fondamenta siano sotto 70-80 cm dal livello del terreno(dove c'è roccia o terreno comunque sufficientemente solido), che prima di fare un muro bisogna calcolare la giusta pendenza, rientrando 15 cm ogni metro(più ci si alza e più c'è rientranza), del fatto che la materia prima per costruire era offerta direttamente sul posto(unicamente sassi).
Facendo una camminata su una mulattiera che divide due proprietà, costeggiata da un muro di contenimento sopra e uno sotto, mi ha fatto notare che:per il muro sottostante il sentiero(quello che lo "regge")la manutenzione è offerta dal comune, invece per il muro che poggia sul sentiero la mautenzione spetta al proprietario (di sopra) a sue spese.
Le pongo una domanda, secondo lei io sarei disposto a finnanziare un lavoro del quale gode la collettività o a perdere giornate a restaurare un muro dimenticato dal mondo?Altra cosa, è abbastanza chiaro poi che se un sasso dovesse malcapitatamente cadere da quel muro "di proprieta", i danni sono a mio carico.
Che tristezza poi vedere baite o rifugi ancora in buono stato(tutti rigorosamente a secco) abbandonati a sè stessi, non sarebbe ora di finnanziare per cose giuste?Dico io vanno solo ristrutturate, non è costruire da zero, ne potrebbero venire fuori stalle, baite abitate da chi svolge un'attività nella montagna, rifugi.
Parlando poi ancora con Roberto, mi ha raccontato di come una volta dei muratori mandati dal comune, hanno ristrutturato un muro alto un paio di metri.Mi ha detto che, pur rispettando la pendenza,hanno fatto le fondamenta senza scavare abbastanza(30 cm, dove la terra è ancora bella friabile),ma incompenso utilizzando il cemento armato.In questo modo il risultato finale è parso eccellente ai supervisionatori ma non certo a Roberto che gli ha detto "Se quel muro regge 2 anni è tanto". Beh fatto sta, che il muro poco dopo ha iniziato a "spanciare"(senza buone fondamenta) e i sassi ce li siamo ritrovati in strada mezzo chilometro sotto, se questo è mantenere la montagna......
Calcolare poi che per portare su il cemento c'era due operai fissi avanti e indietro con le motocariole e altri 2-3 che lavoravano, quando Roberto mi ha detto che allo stesso prezzo avrebbe fatto da solo un lavoro migliore(in quanto il materiale era già sul posto senza bisogno di motocariole).
Peccato pero' vedere come gente saggia, non colta, ma saggia che ha costruito saggiamente tante cose e che ha saputo apprezzare ciò che la natura offriva,anche in terreni così aspri ma allo stesso tempo generosi, peccato che questa "razza" debba scomparire per sempre; ci perdiamo tutti e non solo cose materiali, ma un modo di vivere libero, intelligente e sano.
 Paolo Falubba su_lin_86@hotmail.it

 

BITTO VERO  (23.02.09)Caro sig Michele Corti ho vissuto troppi anni nella valle del Bitto di Gerola per non sentire l'esigenza di difendere un pezzo di cultura che conosco profondamente: dal Faustin al Mosè al Giuseppe di Trunellina fin al Varun (quando la caricavano, che mi appartiene) e che non vorrei vedere confusa con basse esigenze speculative e commerciali e che non cesserò di fare conoscere con stima  Antonello Chiodo

 

LAVORO IN MONTAGNA (20.02.09) Buongiorno, ho da poco scoperto questo fantastico sito e devo dire che è da un po di  tempo che cercavo un punto di riferimento per avere informazioni a riguardo di questa splendida attività. Sono un ragazzo di 28 anni appassionato di montagna e volevo conoscere meglio questo mondo che per ora ho solo potuto immaginare e vedere ma molto da lontano dalle passeggiate in montagnae visitando siti web. Ho visto che organizzate degli incontri per questa stagione e vorrei sapere se ancora possibile partecipare, in modo da fare un po di luce su questo mondo e vedere se realmente offre delle opportunità continuative. Mi sono appena candidato sul sito di blogspot, dove ho anche dato la mia disponibilità per un periodo di prova di 2- 3 settimane, max 1 mese per provare sul campo a svolgere tutte le attività che competono e immergemi a 360 gradi in questa realtà. Ringrazio Anticipatamente Stefano Viccardi

 

PRO PECORE SOTTO ACCUSA (17.02.09) Caro Michele Corti,ho letto molto attentamente l'articolo di ieri-pecore sotto accusa:sporcano la pista ciclabile e divorano le piantine-e sinceramente ne son rimasta molto perplessa,forse perchè mio padre ha sempre fatto il mandriano portando le mucche al pascolo,forse perchè quando,anche da bambina,vedevo e vedo un gregge,mi ha sempre dato e mi dà tanta allegria,o forse perchè,ritrovarmi in alta montagna con un gregge è sempre stato un mio sogno che non ho mai potuto realizzare.Fin da bambina mi si diceva,quando passava un gregge,di salutarlo perchè portava fortuna.Ma che fare davanti a questo ora?mettere forse le ali a pecore,mucche e capre?Grazie Giusy

 

PETIZIONE PRO BITTO STORICO(24.01.09) Buongiorno sono un albergatore di Cosio Valtelllino , ho letto la petizione per il vero bitto e mi sorgono numerosissime domande,  Ne riassumo qualcuna  Il buon Ciapparelli ha sempre detto che per il vero bitto si riesce a spuntare i doppio del prezzo del bitto normale", che la produzione non è abbastanza e che hanno un ottimo riscontro. Penso che siamo l'unico paese nell'UNIVERSO , sto aspettando che qualche marziano me lo possa confermare , dove  ; i padroni, i proprietari i vecchi produttori, i creatori , i  casari della valle che dà il nome ad un prodotto , gli agricoli che hanno le vacche sulla terra da dove un prodotto è nato insomma chi ha il nome BITTO esce da un consorzio , bravi scemi ! Ho detto ESCE e mi permetto quindi di dire che le firme vanno bene ma non bisognerebbe scrivere in modo che la gente si fa unidea ma non conoscendo tutte le varie fasi oppure dando una chiave di lettura , mi permetto dire distorta , si vedono propinare un testo che così letto è solo da condividere .Una ultima considerazione , è mai possibile che invece di chiudersi tutti in una stanza per 48 giorni, picchiandosi,malmenandosi , sputandosi addosso ma per poi arrivare ad una conclusione UNITARIA e CONDIVISA  si preferisca incarognirsi e dichiarare , .......PRETENDIAMO E SIAMO CONTENTI SE L'UE toglie  la DOP .Che spasso rimanere eunuchi per fare dispetto alla moglie che ci ha cornificato  !!!!!    

Giulio Salvi  Hotel Bellevue Via statale 33 23013 Cosio Valtellino (Sondrio) Tel. 0342.635107 / 0342.635108 / 0342.637270
Fax. 0342.635686
info@bellevuevaltellina.com www.bellevuevaltellina.com

 

PETIZIONE PRO AGRICOLTURA CONTADINA (23.01.09) Da Stefano stefenfrer@libero.it del sebino bresciano un commento sulla campagna per l'agricoltura contadina: "un'altra cosa, che secondo me andrebbe considerata e fortemente appoggiata e riconosciuta soprattutto a livello sia fiscale che retributivo, è la manualità nei lavori agricoli, mi spiego: un piccolo agricoltore-allevatore conducendo il fondo con lavoro manuale( sempre nei lmiti della possibilità di tempo e fatica) non rende un servizio solo a se stesso(ad esempio: un fieno segato, voltato e immagazzinato a mano, vale tre volte quello voltato a macchina e imballato; una vacca munta a mano è meno soggetta a infiammazioni e mastiti, e così via), ma rende indirettamente un servizio anche alla società in quanto contribuisce a limitare fortemente rumori fastidiosi e continui spesso in zone tranquille per natura, e soprattutto evita il consumo di energie da fonti fortemente inquinanti e responsabili della pessima qualità del mondo in cui viviamo, nel quale la gente beota deve avere uno spazzolino elettrico per lavarsi i denti, una grattuggia elettrica per il grana,uno sparaprofumo elettrico, decespugliatore, soffiatore, carriola a motore e chi più ne ha più ne metta."

 

LATTE CRUDO  (20.01.09) Sono un allevatore di Pesaro. Ho perso il 40 % del mio fatturato.Voglio far causa a qualcuno .Lei cosa ne pensa? info@lattemontefeltro.com

 

Il consorzio latte crudo con sede a Crema ha fatto ricorso contro l'ordinanza. L'eventuale accoglimento potrebbe consentire altre azioni anche se è chiaro che la mano che ha tirato il sasso (Granarolo, industriali in genere) non si è esposta più di tanto e che non sarà facile chiedere risarcimenti dal governo o dai media. In alcuni casi, però (Gazzetta di Mantova) qualcuno è andato troppo in là e l'azione legale avrebbe margini. In ogni caso credo che i produttori debbano agire uniti agendo sì sul piano legale ovunque possibile ma anche su quello politico e mediatico (il 28 a Pollenzo c'è il convegno promosso da Slow Food, una buona occasione per i media di riparlare di latte crudo e fare ammenda di ceri allarmismi senza fondamento). m.c.

 

LAVORO IN ALPEGGIO  (08.01.09) Buongiorno, sono Stefano Centa, stereoid@libero.it quel giovane che l'anno scorso, grazie  all'aiuto della signora Laura Zanetti (e altre persone alle quali è stata  inviata la mia richiesta) ha potuto fare la sua prima esperienza in malga e superare lo scoglio iniziale della mancanza di esperienza e del "battesimo" in  un settore dove chi entra per la prima volta non sa se è quello che stava cercando.
La scorsa stagione quindi ho ricevuto alcune risposte alla mia  offerta di lavoro, ma alla fine ho scelto di lavorare presso una malga  dell'associazione Malghesi del Lagorai gestita da Oswald Tonner perchè parlando  con quest'ultimo ho capito che era il posto giusto per una prima esperienza; I  motivi erano diversi, e cito doverosamente l'ottimo gruppo di persone con cui ho lavorato. Oswald è stato un ottimo insegnante sia per la competenza e il  piacere di insegnare sia per il modo di trasmettere le conoscenze. Questo assieme al fatto di lavorare in quel settore per scelta e convinzione ne ha fatto un ottimo esempio da seguire. Mi sono trovato quindi in una serie di  condizioni ormai difficili da trovare, ma importanti per una prima esperienza, soprattutto per uno che sonda il settore per continuarlo nel tempo e gestire a mia volta una malga nel futuro, anno dopo anno.
Una malga gestita in quel modo però non porta molti guadagni e si regge anche sull'aiuto di volontari che per provare l'esperienza di quel tipo (ormai difficilissima da trovare altrove) accettano di lavorare molte ore per vitto, alloggio e poco di più.Io ero
inquadrato in questo modo e avevo concordato un tanto al mese prima della stagione.
Sono già alcuni anni che la mia ricerca di un lavoro soddisfacente mi porta a dover intraprendere lavori temporanei per pochi mesi all'anno come operaio quà o la nel settore alberghiero o industriale con contratti da interinale. A poco a poco con alcuni amici stiamo avviando i passi per un  azienda agricola/zootecnica ma la prossima stagione non potrò tornare nella stessa malga. Con l'esperienza accumulata ora posso chiedere un compenso adeguato a questo genere di lavoro e ne ho proprio bisogno, anche per continuare il mio apprendistato dopo la stagione in malga (a volte per qesto genere di lavori bisogne lavorar alla pari per imparare).  Per questo, quindi, ripropongo una mia forma di scheda aggiornata per cercare lavoro in Malga. Spero di trovre un buon compromesso tra la possibilità di imparare la gestione della malga e l'arte del casaro e quella di un buon compenso.
Accetto anche richieste dall'estero anche se penso che sia importante una buona comunicazione
e la mia conoscenza della lingua inglese è scarsa, arrugginita e mai abbastanza
impratichita.Preferisco quindi le zone dove l'italiano viene compreso.

(12.12.08) Buongiorno,volevo complimentarmi per il vostro sito e soprattutto per le idee che lo sostengono e mi permetto di inviare una foto riguardante la discesa delle vacche dai 1,400 in paese a 1,000 m  ( Trasquera 7 dicembre 2008) esempio di un mondo che va scomparendo. Un cordiale saluto e spero di potervi prossimamente conoscere.
Licia Rotondi
licia.rotondi@libero.it

 

Cara Lucia non sta sparendo e non deve sparire. Dipende da noi. Sempre più gente torna a seminare le patate, la segale, il grano saraceno; qualche castagneto da frutto abbandonato torna ed essere coltivato, si ripiantano viti in montagna e alcune borgate rivivono grazie a giovani che allevano capre. Tanti giovani vogliono lavorare in alpeggio. E' tornato il latte autentico, quello crudo che acquisti direttamente dalla stalla. Tutto ciò coinvolge anche chi vive in città.

 

Riflessioni sul Natale davanti ad un distributore di latte che qualcuno vuole chiudere (9.12.08)

 

Stamattina ho cercato di fare la “mia parte” per inoltrare a conoscenti, allevatori, sostenitori del mondo rurale quanto mi hai mandato. Non solo attaccherò al distributore del latte di Nese (Alzano Lombardo) le pagine più importanti di questa lunga lotta. Chiederò ai bambini, alle famiglie, ai singoli, alle persone che ormai han preso come punto di incontro il distributore del latte (incredibile che per socializzare nei nostri paesi dormitorio, cintura della grande Bergamo ci si debba trovare davanti al distributore del latte per comunicare!).

Quanto ragazzi a Nese quest’anno han bevuto uno o più bicchieri di latte fresco per dissetarsi utilizzando anche le comode monetine da 10 e 20 centesimi? Quanto latte ha venduto l’Azienda Palamini di Pedrengo che ora fatica a tener riforniti ben 4 distributori di latte nei paesi del circondario dell’Azienda?

Io vorrei che qualcuno invitasse ad un incontro pubblico un noto allergologo-pneumologo (mio amico) , il Dr. Marcello Cottini, che partecipa a congressi in varie nazioni dell’Europa e che da tempo battaglia e ripete, con tanto di dati e statistiche, come il consumo di latte crudo, la presenza il più possibile all’aria aperta in campagna, dei bambini (e degli adulti) sia foriera di generali miglioramenti della salute. della caduta delle allergie ed intolleranze alimentari, del rafforzamento del sistema immunitario in generale, Ma è ovvio che la vendita di cibi per celiaci, la vendita di medicinali per gli intolleranti, la sempre più diffusa richiesta di farmaci antiallergici, di vaccini, di quant’altro sono un grande business per l’industria farmaceutica e la solita filiera,

Qualcuno ha il piacere di conoscere, guardare ed ammirare come specchi di salute i figli cresciuti fra le mucche, gli alpeggi, le stalle di un contadino della Valle Seriana (uno dei tanti) che sapeva che i figli si “attaccavano alle tette delle mucche” quando avevano sete? Attenzione italiani: ci stanno spegnendo; senza accorgercene ci stanno portando tutti, pian piano, a bere, mangiare, consumare, scaricare tutti nella stessa sorgente.

Svuotandoci il sempre più magro portafoglio, ma soprattutto svuotandoci dei valori. Lo dicevo, lo scrivevo, 30 anni addietro ai primi editoriali della locale mostra zootecnica: “nuovi quanto vacui valori”. Mi riferisco ai valori semplici e fondamentali, quanto pienamente cristiani, che pian piano ci han smontato dal nostro costume e “modus vivendi” mentre ne contempo man mano hanno eliminato, come un grande cancro, che si allarga silenziosamente ed inesorabilmente, terreni rurali, aziende agricole tradizionali, coltivazioni e habitat, frutto del lavoro e del sudore della fronte dell’uomo da centinaia di anni.

Natale (quello vero, autentico, cristiano) non è mai Natale se non lo è tutti i giorni. E il Dio fatto uomo è venuto in una stalla con quali animali? Quelli che oggi stiamo estinguendo (l’asino) o devastando nel fisico e nelle produzioni (la mucca che campa, sfruttata come una macchina da latte, pochi anno e trascinata con una ruspa quando cade a terra esausta, per essere macellata! E fuori  dalla nativa capanna o stalla chi ci stava? I mercatini di Natale? Nooo, ci stavano i sempre più bistrattati (oggi) pastori sporchi e puzzolenti con le pecore che (oggi) qualcuno continua a sostenere che non servono a nulla (perché la carne la consumano i mal sopportati fratelli musulmani?) perché gli incendi che han contribuito a togliere in Valeriana han sottratto preziosi guadagni alle ditte di elicotteri, ai venditori di D.P.I. ed agli esaltati della Protezione Civile!

Perito Agrario Giancarlo Moioli  g.moioli@valleseriana.bg.it
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Valseriana: la globalizzazione manda il tessile a picco ma chi vuole tornare a far vivere il territorio si scontra con l'assurdità burocratica (14.11.08)

L'abbandono del territorio è contestuale perdita posti di lavoro nell'industria - tremila posti di lavoro persi solo nella Val Seriana, ma leggi assurde fanno impazzire la gente. E' uscita ora dall'ufficio una persona, in disoccupazione, che vuole ripristinare a coltivo, vecchi terrazzamenti ora invasi dal frassino e quant'altro (ci sta già lavorando da tempo). Per la legge regionale è bosco, dunque vincoli e procedure assurde e costose per ripristinare a coltura. I nostri ex coltivi sono tutti occupati da queste fitocenosi deboli (come ben spiegato da una interessantissima lettera mandata a L'eco di Bergamo dall'ordine dei dottori agronomi e forestali della provincia). E qui, uno, con famiglia che vuole rimettersi al lavoro (con possibilità di sostentamento per chè sono ottimi potenziali coltivi con tanto di sorgente con bacino di accumulo costruito almeno duecento anni addietro), l'ennesimo fra tanti, che si rischia di far desistere con queste assurde norme. Le vere foreste, quelle invece ne facciam tabula rasa (vedi Foreste tropicali).

Giancarlo Moioli  g.moioli@valleseriana.bg.it

 

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(25.11.08) Che dire, se non che Moioli ha ragione da vendere?

Quand'ero giovane, tutte le madri dicevano alla mia che era scema a non mandare le figlie - ben 5 - negli stabilimenti tessili della zona: avrebbe avuto cinque stipendi assicurati e le figlie sarebbero state "sistemate" per il resto della vita...

Adesso vediamo i risultati della monocultura del tessile che ha provocato l'abbandono delle attività tradizionali: intere famiglie sul lastrico e boschi,  prati e alpeggi allo sfacelo...Ma non c'è nulla che possiamo fare? Se sì, io ci sto.

Salutissimi.

Anna Carissoni anna.carissoni@virgilio.it

 


 

Valorizzare la lana. Cercasi filatori (17.11.08)

Siamo alla ricerca  di filatori artigiani in aree montane ma anche Biella va benissimo.  Cerchiamo comunque qualcuno che sia disposto a trasformare in filo  quantitativi piccoli di lana. Ci proponiamo di contribuire al recupero  della lana che come sai è considerata un rifiuto e pare che la lavatura  e la filatura siano i colli di bottiglia di tutto il sistema. Come  alternativa si può prevedere l'uso in pannelli isolanti, ma anche su questo non sappiamo bene chi lo stia facendo.
Avete qualche nominativo da segnalarci?

Antonio Raschi  A.Raschi@ibimet.cnr.it

 

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