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Montagna che vuole vivere

Michele Corti, 18 marzo,2022

La lotteria milionaria del PNRR: un insulto alla montagna che muore

Sentire un politico di lungo corso, Franceschini, che blatera di "sfida allo spopolamento" nel decantare il Piano Nazionale Borghi è sgradevole. Il "Piano" si è tradotto in un'operazione di facciata che prende a pretesto un tema serissino come lo spopolamento dei piccoli centri, per giustificare gli sperperi del PNRR. 420 milioni destinati a 20 piccoli centri di un centinaio di abitanti, una vera lotteria. Ma, come tutte le lotterie, quando le milionate piovono dal cielo è difficilissimo spenderle bene. Di certo le piccole frazioni, i comuni e le stesse comunità montane non hanno la capacità progettuale per spendere tutti quei milioni. Saranno logiche del tutto esterne a orientare una spesa che già è fortemente incanalata dalle linee ministeriali. Questa volta anche coloro che pure sostengono l'ideologia urbanocentrica dei "borghi bomboniera", Uncem in testa, contestano il finto aiuto ai piccoli centri ("Borghi belli", Italia Nostra, Unione delle Pro Loco, Touring club, Legambiente). Il paradosso è che a 20 centri piccolissimi vanno 420 milioni, metre ad (almeno) altri 229 solo 380. Tra qualche anno andremo a constatare gli sperperi. Intanto grande risentimento degli esclusi e invidia, non ingiustificata, dei vicini.


Quando si parla di favorire il ripopolamento della montagna viene il sospetto che sia solo uno slogan, una bandiera, per coprire iniziative destinate a non incidere nulla sulla drammatica situazione attuale: boschi che avanzano favoriti da leggi forestali obsolete che vengono mantenute apposta per assecondare il progetto di "rewilding", lupi che entrano ormai in casa tanti sono (ma anche gli orsi fanno la loro parte), cinghiali che distruggono ogni cosa ma che non si possono "depopolare" perché  l'ideologia animal-ambientalista urbana non intende arretrare di un millimetro dal regime di assurda protezione della fauna nociva, ospedali che chiudono, strade non manutentate (vedi la provincia di Lecco che, senza soldi, mette - come "soluzione" il divieto di velocità di 30 km orari sulle strade di montagna). Chi decide (ovviamente fuori dalle istituzioni elettive) ha deciso che la montagna deve essere spopolata e divenire un grande parco. L'agricoltura e tutte le attività economiche (piccolo commercio, artigianato) sono strangolate da una burocrazia e da un iper regolamentezione che favorisce le grandi realtà economiche e intende desertificare ogni attività economica indipendente, legata alla territorialità e alla famiglia. Quest'ultima è sotto attacco da tempo e la denatalità, come tendenza complessiva, fa ancora di più sentire il suo impatto in territori che vivono anche gli altri disagi. Sentire parlare i politici di miliardi erogati "per i piccoli borghi" fa veramente rabbia. In realtà, se si vanno a vedere bandi come quello dei "Borghi" si capisce subito che la politica ha voglia di spendere soldi (obbedendo agli ordini di chi poi vuole acquistare in saldo l'Italia come ga fatto con la Grecia), ma sta bene attenda a che questi soldi non vadano a contrastare spopolamento, rewilding, in una parola la pulizia etnica della montagna e delle aree rurali interne.



Un bando che ha suscitato una grandinata di polemiche a livello locale, regionale, nazionale

Tra i provvedimenti fuffa, truffa, specchietto per le allodole, alibi in materia di "aiuto ai piccoli centri minacciati dallo spopolamento" spiccal il "Bando Borghi". Si doveva concludere il 15 marzo il percorso di individuazione dei premiati  ma già prima di conoscere gli esiti della "lotteria" le polemiche erano state fortissime. Molti hanno gridato allo scandalo, a ragione, ma proprio loro non sono affatto estranei alla creazione di quell'humus entro il quale il provvedimento di ennesimo sperpero dei fondi del PNRR ha potuto maturare. Vediamo di fare chiarezza sin dalle prtemessse. Già nel titolo questo bando "borghi" che interviene su centri abitati mignon, a volte con meno di 100 anime, la dice tutta dell'impostazione ideologica che vi è dietro. La cultura borghese, memore della contrapposizione tra borghi e castelli feudali (ma anche tra borghi e villaggi contadini), disprezza le "ville", i villici, i villaggi, sede della volgarità, della rozzezza, dell'ignoranza, dell'idiotismo rurale e quindi, se deve rivalutarli e appropriarseli per i propri fini ama definire i villaggi rurali e montani "borghi" (ma solo se sono bomboniere che riflettono la rappresentazione borghese del pittoresco e del suscettibile di qualche forma di business). Fa fine, distinto. E' trendy. Peccato che nella lingua italiana il "borgo" rappresenti un centro abitato di media grandezza, una  città in miniatura quindi, spesso destinata a "diventar città" (Manzoni definiva Lecco un gran borgo al giorno d’oggi, e che s’incammina a diventar città). Vogliamo chiarire subito che lo scandalo del Bando Borghi del Ministero della cultura guidato da Franceschini va inquadrato nella linea di gentrificazione dei villaggi di montagna perseguita da anni dall'Uncem (Unione comuni e comunità montane).

Il termine “gentrificazione” è un’italianizzazione della parola inglese gentrification, inventata nel 1964 dalla sociologa Ruth Glass per descrivere quello che stava succedendo a Londra in quartieri operai come Islington, dove a partire dagli anni Sessanta si trasferirono molte persone delle classi più agiate. La parola deriva da gentry, che in inglese significa “piccola nobiltà”. In seguito il fenomeno si è esteso in vari paesi e, dalla trasformazione di ex quartieri popolari in zone residenziali di lusso, si è passati alla gentrificazione di aree rurali e di villaggi. Al centro del concetto vi è il completo snaturamento dell'identità sociale dei luoghi. Capalbio, in Italia, esemplifica bene.

Nel 2019 eravamo intervenuti (a commento di una nota di protesta di Anna Arneodo, battagliera ruralpina della valle Grana cuneense) contro l'Uncem che esultava per la svendita di intere "borgate" in quella valle (il termine "borgata", che si riferisce tanto ai villaggi alpestri piemontesi che ai quartieri periferici romani è un "borgo difettoso", una corruzione del "borgo" cui mancano alcune sue proprietà, chiaramente un colonialismo linguistico, una visione urbanocentrica). Chi fosse interessato può andare all'articolo L'Uncem interprete della "messa a valore" neoliberale della montagna: dalle biomasse alla gentrificazione delle borgate alpine

Scriveva l'Arneodo:

È un nuovo colonialismo speculativo sostenuto dagli enti pubblici, che dovrebbero difendere la montagna: la montagna trasformata in parco da sfruttare dalle imprese che vengono da fuori e possono investire sulle nostre borgate, perché hanno i soldi da investire, sono appena gli scarti dei loro profitti. Intanto noi - ultimi sopravvissuti dell’antica gente di montagna - i soldi non li abbiamo, facciamo fatica ad andare avanti giorno per giorno: ma non contiamo, non abbiamo più peso, né demografico, né economico. [...] Vergognosamente l’Uncemci vende, vende la montagna più vera.

Oggi, dietro la sottile e ipocrita patina di "interventi con finalità sociali" si ripropongono progetti di "rigenerazione" (che bella parola, ma quanto fuori contesto se ne si dimentica l'implicazione concretamente sociale) di villaggi abbandonati o in via di abbandono.

In principio fu Colletta

Era il 1992 (sono passati trent'anni e ci gabellano questi modelli come up to date) quando fu avviato il progetto di creazione di un "villaggio cablato" a Colletta di Castelbianco in Liguria. Fu un recupero complesso e costoso, realizzato da archistar, e ne derivò un prodotto da mercato immobiliare "esclusivo" (foto sotto). Però, ad attenuante per i costruttori e progettisti di Colletta (e ad aggravante dell'Uncem e, oggi - in forma ancora più perversa - del Bando Borghi) vi è da dire che 1) Colletta era stato completamente abbandonato dopo un terremoto ed era costituito solo la ruderi; 2) il progetto non pretendeva altro che di proporre residenze vacanziere (sia pure per lunghi periodi) di lusso lontano dalla congestione edilizia e della costa ligure.

Colletta di Castelbianco

Vi era, però, già l'idea del telelavoro e la suggestione delle sconfinate possibilità di delocalizzazione delle "moderne tecnologie". Su questo punto gli entusiasmi sono oggi molto raffreddati, specie dopo l'esperienza Covid, in cui lo smart working (neologismo itanglese che non ha riscontro nel mondo), è apparso una condanna e a perso molto del suo appeal. Oggi che ci rendiamo conto che il lavoro in presenza non può essere completamente sostituito, che ci rendiamo conto dell'impoverimento relazionale e intellettuale imposto dalle attività esclusivamente in remoto. Ma sarà ancora così cool proporre una visione strategica per i "piccoli borghi"?

Nomadi digitali !?

Molti se la sono presa con le regioni per le scelte discrezionali della "lotteria" con primo (e unico) premio da 20 milioni. Giusto, perché alcune si sono mosse senza bandi, individuando a volte realtà che non c'entrano nulla con i "piccoli borghi" (Il castello di Gorizia cosa c'entra? E Gerace in calabria con 2400 abitanti?).  Va dato atto che la scelta di Regione Lombardia (frutto dei criteri da essa previsti per il bando) ha comunque premiato un area di montagna meritevole di interventi (assenza di centri di turismo di massa, conservazione del paesaggio montano, nuclei edificati non stravolti come nei non lontani fondivalle). Il problema è semmai nelle linee nel bando e in qualla sciagurata concentazione della maggior parte dei fondi miliardo disponibile in sole venti realtà. Se si va a vedere quali fossero le linee del Bando Borghi (alle quali dovevano comunque attenersi le regioni) c'è da restare interdetti. Innanzitutto , viene da osservare, quali progetti di rigenerazione possono nascere dove l'abbandono è ormai completo? Si parli onestamente e si dica che, come a Castelbianco per iniziativa privata, si intende generare - con un fiume di denaro pubblico - qualcosa di nuovo, ma non si gabelli per processi di rigenerazione qualcosa che si basa solo sulla destinazione delle pietre, di muri, di volumetrie a funzioni completamente diverse da quelle originali. Altro inganno è quello del valore di "progetti pilota"? Ma quale valore di esempio, di modello, possono avere delle attività che prevedono investimenti del tutto "fuori scala"? Lo capisce un bambino che questa lotteria è frutto della contingenza, della necessità di sprecare rapidamente, in modi più o meno fantasiosi, le risorse del PNRR. Stategico è ciò che mette in moto cambiamenti, che innesca processi. Qui verranno spesi solo dei gran soldi per creare cattedrali nel deserto. Cosa garantisce che le ambiziose strutture realizzate (Campus universitari, centri congressi, centri di ricerca, accademie d'arte) possano garantirsi una continuità? Chi garantirà le risorse per il loro mantenimento? Enormi dubbi vi sono anche per le più modeste infrastrutture turistiche come le, immancabili, piste ciclabili con le stazioni di carica delle e-bike. Una proposta che rischia di risultare inflazionata che si basa su una tendenza che potrebbe essere modaiola, sulla scommessa di attirare flussi che più che da iniziative puntuali sono attirati da realtà ben strutturate su ampia scala, comprensori bike friendly. Fuori da una programmazione di area vasta queste iniziative, per mancanza di risorse per le manutenzioni ordinarie finiranno miseramente. Sul richiamo alle "moderne tecnologie" non ci ripetiamo. Notiamo solo il richiamo provinciale e probabilmente già obsoleto ai "nomadi digitali" compreso nel bando.


Un aspetto del tessuto edificato di Livemmo


Attirare gli artisti per nutrire il loro senso estetico!?

Il sindaco di Pertica alta, di cui Livemmo, 170 abitanti, è una frazione, beneficiaria della lotteria del Bando Borghi, con senso di responsabilità, ammette di essere molto preoccupato, dal momento che il premio equivale a 17 anni di bilancio. Ma a Livemmo, oltre alle immancabili piste ciclabili è stato finanziato un libro dei sogni troppo ambizioso, con troppi obiettivi per poter essere gestito. Anche se vi sarà il supporto della comunità montana (la struttura del comune è ovviamente impari rispetto alle energie e competenze progettuali necessarie). Centro congressi, uffici, start up, Rsa, valorizzazione dell'antico forno fusorio, riqualificazione urbana, Festival dell'arte (accogliendo gli artisti che potranno "nutrire il loro senso estetico" come da progetto). Un ventaglio di azioni difficili da coordinare, che sofriranno congestione, impossibilità di seguire la fase esecutiva e di evitare errori e distorsioni. Troppo per gestire senza sprechi. E alla fine pochissimi posti di lavoro che costeranno come quelli delle acciaierie. Inutile dire che il bando, tutto impostato su cultura, turismo, servizi sociali non prende in considerazione neppure di striscio la dimensione rurale. Il "borgo", nello spirito del bando (che è quello colonialista delle funzioni urbane delocalizzate e della gentrificazione)  è qualcosa di avulso dal sistema di relazioni territoriali, è un fondale pittoresco, un sito dove si respira aria meno cattiva, dove si gode la vista delle montagne (come in cartolina). Ma quale rigenerazione sostenibile può essere posta a modello di un'impostazione che prescinde dalle risorse locali che non siano le pietre e i paesaggi estetici? Oggi che ci stiamo drammaticamente accorgendo (qualcuno, però, lo dice da decenni) che l'idea del territorio puramente estetica e da "prodotto turistico" non è più sostenibile, che i territori devono, nelle forme concesse dalle caratteristiche ambientali e sociali, produrre cibo entro filiere circolari, di fronte a un bando strategico per i "territori depopolati" mette sul piatto un miliardo, si propone di tutto tranne che di rilanciare l'agricoltura. 

Livemmo: i resti del forno fusorio, indubbiamente testimonianza importante della realtà "industriale" del passato di valli profondamente caratterizzate dalle attività siderurgiche


Impatti sociali negativi da subito

Le polemiche contro la lotteria del Bando Borghi sono state tante e feroci. Quando i comuni che avevano partecipato al bando si sono visti fuori per una manciata di punti, è esploso il rancore. Come risultato è stato immediato e notevole. peccato che è negativo. Me c'è un elemento sociale ancora più serio da considerare: si tratta del risentimento dei comuni vicini. Quelli lontani, spenti i riflettori e le polemiche si dimenticheranno di questo sciagurato bando. Ma i comuni vicini e le frazioni non beneficiate degli stessi comuni vincitori della lotteria manterranno a lungo una forte ostilità per i vecchi e nuovi abitanti e per le iniziative attivate con la lotteria. Con il che vi sono le migliori premesse per garantire alle realizzaizoni progettuali un esito da cattedrali nel deserto, di iniziative non replicabili non radicate nel tessuto territoriale. Ma se l'obiettivo è sprecare in fretta i soldi del PNRR cosa importa?

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