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Politica/Mafia dei pascoli

Michele Corti, 22 dicembre, 2021

Mafia dei pascoli trentina: ci vuol altro del valzer dei forestali

Rendena. Trentino. Mafia dei pascoli. Tre comandanti di stazione (su quattro) della val Rendena sono stati sostituiti. Qualcuno vuol far credere che si tratti di un normale avvicendamento per le norme "anticorruzione". Ma non si registra nulla di analogo nel resto del Trentino. La posizione che rimane  scoperta dopo il valzer è quella "calda" di Pinzolo, dove il bubbone della mafia dei pascoli ha rischiato di esplodere in occasione di un deludente convegno (vedi qui) organizzato a settembre, a seguito alla mancata celebrazione della tradizionale Festa delle giovenche di razza rendena, annullata dagli allevatori per protesta contro la mafia dei pascoli (vedi qui). Intorno alla mafia dei pascoli ruota un sistema che spesso comporta sfuttamento del lavoro, mancato pagamento di pastori, movimenti equivoci di bestiame, mancato rispetto del benessere animale. Ci sarebbe tanta materia per i controlli degli enti competenti (Forestale, servizi veterinari, ispettorato del lavoro, magistratura, Asuc e comuni proprietari dei pascoli). Ma nulla si muove e il sospetto, a questo punto lecito, è che ci siano coperture e favoreggiamenti. Tanto più che in val Rendena anche il capitolo stoccaggio (e spandimendto) del liquame delle maxi stalle (senza terreno a sufficienza) si presta al sospetto di colpevoli omissioni.


Precisazione su richiesta della ditta Rendena Organic srl: "Il riferimento al progetto di impianto di biogas, per il quale pende richiesta di autorizzazione da parte della società Rendena organic, non ha ovviamente nulla a che fare con organizzazioni o attività criminose. Ci spiace se questo riferimenti, nel contesto di un articolo sulla "mafia dei pascoli", possa aver indotto qualcuno a un accostamento che non era certo nelle nostre intenzioni e che non è certo suggerito nel testo. Quanto alle valutazioni tecniche sull'impianto si precisa altresì, qualora dal contesto non fosse risultato evidente, che non si è inteso entrare nel merito del progetto specifico ma richiamare una problematica comune agli impianti a biogas sinora realizzati (la gestione dell'azoto dei digestati) e l'attenzione sul fatto che, in condizioni montane, questi aspetti vanno considerati con maggiore attenzione. Quanto alla composizione societaria e alle notizie sulla società si è riportato alla lettera quanto riferito dal quotidiano l'Adige (contenuti tuttora online (al 22.01.2022)"

Pecore comisane

Tre comandanti di stazione (su quattro) della val Rendena sono stati sostituiti. Qualcuno vuol far credere che si tratti di un normale avvicendamento per le norme "anticorruzione". Ma non si registra nulla di analogo nel resto del Trentino. La posizione che rimane  scoperta dopo il valzer è quella "calda" di Pinzolo, dove il bubbone della mafia dei pascoli ha rischiato di esplodere in occasione di un deludente convegno (vedi qui) che è stato organizzato a settembre a seguito alla mancata celebrazione della tradizionale Festa delle giovenche di razza rendena. La festa era stata annullata dagli allevatori per protesta contro la mafia dei pascoli (vedi qui). Intorno alla mafia dei pascoli ruota un sistema che spesso comporta sfuttamento del lavoro, mancato pagamento di pastori, movimenti equivoci di bestiame, mancato rispetto del benessere animale. Solo in Rendena pare che i pastori che lavoravano su cinque malghe riconducibili allo stesso soggetto (attraverso i giochini dele società con partecipazione incrociata degli stessi soci).  Ci sarebbe tanta materia per i controlli degli enti competenti (Forestale, servizi veterinari, ispettorato del lavoro, magistratura, Asuc e comuni proprietari dei pascoli). Ma nulla si muove e il sospetto, a questo punto lecito, è che ci siano coperture e favoreggiamenti. Tanto più che in val Rendena anche il capitolo stoccaggio (e spandimendto) del liquame delle maxi stalle (senza terreno a sufficienza) si presta al sospetto di colpevoli omissioni.


Gravi e ripetuti sversamenti di liquami e letame nel fiume Sarca

A Pinzolo gli sversamenti di deiezioni zootecniche nel Sarca sono stati ripetuti. Erano già segnalati nel 2014; poi, negli ultimi tre anni sono stati cadenzati annualmente. Chiaramente la forestale ha delle belle fette di salame sugli occhi perché sa benissimo chi sono i responsabili. Ma sopra la stazione locale ci sono l'ufficio distrettuale di Tione e il comando di Trento  e... la politica. Tutti con le fette di salame sugli occhi. Ma se fossero piccoli allevatori non "accreditati" presso il sistema clientelare? Ovviamente il problema degli sversamenti sta a monte, nell'aver favorito la chiusura delle piccole stalle e aver concesso finanziamenti a stalle che, in montagna, non ci possono stare. Ma chi ha consentito di creare stalle da centinaia di capi (da carne!) in una valle stretta con superfici limitate? Poi si "rimedia" con il biogas, un pretesto per riempire le tasche degli speculatori e per creare problemi di inquinamento ancora maggiori (sì, perché le centrali che funzionano solo a deiezioni zootecniche hanno resa bassa e si devono immettere biomasse più energetiche, con il risultato di avere un output di azoto ancora maggiore e in forma quasi tutta ammoniacale, quindi facilmente lisciviabile e inquinante).  La Società Rendena organic srl, con sede a Pinzolo presso l'ex sindaco, vuole realizzare una centrale a biogas. Speculazione su speculazione. E, come al solito, nelle società pseudo agricole che speculano sul biogas si trova (grazie all'assurda disciplina sulle srl agricole) di tutto: commercialisti, ex sindaci, società di Torino, Brescia e svizzere, scatole cinesi con società dentro cui ci sono altre società con gli stessi nomi o i parenti. Qui non si tratta solo di mafia... dei pascoli.

Gli sversamenti dello scorso inverno


Da L'Adige del 28/05/2021 Biodigestore in rendena, chi c'è dietro (commercialisti, famigliari ed ex sindaci compresi)
 
La rendena organic srl ha una base sociale assai composita che vede la partecipazione di professionisti locali, di un allevatore e di società pescate addirittura fra Piemonte, Lombardia e Svizzera. Rendena Organic srl. Così si chiama la società, nella quale spiccano rappresentanti significativi della "crema" della "valle degli orsi". Qualche nome? William Bonomi (toh, chi non si rivede!). In effetti l'ex sindaco di Pinzolo, eclissatosi per alcuni anni, oggi vicepresidente della Fondazione Caritro e, nei panni di commercialista, chiamato nel Collegio sindacale di Dolomiti Energia Holding, non compare. In compenso compaiono le sue familiari. Accanto ci sono lo studio di Roberto Simoni (già presidente della Cassa Rurale di Pinzolo, oggi presidente della Federazione della Cooperazione trentina) e Lorenzo Cozzio (commercialista pure lui, socio di studio di Bonomi, nonché presidente del Comitato esecutivo della Cassa Rurale Adamello Giudicarie Valsabbia Paganella). Commercialisti che fondano la società per mettere in piedi un impianto per la produzione di biogas... La questione non è priva di suggestioni.  In ordine: Rendena Organic srl. Questo il nome della società che ha sede in via Miliani 11 a Pinzolo (stesso indirizzo dello studio di William Bonomi) e intende realizzare l'impianto di biodigestione di Javrè. Ha un capitale sociale di 100.000 euro, ma al momento risulta inattiva.Cinque sono i soci: tre società esterne alla valle e due rendenere purosangue. Le esterne. Future Power srl di Torino (che detiene il 47,5% del capitale sociale), Winning Energy srl di Brescia (con il 13%), Renergon Projekt gmbh (Svizzera, con il 10%).
I valligiani. L'allevatore pinzolero Fabio Maffei detiene il 10% del capitale sociale, mentre Rendena Labornet srl (anch'essa con sede a Pinzolo in via Miliani 11) è il secondo socio per importanza con il 19,5% delle quote di partecipazione.Rendena Labornet è composta a sua volta da due società, più Lorenzo Cozzio, associato di William Bonomi. Le società sono Euro Data Sas e Rendena Dati. Quest'ultima è la società di cui sono soci Roberto Simoni, la moglie e la figlia.Più complessa è la situazione di Euro Data.Ha sede in piazza Mercato a Pinzolo, ha come socia accomandataria Cristina Lorenzi (moglie di William Bonomi) e come socia accomandante un'altra società, CTF srl, di cui Alessia Bonomi (sorella di William) detiene l'80% delle quote, mentre Cristina Lorenzi ha il 20%. Infine l'amministratrice unica di Rendena Labornet srl è la sorella di William.

Torniamo ai pascoli

Uno dei casi più clamorosi, tra quelli legati alle speculazioni sui pascoli, è quello verificatosi la scorsa estate alla manga Busa dei cavai di Madonna di Campiglio.  Un allevatore messosi sulle orme degli speculatori (in Trentino c'è un filone storico riconducibile a ben conosciute famiglie) ha caricato la malga con pecore provenienti da Perugia (sarde e comisane), forse già destinate al macello, ovini non ambientati a sufficienza per poterli far salire a duemila metri, diversi con zoppie e altre patologie. Il risultato è stato che, mandate allo sbaraglio, le povere pecore sono state vittima dei lupi. In un singolo attacco, all'alba del 21 agosto, ne sono morte più di trenta. Diciassette sono state portate a valle con l'elicottero, le altre, sotterrate sul posto (difficile farlo a 2000 m a causa della roccia affiorante quasi ovunque). Il dubbio è che non tutte siano morte a causa del lupo ma, forse, a causa (o anche a causa) delle precarie condizioni. Il tutto è avvenuto nel periodo di ferragosto in zone frequentatissime dagli escursionisti (sopra il lago Nambino) in uno dei comuni più turistici delle Alpi.


Animali come pacchi DHL

Gli interrogativi sui (mancati) controlli esercitati all'arrivo degli animali sono tanti; così come sull'adeguatezza dei controlli sulle pecore decedute. La scandalosa vicenda si è conclusa con il rientro a Perugia di poco più della metà del gregge. Quanto è sostenibile questo "turismo" pseudo pastorale? Animali trattati come pacchi solo per far incassare a pochi soggetti ben accreditati presso le istituzioni locali e non, con buone "coperture", i lussuosi contributi di un'Unione Europea ipocrita (come del resto lo sono le autorità locali, provinciali e nazionali). Le istituzioni che condiscono ogni discorso con i prezzemoli "sostenibilità", "benessere animale", "equità sociale", "trasparenza", "inclusione" fingono di non vedere quali danni e quale malaffare stia comportando questo sistema. Non solo allevatori messi in difficoltà (il sistema zootecnico in montagna è stato messo in condizioni tali che senza il metadone dei contributi sui pascoli non regge) ma anche sfruttamento del lavoro e truffe a danno di allevatori.

Nell'estate 2019, in val Borzago, comune di Spiazzo Rendena (dove c'è una delle stazioni della Forestale il cui comandante è stato rimosso in questi giorni), morirono di stenti e malattie, nell'arco di alcune settimane, 180 pecore (nella foto alcune come venivano trovate). Le pecore erano state a svernare nel Modenese, affidate a pastori che, per l'affidamento, chiedevano compensi molto modesti (rispetto allo standard). Verosimilmente le cattive condizioni di nutrizione e di salute del gregge hanno comportato, a seguito del trasferimento in montagna, uno stress difficilmente sostenibile dagli animali, tanto che quasi un terzo del gregge è andato perduto. All'epoca si parlava di controlli, di denunce. Non è emerso nulla. A incassare i premi Pac in val Borzago una delle aziende degli accaparratori (sono 3-4 i soggetti a cui è riconducibile la fruizione dei contributi per una quarantina di pascoli). Inutile aggiungere che gli accaparratori hanno parentele e amicizie nelle varie istituzioni locali (Asl ecc.).


Rischi sanitari

Tutti questi movimenti di animali arappresentano un fattore di rischio. E' veramente paradossale (ma non ce ne meravigliamo affatto) che con tutti i controlli veterinari che rendono la vita difficile agli allevatori (e giustificano un nutrito e ben pagato corpo di veterinari pubblici) poi si lascino migrare su e giù per l'Italia animali che, proprio per lo scopo speculativo che ne giustifica gli assurdi movimenti, dovrebbero essere considerati a rischio. Le "carte" saranno a posto, ma poi? Di fatto gli allevatori lamentano l'aumento di incidenza di patologie respiratorie riconducibili a VRSB (virus respiratorio sinciziale del bovino).  Un altro regalo della mafia dei pascoli?


La speculazione, oltre ai soldi facili che procura, consente ai suoi protagonisti di sviluppare una capacità "prenditoriale" nell'assicurarsi i contratti di affitto, utilizzare i prestanome, disporre sulla carta di bestiame con i sistemi più spregiudicati, ha indotto i suoi attori a convincersi, non a torto, che le mille complicazioni burocratiche che scoraggiano gli onesti sono, proprio perché affette da complicazione, ambiguità, formalismo, facilmente aggirabili da chi può pagare laute parcelle ai professionisti (avvocati, commercialisti). Così, una volta convintisi che la truffa, al limite della legalità, ma forse anche oltre, paga... e bene, i nostri hanno imparato ad estendere la truffa ad altri aspetti della loro attività, anche al di là dell'incasso dei contributi.


Altro che accoglienza e inclusione!

Ecco, quindi, che non si pagano i compensi pattuiti, che non si pagano i contributi previdenziali, che si specula anche sulla pelle dei proprietari degli animali. Sistematicamente, tranne qualche caso di speculatore "serio" che ha rapporti corretti con i dipendenti e paga decentemente, la mafia dei pascoli, che non ha alcun interesse nel benessere, nella produttività degli animali, nella buona gestione dei pascoli ma punta a minimizzare i costi di manodopera.

Il simbolo dell'accoglienza... pelosa

Assume chi non riesce a trovare altri lavori, persone con problemi di marginalità, prive di adeguata professionalità, mandate a volte del tutto allo sbando senza ricoveri e rifornimenti alimentari adeguati. Nella società del buonismo, dell'inclusività ci sono personaggi che si gonfiano le tasche con centinaia di migliaia di euro e pagano stipendi da fame (quando li pagano). Questa forma di sfruttamento e queste pessime condizioni di lavoro interessano principalmente, ma non esclusivamente, lavoratori immigrati, quelli per i quali la retorica politica corrente promuove accoglienza, integrazione, inclusione. La responsabilità per la tolleranza, le coperture che hanno consentito in val Rendena uno sviluppo abnorme della mafia dei pascoli sono evidentemente delle passate giunte di centro-sinistra (quelle che si riempiono di belle parole per l'ambiente, il benessere animale, la sostenibilità, l'accoglienza degli immigrati). In Rendena è nota l'amicizia dell'ex assessore Dallapiccola con alcuni degli allevatori che hanno accaparrato i pascoli. Tanto è vero che, in occasione dell' "incidente" a Busa dei cavai si è subito precipitato sul posto. Ma la giunta attuale leghista si muove con troppa timidezza nei confronti del sistema di potere locale e rischia di perdere il sostegno, alla prossima tornata, di chi sperava nella rottura del sistema trentino, una rete soffocante di interessi clientelari.  Non agisce incisivamente e dando segnali di discontinuità per paura di mettersi contro l'apparato burocratico e notabilare. Ma basta, in questo caso specifico,  il valzer dei comandanti delle stazioni? Non servirebbero ispezioni e procedimenti disciplinari? Non servirebbe guardare anche dentro nell'Asl oltre che nella Forestale? Non servirebbe prendere in mano il problema delle aste aggiudicate regolarmente dagli speculatori? A Pinzolo, al convegno di settembre, i rappresentanti della giunta provinciale, hanno fornito risposte deludenti pur esprimendosi a favore degli allevatori con toni sinceri. Se le misure prese sono adeguate come sostengono, perché il fenomeno non cessa? Credono che basti integrare l'offerta economica con la valutazione dei piani tecnici d gestione? Ma non lo capiscono che gli speculatori, sulla carta, presentano - pagando dei professionisti - piani tecnici apparentemente migliori dell'allevatore e se, poi, né gli enti proprietari né la forestale esegue dei controlli del caso il piano resta sulla carta? Il timore che la politica si affidi troppo alle "ricette" dell'apparato burocratico. Il problema è la collusione delle istituzioni locali e degli organi locali delle istituzioni provinciali, è politico.

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