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Montagna sfregiata

Michele Corti, 17 giugno, 2022 (aggiornamenti 19 giugno)


Panchinone: specchio invasivo di vacuità culturale

E' deprimente l'impatto culturale dei panchinoni, espressione di vacuità e subalternità culturale alle mode effimere costruite dal sistema dei selfie, di trip advisor, di google map. Senza accorgerci lasciamo che la realtà virtuale, il mondo dei cartoon sostituisca la realtà che diventa un fondale, come i paesaggi dipinti degli studi fotografici dell'inizio del secolo scorso. Ma vi sono anche impatti reali oltre a quelli simbolici e culturali: intorno ai panchinoni si crea un afflusso di turisti interessati solo a farsi il selfie, che parcheggiano in modo selvaggio, calpestano prati, lasciano rifiuti. Così stanno sviluppandosi le proteste contro questa espressione di superficialità modaiola che assume i connotati di una prepotenza nei confronti dei luoghi. Ci chiediamo come mai queste installazioni vengono realizzate così facilmente in siti soggetti a vincoli mentre ai rurali si oppongono mille difficoltà quando chiedono di poter realizzare interventi utili? E con la sicurezza come la mettiamo? Perché tutte le installazioni di un parco giochi sono sottoposte a rigide norme UNI EN 1776, certificazioni, collaudi, manutenzioni, ispezioni e queste installazioni vengono fruite in modo pericoloso da grandi e piccini? Vorremmo pertanto che la protesta crescesse e che si promuovessero inizative per bloccare i progetti già avviati e scoraggiare coloro che si accingono a presentarne di nuovi. Chi volesse segnalarci i disagi provocati dai panchinomi o contrastarne la realizzazione può scriverci a redazione@ruralpini.it

Con tutti i gravi problemi che ci sono (siccità, lupi, aumenti di tutto) vale la pena spendere tempo per le panchinone? Pensavo di no, anche se vi sono fatti di costume che per il loro valore di simboli, di specchio dei tempi, meritano di essere considerati al di là della rilevanza economica ed ambientale. Chiariamo subito che questi manufatti non sono privi di impatti materiali ma è sul piano culturale che il loro impatto va in primis considerato. E se ne traggono considerazioni molto amare. I panchinoni di Bangle sono un aspetto pernicioso, perché capillare, di quella lunaparkizzazione della montagna che denunciamo da anni.  Più in generale di un provincialismo tutto italiano, fatto di tronfia compiacenza per un patrimonio accumulato in epoche passate (quando l'Italia era una potenza economica prima che culturale) e di un accondiscendenza senza confronti ed ingenua per le americanate (solo 2 panchinone fuori dell'Italia, 220 in Italia). Era il lontano agosto 2008 quando pubblicavo uno dei primissimi articoli di Ruralpini (vai a vedere). L'idea, in vista dell'Expo 2015, era  di illuminare a giorno il Monte Rosa con potentissimi fari in modo che fosse ben visibile da Milano. La sindaca Moratti era entusiasta. Negli anni ho continuato a denunciare la riduzione della montagna a un fondale, a  un parco giochi , a un luna park a grande dimensione. Vale per i son e lumière in occasione dell'apertura delle cascate del Serio, per l'eliturismo, per i ponti (pseudo) tibetani di cui ci siano occupati di recente (vai a vedere).

I panchinoni, fino a poco tempo fa, apparivano un vezzo stupido ma, tutto sommato, non così irritante. Ma a volte la quantità è qualità. Se, inizialmente, le prime panchinone (Big Bench, come vuole il loro papà, il designer americano Chris Bangle) potevano essere inquadrate nel fenomeno, discutibile ma comunque circoscritto delle installazioni con pretese di stravaganza, oggi che si fa invasivo assume connotati ben peggiori.  

Una delle prime panchinone: isolata in mezzo ai vigneti, un senso ben diverso da quelle proliferate in seguito. Bangle si è adattato al successo della sua idea, piegata a connotati ben diversi rispetto alle prime installazioni. Colpisce che oggi vi siano comuni a promuovere le Big Bench mentre, inizialmente, l'iniziativa degli enti pubblici era esclusa in nome della presunta "spontaneità"

Proliferazione

La diffusione delle panchine dedicate alle cause sociali non conosce tregua: solo a Sondrio di recente ne sono state inaugurate tre, una blu "a favore" degli autistici, una azzurro stellata dell'Europa (no comment) e una viola per i 50 anni della scuola Racchetti. Tutto fa brodo per fingere di dare un "significato sociale" amche a una pacchianata fatua che Bangle è abile nel mascherare con presentazioni buonistiche. Trovo insultante che si faccia credere che si tratti di un progetto "a favore della montagna" e, a dir poco, imbarazzante che amministratori pubblici o, comunque, pro loco, gruppi locali ci caschino. Imbarazzante come l'installazione delle panchinone venga presentata dai media locali quale una conquista civile, un traguardo di civiltà, un modo per non "restare indietro", innescando una corsa all'emulazione. Lo chiamano marketing del territorio, è solo marketing di un'idea astuta.

Quando, poi, si fa riferimento alle regole della community, la mente non può fare a meno di correre a quelle del Grande fratello Facebook (inappellabili, e oscure) che tarpano la libertà di espressione. E già che siamo in tema di americani, come non notare la grande visibilità che Google dà ai panchinoni? Solo perché Bangle paga o anche per affinità ideologica? Soldi, in realtà, il nostro americano ne ha raccolti non pochi con le Big Bench (anche se la "community" è "senza scopo di lucro") perché, per un panchinone, il kit consegnato con il contratto prevede sino a 1000 €. C'è poi la vendita delle Small Big Bench che si possono acquistare a 974 € e collocare nel giardino di casa. Con i fondi raccolti sono state effettivamente erogate delle beneficienze a scuole ecc. ma è difficile non intravedere un business ben organizzato.

Grottesco

Sempre in Valtellina, pochi giorni fa, alla contrada Baruffini (sopra Tirano), è stato inaugurato l'ennesimo panchinone. Le cronache locali riferiscono che la cerimonia è avvenuta "alla presenza delle autorità civili e religiose".  Le sgargianti panchinone (i colori sono decisi da Bangle in modo autocratico), che ispirano "la regressione all'infanzia" (non a un'infanzia di giochi creativi ma a un'infanzia di cartoon stereotipati dai colori infantilmente accesi), che contribuiscono a quello scambio tra mondo reale e virtuale in atto tendente a trasformare la realtà in una specie di palcoscenico di cartapesta, di fondale per selfie e video ricordo e, in definitiva, a fare del virtuale il vero reale, vengono prese terribilmente sul serio e lo "scherzo" assume il tono triste della farsa grottesca. Le autorità "civili e religiose" convenute all'inaugurazione diventano macchiette virtuali.

Fuori da Alice nel mondo delle meraviglie: parte la protesta

Va segnalato che proprio a Sondrio  si sono sollevate le proteste di abitanti infastiditi dall'inciviltà di chi parcheggia in modo selvaggio per farsi il selfie al panchinone lasciando immondizia, prati calpestati ed escrementi. Quanto al "ritorno per il territorio" a Sondrio l'unico esercizio di Triangia lamenta di aver venduto una bottiglia d'acqua in sei mesi. Eppure sono arrivate torme di turisti. Molte panchine sono state installate in siti raggiungibili con una breve camminatina ai quali conducono visibilissimi cartelli e arrivano frotte di "panchinisti" motorizzati. 


Inizialmente erano state collocate anche vicino alle case, Considerato il disturbo e le proteste, Bangle ha introdotto regole (tutte autoreferenziali) che non prevedono più panchinoni piazzati presso abitazioni, cimiteri (bontà sua un pò di rispetto per i defunti), e alti siti.  Quella di Sondrio-Triangia, però, è a 140 m da una casa. In ogni caso c'è chi non intende neppure sostenere quel piccolo sforzo per raggiungere le panchinone e pretende di arrivare in macchina a tutti i costi sino al panchinone. Leggiamo da La Stampa del 27 febbraio: I due si sono recati sul posto in piena notte e hanno infranto il divieto di accesso alla stradina sterrata che porta direttamente allo spiazzo su cui è montata la Big Bench. Nel momento di allontanarsi, una manovra sbagliata ha portato l’auto a incastrarsi su di un muretto. Non riuscendo più a muoversi il proprietario della vettura ha dovuto chiamare i soccorsi, un carro attrezzi è quindi arrivato in zona verso le tre di notte Le manovre per liberare l’auto hanno svegliato il vicinato, che in qualche caso si è sfogato sui social media con toni molto severi. Cosa dire? La gran parte dei turisti attratti dal panchinone vengono per vedere il panchinone, non il paesaggio. Si ammirano forse i paesaggi in piana notte? Del resto, tornando ai padroni americani di internet, se Google e Trip Advisor segnalano con evidenza queste trovate come attrazioni e "monumenti", lo sprovveduto che non legge nulla, che si abbevera solo dalle app dello smartphone, che colpa ne ha? I promotori delle panchinone, però, non possono non essere consapevoli del tipo di turista che attirano in questo modo.

Un turismo terra terra porta vantaggio al territorio o sono più gli svantaggi? Ci sarebbe da riflettere prima di  sottoscrivere l'attivazione della procedura per il panchinone. I fautori si dichiarano bramosi di valorizzare, "esaltare" il loro territorio, ma forse non hanno capito che queste mode trovano la loro forza nella dimensione effimera. Effimera la "fruizione" del turista, la (pseudo) esperienza, effimero l'interesse per la baracconata. Il luna park si nutre di sempre nuove attrazioni e brucia rapidamente le mode.  Tra pochi anni le panchinone resteranno lì a testimoniare la pochezza di chi le ha volute, che dovrà sostenere i costi della rimozione. Intanto, però, possono fare danni, subire danni, provocare incidenti. Uno l'abbiamo già visto, l'altro è occorso a Pescate (Lecco) dove un temporale avrebbe ribaltato il panchinone collocato nel parco in fregio all'Adda. Questa panchinona solleva alcune domande: perché il Parco (Adda Nord) l'ha autorizzata? Perché si è ribaltata così facilmente?




La platea di clc sulla quale era appoggiato il panchinone di Pescate



Molti dubbi sulla sicurezza

Già viene da chiedersi come sia possibile che vengano collocate panchinone in cima ai monti, sui belvedere, nei punti panoramici. Per la realizzazione delle panchinone vengono operare delle movimentazioni di terra, eseguiti sbancamenti, posate delle platee di calcestruzzo. Serve un vero e proprio cantiere. I rurali sanno bene quante firme di tecnici abilitati, quante autorizzaizioni, quanti adempimenti per realizzare un pollaio, per muovere quattro badilate di terra. E per le panchinone? Dove sono le vestali dell'ambiente, della prevenzione del dissesto idrogeologico, dell'integrità del paesaggio (cosa c'entra un manufatto tipicamente urbano in scala gigante in cima a una montagna?), della sicurezza? Dove sono parchi, soprintendenze, i vigili dei fuoco, le comunità montane? E la valutazione di incidenza ambientale?

Fa un po' specie che mentre sulle montagne si calino centinaia di panchinone, le soprintendenze - che si oppongono a sistemare una strada di collegamento di un alpeggio - non abbiano nulla da obiettare. Una notizia di oggi (19/6/22) sul Giornale di Brescia riguarda il diniego delle soprintendenza a sistemare una pista che collega l'alpe Pizzocolo, dove una capraia carica 90 capi. Grazie alle capre il bosco non ha invaso ogni spazio e il paesaggio è rimasto vario e fruibile, ma l'allevatrice rischia ogni volta a passare con il fuoristrada, specie in caso di pioggia e, a volte, è costretta a caricarsi per un tratto il materiale in spalla. Non ha dalla sua l'apparato nediatico e il favore delle mode. Ma il fatto dimostra quanta coerenza vi sia nelle politiche "a tutela del paesaggio". Ma torniamo alla sicurezza. La foto sopra mostra una bimba che scambia il panchinone per una palestra d'arrampicata. Per ogni installazione sistemata in un parco giochi serve la certificazione di rispondenza alle norme UNI EN 1776. E per le panchinone? Tra l'altro le dimensioni sono molto varie e alcune appaiono parecchio alte. Le sponde, gli appigli? Le norme di sicurezza non valgono per le "opere d'arte"? Le sponde sono obbligatorie per  palchi e pedane alte più di 60 cm. L'equilibrio di chi sta in piedi sul panchinone non è il massimo perché gli elementi della seduta non sono orizzontali. Come si vede nella foto sotto la turista si appoggia allo schienale. Se salire può essere difficoltoso tanto che qualcuno si fa male (non ci sono gradini a norma per accedere), anche il restare in piedi può presentare rischi, specie se la panchina risultasse bagnata e le scarpe non aderenti. Possibile che per il panchinone si chiudano così tanti occhi? Chi l'ha collocata, il proprietario del terreno, chi ha autorizzato è consapevole che ci possono essere responsabilità? O per i panchinoni valogono regole "extraterritoriali"?


Possibile che per attirare turisti si replichi per centinaia di volte la stessa "idea originale". Ma quale vuoto spinto di idee, quale subalternità culturale spinge i promotori a promuovere in questo modo banale, conformista, puerile il proprio territorio? Possibile che non ci siano elementi originali già presenti in grado di fungere da punti di osservazione, capaci anche di raccontare storie, di trasmettere elementi per una lettura non solo superficialmente emotiva del paesaggio-fondale? Possibile che non si sappia inventare quialcosa di originale legato al sito, alla valle, alla prospettiva? I nostri territori pullulano di elementi di interesse. Dobbiamo affidarci a un'idea puerile, alla solita americanata?Se sì siamo ridotti male.


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