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Pascoli d'oro

Michele Corti, 18  agosto, 2022



In Trentino, sullo stesso pascolo, si ripete dopo un anno lo scandalo delle pecore morte di stenti a pro della speculazione

Perseverare è diabolico. Ma in val Rendena (Trentino) si è ripetuto quasi lo stesso copione dello scorso anno: un'azienda locale (Haflinger Brenta di Spiazzo), che da qualche anno si è unita al giro della speculazione sui pascoli, è tornata  a procurarsi pecore "a perdere" per riuscire a caricare con delle Uba i pascoli e incassare i lauti premi. La salita sui pascoli alti è stata bloccata dai forestali e dai veterinari dell'Asl ma , presso il Lago di Nambino, gettonata meta turistica di Madonna di Campiglio, sono state sepolte almeno 17 pecore (si parla, però, di una quarantina di animali deceduti). Preoccupato per il possibile inquinamento di sorgenti, il sindaco di Pinzolo ha emesso un'ordinanza urgente per disotterrare gli animali e smaltirli. Queste le scarne notizie perché la Forestale trentina e l'Asl non rilasciano dichiarazioni. Saranno chiamate prima o poi, però, a rendere conto di come tutto questo sia stato possibile un'altra volta, insieme alla PAT (provincia autonoma) da cui questi enti dipendono, alla proprietà dei pascoli (Asuc, amministrazione separata usi civici) di Fisto (frazione di Pinzolo). Lo scorso anno, dopo gli episodi che avevano scoperchiato il bubbone della speculazione (11 malghe accaparrate da un solo soggetto, 17 da tre soggetti, compresa l'azienda di Spiazzo di cui sopra), i comandanti della Forestale erano stati sottoposti a un "valzer" di comandi di stazione. E ora cosa succederà? Attendiamo anche la mazurka dei veterinari. E che la politica (PAT) batta un colpo, renda conto del troppo tacere, del non intervenire, del far finta che tutto vada bene, del non osare toccare equilibri e clientele locali.

La cifra del sistema politico-istituzionale in Trentino più che altrove è l'ipocrisia. Come commentare diversamente le notizie che vengono dalla val Rendena? E' triste trarre certe conclusioni ma inevitabile: la politica, la tecnoburocrazia, gli apparati pubblici in senso lato sono pronti a utilizzare gli argomenti dell'ambiente, sulla sanità e sul benessere animale quando si tratta di mettere ulteriori bastoni tra le ruote, complicazioni, vincoli alle imprese agricole che faticano a pareggiare i conti e a pagare le banche; quando, si tratta di far chiudere i piccoli con adempimenti, prescrizioni, regole che li mettono in difficoltà. Ma poi dell'ambiente, dell'inquinamento, del benessere (e della sanità) animale importa loro realmente? Si direbbe di no. Quando le distorte politiche europee e la loro applicazione porta a gravi situazioni si fa tutto per minimizzare, tacitare, applicare il garantismo. 


Immagini dell'agosto 2021 a Madonna di Campiglio

Il Trentino non è nuovo a episodi eclatanti di "turismo animale", di povere bestie sottratte al macello per farle rendere di più incassando i premi dei pascoli d'oro dell'Unione Europea (colpevole di aver dettato le regole distorte che hanno ingrassato la speculazione e di non cambiarle nonostante tutti gli scandali).  Nell'estate 2019, in val Borzago, comune di Spiazzo Rendena (dove c'è una delle stazioni della Forestale il cui comandante è stato rimosso l'anno scorso), morirono di stenti e malattie, nell'arco di alcune settimane, 180 pecore. Le pecore erano state a svernare nel Modenese, affidate a pastori che, per l'affidamento, chiedevano compensi molto modesti (rispetto allo standard). Verosimilmente le cattive condizioni di nutrizione e di salute del gregge avevano comportato, a seguito del trasferimento in montagna, uno stress difficilmente sostenibile dagli animali, tanto che quasi un terzo del gregge è andato perduto. All'epoca si parlava di controlli, di denunce. Non è emerso nulla. A incassare i premi Pac in val Borzago una delle aziende degli accaparratori locali, sempre sulla breccia. Inutile aggiungere che questi ultimi avevano/hanno parentele e amicizie nelle varie istituzioni locali.

La storia degli "animali a perdere", vitelli importati direttamente dall'Est Europa e usati solo per speculare sui premi della PAC, , scaricati con gli elicotteri risale
in Trentino a quasi vent'anni fa (vai a vedere l'articolo di Questo Trentino). Dopo una condanna di primo grado con un sequesto di beni di 10 milioni, i respondabili, grossi commercianti di bestiame trentini la cui sorella, al tempo, era assessora all'ambiente, furono assolti in appello. Come tutti (o quasi) i processi per la speculazione sui pascoli.  Inutile a questo punto denunciare, indagare, perseguire. La legge è dalla parte della speculazione.



Quello che è grave è che, nonostante l'attenzione che i fatti dello scorso anno hanno ricevuto (il 19 settembre 2021 si è tenuto a Pinzolo un convegno con politici locali e provinciali al quale eravamo presenti anche noi, ne abbiamo parlato qui), quest'anno si è ripetuto quasi l'identico copione. Lo scorso anno le pecore erano morte alla Busa dei Cavai (sopra il lago di Nambino) dopo che Massimo Verbitz, il pastore cui era stato affidato il gregge, si era rifiutato di condurle allo sbaraglio (date le condizioni sanitarie e la condizione degli animali come emergeva anche dalle prescrizioni Asl), quest'anno sono morte più in basso perché la salita alla stazione alta è stata bloccata dalla Forestale. Da registrare che il titolare dei premi Pac, di fronte alla situazione determinatasi con il sotterramento e l'ingiunzione allo smaltimento delle carcasse, si sarebbe giustificato sostenendo che le pecore gli erano state rubate.

Immagini dello scorso anno: pecore comisane morte lo scorso anno

Intanto vogliamo osservare che non è ammissibile il silenzio della Forestale e dell'Asl (stiamo parlando di fatti di forte rilevanza pubblica che riguardano direttamente la comunità locale, sia per il discredito che ne deriva, sia per i pericoli per la salute pubblica legati alle sepolture). Non è ammissibile neppure il silenzio della proprietà, l'Asuc di Fisto (una frazione di Pinzolo). Va tenuto presente che l'art. 1 della Legge provinciale m. 6 del 2005 recita:   La Provincia autonoma di Trento, nell'ambito delle competenze ad essa attribuite dallo Statuto speciale di autonomia, tutela e valorizza i beni di uso civico e le proprietà collettive quali elementi fondamentali per la vita e per lo sviluppo delle popolazioni locali e quali strumenti primari per la salvaguardia ambientale e culturale del patrimonio e del paesaggio agro-silvo-pastorale trentino. Può ignorare la provincia che i beni civici sono diventati oggetto di speculazione e che sono gestiti nel modo che è emerso a Pinzolo? E allora vediamo di stimolare con qualche domanda i responsabili politici che, nella gestione poco trasparente delle vicende avrebbero parecchia materia per interrogazioni in consiglio provinciale.


Intanto ci sarebbe da chiedere all'Asuc che cosa mai deve combinare un assegnatario per violare il capitolato d'affitto e farsi revocare il contratto? Non basta aver caricato animali in precarie condizioni provocandone la morte? Può chiamarsi una gestione accettabile? Quanto poi a Forestale e Asl, quando hanno verificato che anche quest'anno le pecore erano "a perdere" perchéle hanno comunque fatte salire in montagna?  E perché ora non vogliono far sapere da dove provenivano, che tipo di patologie hanno riscontrato, che prescrizioni hanno imposto al conduttore? Vorremmo anche sapere se non ricorrono gli estremi per una denuncia per maltrattamento da parte della Forestale e se, infine, dopo due anni di questi scandali l'agenzia provinciale per i pagamenti verserà al virtuoso conduttore i premi.

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