In val Strona, una valle della provincia di Verbania i lupi rappresentavano un incubo ricorrente come in molte altre terre di montagna e di pianura. Negli inverni in cui le incursioni degli animali erano particolarmente cruente gli abitanti di Forno sfilavano, il 14 febbraio, per le vie del paese dietro l’urna contenente le reliquie di San Valentino, protettore dalle incursioni dei lupi. Nella parrocchiale è tutt’ora conservata una statua del santo, dono degli emigranti. Gli anni delle processioni sono annotate sui libri parrocchiali, a ricordo degli aventi più drammatici: 1708, 1762. Nel 1762, di fronte alla situazione di particolare gravità il feudatario, conte Borromeo, concesse agli abitanti (ai quali in quanto “villici” – per evitare il rischio di rivolte – non era consentito portare armi) di armarsi di “ferri” e archibugi. I lupi vennero sterminati. Non del tutto. L'ultimo (dei lupi "originali"), infatti, fu ucciso nel 1927 .
L'abitato di Forno in
Val Strona
L’associazione per la difesa degli animali da Milano (i
soliti
animalisti da condominio in cerca di uno scampolo di visibilità,
poverini con tutte quelle sigle è difficile emergere), ha attaccato il
parroco don Gaudenzio Martini che ha celebrato la funzione, molto
partecipata, alla presenza anche di troupe televisive e di fedeli. In
occasione della celebrazione che riprende una tradizione che risale ad
un voto emesso dalla comunità nel XVIII secolo, si è svolto anche un
dibattito ed è stato presentato in anteprima anche il trailer di un
docufilm sul tema del conflitto indotto dalla presenza dei lupi tra
allevatori e abitanti della montagna e ambientalisti da salotto. Questo
conflitto è un caso di scuola dove, da una parte – celato dietro
pseudo nobili ideali – c’è l’ egoismo e la prepotenza sociale dei più
forti. Ma la foglia di fico dei “supremi valori ambientali” (la nuova
religione neopagana) è facile da smascherare. I lupi sono voluti da chi
sta in città e ha un’idea mitica di una “Natura” con la quale ha perso
il contatto. Sfruttando l’ingenuo “amore per il lupo” di cittadini
sprovveduti (abilmente alimentato ad arte dalla propaganda mediatica
“green”), gli “addetti ai lavori” hanno tratto cospicui benefici
(finanziamenti pubblici, posti ben pagati, onori e fama). I lupisti,
nei loro uffici e nelle loro comode case in città, hanno solo benefici
dalla diffusione del lupo. Ma siccome hanno accesso ai media, udienza
presso le istituzioni, cattedre universitarie, strutture organizzate,
una schiera di personale remunerato, possono schiacciare come formiche
i tanti piccoli allevatori, i tanti abitanti dei paesi e borgate di
montagna. Normale che un pastore all’antica, che tiene più al benessere
materiale e spirituale delle sue pecorelle che ad atteggiarsi da
intellettuale alla moda (come fanno oggi tanti sacerdoti), di fronte
alla disperazione dei suoi parrocchiani che non possono più allevare un
animale (ma che si vedono sparire anche cani e gatti) metta in campo
delle armi spirituali. Del tutto appropriate contro la deriva
nichilista neopagana che, demolendo due millenni di cristianesimo,
assegna più valore alla vita di alcuni totem animali che a quella umana.
Gli animal-ambientalisti hanno perciò lanciato una campagna di odio
contro Don Martini, utilizzando – come normale per gruppi culturalmente
subalterni – l’armamentario del vecchio anticlericalismo, parlando a
vanvera di medioevo (che non sanno neanche lontanamente cosa sia), di
oscurantismo. Eppure anche Mons. Delpini, arcivescovo di Milano – uno
non sospetto di indietrismo, che dialoga con la Massoneria, ha
recentemente fatto ricorso ai rituali tradizionali per impetrare la
pioggia durante la siccità del 2022 e quà e là sono state celebrate le
"rogazioni".
Animalisti accecati dal
livore
Non
chiamiamo "animalisti" coloro che si
compiacciono dell'uccisione, spesso tra atroci sofferenze, di
migliaia di animali innocenti (domestici e selvatici) in una
carneficina che non ha nulla di equilibri naturali tra prede e
predatori ma è solo una mattanza per imporre l'ideologia
animal-ambientalista. Sono
solo lupisti fanatici. Accecati dal livore proprio dei fanatici
totalitari, che non ammettono idee in contrasto alle loro, hanno
scambiato il rito esorcistico della chiesa cattolica contro gli animali
nocivi (possono essere anche ratti, locuste, larve di parassiti) con
l'istigazione al "lupicidio". E’ stata celebrata
una
messa con esorcismo per far ammazzare i lupi.
Un salto nel buio di secoli denuncia Croce, l’
animalista a caccia di
visibilità. Denunceremo
il parroco alla procura per aver celebrato un
rito che istiga all’uccisione dei lupi – prosegue – e abbiamo scritto
al Vescovo di Novara chiedendo di smettere con questo rito.
Al di là
dell’aggressività e delle minacce (che non vengono normalmente punite
solo perché sono ancora pochi i casi in cui questi spiritosi vengono, a
loro volta, denunciati), è grottesca l’accusa di “istigazione al
lupicidio” e palesemente intimidatoria (e pertanto perseguibile come
diffamatoria) la
citazione dell’art. 544 del c.p. (maltrattamento di animali). L’
esorcismo (ma gli ignoranti animalisti non lo sanno) è un’intimazione
rivolta al male ad allontanarsi. Esattamente come quello praticato
sugli indemoniati, nel quale al demonio si ordina di lasciare la
persona posseduta.
Come dice a commento dei fatti Don Gaudenzio: L’esorcismo è una
preghiera per allontanare il male, in questo caso il male che causano i
lupi . E’ un rito che va avanti dai tempi di Paolo V, tra il
millecinquecento e il milleseicento. Io non ce l’ho con i lupi, che,
come ho detto nella predica, fanno il loro lavoro e di certo non
mangiano insalata, ma con chi li ha messi qui. La situazione è
diventata insostenibile, continuano ad aumentare di numero e ho
raccolto la preoccupazione anche di persone esperte. Non dimentichiamo
che un anno fa in Italia un ragazzo è stato sbranato da un orso. La mia
comunità è spaventata. Non possono più tenere una mucca o una capra o
una pecora perché vivono nel terrore che vengano sbranate. I lupi hanno
diritto di vivere, ma anche gli ungulati e le pecore. In
effetti
l’esorcismo, termine non gradito a chi, in fondo alla coscienza, non si
sente troppo in regola con Dio, chiede ai lupi di allontanarsi da soli
(“ritiratevi dalle nostre campagne”)
Esorcismo contro i lupi (Rituale romano di Paolo V)(Tradotto dal latino)
Vi esorcizzo pestiferi
lupi, in nome di Dio (segno di croce) padre
onnipotente, di Gesù (segno di croce) Cristo figlio suo unigenito,
dello Spirito (segno di croce) Santo che procede da entrambi, a
ritirarvi immediatamente dalle nostre campagne, dove non abiterete più
e a trasferirvi altrove, dove non possiate nuocere a nessuno.
Presso la chiesa parrocchiale di San Pietro e
Paolo la messa del lupo si celebrava ogni anno messa per tenere lontano
il pericolo dei lupi, e, in passato, erano celebrate anche nelle
diverse
contrade in cui era diviso il paese. Nel 1851, per l'ultima
volta, un intero branco si spinse fino alle porte del paese e nel 1927
fu eliminato l'ultimo lupo, da tale Giuanin du luv di
Pieve in bassa Ossola. L'evento avvenne proprio il 14 gennaio e fu
celebrato da una copertina della Domenica del
Corriere). Poi i lupi rimasero un ricordo e la messa perse il
suo specifico connotato "anti lupo". Nel
2020, però, la presenza dei lupi torna preoccupante e la messa del lupo
venne ripristinata. Avevamo intervistato Don Gaudenzio che ci
aveva detto: Ero in
Perù
in missione ma i miei parrocchiani preoccupati per quanto successo in
autunno mi hanno bombardato di telefonate, perché si celebrasse
quest’anno la messa del lupo il giorno di San Valentino. La messa, sino
allo scorso anno, era stata un po’ rivisitata nel senso della
protezione dalle calamità naturali in genere.
Questa “Messa del lupo” è un’azione forte (per questo dà fastidio agli
animalisti), capace di far sentire la comunità unita davanti alla
minaccia sociale esterna (il lupo è solo uno strumento manovrato da
forze sociali) e di dare anche un messaggio all’esterno: siamo piccole
comunità ma siamo uniti, il nostro prete è con noi, voi siete più forti
con le vostre leggi e i vostri apparati, ci volete imporre il lupo ma
noi proclamiamo che questo è un sopruso fatto contro la nostra
volontà. Il pericolo c’è, il disegno di mettere in ginocchio
la montagna più debole è reale, ma un conto è lasciarsi andare,
lasciarsi sconfiggere nella propria solitudine, un conto è stringersi
assieme e darsi forza, avere il proprio pastore dalla propria parte.
Questa la lezione che viene dalla val Strona.