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Lupi

Michele Corti, 21  febbraio 2024



(14/11/2023) Gli animal-ambientalisti hanno preso di mira, nella loro intolleranza, la Messa del lupo celebrata a Forno, frazione di Valstrona domenica 18 febbraio (posticipando la festa di San Valentino del 14). Se la sono presa, i fanatici, con una tradizione nata nel 1762 per chiedere al santo patrono della parrocchia, che ne conserva una reliquia, la protezione dalle incursioni dei predatori. 

In val Strona, una  valle della provincia di Verbania i lupi rappresentavano un incubo ricorrente come in molte altre terre di montagna e di pianura. Negli inverni in cui le incursioni degli animali erano particolarmente cruente gli abitanti di Forno sfilavano, il 14 febbraio, per le vie del paese dietro l’urna contenente le reliquie di San Valentino, protettore dalle incursioni dei lupi. Nella parrocchiale è tutt’ora conservata una statua del santo, dono degli emigranti. Gli anni delle processioni sono annotate sui libri parrocchiali, a ricordo degli aventi più drammatici: 1708, 1762. Nel 1762, di fronte alla situazione di particolare gravità il feudatario, conte Borromeo, concesse agli abitanti (ai quali in quanto “villici” – per evitare il rischio di rivolte – non era consentito portare armi) di armarsi di “ferri” e archibugi. I lupi vennero sterminati. Non del tutto.  L'ultimo (dei lupi "originali"), infatti, fu ucciso nel 1927 .

L'abitato di Forno in Val Strona

L’associazione per la difesa degli animali da Milano (i soliti animalisti da condominio in cerca di uno scampolo di visibilità, poverini con tutte quelle sigle è difficile emergere), ha attaccato il parroco don Gaudenzio Martini che ha celebrato la funzione, molto partecipata, alla presenza anche di troupe televisive e di fedeli. In occasione della celebrazione che riprende una tradizione che risale ad un voto emesso dalla comunità nel XVIII secolo, si è svolto anche un dibattito ed è stato presentato in anteprima anche il trailer di un docufilm sul tema del conflitto indotto dalla presenza dei lupi tra allevatori e abitanti della montagna e ambientalisti da salotto. Questo conflitto è un caso di scuola dove, da una parte – celato dietro pseudo nobili ideali – c’è l’ egoismo e la prepotenza sociale dei più forti. Ma la foglia di fico dei “supremi valori ambientali” (la nuova religione neopagana) è facile da smascherare. I lupi sono voluti da chi sta in città e ha un’idea mitica di una “Natura” con la quale ha perso il contatto. Sfruttando l’ingenuo “amore per il lupo” di cittadini sprovveduti (abilmente alimentato ad arte dalla propaganda mediatica “green”), gli “addetti ai lavori” hanno tratto cospicui benefici (finanziamenti pubblici, posti ben pagati, onori e fama). I lupisti, nei loro uffici e nelle loro comode case in città, hanno solo benefici dalla diffusione del lupo. Ma siccome hanno accesso ai media, udienza presso le istituzioni, cattedre universitarie, strutture organizzate, una schiera di personale remunerato, possono schiacciare come formiche i tanti piccoli allevatori, i tanti abitanti dei paesi e borgate di montagna. Normale che un pastore all’antica, che tiene più al benessere materiale e spirituale delle sue pecorelle che ad atteggiarsi da intellettuale alla moda (come fanno oggi tanti sacerdoti), di fronte alla disperazione dei suoi parrocchiani che non possono più allevare un animale (ma che si vedono sparire anche cani e gatti) metta in campo delle armi spirituali. Del tutto appropriate contro la deriva nichilista neopagana che, demolendo due millenni di cristianesimo, assegna più valore alla vita di alcuni totem animali che a quella umana.
Gli animal-ambientalisti hanno perciò lanciato una campagna di odio contro Don Martini, utilizzando – come normale per gruppi culturalmente subalterni – l’armamentario del vecchio anticlericalismo, parlando a vanvera di medioevo (che non sanno neanche lontanamente cosa sia), di oscurantismo. Eppure anche Mons. Delpini, arcivescovo di Milano – uno non sospetto di indietrismo, che dialoga con la Massoneria, ha recentemente fatto ricorso ai rituali tradizionali per impetrare la pioggia durante la siccità del 2022 e quà e là sono state celebrate le "rogazioni".


Animalisti accecati dal livore

Non chiamiamo "animalisti" coloro che si compiacciono dell'uccisione, spesso tra atroci sofferenze, di migliaia di animali innocenti (domestici e selvatici)  in una carneficina che non ha nulla di equilibri naturali tra prede e predatori ma è solo una mattanza per imporre l'ideologia animal-ambientalista. Sono solo lupisti fanatici. Accecati dal livore proprio dei fanatici totalitari, che non ammettono idee in contrasto alle loro, hanno scambiato il rito esorcistico della chiesa cattolica contro gli animali nocivi (possono essere anche ratti, locuste, larve di parassiti) con l'istigazione al "lupicidio".    E’ stata celebrata una messa con esorcismo per far ammazzare i lupi. Un salto nel buio di secoli  denuncia Croce, l’ animalista a caccia di visibilità. Denunceremo il parroco alla procura per aver celebrato un rito che istiga all’uccisione dei lupi – prosegue – e abbiamo scritto al Vescovo di Novara chiedendo di smettere con questo rito. Al di là dell’aggressività e delle minacce (che non vengono normalmente punite solo perché sono ancora pochi i casi in cui questi spiritosi vengono, a loro volta, denunciati), è grottesca l’accusa di “istigazione al lupicidio” e palesemente intimidatoria (e pertanto perseguibile come diffamatoria) la citazione dell’art. 544 del c.p. (maltrattamento di animali). L’ esorcismo (ma gli ignoranti animalisti non lo sanno) è un’intimazione rivolta al male ad allontanarsi. Esattamente come quello praticato sugli indemoniati, nel quale al demonio si ordina di lasciare la persona posseduta.

L'ultimo lupo (prima della nuova ondata con Life Wolf Alps) ucciso nel 1927


Come dice a commento dei fatti Don Gaudenzio: L’esorcismo è una preghiera per allontanare il male, in questo caso il male che causano i lupi . E’ un rito che va avanti dai tempi di Paolo V, tra il millecinquecento e il milleseicento. Io non ce l’ho con i lupi, che, come ho detto nella predica, fanno il loro lavoro e di certo non mangiano insalata, ma con chi li ha messi qui. La situazione è diventata insostenibile, continuano ad aumentare di numero e ho raccolto la preoccupazione anche di persone esperte. Non dimentichiamo che un anno fa in Italia un ragazzo è stato sbranato da un orso. La mia comunità è spaventata. Non possono più tenere una mucca o una capra o una pecora perché vivono nel terrore che vengano sbranate. I lupi hanno diritto di vivere, ma anche gli ungulati e le pecore. In effetti l’esorcismo, termine non gradito a chi, in fondo alla coscienza, non si sente troppo in regola con Dio, chiede ai lupi di allontanarsi da soli (“ritiratevi dalle nostre campagne”)

Esorcismo contro i lupi (Rituale romano di Paolo V)(Tradotto dal latino)
Vi esorcizzo pestiferi lupi, in nome di Dio (segno di croce) padre onnipotente, di Gesù (segno di croce) Cristo figlio suo unigenito, dello Spirito (segno di croce) Santo che procede da entrambi, a ritirarvi immediatamente dalle nostre campagne, dove non abiterete più e a trasferirvi altrove, dove non possiate nuocere a nessuno.

Presso la chiesa parrocchiale di San Pietro e Paolo la messa del lupo si celebrava ogni anno messa per tenere lontano il pericolo dei lupi, e, in passato, erano celebrate anche nelle diverse contrade in cui era diviso il paese.  Nel 1851, per l'ultima volta, un intero branco si spinse fino alle porte del paese e nel 1927 fu eliminato l'ultimo lupo, da tale Giuanin du luv di Pieve in bassa Ossola. L'evento avvenne proprio il 14 gennaio e fu celebrato da una copertina della Domenica  del Corriere).  Poi i lupi rimasero un ricordo e la messa perse il suo specifico connotato "anti lupo". Nel 2020, però, la presenza dei lupi torna preoccupante e la messa del lupo venne ripristinata.  Avevamo intervistato Don Gaudenzio che ci aveva detto: Ero in Perù in missione ma i miei parrocchiani preoccupati per quanto successo in autunno mi hanno bombardato di telefonate, perché si celebrasse quest’anno la messa del lupo il giorno di San Valentino. La messa, sino allo scorso anno, era stata un po’ rivisitata nel senso della protezione dalle calamità naturali in genere.

Questa “Messa del lupo” è un’azione forte (per questo dà fastidio agli animalisti), capace di far sentire la comunità unita davanti alla minaccia sociale esterna (il lupo è solo uno strumento manovrato da forze sociali) e di dare anche un messaggio all’esterno: siamo piccole comunità ma siamo uniti, il nostro prete è con noi, voi siete più forti con le vostre leggi e i vostri apparati, ci volete imporre il lupo ma noi proclamiamo che questo è un sopruso fatto contro la nostra volontà.  Il pericolo c’è, il disegno di mettere in ginocchio la montagna più debole è reale, ma un conto è lasciarsi andare, lasciarsi sconfiggere nella propria solitudine, un conto è stringersi assieme e darsi forza, avere il proprio pastore dalla propria parte. Questa la lezione che viene dalla val Strona.

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Torna la Messa del lupo in Val strona 

(13/3/2020) In una piccola valle della provincia di Verbania, il parroco, pressato dalle richieste dei fedeli, ha ripristinato nella forma originale la "messa contro il lupo" che si celebrava, il giorno di San Valentino, dal 1762. Il rito era stato, in anni recenti, trasformato in messa a protezione di calamità naturali in genere.  L'evento ha raccolto un forte consenso da parte della popolazione e ha trasmesso anche all'esterno il senso della gravità della minaccia legata alla proliferazione del lupo che minaccia il completo abbandono della montagna.leggi tutto