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Mariano Allocco

 


Pubblichiamo con piacere queste riflessioni sulla rasa estalissa che popola le aree urbane (ormai prevalenti ovunque). Oggi, tutti sono apparentemente liberi di orientare le proprie scelte, i propri consumi, i propri comportamenti, ma è proprio così?  Il 'progresso' apparente della società urbana tardomoderna imposto alla montagna significa per quest'ultima la trasformazione in un 'area verde' desertificata. Ma la pianura, la città hanno da gradagnarci o solo delle spregiudicate minoranza?

 

Le considerazioni di Mariano Allocco oltre all'interesse per l'attualità dei contenuti mettono in rilievo la forza espressiva delle parlate alpine elemento di un idem sentire legato a substrati culturali comuni ma, soprattutto, alla comune esperienza esistenziale.. Non a caso alle espressioni in provenzale alpino citate da Allocco trovano puntuale corrispondenza quelle in lumbart - altrettanto graffianti - come dimostra la seguente testimonianza relativa alle Alpi Orobiche.

"Essere un om de mut (uomo d’alpeggio), vale a dire un pastore esperto per lunga esperienza era un vanto. I contadini che restavano a casa durante l’estate e svolgevano i lavori della campagna erano detti, con una punta di disprezzo staladésc, poiché staladiscia è la mucca che rimane nella stalla durante l’estate, che non si abitua perciò ai disagi dell’alpeggio"

da: BIANCHINI G. (1985) Gli alpeggi della Val Tartano ieri e oggi. Economia e degrado ambientale nella crisi dei pascoli alpini, Sondrio, Tip. Mitta, 1985,  p. 57.

 

Come spesso accade nel lessico delle comunità alpine sono espressioni ricavate dall'osservazione del comportamento degli animali o da loro caratteristiche che aiutano a descrivere persone e comportamenti sociali. Un fatto comprensibile dal momento che simbiosi con l'animale è al centro dell'esperienza sociale, un'esperienza comune alla generalità dei membri delle comunità alpine. Ma c'è di più l'animale nelle culture tradizionali è un modello, un 'insegnante', un termine fondamentale di referenza.   Gènt staladésc (o anche rassa stalìscia), calco sulla vaca staladìscia, è espressione che rende bene due aspetti colti da Allocco:

1) la dipendenza. La mucca che va in alpeggio ha la possibilità di esprime il suo repertorio comportamentale liberamente per almeno alcune ore del giorno. Ha la possibilità - entro certi limiti - di scegliere cosa mangiare e quando. In stalla il cibo viene dato in quantità determinate ad orari determinati. Nell'apparente varietà di posibilità di consumo l'industria agroalimentare globaleci impone di mangiare quello che essa stessa decide (basta vedere come negli stessi, apparentemente,cibi nel tempo l'industria inerisce e toglie gli ingredienti che più le fanno comodo). ;

2) la perdita di capacità di adattamento e di 'tempra'. In inverno nelle case ci devono essere 23°C e si sta svestiti, in estate ci devono essere 18°C e non ci si sveste.  É l'altro dato della dipendenza. Senza computer, internet, catene del freddo, una marea di elettricità, teleriscaldamento, senza le 'reti esperte' la nostra vita si ferma subito.  Non siamo più adattabili e pretendiamo di adattare l'ambiente alle nostre esigenze di animali viziati mettendoci sempre più nelel mani di sistemi complessi di cui non si riesce a decifrare i meccanismi. Il controllo del nostro mondo diminusice. L'ignoranza, intesa come non conoscenza di come funzionano i sistemi da cui dipendiamo cresce.

 

(06.05.11) La civiltà urbana di massa promette  libertà, indipendenza, cultura per tutti e stigmatizza la civiltà rurale come priva di tutte queste cose. Ma la realtà è diversa

 

La Rasa estalissa

 

di Mariano Allocco

La lezione di ecologia umana e di liberà della montagna  è indispensabile ad una presuntuosa civiltà urbana sempre più disorientata e sempre più 'eterodiretta'. Ma la montagna per farlo deve rimanere viva. Con grande vantaggio  di chi, nelle pianure, nelle aree urbanizzate non vuole più essere rasa estalissa

 

Giorni fa ero a Torino al Lingotto, ex stabilimento Fiat ora diventato 8Gallery, ero entrato con la mia compagna per far compere e in un attimo mi sono perso sotto le stupende capriate della rampa a chiocciola che conduce alla pista sul tetto, ero come imbambolato a cavallo tra due ere geologiche, tra due periodi storici, tra due civiltà, tra due mondi.

Assunto in Fiat ventenne come disegnatore particolarista, andavo a rilevare travature e impianti nelle officine del Lingotto, ero il fiulin che faceva lavoretti da apprendista e mi aggiravo con circospezione per non intralciare i ritmi di una produsiun che aveva nell’organizzazione la sua religione.

Dopo più di 30 anni mi sono poi trovato con la penna bianca a occuparmi dei laureati neoassunti, a fare il tutor dei nuovi fiulin e per organizzarmi al meglio sono andato negli USA per vedere come loro gestivano questi ingressi.

La, specialmente negli stati del sud, ho visto come i figli degli immigrati messicani competevano in modo vincente con gli altri, con quelli che nel giro di poche generazioni da pionieri erano diventati coach potatoes, patate da soffà, definizione sovrapponibile a quella occitana di rasa estalissa.

Ma torniamo al Lingotto, altre volte ero stato all’8Gallery, ma ero passato distratto, quella volta no chissà perchè, attorno a me quella volta vedevo un mondo strano, colori improbabili, rumori molesti, umanità varia e variopinta.

Perché mi sembrava di essere piombato improvvisamente in un mondo alieno? dove ero e che diavolo ci facevo li? Da dove era stata paracadutata quella moltitudine caciarosa, improduttiva e sostanzialmente per me inutile? Dove erano finiti gli indigeni che popolavano il Lingotto, quelli della produsiun ? Da dove schiodava e chi diavolo era quella rasa estalissa?

Rasa estalissa, definizione antica che avevo accantonato nella memoria, ma che ora mi appariva nella sua espressione piena, non più definizione teorica, ma presente con tutte le sue varianti generazionali, bimbi obesi per mano a nonni travestiti da ragazzini, gioventù senza età, babbionume vario….ero in presenza della rasa estalissa…l’avevo individuata.

I motivi per questa deriva sono noti, non sto a approfondire la questione, è un processo planetario che attiene al governo delle masse, le leggi sono quelle del mercato, residuali tracce quelle della democrazia.

Estaliss quassù si dice di animali tenuti sempre a stalla, abituati a cibo standard, a orari fissi, a movimenti limitati e ripetitivi, accuditi sempre dalle stesse persone.

Vita eterodiretta, programmata nei dettagli e tranquilla, ma problemi emergono quando vengono liberati e lasciati all’aperto, non sanno gestire le forze, scegliere i pascoli, autocontrollarsi, sono incapaci di autogestirsi, diventano autolesionisti e gli incidenti sono all’ordine del giorno, gli allevatori lo sanno bene.

Per gli equini il pericolo poi è massimo, per loro incombe il mal del luns, il male che viene dopo un periodo di inattività a stalla, è la mioglobinuria, l’accumulo di acido lattico che corrode i muscoli inutilmente eccitati da movimenti scomposti e inutili. E’ letale!

Stai attento perché qui stanno allevando una rasa estalissa, pensa con la tua testa”, raccomandazione che mia nonna non smetteva di farmi quando siamo scesi a Torino, non era una riflessione ingenua, tutt’altro, aveva colto in pieno l’essenza del mutare generazionale, storico,economico e sociale.

 

Al 8Gallery d’improvviso mi ero ritrovato a riflettere su questo cambiamento esploso negli ultimi anni e quando Tiziana mi ha riportato alla realtà tirandomi per un braccio e chiedendomi perché guardavo il soffitto in  modo inebetito, non me la sono sentita di fare le compere programmate e siamo tornati su, le spiegazioni durante il viaggio.

 

Giorni fa è stato fotografato un lupo che ciondolava quassù sotto le nostre case, altro mondo, due mondi prossimi che stanno perdendosi di vista, ma nessuno dei due ha la ricetta per un avvenire possibile.

A uno sguardo superficiale il mondo dei montanari pare destinato a finire presto, perso in un deserto verde, ma d’altro canto non riesco a cogliere “le magnifiche sorti e progressive” del popolo dell’8Gallery, dove diavolo pensa di andare vivendo in un reality fragile, incerto, eterodiretto e sostanzialmente estaliss? Altri arriveranno a competere con questa generazione di coach potatoes, altri lupi, altri predatori alfa girano anche laggiù!

Due mondi che dovrebbero cercare di capirsi, confrontare le ragioni degli uni e degli altri, fare squadra e pensare a un avvenire possibile per entrambi.

Visto da quassù pare difficile pensare di discutere con gente che si è fatta una opinione del mondo rurale leggendo le storie della fattoria di Nonna Papera e un’idea dei grandi predatori sulle striscie di Lupo Alberto e con i cartoons dell’orso Yoghi.

Visto dalla metropoli invece è difficile accettare che qualcuno voglia essere libero di vivere e gestire in libertà un monte che ritiene suo mentre da altri è considerato un polmone verde non da vivere, ma in cui sfogare le nevrosi accumulate salendo e scendendo per le scale mobili, spingendo un carrello all’ipermercato e lavorando davanti a un video.

La centralità sulle Alpi si è spostata dall’uomo che le vive all’ambiente, peccato che non possa essere questo un approccio storicamente possibile e neppure accettabile da parte nostra.

Per tutti e due i mondi la questione comunque attiene a uno dei fondamentali del vivere: quello dell’idea di libertà.

La libertà quassù è sotto attacco e la presenza del lupo e di una fauna aliena non è che l’ultimo in ordine di tempo, nella metropoli la libertà invece se ne sta andando alla chetichella, senza dare nell’occhio, viene sostituita da luci, lustrini, musiche, parole e reality.

Quassù ce ne siamo accorti da tempo, la libertà è indispensabile per poter vivere il monte, mentre la sotto anche la rasa estalissa dovrebbe cercare di difenderla e gestirla cercando di non….farsi male.

Troviamo il modo di confrontarci, conviene a tutti!

 

 

            

 

pagine visitate dal 21.11.08

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