Ruralpini         Inforegioni/Capra Mochena

Choose language

 

 

Scorri i principali temi di Ruralpini e accedi agli indici degli articoli

 

 

 

Ti potrebbe interessare anche:

 

(16.04.13) latte bovino ed estrogeni (meglio la capra)

Il latte delle bovine a gravidanza avazata è molto ricco di estrogeni. Un consumo elevato di latte e latticini vaccini è stato messo in relazione con l'infertilità maschile e con alcune forme tumorali (prostata ma non solo). Nella capra la lattazione non coincide con la gravidanza e il problema non si presenta leggi tutto 

 

(19.11.12) CaprePiemonte: formaggi di qualità ma anche valorizzazione della carne

Cronaca della visita in provincia di Cuneo di alcuni produttori di formaggi di capra dell'associazione Crava (Verbania). La visita, effettuata il 9 novembre, ha avuto come meta l'azienda Lo Puy (che con 50 capre produce i formaggi della foto a fianco) e il nuovo salumificio del centro Agenform di Moretta, dove si aprono interessanti prospettive di valorizzazione delle carne di capra (adulta) leggi tutto

 

(02.06.11) Nuovo associazionismo in montagna (esperienze in progress)

Alcune opportunità delle realtà odierna della montagna possono essere colte solo trovando la strada di nuove forme di aggregazione. Con questo articolo inizio ad illustrare alcuni esempi di iniziative che sto seguendo in prima persona e che si stanno sviluppando proprio in questo periodo. Si tratta di progetti basati su forme di associazionismo e che riguardano allevatori di alcune valli alpine. Nella speranza di contribuire a far circolare idee e soluzioni nuove e di 'seminare' nuove esperienze.leggi tutto

 

(14.02.11) Dins les ronses lhi chabres

In Valle Maira le cose non stanno come nel 'Vento fa il suo giro'. L'esperienza della capre a Lo Puy racconta di un insediamento che ha avuto successo e che ora si propone per un progetto integrato di recupero della borgata che vuole 'fare scuola leggi tutto


(12.06.10) Valstrona (VCO). Una valle da capre (che oggi possono tornare ad essere una risorsa) Tipica valle insubrica aspra, incassata, rocciosa, dove l'economia per secoli si è basata sull'integrazione dell'agricoltura di sussistenza con l'emigrazione, l'artigianato del legno e le miniere. Agricoltura e zootecnia 'povere', (almeno secondo certi schemi che forse è ora di rivedere). Basata sulle capre, le castagne e l'orticoltura (in assenza di campi e di grandi pascoli da bovini). Un modello ecologico efficientissimo che consentiva un'elevata densità demografica . Oggi di caprai e di capre ne rimangono pochi ma di buona razza (entrambi). E la tradizione della trasformazione  del latte caprino nei tipicifurmagit at crava si rinnova. vai a vedere

 

(13.07.10)  Le capre di Rosanna e Rolando: la Valgrande non è wilderness

Spesso è grazie ai neomontanari che si evita il 'deserto agricolo' nelle vallate alpine. Continua il nostro 'viaggio' per conoscere di persona chi ha lasciato da anni città e pianure. Non  per vivere in montagna ma di montagna attraverso la rimessa in valore delle risorse agrosilvopastorali leggi tutto

 

(28.05.10) Dalle Marittime alle Orobie  il ritorno dei predatori mette a rischio i migliori formaggi ovicaprini d'alpeggio

I pastori delle Alpi Marittime denunciano l'intensificazione degli attacchi del lupo. Abbiamo parlato con Marilena Giorgis della Val Pesio (CN), pastora e casara aziendale e d'alpeggio. Lo scorso hanno ha avuto venti pecore da latte di razza Frabosana sbranate e dieci disperse. Quest'anno proverà con le recinzioni, ma i cani da guardiania non li vuole e al figlio consiglia di rinunciare al pastoralismo. Intanto nelle Orobie il Parco 'allerta' i comuni invitandoli a raccomandare ai pastori di abbandonare il pascolo 'libero' e di dotarsi di cani e recinti. Siamo al 'coprifuoco'. E' a rischio lo stesso Bitto storico fatto anche con latte di capra Orobica mantenuta con un sistema particolare di pascolo. Che non c'entra nulla con il pascolo 'brado' e che richiede pastori 'veri' ed esperti. Alla lobby pro predatori i pastori e allevatori devono imparare a rispondere uniti al di là delle differenze e dei confini regionali e nazionali. leggi tutto

 

Lombardia (Varese) (28.08.09)  Nella montagna varesina rilancio di radicate tradizioni di trasformazione del latte caprino

Nella montagna varesina ci sono paesini abitati tutto l'anno dove tutt'oggi non si arriva nemmeno con il fuoristrada. Qui la gente non ha mai abbandonato l'allevamento della capra che, insieme alla castagna, rappresentava la base della sussistenza. Grazie all'impegno della Provincia di Varese i caratteristici prodotti caprini di queste valli (Veddasca e Dumentina) sono in fase di riconoscimento quali 'Prodotti tradizionali' della Regione Lombardia. Nella prospettiva di valorizzare al meglio la risorsa del turismo gastronomico quale condizione di sviluppo di questo bellissimo territorio.     leggi tutto

 

(29.10.12) La capra in pentola a Nereto (TE)e i web rurali

Un intenso week end di cultura gastronomica territoriale all'insegnba della capra a Nereto in Val Vibrata (Teramo). Con un convegno di presentazione di un libro importante sul ruolo della capra nella gastronomia e nella storia sociale, una mostra e un gemellaggio gastronomico. Ma ancora più importante l'impegno di Francesco Galiffa (l'autore della ricerca), dell'associazione culturale Ferdinando Ranalli e della comunità neretese a farsi promotori di una rete sul tema della capra  leggi tutto

 

Materiali

Le razze autoctone caprine dell’arco alpino e i loro sistemi di allevamento

Risorse silvo-pastorali, conflitto sociale e sistema alimentare: il ruolo della capra nelle comunita' alpine della Lombardia e delle aree limitrofe in eta' moderna e contemporanea

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(23.06.13) In località "Stoa'na", a 1700 m, si è svolta il 9 giugno la prima mostra della capra van Bersntol di Fierozzo, Frassilongo e Palù del Fersina. Freddo e pioggia ma anche la soddisfazione di constatare una rinascita ruralpina

 

Quando una capra è elemento di

identità e stimolo di iniziativa rurale

 

testo e foto di Michele Corti

Due giovani associazioni: una di allevatori di capre e l'altra culturale sono protagoniste di un rilancio di cultura e economia identitaria nel segno della ruralpinità. Accade nel cuore della Valle del Fersina/Bersntol. Un' isola, non solo linguistica, in un Trentino che - anche nelle valli -  continua a rincorrere la modernità e l'omologazione alla cultura tecnoindustriale

La nuova associazione di allevatori della capra del Bersntol (De Hirtn ont de Plètzet Goas van Bersntol) è nata solo a settembre e già per maggio aveva in programma una prima mostra. Alla data prevista in località nei prati alti di loc. Stoa'na nel comune di Garait-Oachlait (Fierozzo) c'erano 20 cm di neve e così è stata spostata al 9 giugno. Il miglioramento meteo è stato relativo perché anche il 9 pioveva e faceva freddo. Nonostante le condizioni poco favorevoli tutto quello che era in programma (la valutazione e la premiazione delle capre, il pranzo tipico, la musica, la dimostrazione di caseificazione, l'esposizione di prodotti) si è svolto regolarmente anche se affrettando un po' tutto per evitare gli scrosci.

 

La manifestazione voleva distinguersi per cadere all'inizio della stagione d'alpeggio e per essere realizzata in quota, dove gli animali stanno già pascolando. Un gruppo di capre locali alpeggiate da alcuni giorni, frutto di incroci tra l'Alpina comune e la Passiria (il tipo di incrocio che ha rischiato l'estinzione per erosione genetica della van Bernstrol ) ha preso parte alla manifestazione, chiuse in un recinto con "vista" sulla festa.

Queste capre non solo hanno assistito alle fasi dell'evento facendosi anche ammirare dai presenti ma hanno in qualche modo partecipato al concorso per la migliore capra  (ovviamente non nella categoria "capra van Berstrol". Un modo di valorizzare tutte le risorse genetiche locali e di non cadere nell'integralismo zootecnico. Personalmente ho "addocchiato" alcune capre grigie, ma anche alcune con mantello rosso, non "passirizzate" degne di considerazione e di rappresentare la gloriosa "Alpina comune" in regressione ovunque, persino nelle sue ridotte ossolane (ne riparleremo in una prossima occasione).

 

La manifestazione, al di là dei contenuti allevatoriali, è riuscita a combinare i caratteri della piccola mostra zootecnica, della sagra e della manifestazione culturale. Nello spirito "agriculturale" (e, diciamolo pure, ruralpino) e di una economia identitaria che una comunità minoritaria come quella del Bersntrol, fiera della sua diversità e dell'identificazione con un piccolo territorio,  riesce a fare propri e a mettere in scena facilmente, spontaneamente.

 

 

Altre comunità alpine - più permeate  dalla cultura italiana urbanocentrica - devono invece compiere una non facile rielaborazione culturale per riuscire a scrollarsi di dosso la subalternità alle culture della modernità che impone la separazione tra tecnica e cultura, tra società ed economia. Il tutto per imporre, non è difficile da intuire, il dominio totalizzante dell'economia globale e delle organizzazioni politiche nazionali e sovranazionali.

 

 

La rincorsa ai paradigmi sociotecnici dell'agroindustria ha portato anche l'agricoltura e la zootecnia di montagna (dirette da agenzie improntate ai paradigmi e agli interessi agroindustriali) a scimmiottare la pianura e i sistemi intensivi imponendo non solo razze che in montagna non si adattano ma anche una cultura tecnicista che arriva costringere anche le razze autoctone, le associazioni locali di alevatori, le manifestazioni zootecniche alpine a conformarsi ad essa. Con esiti un po' deprimenti.

 

Senza entrare direttamente in polemica con l'Associazione già costituita degli allevatori di capra Pezzata Mochena (stabilità su un'area che comprende anche l'altopiano di Pinè e la Valsugana e aderente all'APOC, associazione produttori ovicaprini), gli allevatori dell'area di origine, di quella parte della Valle del Fersina/Bersntol che si riconosce nella cultura ancestrale, hanno ben pensato di mantenere vivo il significato culturale e identitario della popolazione caprina locale. È così nata l'associaione De Hirtn ont de Plètzet Goas van Bersntol che opera in sintonia con l’associazione culturale “Schratl”, presieduta dal giovane Stefano Moltrer (foto sotto con il microfono).

 

 

Stefano Moltrer con alcuni amici ha fatto rinascere l'associazione "Schratl" nel 2011. Dall'incontro con Adriano Moltrer e altri allevatori storici di capra Pezzata mochena è nata l'idea di un'associazione che, prendendo spunto dalla risorsa simbolica e agriculturale della capra locale, si faccia promotrice a 360° di iniziative per valorizzare e identificare il territorio, la cultura e l’allevamento e l'artigianato tipico della Valle dele Fersina/Bernstrol (Adriano nella foto sotto  è quello che sorride, come spesso gli capita da personaggio che trasmette positività. al centro Albino Iobtrabizer, decano dei pastori della Valle del Fersina-Bersntol.).

 

 

Attraverso un concorso è stato identificato un logo che rappresenti tutti questi significati. Frutto di un sapiente uso della grafica il logo - molto "pulito" - rimanda alla morfologia della valle con una "B" che è anche un cuore, orientato come la valle, con riconoscibili i due distinti versanti e chiaro rimando al simbolo del Sacro Cuore di Gesù e alla tirolesità.

 

 

La cura dei dettagli è quella che racconta dello spirito che è sotteso alle iniziative pubbliche che si fanno espressione e manifestazione di una cultura, di un programma sdi azione locale. Il "ring" realizzato con legname locale e l'arco di rami d'abete intrecciati non sono solo materiali "rinnovabioli" e a km 0 ma rimandano al legame che unisce l'attività zootecnica con quella forestale quale unico modo di gestire al meglio le risorse. Troppe mostre zootecniche, anche di razze e popolazioni locali, vedono l'uso dei tubi Innocenti. Un linguaggio industriale che stride.

 

 

In coerenza con la tradizione anche i premi. I più ambiti rrano rappresentati da campanacci con collari decorati in stile tirolese; il più ambito, assegnato alla "capra d'oro" consisteva in una pregevole campana di fusione dal suono limpido e argentino.

 

 

Tale premio è stato assegnato, ma era difficile che non potesse essere così, alla "mamma delle Pezzate mochene" ovvero a Rosina Paoli del villaggio sottostante di Kamaovrunt (sotto con un altro allevatore storico, Pio Ionstrabizer, figlio di Albino). Senza il nucleo di capre della Rosina - che avevano conservati i caratteri descritti da pubblicazioni storiche quali caratteristici della capra Pezzata mochena - la popolazione locale sarebbe estinta. Sono passati non pochi anni da quando Massimo Pirola scomparso improvvisamente 15 mesi fa (vedi il ricordo) mi accompagnava dalla Rosina per studiare le caratteristiche delle capre Mochene. Massimo sarebbe soddisfatto di come stanno andando le cose: oltre 200 capi e una ventina di allevatori. Si potrebbe fare di più, ma per una popolazione che era quasi scomparsa non è poco.   

 

 

 Sotto Rosina Paoli con una sua capra nel ring. Nonostante la giornata non proprio propizia non erano poche le famiglie con ragazzi che sono arrivate a piedi per partecipare all'evento (come si vede dalla foto).

 

 

Tra i protagonisti della rinascita della capra Bernstrol non può non essere citato Bruno Glisenti che a questa capra aveva dedicato la tesi di laurea. Bruno, dottore forestale e coltivatore di piccoli frutti, continua a seguire la razza come esperto, per pura passione.

 

 

La pioggia che ha disturbato la manifestazione mi ha impedito di illustrare altri aspetti interessanti: i vari eventi musicali (tra una pausa e l'altra degli scrosci, la dimostrazione di cagliatura del latte ecc.). La foto sotto - scattata da sotto il tendone della ristorazione - oltre alla pioggia mette in evidenza l'attaccamento alla più ampia identità tirolese di questa piccola comunità.

 

 

In modo perfettamente speculare a quanto accade nelle manifestazioni zootecniche delle valli provenzali del Piemonte dove la bandiera che sventola è quella occitana (sotto foto archivio Ruralpini). Le "piccole patrie" sono di certo diverse e più autentiche dalle entità politiche a cui a volte si rivolgono, e che  rischiano di riprodurre in piccolo l'ideologia nazionalista, ma è ovvio che il richiamo ad esse è in sacrosanta polemica contro Roma, Parigi, Bruxelles. Ma qui entreremmo in considerazioni politiche che ci porterebbero lontano. Per me è un privilegio poter sentirmi a casa nella Bernstol piuttosto che a Coumboscuro, ancora più piccola realtà di caparbio attaccamento alla cultura ancestrale, ma aperta al nuovo e al mondo e capace di saldare arte, letteratura, musica identitarie alla realtà rurale.

 

 

 

Ai partecipanti alla mostra (allevatori e giudici) è stata consegnato come attestato la "pergamena" di cui alla foto sotto.  Parole che non rischiano di cadere nella retorica perché rivolte a persone che le merito (spero anch'io).

 

 

Commenti

 

 

***

 

 

           commenti, informazioni? segnalazioni? scrivi

pagine visitate dal 21.11.08

counter customizable
View My Stats

 Creazione/Webmaster Michele Corti