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cultura ruralpina (in valle Grana)



Roumiage a San Mauri

e Sancto Lucio



Alla serie di cultura ruralpina in valle Imagna (Bergamo), curata da Antonio Carminati, se ne affianca una nuova che riguarda la Valgrana (Cuneo). Autrice Anna Arneodo, di Coumboscuro, che i lettori di Ruralpini conoscono in veste di pastora per via dell'accorato appello-denuncia sul problema del lupo "Ci uccidete senza sporcarvi le mani. J'accuse di una pastora" (72 mila visualizzazione, 20 mila condivisioni su facebook). Anna è impegnata nelle attività del Centro di cultura provenzale che ha sede nella piccola valle: la rivista Coumboscuro e vari e impegnativi eventi culturali, tra cui il Roumiage de setembre, con pellegrinaggio a piedi dalle valli provenzali francesi. Tante attività prestigiose in una piccolissima comunità, il che rappresenta di per sé occasione di molti spunti. In tutta la Valgrana, la valle del formaggio Castelmagno e del famoso santuario di San Magno, delle tante borgate che sono morte o che tentano di rinascere, sono tanti i temi della cultura ruralpina, quella di tempi trascorsi e quella che vuole ancora vivere. Qui declinata al provenzale, una lingua minoritaria, con tutte le difficoltà che comporta per la difesa dell'identità locale, specie in un contesto di grave spopolamento.
Ruralpini ha iniziato a parlare di Coumboscuro nel 2010
(vai a vedere) e ha mantenuto da allora un contatto costante.


La chiesa di Sancto Lucio de Coumboscuro


Roumiage a San Mauri di Ritanna
e Sancto Lucio de Coumboscuro
(Pellegrinaggio/Festa patronale a San Mauro di Ritanna
 e Santa Lucia di Coumboscuro)

Itinerari di vita e di fede tra le valli alpine della Provincia di Cuneo


di Anna Arneodo


(19.05.19) San Mauri, patrono di membre (degli arti), si festeggia la prima domenica di maggio, a Rittana (1). Uno dei primi, roumiage (feste religiose patronali e al tempo stesso pellegrinaggi), dopo l’inverno. Un tempo da Sancto Lucio de Coumboscuro (2), dal Gal (Monterosso Grana), da Sant’anna ‘d Cavuira - San Maté (Valgrana) e da tutta la bassa valle Grana, moltissime persone andavano a piedi alle sacre funzioni per ringraziare e chiedere a San Mauro protezione per i membre: le braccia, le gambe, la schiena.

Lunghe file di pellegrini, salivano da Coumboscuro a Rocho de l’Estelo (Rocca Stella) e scendevano al Gouré (Gorré) e poi a Rittana al Santuario di San Mauri (3).


Anni fa davanti alla chiesa di san Mauro, per tutta la giornata della domenica, veniva posto un lungo banco, ed appoggiati sopra tante braccia, gambe, mani e piedi in legno e gesso. I pellegrini, lasciavano un’offerta, si prendevano un membre e lo tenevano stretto in mano, mentre facevano novena attorno alla chiesa, invocando la protezione di San Mauro. Finita la funzione, si restituiva il membre (4).

La terza domenica di settembre a Sancto Lucio de Coumboscuro, si celebrava si celebrava il roumiage de Santo Lucio, protettrice de i uéi  (della vista). Anche quel giorno era un continuo salire e scendere di gente, che dalla valle Stura – vallone di Rittana, Valloriate, Demonte… scendevano da Rocho de l’Estelo (Rocca Stella), colle dell’Ortica e montagne vicine, verso la Chiesa/Santuario di Sancto Lucio.

Oggi la ripresa di questi momenti d’incontro riportano unità nella montagna e tra le valli, ridando importanza e significato alla complessa rete di vie e sentieri che le uniscono.


Note

(1) San Mauro abate si festeggia il 15 gennaio. Ma, come avviene spesso in montagna, parte della popolazione è assente e così la celebrazione nel pieno dell'inverno si celebra in tono minore e la festa "grande" è a primavera quando - grazie alla buona stagione - possono affluire pellegrini anche da altre vallate.

(2) Sancto Lucio de Coumboscuro è toponimo accolto dalla toponomastica ufficiale. La traduzione dal provenzale è: Santa Lucia della Valle scura (i nomi femminili hanno tutti desinenza in "o" (es, reino = regina, Mireio = Mirella).

(3) Il Santuario sorge nel centro di Rittana, presso una valletta laterale del fiume Stura. Nasce nel 1622 dalla fusione di due chiese medievali: la cappella di San Mauro e la parrocchiale di San Giovanni Battista. In occasione della visita pastorale dell'arcivescovo Millet, le due chiese vennero fuse e unite sotto il titolo di Santi Giovanni Battista e Mauro.v. L'accorpamento delle due chiese preesistenti, ordinata nel 1622, venne completata solamente nel corso del Settecento, anche grazie all'intervento economico del comune. La chiesa venne solennemente consacrata nel 1770. Altri significativi lavori sono attestati per tutto l'Ottocento. Il giorno della festa i pellegrini erano soliti recitare il rosario e fare preocessioni attorno all'atrio del santuario. Grazie all'anello di portici intorno all'edificio liturgico, presso il santuario, si svolgevano novene girando in preghiera intorno alla chiesa, anche nei giorni di tempo inclemente.

(4) Su questa pratica si riporta una testimonianza ormai storica. San Mauri ero lou patroun di membre: i-ero sempre en banc charja de membre. Se piavo n’os, e bras, na chambo, la man… de bosc, se fasìo la nouveno lou membre en man. Couro se fenìo la nouvéno, se rendìo lou membre e se laissavo al bono man. (San Mauro, di Rittana, in valle Stura) è il patrono delle membra: il giorno del Santo patrono, c’era sempre un banchetto che esponeva delle membra. Si sceglieva un osso, un braccio, una gamba, una mano… in legno e quindi si partecipava alla novena sotto il porticato del Santuario con il membro scelto in mano. A fine funzione si restituiva il membro devolvendo un’offerta). Testimonianza di R.G. (1887 – 1973, S. Lucio de Coumboscuro).





La locandina del roumiage a San Mauri 2019. Sfortunatamente l'inclemenza del tempo ha costretto ad annullare l'evento.



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Serie cultura ruralpina (in valle Imagna)

a cura di Antonio Carminati

Maggio: natura fiorita e culto popolare 
(10.05.19) Quando la fede popolare umanizzava e santificava la natura in fiore, i campi, il territorio. Nel mese di maggio, oltre al culto mariano, erano importanti le preghiere e i riti di benedizione delle case, dei campi, dei raccolti ancora incerti. Lo spazio abitato, che andava ben oltre quello "urbanizzato", era presidiato da contrade e cascine e marcato da numerose presenze del sacro, prime tra tutte le  santelle per le quali transitavano le processioni delle rogazioni a marcare lo spazio simbolico della comunità da difendere dal disordine e dalla negatività leggi tutto

Quando la vacca deve partorire. Quand che la aca la gh'à de fà
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Hanno ucciso la montagna (la fine della grande famiglia del nonno) 

(15.04.19) Nel racconto autobiografico di Antonio Carminati la "grande trasformazione" degli anni '60. L'entrata nella modernità, vista per di più come limitativa e negativa, attaverso l'esperienza di un bambino che vive il passaggio dalla vita patriarcale di contrada a quella della famiglia nucleare e dell'appartamento "stile città", una distanza di un km o poco più in linea d'aria che segna il passaggio traumatico tra due mondi.

Architettura identitaria. I tetti in piöde, bandiere di identità valdimagnina

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Pecà fò mars  Il rito della definitiva cacciata della cattiva stagione
(31.03.19) Dopo il carnevale, ancora una volta, per cacciare la brutta stagione, soprattutto la sua pazza coda di marzo, occorre produrre altro rumore, diffondere suoni anche strani nell’aria, insomma fare chiasso e… tanto baccano.  La funzione è sempre stata duplice: da un lato allontanare gli spiriti del male, dall’altro richiamare ad alta voce la bella stagione, facilitando così il risveglio della natura

Omaggio ai boscaioli emigranti (eroi del bosco, martiri del lavoro)
(25.03.19) Una vita di sacrifici durissimi, di frugalità, di duro lavoro quella dei boscaioli bergamaschi che emigravano abbandonando le loro valli e le loro famiglia a marzo per recarsi in Svizzera e in Francia. Doveroso ricordarla.

La gestione del letame nell'economia agropastorale montana

(20.03.19) Lo spargimento del letame nei prati e campi di montagna, utilizzatonaturale. Almeno così era nel passato.  quale fertilizzante, è forse una delle attività maggiormente faticose, ma anche più importanti, sul piano della conclusione di un ciclo.

La stalla e gli altri manufatti dell’edilizia tradizionale

(03.03.19) Una stalla, un prato, un pascolo, una vacca, quando sono in grado di accogliere relazioni generative con la popolazione locale, e quindi di esprimere i caratteri di una visione, rappresentano dei valori, più che dei beni o delle merci. Francesco, Ugo e tanti molti agiscono come tante api operaie, ossia contribuiscono in modo determinante a sostenere l’ossatura e il futuro del “sistema montagna” delle Orobie, presidiando il territorio e difendendo l’insieme delle sue caratteristiche naturali e antropiche.

La distillazione della grappa (una tradizione di libertà)
(23.02.19) Oggi molti possono permettersi di acquistare la grappa (e il mercato ne offre per tutti i gusti) ma distillare in casa frutta o vinacce gratifica con quel senso di indipendenza, di libertà e, diciamo pure, di sfida. La sfida a uno stato che per non perdere le accise sostiene di vietare la distillazione casalinga per "tutelare la salute", disconoscendo un sapere contadino secolare (l'alambicco si diffonde dal Cinquecento).

La caccia alla volpe (e al lupo) nella realtà contadina
(15.02.19) Nel periodo più freddo e nevoso dell’anno, quando cioè gli uomini avevano tempo a disposizione, öna ölta (una volta) i cacciatori più sfegatati, ma anche i contadini meno provetti all’uso dell’archibugio, i vàa a vulp (andavano [a caccia] di volpi).


L'economia delle uova nella società contadina
(05.02.19) Loaröi e loaröle(venditori e venditrici di uova) erano protagonisti di una economia integrativa per il sostentamento del gruppo familiare, sia sotto il profilo alimentare, che per quanto concerne l’introito di qualche pur modesta somma di denaro...


In morte di un complesso rurale di pregio
(22.01.19)
La triste parabola di una contrada a oltre 900 m di quota in valle Imagna. Un tempo abitata tutto l'anno, poi alpeggio, oggi consiste solo di prati e di fabbricati in rovina. Quelli ristrutturati trasformati a "uso vacanza". 



La méssa dol rüt
(08.01.19) La méssa dol rüt  (la concimaia) era l'elemento chiave di un paesaggio ordinato che nutriva animali e persone senza inquinare e sprecare risorse


Il Natale dei contadini. Un rito che non scompare: la macellazione del maiale (cupaciù)
(23.12.18) Riti che rivivono, pieni di significato. Ancora oggi la macellazione del suino è occasione per aiutarsi tra giovani allevatori.  Quella che sembrava una pratica da amarcord da vecchie foto in bianco e nero possiamo documentarla come un fatto attuale e in ripresa. La sequenza della macellazione con qualche immagine di insaccatura. 



contatti:redazione@ruralpini.it

 

 

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