Ruralpini       Commenti/Parchi polizieschi

 

La Cattedrale di Strasburgo trasformata in Tempio della Ragione nel 1793

 

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(20.06.12) A Barcellonette (Francia) il primo incontro su lupo e predazione

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(18.06.10) Roma finanzia la demagogia pro orso

Costosa campagna di comunicazione per 'promozionare' al tempo stesso l'orso e le 'aree protette' con l'uso demagogico del plantigrado quale 'testimonial'. Hanno ragione da vendere i pastori che dicono: 'E' un business alle nostre spalle'

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Eco pouvoire è stato definito da alcuni studiosi francesi (a proposito delle politiche di reintroduzione di orsi, lupi e linci). Noi la chiamiamo verdocrazia e dimostriamo quanto sia reale illustrando la genesi del "Pacobace" (il protocollo che 'regola' la presenza dell'orso sulle Alpi centrali).  In un campo tutt'altro che marginale, che influenza non poco l'uso e la vivibilità del territorio,  la politica (quella espressa da rappresentanti eletti democraticamente) è stata espropriata dagli 'esperti', dal WWF, dai burocrati 'verdi' e si limita a 'ratificare' a posteriori quello che questi hanno deciso. Ovviamente senza consultare pastori e contadini.  vai a vedere

 

(23.05.10) Asiago (VI) Esplode l'astio mai sopito contro i contadini e i montanari. I fan dell'orso lanciano il boicottaggio del formaggio Asiago

L'orso M5 sta agendo da detonatore di un conflitto negato ma sempre vivo e che torna acuto nella realtà postmoderna: quello tra città e campagna. I fan dell'orso, gli orsologi, la lobby vuvueffina nelle redazioni giornalistiche sono l'avanguardia di un potere urbano politico, economico e ideologico che teme la resistenza al nuovo colonialismo. E si mobilitano. Per loro la cattura di M5 è uno smacco simbolico enorme. I sudditi della montagna che osano ribellarsi? Giammai! Si parla di 'ricatti' dei contadini e dei cacciatori. Si lancia il boicotatggio del formaggio Asiago. Si addita la montagna 'assistita' che vive artificialmente di sussidi. Molto bene. E se la montagna decidesse di non lasciarsi più rubare l'acqua e l'energia idroelettrica? Se decidesse di tassare i transiti che le regalano inquinamento e traffico? E' grottesco che l'accusa alla montagna di essere 'parassita' viene da quella lobby che della pseudo wilderness hanno fatto una rendita di posizione.  leggi tutto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(23.08.12) 1500 € di multa ad un'associazione per aver celebrato (come da 15 anni in qua) una messa al limite del Sacro Parco. È successo nel Parco Nazionale del Mercantour nelle Alpi Marittime, al confine con la provincia di Cuneo

 

Nel Parco Mercantour torna

 

il parchismo poliziesco

 

 

di Michele Corti

 

Questa estate nel Mercantour (il Parco da dove si è diffuso il lupo in Francia) gli atteggiamenti talebani  del Parco hanno crato tensione, non solo con i pastori.  Le ambigue prese di distanza del sindaco di Nizza (vice-presidente del Parco)

 

La notizia è filtrata solo in questi giorni ma i fatti sono avvenuti l'8 agosto. A Châteauneuf-d'Entraunes nel Parco francese del Mercantour che condina con la provincia di Cuneo, un pastore dopo aver subito l'ennesimo attacco dei lupi ha aggredito due guardiaparco che erano stati chiamati dallo stesso  per gli accertamenti di rito (finalizzati agli indennizzi). In alcune versioni riportate dai media parrebbe quasi che il pastore si sia scagliato a freddo contro due delle tre guardie, colpendone una con una testata e l'altra alla mascella con il manico di un piccone. In altri resoconti filtra quella che può essere una più plausibile motivazione dell'aggressione: il pastore - probabilmente già abbastanza esasperato - avrebbe perso il controllo quando qualcuna delle guardie del Parco si sarebbe lasciata sfuggire un commento pro-lupo. Come sono andati i fatti lo stabilirà la magistratura dal momento che il pastore è stato denunciato per lesioni. È certo che i pastori - nel caso fosse accertata la provocazione da parte delle guardie - chiederanno che anche gli atteggiamenti apertamente fazioni di quelli che sono pubblici ufficiali siano censurati. Da parte mia non ho difficoltà a ritenere probabile la provocazione avendo raccolto lo scorso anno diverse testimonianze dalla viva voce di pastori e margari piemontesi, circa la faziosità pro lupo manifestatasi in sede di accertamento dei fatti da parte di alcune guardiaparco e agenti del CfS (per non parlare dei veterinari del Progetto Lupo). Basti osservare che anche a fronte di precise testimonianze dei pastori "abbiamo visto due lupi" avvalorate da altri "segni" (orme, ululati) la responsabilità dei lupi veniva dal personale verbalizzante indicata quale "probabile". Quest'anno il sistema è cambiato e l'accertamento è svolto dai veterinari pubblici (che comunque dovevano già svolgere un sopralluogo per stabilire se i resti degli animali predati fossero interrabili o da inviare ad inceneritore). Almeno si è risparmiato un veterinario.

 

 

La tensione tra guardie e pastori nel Mercantour si inserisce in un contesto contrassegnato da altri episodi di applicazione talebana delle regole di rispetto del Sacro Parco. Un rigorismo che segna un ritorno al passato e riaccende - sotto la pressione della presenza del lupo - il conflitto tra presenza dell'uomo nel Parco e una concezione del medesimo quale "campana di vetro" sotto la quale imbalsamare una natura-totem. Il 12 agosto un escursionista nizzardo è stato multato per 135 € per essersi avvicinato troppo ad un grifone (per la presenza dei grifoni vedi l'articolo di Ruralpini di qualche giorno fa).

 

Il Parco proibisce il culto cattolico

 

Molto più grave un altro episodio avvenuto ai primi di luglio. Nientemeno che una messa multata di 1500 € per violazione delle norme del Parco.  Va subito detto che in Italia a tali eccessi non si arriva e che la Francia ha tristi precedenti di politica anti-cristiana. Al tempo della rivoluzione le chiese furono  trasformate in Templi della Ragione, le distruzioni di edifici religiosi e di opere d'arte, i massacri della Vandea, le persecuzioni dei preti "refrattari" che non volevano sottomettersi al regime giacobino. Ma anche dopo un secolo con la terza repubblica, fortemente influenzata dalla massoneria, vi fu un'ondata anti-cattolica che impedì la libertà di insegnamento e introdusse pesanti limitazioni alla libertà religiosa. In Italia il Regno d'Italia su contraddistinto dall'anticlericalismo e delle discriminazioni contro i cattolici ma nessun movimento ant-cristiano ebbe mai base di massa. Le arroganti minoranze urbane giacobine quando non ebbero l'appoggio delle baionette francesi furono spazzate via dalle insorgenze, quelle sì popolari dalla Calabria alle Alpi (a differenza dei movimenti del risorgimento appoggiati solo da élites forti dell'appoggio straniero, una circostanza che segnò indelebilmente la successiva storia italiana).

Ma cosa ha fatto il Parco di tanto grave? I guardiaparco hanno elevato una contravvenzione di 1500 € al presidente dell'associazione che aveva organizzato la celebrazione di una messa all'aperto sull'altopiano del Sestrières nel comune di Saint-Dalmas-le-Selvage al limite del Parco stesso. La messa di suffragio per i defunti veniva celebrata da quindici anni e, sino a quest'anno, con c'erano stati problemi. Trattandosi di una negazione della libertà di culto la cosa ha avuto ripercussioni. Il Parco può ben dire che i regolamenti impediscono riunioni non autorizzate ma la popolazione e il sindaco l'hanno presa come una negazione di una libertà fondamentale. Come l'esproprio del loro territorio sottratto alla comunità anche per attività di certo non impattanti ma fortemente correlate ad esigenze simboliche e spirituali. La sacralità del Parco, la "natura wilderness" trasformata in idolo sono dunque più sacre delle espressioni della fede professata dalla comunità da svariati secoli? Il fatto che fosse una messa per i defunti rende ancora più sgradevole e preoccupante l'episodio. Ricordare i morti significa rinnovare l'esistenza di una comunità che travalica le generazioni, che rinnova una relazione con il proprio spazio fisico che va al di là dell'utilitarismo immediato (le conseguenze del non pensare alle generazioni future le abbiamo sotto gli occhi). Non si tratta solo di un oltraggio alla religione ma anche a quello che di più sacro esprime una comunità.

Non c'è da stupirsi della rabbia della gente e del sindaco Jean Pierre Issautier. Il giorno successivo al fatto quando quest'ultimo ha incrociato le guardie ne è nata una rissa tanto che le guardie sono corse alla gendarmeria per denunciare il sindaco per minacce.

La cosa è montata ed è intervenuto il sindaco di Nizza, Christian Estrosi.  Estrosi ha dichiarato: Ho sempre difeso il ruolo dell'uomo in questa area protetta, oltre che la necessità di trovare un equilibrio tra il mantenimento delle attività antropiche e la tutela ambientale " aggiungendo: "Le restrizioni alle celebrazioni religiose e tradizionali mi indignano perché vanno contro i principi che difendo per mantenere la vita nei nostri villaggi." Belle parole. Peccato che a pronunciarle sia il vice-presidente del Parco. Forse potrebbe dimettersi. Ma anche in Francia, non parliamo dell'Italia, usa poco.

Politici e parchi

I politici opportunisti (di ogni colore) hanno sempre spalancato le porte ai Parchi intravedendo la possibilità di partecipare alla gestione dei flussi di spesa pubblica, alla distribuzione di cadreghe e prebende. Purtroppo si sono lasciati abbindolare anche gli amministratori locali che, risucchiati nella logica di corto respiro del "fare cassa", hanno dato il loro consenso alla istituzione delle aree protette attratti dalla carota dei finanziamenti. Chi abita da quelle parti si ricorderà benissimo quanta opposizione vi fosse da parte dei sindaci e dei consigli comunali alla istituzione del Parco delle Orobie Bergamasche e si ricorderà anche che quella opposizione venne fatta rientrare con l'intervento della Regione Lombardia che, decisa a creare il Parco, promise lauti finanziamenti. Per trenta denari ... verrebbe la voglia di dire. Ci si potrebbe chiedere perché una regione di "destra" come la Regione Lombardia persegua la stessa politica delle regioni "rosse". A parte la fame di cadreghe  c'è anche una motivazione più sostanziale: in cambio della lottizzazione del "settore parchi", concesso o lasciato in feudo permanente alle componenti di sinistra e ambientaliste ci si aspetta un atteggiamento morbido della burocrazia regionale rosso-verde e delle associazioni ambientaliste su quei fronti dove ambiente e business entrano in diretto conflitto: cementificazione, nuove autostrade, cave, agricoltura intensiva inquinante. Tutti poi vanno a braccetto dove il business è ammantato di pseudo valenze ecologiche come nel caso delle energie rinnovabili ma insostenibili (le centrali a biomasse oltre a bruciare o far marcire alimenti per l'uso umano o zootecnico hanno impatti ambientali deleteri sulla qualità dell'aria, la fertilità dei terreni, l'uso dell'acqua, il traffico ecc. ecc.).

 

Sono loro che si raffigurano così

 

Con la sua politica (o non politica) in materia ambientale del tutto a rimorchio la cosidetta "destra" - che se ne accorga o no - concede concreti vantaggi alle componenti politiche rosso-verdi. Dove operano i Parchi finiscono per divenire dei centri di potere in grado di esautorare le amministrazioni locali che - nella "aree periferiche" - sono raramente orientate a sinistra. I Parchi hanno sì presidenti, vice-presidenti, consorzi di gestione, consigli direttivi. Ma molto spesso gli amministratori locali sono lì a fare tappezzeria e a incassare i gettoni (o a cercare di ottenere qualcosa per il proprio comune o le proprie cerchie). Nella magra di finanziamenti degli ultimi (rispetto alla spesa allegra di prima, si intende) i Parchi, al riparo sino ad oggi dai tagli (e con una serie di canali privilegiati di accesso ai fondi europei grazie alla trama di Life, Natura 2000 ecc. messa in piedi delle ecolobby), hanno goduto di una capacità di cassa che li rendeva oggetto di invidia di sindaci e amministratori di Comunità Montane che si abbassavano spesso e volentieri a chiedere l'elemosina ai Parchi.

 

Amministratori tapezzeria

 

Mauro Deidier, che è stato a lungo presidente del Parco Orsiera Rocciavriè in provincia di Torino (prima che venisse istituito il Parco delle Alpi Cozie) ha sostenuto anche pubblicamente in aperto dissenso con i suoi colleghi che nei Parchi il presidente conta ben poco e che chi comanda è il Direttore in combutta con il personale sindacalizzato e la rete degli altri direttori, della Federparchi (notare che in molti Parchi il direttore può essere incaricato su chiamata se proviene da un altro Parco così che si è crata una casta). In realtà Deidier era un presidente anomalo perché proclamava di essere "per l'agnello e non per il lupo") e stigmatizzava lo spreco di personale e di mezzi, gli atteggiamenti spocchiosi delle "sue" guardie che si appellano rigidamente al mansionario e alle garanzie sindacali, che non spostano un sasso se ostruisce una pista (devono pensarci gli operai), che apprezzano molto l'andar a cercare le cacche del lupo, sbinocolare, fare foto artistiche e magari anche  un po' i gradassi con chi è colto in infrazione delle regole. Deidier si è dato parecchio da fare per gli alpeggi e i pastori. Nel 2009 scriveva che:

 

"L’Orsiera è l’unico Parco in Piemonte che destina il 40% delle proprie risorse complessive agli alpeggi. Pur fra mille difficoltà ed  intralci abbiamo istituito un servizio di supporto tecnico gratuito agli alpeggiatori; ogni anno eroghiamo contributi per le attrezzature  di caseificazione e la messa a norma delle produzioni casearie. Abbiamo acquistato una mungitrice mobile d’alpeggio a scopo dimostrativo, il prossimo anno porteremo l’energia rinnovabile (solare termico e fotovoltaico ) ai primi 7 alpeggi ( 280.000 euro investite) ecc.ecc."

 

Purtuttavia non aveva difficoltà ad ammettere che era la Direttrice (di provata fede rosso-verde) a comandare ed ad avere diritto di veto sui progetti non in linea con le sue posizioni politiche ed ideologiche. Così va nei Parchi. Ma nessuno osa proporre di ridurli di numero e superficie aplicando la stessa logica di risparmio che viene applicata brutalmente (con parametri quantitativi tanto rozzi quanto ingiusti) con provincie e comuni. La lobby verde è troppo forte.

 

Nella auspicabile nuova stagione di libertà della montagna non c'è posto per i Parchi

 

I Parchi sono, dalla loro istituzione, le ASL del verde, ovvero dei centri di spesa con un bilancio quasi esclusivamente dedicato alle spese per personale, studi, consulenze. Una greppia per molti. Basti pensare che ci sono parchi che dispongono di un addetto alla comunicazione (propaganda) in pianta stabile (es. Nanni Villani al Parco del lupo, alias delle Alpi Marittime, che confina con il Parco francese del Mercantour). Danno da vivere a diversi personaggi che sarebbero altrimenti sfaccendati e alimentano anche un sottobosco ambientalista di Cooperative, associazioni, Centri di educazione ambientale. Nella sua miopia la "destra", che agisce quasi esclusivamente sulla base di interessi di corto  respiro (pur proclamandosi paladina dei valori tradizionali e degli interessi schiacciati dal blocco di interessi forti, della burocrazia e della intellighentsia parassitaria tenuto insieme dalla sinistra)non si rende conto che l' "ambiente" (e altre tematiche come il cibo) con la fine della società salariale e la scomparsa della fabbrica almeno come luogo sociae cruciale sono divenute chiavi per affermare l'egemonia culturale e politica nella società. I Parchi sono strumenti di influenza ideologica, mantengono a libro paga una serie di soggetti (singoli e gruppi) più o meno direttamente legati alle organizzioni ambientaliste che producono iniziative con indubbio impatto mediatico, educativo (basti pensare alle iniziative nelle scuole per fare il lavaggio del cervello ai ragazzini riscrivendo le favole tradizionali con il lupo cattivo).

 

Una nuova politica di autogoverno della montagna oggi resa forse possibile dalla crisi verticale della capacità di spesa delo stato passa dalla abolizione o dal cambiamento radicale di pelle dei Parchi. In Francia lo stato ha le spalle più grosse

 


 

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