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Lupi

Michele Corti, 4 maggio 2024



La deriva lupista del CAI

ad Arezzo il CAI scivola sui "lupi che non attaccano nessuno"

(05/05/2024) In un comunicato che presentava l'evento di propaganda lupista del 4-5 maggio ad Arezzo il CAI mette in bocca al tecnico faunista Duccio Berzi, componente della Task Force Lupo della Regione Toscana delle dichiarazioni inverosimili a sostegno dell'ideologia del "lupo innocuo" ("non si sono mai viste aggressioni di lupo all’uomo"). Poi – poco elegantemente –, quando il Comitato Emergenza lupo Arezzo e l'Associazione nazionale Tutela Rurale denunciano la menzogna, scaricano tutta la responsabilità su una malcapitata giornalista che “ha commesso un errore”. Ma è il CAI non la bocciofila non può cavarsela così! Lo sconcerto del Prof. Salsa già presidente nazionale del CAI.


Duccio Berzi


Il Cai è impegnato in Toscana in un tour di eventi di propaganda pro lupo, dopo un evento a Scandicci ne è stato organizzato uno ad Arezzo questo fine settimana e ne è previsto uno a Sesto Fiorentino. In vista dell'evento di Arezzo del 4/5 maggio 2024, con la solita proiezione dello spot pro lupo "Lupo Uno" e con una mostra che non fa che ripetere i luoghi comuni della propaganda lupista, l'ufficio stampa del CAI, sezione di Arezzo, rilasciava un Comunicato che è stato ripreso da alcune testate. Di seguito il comunicato; ripreso integralmente da Arezzo Notizie online sino (almeno) alle 16:10 del 1 maggio. Poi le frasi finali sono scomparse vai a vedere

La frase era attribuita (come si legge in alto nella pagina) al dr. Duccio Berzi, tecnico faunista che ha seguito il progetto alla base del comunentario "Lupo uno" e membro dello staff della roboante Task Force lupo della Regione Toscana. Su questa iniziativa, avremo modo di tornare in un prossimo articolo, basti dire che non ha prodotto (o quantomeno pubblicato), in anni di attività, alcun corpus di dati sugli avvistamenti, le segnalazioni dei cittadini, le "uscite". All'evento del Cai parteciperà anche Luca Mattioli, responsabile della Regione Toscana per le attività faunistiche in provincia di Arezzo e responsabile della suddetta Task Force lupo.

Si è cercato prima di mettere una toppa alla chetichella poi un comunicato

Il punto è che non c'è stata una rettifica, nessuna scusa né verso i lettori delle testate sulle quali è apparsa la frase, né verso lo stesso Duccio Berzi che, secondo alcuni, avrebbe dovuto tutelarsi in modo più incisivo. Si è tentato di far scomparire l'oggetto dei quello che è stato poi diplomaticamente definito "equivoco mediatico".  Il CAI si è mosso con un comunicato solo quando Duccio Berzi, che si è sentito sotto pressione, ha verosimilmente incalzato il vertice della sezione di Arezzo che ha quindi partorito il comunicato sotto riportato. 

In merito al comunicato stampa diffuso per pubblicizzare la mostra sui grandi carnivori e sul rapporto fra uomo e lupo che si terrà il 4 e 5 maggio nell’atrio d’onore della Provincia di Arezzo con la proiezione del film “Lupo uno”, il Cai si dissocia dall’affermazione riportata nell’articolo secondo cui il lupo non avrebbe mai attaccato l’uomo, perché non rispondente al vero. Si tratta infatti di un errore del giornalista che ha curato l’ufficio stampa, poi corretto ma che è rimasto presente in alcuni siti. Ce ne scusiamo con Duccio Berzi al quale è stata attribuita la frase, con i soci e con i lettori.
Dispiace che eventi organizzati proprio per dar spazio alla complessità e alla conoscenza anche delle problematiche derivanti dalla presenza del lupo si trasformino – seppur per un errore non dipeso dal Cai e tanto meno dal dottor Berzi – nella solita inutile contrapposizione ideologica che non porta a nessun risultato utile.


Di buono c'è che il CAI è stato costretto ad ammettere che è falsa l'affermazione che il lupo non attacchi le persone. Ma poi, con poca eleganza esso cerca di scaricare tutto su un "errore" della malcapitata giornalista. Ma è solo un "errore" inventarsi una dichiarazione e attribuirla a un esperto?  Ci si chiede poi: ma ad Arezzo non si usa registrare gli intervistati o quantomeno prendere appunti? E non si usa da parte dei responsabili di un ente leggere i comunicati dell'Ufficio stampa? E qui viene il dubbio: è una storia di dilettanti allo sbaragio o c'è di peggio? Non contento di non chiarire i contorni della vicenda, il CAI di Arezzo la butta in caciara - come tipico di chi non ha validi argomenti - ed evoca con frase ad effetto la “solita contrapposizione ideologica? Ma come? Se le associazioni che si battono contro la proliferazione dei lupi e la loro anacronistica intoccabilità
(Tutela Rurale e Emergenza lupo) non avessero reagito la fake sarebbe ancora sui media aretini.  Le suddette associazioni sono intervenute chiedendo il rispetto della verità fattuale. L'ideologia la fa semmai il CAI presentando il lupo sotto una luce idealizzata e nascondendone pericolosità ed effetti devastanti sull'economia dell'allevamento e la vivibilità dello spazio rurale.



Il prof. Salsa, già presidente nazionale del CAI, da noi interpellato sulla vicenda e sul tour toscano pro lupo del lupo, ha manifestare il proprio sconcerto per la piega presa dal CAI con queste continue iniziative a favore dei grandi carnivori dichiarando che “il Cai dovrebbe tornare a fare le cose per cui è nato”. Salsa ha manifestato anche la sua grande amarezza per posizioni "poco amichevoli" manifestate nei suoi confronti da Berton, del Gruppo grandi carnivori, un gruppo - saldamente integrato nei network lupisti (e partecipe dei progetti Life Wolf Alps) - che continua ad assumere sempre più peso all'interno del sodalizio e ne condiziona pesantemente l'immagine generale. Purtroppo alle coraggiose prese di posizione di Salsa (apprezzatissimo il suo intervento al convegno di Dimaro del 13 gennaio scorso) non corrisponde nessun altra presa di posizione pubblica di esponenti o sezioni del CAI. Lo capiscono tutti che la proliferazione dei lupi e la loro intoccabilità mettono a rischio chi va a fare un'escursione in montagna. C'è chi, qualche anno fa, proprio in Toscana, si è arrampicato su una croce di vetta, (quelle che il direttore de Lo Scarpone vuole eliminare come simboli obsoleti e divisivi) per sfuggire ai lupi. E cosa dire dei tanti escursionisti con il cane che hanno vissuto pessime esperienze (sino alla morte del loro compagno). Il lupo scoraggia la frequantazione della montagna specie da parte delle famiglie, degli anziani, dei proprietari di cani. Non crediamo che i gestori di rifugi del CAI siano felici dell'aumento dei predatori e neppure dell'aumento delle mute di cani da guardiania che proteggono le greggi e che costringono gli escursionisti a sgradite deviazioni o a passare dei momenti di paura. Il CAI, esaltando il lupo, danneggia la frequentazione della montagna e, in definitiva sé stesso. Solo in contesti dittatoriali nessuno osa dissentire, per conformismo o paura, da una linea imposta dall'alto che danneggia l'interesse di un'organizzazione e dei singoli soci.



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