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Lupo

Michele Corti, 16 marzo 2023

Emergenza lupo: Arezzo: 3700 firme per scuotere l'inerzia delle istituzioni


  • (16/3/2023) - Sull'emergenza lupo le istituzioni, non stanno facendo nulla. Non vogliono muoversi. La lobby del lupo è una piovra che si è infiltrata in tutti gli apparati dello stato e dei media e riesce a paralizzare qualsiasi iniziativa. Prefetti e regioni sono uniti nell'inerzia, nel rimpallarsi le responsabilità, nel far credere che il lupo sia intoccabile. Ovviamente non è così ma gli organi dello stato non si preoccupano di mentire spudoratamente. Di fronte a questa vergognosa situazione solo l'iniziativa dei cittadini (politica, legale) può smuovere le acque putride.  Il Comitato “Emergenza lupo – Arezzo”, costituitosi alla fine di gennaio,  ha conseguito un grande successo nella raccolta delle firme per la petizione rivolta all’on. Francesco Lollobrigida, Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste ed all’on. Gilberto Pichetto Fratin, Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, che hanno le competenze relative alla gestione della popolazione della specie Canis lupus nel territorio nazionale. In un solo mese raccolte 3.700 firme, una cifra importante. Il successo dell'iniziativa aretina deve spingere i gruppi e le associazioni che operano in altre provincie e in altre regioni a intraprendere iniziative analoghe.


  • Il testo della petizione

    Dalla promulgazione delle norme che hanno istituito la difesa dei lupi, inserendoli tra le specie particolarmente protette, questi sono stati lasciati procreare indiscriminatamente fino al raggiungimento di oltre 3.500 esemplari (cifra che appare comunque sottostimata), all'atto pratico le popolazioni di questi canidi non sono mai state realmente gestite, solo censite, con grande impiego di fondi e risorse pubbliche. La tradizionale diffidenza del lupo nei confronti dell'uomo ha mantenuto questo animale confinato nelle aree boschive, purtroppo a seguito della riproduzione incontrollata molti soggetti si sono spostati dalle aree a loro vocate, verso le aree antropizzate e finanche urbane.

    Nella provincia di Arezzo, siamo passati negli ultimi anni dai frequenti avvistamenti ad una continua predazione nei confronti degli animali, non più solo selvatici ma anche di quelli domestici e da reddito. I lupi, sempre più confidenti e spinti dalla fame stazionano intorno alle abitazioni, anche nei centri abitati, a qualsiasi ora del giorno e della notte. Questo sfacciato comportamento e la fisiologica diminuzione delle prede disponibili, lasciano presagire al ritorno della predazione nei confronti anche dell'uomo, come avveniva costantemente in epoche remote.

    La popolazione percepisce la minaccia costituita da questi animali, rinunciando all'abitudinaria frequentazione delle periferie e delle campagne, soprattutto se in compagnia dei cani. Ogni giorno vengono diffuse le notizie di uccisioni di animali domestici e la popolazione incontra, letteralmente, i lupi davanti alla porta di casa. Di contro, nel resto dell'Europa, sono in atto delle iniziative concrete per il controllo e non per il mero conteggio dei lupi, che ormai sono troppi, sono ovunque, fanno danni enormi e costituiscono un pericolo per le persone, come si apprende dalle vicende di cronaca nazionale.

    Importante è anche il danno economico diretto e indotto, soprattutto a carico degli allevatori; l'ISPRA nel 2022 ha diffuso una stima dei danni da predazione da lupo nel periodo 2015 - 2019, riportando 17.989 casi di predazione, a fronte dei quali sono stati somministrati oltre 9 milioni di euro di risarcimenti. 

  • Le Istituzioni preposte alla gestione della fauna selvatica sono i Ministeri che presiedete, vi chiediamo di intervenire, presto e con decisione, a tutela dei cittadini, dei loro animali e delle proprietà. Non è più tempo di seguire dogmaticamente la protezione irrazionale, antiscientifica e incontrollata di una specie che non è assolutamente a rischio di estinzione da molti anni, se non dal punto di vista genetico, dato che il contatto con l'uomo lo espone all'ibridazione con i canidi domestici.

  • Il Comitato di Arezzo ha così commentato il risultato  Non tutto il territorio provinciale è stato coperto capillarmente, essendo noi un comitato nato da meno di due mesi, ma abbiamo fatto un grande lavoro, la nostra riconoscenza va a tutti coloro che si sono adoperati per la raccolta delle firme [...] Determinante per il successo della petizione è stato l’aiuto dell’associazione Enalcaccia, che ha creduto nel progetto e lo ha sostenuto attivamente.   Va purtroppo precisato che Enal caccia è stata l’unica associazione venatoria a supportare il comitato.

  •  


    Terminato il conteggio delle firme il Comitato “Emergenza lupo – Arezzo” ha inviato una richiesta ai ministri destinatari della petizione per poter ottenere a breve un incontro con una delegazione del comitato stesso al fine di manifestare loro direttamente la situazione emergenziale dovuta all’invasione dei lupi nelle aree della provincia di Arezzo e per consegnare il plico delle firme raccolte, ognuna delle quali rappresenta una manifestazione di dissenso verso la (non) gestione nei confronti di un predatore infestante, dannoso e pericoloso.



Sin dalla formazione del Comitato, avvenuta con un incontro a Rigudino, una frazione del capoluogo a 12 km a Sud del centro, era stata annunciata l'iniziativa della raccolta firme. La costituzione del comitato segue un periodo costellato di continui avvistamenti anche nell'ambito urbano e da uno stillicidio di predazioni a danno di animali domestici di ogni tipo.



Presidente del comitato è Marco Bruni (foto sotto). Bruni ha deciso di attivarsi quando tre pecore che teneva, un po' come animali da affezione un po' per tagliare l'erba vicino a casa, gli sono state predate senza pietà dai lupi.

Non avendo partita iva agricola Bruni ha dovuto smaltire le carcasse a sue spese e non ha ovviamente ricevuto alcun indennizzo. Ha quindi decoso che fosse il caso di agire e di coinvolgere tutti i cittadini della provincia di Arezzo che ritengono che l'emergenza lupo sia fuori controllo e che le istituzioni siano messe nelle condizioni di fare qualcosa.



Marco Bruni

Oltre alla raccolta firme (conclusa in due mesi), il comitato sta predisponendo il  Libro grigio del lupo in provincia di Arezzo, una raccolta delle risposte e delle non risposte fornite al Comitato dai sindaci della provincia circa la percezione del problema lupo nelle loro comunità.


Da registrare che i media animal-ambientalisti, per "neutralizzare" la notizia della formazione del comitato (per loro fastidiosa perché contraddice la narrazione della "pacifica convivenza" sulla quale il lupismo costruisce le sue iniziative), l'hanno annunciata insieme a quella della formazione della Shepherd School, iniziativa lupista del parco delle foreste casentinesi (in provincia di Arezzo) con note sigle della galassia lupista specializzate nel mettere in piedi iniziative che si camuffano come filo pastorali mentre, in realtà, sono orchestrate dalle centrali della lobby del lupo per monopolizzare ogni aspetto della gestione del lupo, compresa la difesa delle greggi e invischiare alcuni pastori compiacenti (per interessi economici o ideologici) nella parte del "testimonial della convivenza".




Nella fattispecie il progetto LIFE sulla "coesistenza" (ormai convivenza è sputtanato) con il lupo grazie alla "scuola di pastori" (i pastori veri non hanno bisogno di essere istruiti da esperti lupisti) è promosso dalla pseudo associazione pastorale Difesa attiva (messa in piedi dalla lupologa Luisa Vielmi, laureata in ululati, che ne è tuttora la "tecnica"-direttrice), dalla coop Eliante (formata da soci WWF e soggetto attuatore del Progetto Pasturs di smaccata propaganda orsolupista nel Parco delle Orobie bergamasche, gestito sul campo dall'orsolupologa Chiara Crotti) e dalla rete Appia formata da ricercatori e docenti universitari a caccia di finanziamenti e di marcato orientamento politico di sinistra. Nel 2020 il convegno "Pastorizia sotto attacco" organizzato da Rete Appia venne "appaltato" a due veterinari dell'associazione Vétérinaires Sans Frontières (anch'essa di chiara matrice ideologica) che esaltarono nelle loro relazioni la "convivenza" tra allevatori e lupi e il progetto Life Wolf Alps (non possiamo riportare per intuibili motivi il soprannome con il quale uno di essi, veterinario pubblico, è chiamato dai pastori toscani).


Dopo qualche giorno dalla costituzione del comitato, si è tenuto un vertice in prefettura. Dagli esiti del tutto deludenti. Il prefetto ha ribadito  che sono i cittadini a dover adottare provvedimenti preventivi cambiando le loro abitudini e che non esistono strumenti per poter allontanare i lupi. Per contenere il fenomeno di attacchi a bestiame e danneggiamenti - prosegue la De Luca - dovranno essere adottati accorgimenti comportamentali da parte dei cittadini. Non ci sono altre possibilità utili all'allontanamento dei predatori dalle aree urbane. Sappiano che quello della presenza dei lupi è un tema complesso. Sarà nostro compito, una volta ascoltati tutti i soggetti coinvolti, farci portavoce delle necessità del territorio con Regione e istituzioni competenti affinché vengano indicate soluzioni.  Parole non solo deludenti ma anche gravi quelle del prefetto di Arezzo. Non solo perché "casualmente" in sintonia con quelle del prefetto di Belluno, che - quasi negli stessi giorni -, rigettava l'appello dei sindaci della provincia alpina veneta a considerare il problema lupo quale emergenza di sicurezza pubblica liquidandolo sprezzantemente quele "allarmismo". Gravi perché è totalmente falso che "non si possa fare nulla". Ogni cattura di lupo (per monitoraggio, ricerca, trasferimento) avviene in deroga alle norme sulla "protezione assoluta".


La "deroga" (alla Direttiva Habitat) è quella che consente catture e abbattimenti. Lo stesso status giuridico del lupo consente di sparare pallottole di gomma agli orsi (anch'essi super protetti), di tirare loro petardi, di disturbarli volteggiando con elicotteri, di catturarli e di abbatterli. Con l'orso è possibile perché esiste un protocollo (Pacobace) che dovette essere adottato dalla PAT (Prov. autonoma di Trento) per poter reintrodurre gli orsi dalla Slovenia. Con animali reintrodotti si capì che non si poteva scherzare con il fuoco. In seguito lo adottarono le altre regioni alpine italiane. Fecero bene perché gli orsi importati e i loro figli sono stati protagonisti di numerosi attacchi alle persone che hanno causato gravi ferite e invalidità. Ma i lupi sono meno pericolosi? Intanto sono parecchie migliaia, sono sempre meno "timorosi" e per quanto meno pericolosi di un singolo orso costituiscono branchi sempre più numerosi. Seguono le persone, ringhiano, circondano, attaccano i cani condotti da persone, entrano nei cortili e nei giardini. Come abbiamo riferito più volte (qui e altrove), la Svizzera (e in minor misura altri paesi) hanno stabilito distanze minime di avvicinamento, comportamenti (lupo ripetutamente nei paesi, lupo che preda cani e gatti nei paesi, lupo in atteggiamento minaccioso nei riguardi di persone. Hanno stabilito protocolli che prevedono azioni graduate di monitoraggio, deterrenza, cattura e abbattimento quando si manifesta qual repertorio di comportamenti potenzialmente pericolosi per la sicurezza delle persone che in Italia le istituzioni, sotto scacco della potentissima lobby lupista non vogliono prendere in considerazione. A parte che il prefetto, in quanto autorità di pubblica sicurezza, può sempre agire in casi di emergenza e ha il dovere di difendere la vita e l'incolumità dei cittadini dalla minaccia di qualsiasi animale pericoloso, è palese che gli strumenti normativi ci siano. Il punto è che le istituzioni obbediscono alla lobby del lupo e non vogliono fare un c...o


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