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Orsi trentini

Laura Zanetti e Michele Corti, 22 aprile 2023


Firma per sostegno alla famiglia di Andrea che chiede giustizia


Quell'impegno preso al funerale di Andrea


  • Dopo il funerale di Andrea, nei giorni che sono seguiti, si è riversato su chi ancora piangeva Andrea o cercava di capire qualcosa del perché la sua morte non sia stata evitata, un fiume di commenti, un diluvio senza precedenti di ipocrisie, giochi elettorali, corse ad attribuire ad altri le responsabilità. Troppi, con cattivo gusto, si sono eretti a esperti.

  • Non parliamo poi della disgustosa, cinica, operazione volta a far passare Andrea per colpevole e gli orsi, ma - soprattutto - chi li ha introdotti e li protegge, "a prescindere", come vittime di accuse ingiuste, di pregiudizi, di idiosincrasie di rozzi montanari che pretendono di poter ancora frequentare i boschi del loro paese non intendendo capire che non appartengono più a loro ma agli orsi e ai lupi (e a chi li ha reintrodotti e li usa). Un mondo alla rovescia, con il Tar che ha insistito, facendo da sponda all'estremismo animalista, nel garantismo pro orsi, un garantismo responsabile della morte di Andrea.

  • Si è voluto fare intendere che la vita degli orsi vale più di quella umana. Che ci si deve rassegnare a questo ribaltamento di valori imposto dall'alto. Un messaggio che certifica un nuovo assetto di potere e di valori post-cristiano (proiettati verso il post-umano). Però si è avviato anche un processo di autoscienza, forse salutare. I trentini (molti, almeno) si stanno interrogando su un modello turistico, ma non solo, che ha anteposto le esigenze del marketing, la ricchezza, alla vita delle persone, un modello subito ma anche accettato per conformismo e convenienza e interiorizzato da molti.

  • Nulla sarà più lo stesso dopo il funerale di Andrea. Dopo questa ondata di chiacchiere, ragionamenti sofferti o sguaiati, capziosi o appassionati, sinceri o calcolati. Dopo lo stordimento dell'ondata mediatica, che ha purtroppo travolto anche i poveri genitori risucchiati nel vortice della spettacolarizzazione e strumentalizzati, vogliamo ora - prima che si faccia strada l'oblio - tornare a quel giorno freddo e nuvoloso a Caldes, quel giorno in cui Andrea è stato accompagnato, con tanta partecipazione, alla sua povera tomba. Prima non ci sentivamo di farlo, mentre montava il bailamme indecoroso.

  • Lasciamo per un po' sullo sfondo la melma e torniamo a quella chiesetta, a quel pomeriggio, a quelle parole dure proferite davanti alla bara di Andrea, a quelle persone unite per salutarlo. Per noi e per chi c'era quel giorno a Caldes resta fermo un impegno: fare in modo che Andrea non sia morto invano.


  • In memoria di Andrea Papi

  • Aiutaci tu a colmare questo enorme vuoto. La nostra vita è distrutta e non sarà più la stessa. Ma tu sarai sempre bello e giovane, tu sarai sempre il nostro raggio di sole. Se il Signore esiste, se c’è un Aldilà Andrea, aiuta me e la mamma a trovare la pace a colmare questo dolore disumano. Le notti sono lunghissime, notti piene di ricordi e nostalgia, di rabbia e di angoscia per chi non ha agito prima.
    Ma non siamo gli unici a non poter dormire notti tranquille. Chi ha la responsabilità di tutto questo non può dormire sonni sereni.
    Tu che avevi un animo così buono aiutaci a trovare dentro di noi il perdono. Ma non siamo Santi, né Cristo sulla croce e questo perdono è troppo per noi.
    Ma dobbiamo darti giustizia, darti dignità. E mi rivolgo a qualcuno qui dentro: per cortesia faccia un passo indietro, un passo indietro. Si tolga la corona come ha avuto finora e dica: "mea culpa, abbiamo sbagliato" riportiamo le cose come dovevano essere e finalmente Andrea avrà giustizia e libertà.


  • Sono le tre del pomeriggio del 12 aprile 2023. Dentro e fuori la chiesa risuonano le parole strazianti di Carlo, papà di Andrea Papi, ritrovato  nella notte nei boschi sopra Caldes. Ucciso da un orso. Dall’orsa JJ4. Poco prima, il non più giovane parroco di Caldes, che chiama Andrea luce per la tua famiglia, dentro la piccola chiesa di San Bartolomeo aveva detto:

  • dentro di me sento una domanda, la domanda che Dio stesso pose quando la storia umana era appena iniziata: "Adamo dove sei? Uomo dove sei? Ti ho creato perché avevo bisogno di te, ma ti sei scordato presto del mio amore".
    C’è nella Bibbia una seconda domanda che Dio pone: dov’è tuo fratello, che ne hai fatto? E la risposta è drammatica: "sono forse io il guardiano di mio fratello?". Nessuno oggi può identificarsi in questa risposta. È una risposta che spezza ogni solidarietà, ogni attenzione, destinata a creare tragedie e paura. Ci troviamo di fronte all’assenza di ogni sentimento umano, di fronte ad un analfabetismo etico. Lo era ai tempi di Caino, lo è anche oggi. Ma quale può essere la nostra risposta? A noi ora è chiesto dì vivere come nostro il dolore dei familiari di Andrea, di offrire loro la nostra vicinanza colma di affetto, la nostra partecipazione fatta non di parole di circostanza, ma di riflessione silenziosa e di impegno a costruire una società più fraterna.  Andrea è morto nella Settimana Santa, nei giorni del triduo pasquale. Il Venerdì Santo per questa comunità continua ancora: sono giorni di sofferenza, di paura e di rabbia, inutile nasconderlo. Oggi la nostra fede non ci impedisce di essere tristi e sconsolati, ma ci aiuta a perseverare nella fiducia, a continuare a credere che la vita è bella se spesa per nobili ideali. Che la Resurrezione, l’evento più discreto ed intimo di tutto il Vangelo, è lo svelamento di un amore più forte della morte. Questa comunità saprà ritrovare la speranza. Andrea rimarrà con noi. Lo porteremo con noi.


  • Fuori sul sagrato, lungo le strette vie di un paese bellissimo, in un ossimoro di campane festose e un freddo tempo invernale, c’è tutta l’umanità della Val di Sole, di Caldes con la sua ladinità linguistica, con le sue “oikos”: Bozzana, Bordiana, Tozzaga, Cassana, San Giacomo, Samoclevo, territori  vissuti che una scomposizione artefatta tra natura e uomo  vorrebbe porre lo stesso sotto vetro.

E c’è il Trentino solidale. E persone che hanno sentito il desiderio di esserci, senza aver mai conosciuto Andrea. Il dovere di esserci in difesa della sua agonia. Perché Andrea è si il figlio di Franca e Carlo. E’ si il fratello di Laura e l’amore  di Alessia, ma dalla notte di quel 5 aprile Andrea è figlio, fratello, amore  di tutta una valle, di tutto un Trentino e non solo, che lo piange in un silenzio composto, ma non rassegnato.
Perché sia chiaro: senza quel progetto artificioso e quindi folle, iniziato nel 1999 in questa parte occidentale del Trentino, che porta il nome di Life Ursus, senza quel Decreto del Consiglio di Stato firmato a Roma il giorno 12 ottobre 2020, che respingeva la richiesta del
TAR di Trento di captivare l’orsa JJ4, in quanto pericolosa, Andrea sarebbe ancora qui con i suoi cari, con Alessia, con la sua comunità, con tutta una vita dinnanzi a se. Che ora è racchiusa in un altare, ai piedi della chiesa: foto del suo sorriso speciale, di un amore pieno di progetti, di lumi accesi e di tante piccole cose che hanno accompagnato giorno a giorno la sua esistenza troppo breve.


  • Il dolore punge più del freddo il viso antico di una donna appoggiata alla parete esterna della chiesa.  E’ visibile in ogni parte del suo corpo, nelle sue mani contorte, negli occhi smarriti, nel suo pianto muto. C’è in lei una dignità dolce e inconfondibile che è quella di un popolo che ha pazientemente costruito e salvaguardato la sua terra, che fruiva della pace del suo bosco, ora espropriato e mortale.

    In un paradiso di fiori spiccano quattro cuscini con solo fiori bianchi : lilium, zinnie, margherite, calle e piccole rose. E' la solidarietà del pastoralismo alpino. Un mondo che da anni deve fare i conti con la scoperta dell’ecologia da parte di tanti politici e tecnocrati che considerano l’ambientalismo come una nuova branca da amministrare, da affidare agli esperti, da mettere nelle mani di appositi apparati.
    Un ricchissimo nuovo ceto sociale artificialmente creato per volontà programmatoria come scriveva Alexander Langer già negli anni’80, contro un mondo contadino, intimamente legato alla simbiosi con i cicli naturali e per questo il vero garante della stabilità ecologica alpina.


  • Lasciamo Andrea alla famiglia, alla sua comunità, ai suoi amici che lo portano a spalle verso il piccolo cimitero, mentre Achille Leonardi ci conduce verso il monte Peller. Con il suo bosco di abeti e larici con la sua strada in salita, la sua strada in discesa. Sarà uno di noi a percorrere quel tratto scosceso, con un cuscino bianco tra le mani. A deporlo ai piedi di quel larice-altare.


  • Sono le 19 di una giornata che è stata straziante e interminabile. Ci avviamo verso il piccolo cimitero per il saluto ad una persona mai conosciuta, ma che sarà con noi e dentro noi. Sempre. Un piccolo coro polifonico intona a cappella Signore delle Cime, mentre un bambino preme un fiore e poi un altro nella terra fresca. Il cielo finalmente piange



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salutato con giubilo dagli animalisti. E ha provocato l'indignazione dei tanti che, in Trentino, addebitano agli animalisti e a una giustizia di parte la morte di Andrea. Nel 2020, infatti, Enpa e Oipa (le organizzazioni animaliste si danno il turno) ricorrevano al Tar opponendosi all'ordinanza di cattura e captivazione dell'orsa JJ4 che aveva attaccato due escursionisti locali (padre e figlio) che riportarono serie ferite. Il Tar rigettava il ricorso ma il Consiglio di Stato, presieduto da Franco Frattini, un animalista fanatico (in seguito deceduto), accolse le loro cavillose motivazioni (i cuccioli che erano ormai svezzati, l'inadeguatezza dell'area di detenzione del Casteller - agli orsi, evidentemente, deve essere garantito un hotel a cinque stelle). Vennero così legate le mani alla Provincia di Trento. Così l'animale ha potuto uccidere qualche giorno fa un giovane appassionato di corsa in montagna che si allenava vicino a casa. Vittima non di un incidente ma di un omicidio. leggi tutto



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