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(03.01.12) Montagna: crisi e recupero di autogoverno

Pubblichiamo gli interventi del Seminario di Milano del 10 dicembre su: "La Montagna di fronte alla crisi". Uno spunto per un dibattito aperto che vuole arrivare alla definizione di una "Carta per l'autogoverno della montagna" da presentare a Sondrio in un convegno da tenersi entro la primavera di quest'anno. Oltre a commentare ogni intervento online i lettori possono inviare loro contributi ai temi del dibattito aperto.

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(11.12.11) Milano. Parte una iniziativa politico-culturale per le Terre alte

Si è svolto ieri presso l'Associazione consiglieri (al Pirelli) un seminario coordinato da Robi Ronza su: "La montagna di fronte alla crisi!". Partito da una proposta di Quaderni Valtellinesi (Dario Benetti) e Ruralpini (Michele Corti) il seminario era stato preparato con un incontro cui hanno partecipato anche Ronza (Confronti), Mariano Allocco (Patto per le Alpi piemontesi) e Giancarlo Maculotti (Incontri TraMontani).  Ora si avvia una fase di serrata discussione e confronto (via internet) per arrivare a un Manifesto/Carta dell'autogoverno delle Terre alte e a un convegno a Sondrio, città al centro delle Alpi. Con lo scopo dichiarato di dare espressione politica (ma non c'entrano i partiti tradizionali) a quel fiume carsico dell'autonomia e libertà alpina che prese origine con la Carta di Chivasso ('44) e proseguì con quelle di Sondrio ('86) e di Coumboscuro ('87) e, più di recente ('06), con il Patto per le Alpi piemontesi. Con l'idea di passare dalle "Carte" all'azione.  leggi tutto

 

(24.11.11)Materiali. Contributi al dibattito sulle Terre alte (Incontro di Pradleves)

La scorsa primavera si è svolto un incontro sulla "questione montana" a Pradleves, un comune della valle Grana. In collaborazione con Mariano Allocco, che figurava tra gli organizzatori dell'evento, pubblichiamo gli interventi più interessanti nel contesto dell'attuale dibattito "la montagna alpina nella crisi": quelli di Annibale Salsa, Werner Bëtzing e quello dello stesso Allocco. Nelle prossime settimane Ruralpini intensificherà la pubblicazione di contributi sul tema che possono essere proposti o segnalati anche dai nostri lettori. leggi tutto

 

(01.10.11) Montanari dissodatori di ieri, montanari di oggi, montanari futuribili

Giancarlo Maculotti è l'animatore degli Incontri Tra/Montani che la scorsa settimana a Carcoforo (alta Valsesia) sono giunti alla ventiduesima edizione. Le riflessioni che ci consegna a commento del convegno si inseriscono nel dibattito sulla 'chiusura della montagna' innescato dalla serpeggiante proposta di abolizione dei piccoli comuni. Vanno però al di là delle vicende istituzionali vissute in prima persona da Giancarlo in quanto sindaco di Cerveno, un paese di 700 abitanti nella media Valcamonica. Toccano i temi della 'montagna triste', dei giovani che non ci sono o che se ne vanno, della problematica venuta di 'nuovi montanari'. Un contributo disincantato e stimolante  al dibattito che Ruralpini ha aperto su: "La montagna nella crisi" leggi tutto

 

(27.09.11) La montagna dentro la crisi: verso la desertificazione o un recupero di autonomia e di identità?

I recenti dibattiti sulla chiusura dei piccoli comuni e sui ‘costi’ del mantenimento della popolazione montana impongono una reazione. Se la montagna fosse libera dall’oppressiva regolamentazione burocratica e dai vincoli che le impediscono di valorizzare le proprie risorse (umane, energetiche, faunistiche ecc. ) potrebbe fare a meno del tutto delle elemosina delle istituzioni ‘superiori’.  Riprendere autonomia, capacità di autogestione, identità è, per la montagna, la strada per evitare di divenire un deserto verde e per uscire rafforzata dalla crisi. Ruralpini lancia la proposta di un convegno su questi temi.  leggi tutto

 

(26.09.11) Carcoforo (Vc) Microcomuni vivono

I piccolissimi comuni spesso si dimostrano vitali. Carcoforo (79 abitanti) ha associazioni culturali, una libroteca, organizza convegni. La propria cultura materiale e immateriale è oggetto di attenta conservazione e c'è anche un alpeggio attivo con agriturismo e vendita diretta di autentici prodotti locali. Attraverso alcune impressioni fotografiche il volto di un paese che vive

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(22.09.11) Piccoli comuni: sventato pericolo. Ora parliamo della montagna

Mariano Allocco interviene sul tema dei piccoli comuni per attaccare l'Uncem e per sollecitare soluzioni. Difendere i comuni – istituzione sociale prima che politica - non significa difendere la classe amministrativa attuale. Presi dalla rincorsa a interessi personali e particolari, legati a caste politiche ed economiche che hanno altrove i loro centri di interesse, subalterni all’ideologia 'progressista' e 'ambientalista' urbana molti amministratori lasciano che la montagna diventi un deserto verde. Va anche rimossa la cultura della sfiducia e un deleterio campanilismo che – anche a causa del fallimento delle comunità montane - impedisce di unire le forze.leggi tutto

 

(28.05.11) Ricominciare dalla montagna?

Il titolo del saggio di Gianfranco Miglio (1978) è quanto mai attuale. Mai come oggi la montagna è a un bivio. Può ispirare al resto della società modelli utili a ripensare la gestione dello spazio, delle risorse, comprese quelle umane o può essere cancellata come realtà sociale. E ridotta ad un 'supporto fisico' colonizzato materialmente e simbolicamente dalla civiltà megapolitana. In vista di un 'ripensamento complessivo' della realtà della montagna è utile ripercorrere le tappe della presa di consapevolezza della realtà delle Terre alte. Una di queste è rappresentata indubbiamente dal convegno di Sondrio dell'aprile 1986 (foto) nel cui ambito venne redatta la 'Carta di Sondrio' che ripubblichiamo in vista di nuove iniziative. leggi tutto

 

(24.05.11) Meno stato più comunità nelle Terre alte

Dalle scuole parentali agli alberghi 'informali' delle 'donne di montagna', ai gruppi di consumo arrivano segnali della volontà delle terre alte alpine di voler tornare a gestirsi sulla base delle mai sopite tradizioni di gestione comunitaria. Lo stato, la burocratizzazione e istituzionalizzazione di ogni aspetto della vita economica e sociale, devono fare un passo indietro. E le terre alte diventeranno un modello vitale.  leggi tutto

 

(03.02.10) Elezioni assemblee legislative di Piemonte, Lombardia, Veneto

Si avvicina la scadenza delle elezioni regionali. Dal Piemonte è stato lanciato un Patto 'trasversale' delle Alpi Piemontesi. E' uno stimolo a redigere analoghi 'Patti' in Lombardia e Veneto e, magari, per l'insieme delle tre regioni alpine 'ordinarie' (alias montagna di serie B). Le Alpi sono molto lontane da Torino, Milano e Venezia e la distanza non tende a ridursi. Ci permettiamo di chiedere a Roberto e agli altri candidati di dare qualche segnale di un impegno a fare qualcosa per avvicinarle.    

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(08.02.12) La campagna in difesa delle provincie è battaglia di retroguardia. Ma può trasformarsi in una battaglia per l'autonomia dei territori e della montagna

 

No alle vecchie provincie,

si all'autonomia della montagna

 

di Michele Corti

Le provincie di montagna come Belluno, Sondrio, Verbania temono di vedere annullati i già ridotti margini di autonomia come conseguenza della cancellazione delle provincie. Ma la montagna (a maggior ragione quella dei territori con il capoluogo in pianura) può riconquistare un grado di autonomia perduto da secoli nella ridefinizione dell'architettura istituzionale

Le provincie rappresentano una eredità dall'assetto statale pre-esistente alla istituzione delle regioni, corrispondente ad una architettura istituzionale consolidatasi nel corso del XIX secolo. Dopo quarant'anni di vita delle regioni queste ultime hanno confermato, sia pure tra mille lentezze e contraddizioni, l'importanza del loro ruolo. Quest'ultimo si conferma un punto di riferimento chiave dell'organizzazione istituzionale e della rappresentanza territoriale specie di fronte allo svuotamento progressivo del livello statale sempre più in contraddizione con il super-stato europeo. La crisi finanziaria dello stato spinge a soluzioni che l'inerzia delle politica avrebber forse ritardato ancora per decenni. Comuni, provincie. comunità montane sono messe in discussione. Spesso, però, in modo improprio ovvero gettando il bambino con l'acqua sporca, confondendo i costi di macchine politico-amministrative pletoriche con l'esigenza di una "democrazia territoriale" che esige che le comunità piccole e grandi possano esprimere la loro individualità e rappresentare i loro interessi senza subire il sopruso della "dittatura della maggioranza" o delle burotecnocrazie espressione dei poteri forti.

Le provincie di montagna: Sondrio, Belluno, Verbania, di fronte alla prospettiva della cancellazione manifestano un disagio particolare che deriva dal senso di perdita di quella minima autonomia garantita dall'istituzione provincia. Si tratta, per la verità, di un'autonomia estremamente limitata in ragione delle ridotte competenze delle provincie. L'esistenza delle provincie non garantisce la presenza di un rappresentante del territorio nelle assemblee legislative regionali. Nonostante questo sarebbe ingiusto non registrare un certo dinamismo da parte delle provincie alpine che hanno teso negli ultimi anni a coordinarsi tra loro sviluppando un'azione rivendicativa nei confronti delle rispettive regioni. Un'azione cui non sono estranei i movimenti micro-secessionistici che premono per il passaggio di singoli comuni o gruppi di comuni alle privilegiate provincie limitrofe di Trento e di Bolzano.

Sindacalisti della montagna

Un certo ruolo di "sindacalisti della montagna" gli organi istituzionali delle provincie alpine lo hanno giocato anche al di fuori del confronto con le regioni. Un esempio è costituito dall'impegno della provincia di Sondrio nel rinegoziaziare la materia dello sfruttamento idrico, la forma più appariscente del colonialismo delle città e della pianuranei confronti della montagna. Questo ruolo "sindacale", però, non esige certo il mantenimento di una pesante macchina come quella delle provincie. Come prima cosa bisognerebbe ripensare il nesso tra macchina amministrativa e forme di rappresentanza territoriale (dotate di pesanti strutture permanenti). Quello che conta è l'efficacia sia della macchina amministrativa. siadella. rappresentanza politica.

In un contesto in,rapida evoluzione un'organizzazione basata su livelli territoriali gerarchici rigidi e chiusi al loro interno diventa improponibile.Tanto più che al di fuori delle istituzioni pubbliche in sensostrettosono sorti diversi livelli e istituti di governance che spesso non coincidono in alcun, modocongli ambiti territoriali delle istituzioni "classiche". La fine delle provincie può consentire di sperimentare soluzioni nuove anche sulla base dell'appartenenza di un territorio a più ambiti istituzionali "di pari grado". Un esempio ovvio e pregnante è quello delle Euroregioni che possono comprendere parti di unità territoriali più ampie su entrambi i lati della frontiera. Come le Euroregioni possono convivere con regioni (cantoni, lender),così nell'ambitodelle istituzioni intermedie tra regione e comuni e possono essere pensate soluzioni a ."geometria variabile".

La necessità di una geometria variabile

Quello che conta è rendersi conto che lostato ottocentesco centralizzato con í suoi dipartimenti e provincie non esiste più. Allora c'erano le ferrovie e i telegrafi, oggi c'è internet. La creazione di spazi di aggregazione e rappresentanza territoriale più liberi "e "flessibili" presenta grandi vantaggi. Si adatta alla diversa realtà delle regioni e dei comuni. La Lombardia(10 milioni di abitanti) è una regione della taglia di uno stato di medio calibro ma ha 1.554 comuni. Una media di sei mila abitanti per comune con tanti comuni sotto i mille abitanti. Una realtà agli antipodi da regioni piccole con comuni grossi. Le provincie possono essere tranquillamente abolite in Molise, Umbria, Basilicata e forse anche in altre regioni. Non è pensabile che in Lombardia non esista un livello intermedio tra regione e comune. L'autonoma determinazione da parte di ciascuna regione della delimitazione territoriale e dell'ordinamento degli enti locali è uno dei terreni che illustra la necessità di una riforma federalista (vera). Ogni soluzione uguale per tutti e decisa a Roma non sarà mai efficace né equa.

Anche all'interno di una regione come la Lombardia, però, non può essere né efficace né equa qualsiasi soluzione che preveda le stesse soluzioni di architettura istituzionale in montagna e in pianura. La difesa un po' corporativa dell'esistente da parte delle provincie impedisce di ricercare una soluzione che consenta ai territori di montagna - anche quelli con capoluogo di provincia collocato in pianura - di contare di più, di tornare a godere quell'autogoverno che non è mai stato messo in discussione sino a Napoleone (in Piemonte prima per colpa dei Savoia). Alcune valli hanno inseguito il sogno della provincia. Ora divenuto impossibile.

Soluzioni che consentano alle terre alte di contare di più

Oggi, forse, queste valli insieme a quelle che hanno il magro privilegio della provincia (ordinaria) dovrebbero unire le forze e chiedere nel contesto della ristrutturazione di tutta l'architettura regionale soluzioni di più sostanziale autonomia (ovvero differenziazione della legislazione regionale nei territori montani) e di garanzia di rappresentanza politica (ovvero rappresentanza garantita in assemblea legislativa su una base che tenga in considerazione non solo il peso demografico ma anche l'estensione territoriale).

Penso alla Val Sesia e all'Ossola da una parte, alla Valchiavenna, Valtellina, Camunia tanto per fare degli esempi importanti. È l'ipotesi della super-provincia alpina (o sotto regione o cantone) dotata di larga autonomia all'interno delle attuali regioni. Al suo interno, attraverso le unioni dei comuni (con un nuovo status deciso autonomamente), potranno riaggregarsi le antiche unità storiche, più o meno ampie e più o meno coincidenti con le valli in funzione della volontà locale e, soprattutto facilmente rinegoziabili e "leggere" dal punto di vista degli apparati permanenti. Da questo tipo di geometria istituzionale forse anche la pianura potrebbe trarre esempio.

 

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