Ruralpini Resistenza rurale
 

Condividi                        


Tra falsi risparmi e veri sprechi 
(come la politica persegue lo spopolamento montano)



Si chiudono gli asili e si fondono i comuni "per risparmiare", minando i presupposti della "tenuta" delle comunità e dilapidando il capitale umano. Poi si sprecano milionate in opere faraoniche, frutto della gestione clientelare e di prestigio della politica locale. Le piccole opere utili, che premiano interessi diffusi, che contrastano lo spopolamento sono snobbate. Il caso esemplare (in negativo) di come il comune di Breno ha investito in grandi opere ben sei milioni del fondo per i comuni di confine (con il Trentino)   




I ruderi imponenti e suggestivi della rocca di Breno. Prima di perdere la sua funzione militare, nel XVI secolo, quest'opera  aveva conosciuto più di un assedio al tempo delle lotte tra Milano e Venezia , intrecciate alle sollevazioni camune contro il potere imposto da Brescia (sostenuta dai veneziani) sulla valle. Oggi il castello è protagonista - suo malgrado - di una telenevela delle grandi opere inutili: un milione di euro per un ascensore il cui cantiere è fermo per difficoltà tecniche e burocratiche, e intanto produce danni.  Un triste apologo.

di Michele Corti


(05.01.20) A Breno, "capitale" storica della Valcamonica e tutt'oggi sedi di uffici pubblici (anche se tribunale e ospedale sono stati chiusi da tempo), va in onda da diversi anni la telenovela di alcuni grandi cantieri inutili, dei cantieri interminabili, di interventi che hanno già prodotto danni prima ancora di essere realizzati. Interventi voluti dalla precedente giunta del sindaco Farisoglio e ora portati avanti (con difficoltà, varianti in opera e qualche imbarazzo non confessato) dalla giunta attuale guidata da quello che era il vice di Farisoglio, Panteghini. Va spiegato che in Valcamonica il Pd, Lega e Forza Italia vanno a braccetto in nome di un "compromesso storico" che sa più di "patto scellerato" per la gestione del potere locale. Un compromesso che vede la sinistra, invisa a livello di opinione popolare, attaccarsi agli strumenti clientelari mentre la Lega preferisce scendere a patti con i centri di potere locali.

Farisoglio (Pd) era sostenuto da Lega e Forza Italia. Non è un caso perché lo stesso equilibrio vale in valle per la Comunità Montana (della quale Farisoglio è ora presidente). Va tenuto presente che la politica locale camuna è molto più simile alle dinamiche del Sud Italia che a quelle della Lombardia. Una regressione politica e civile - culminata in epoca democristiana - seguita allo svuotamento, da parte dei vari regimi, delle antiche libertà e autonomie e delle forme di autogoverno incarnate dalle vicinie. Un altra premessa necessaria riguarda il Fondo per i comuni che confinano con le provincie autonome di Trento e Bolzano. Un fondo alimentato con 40 milioni annui da ciascuna delle due provincie, un prezzo pagato per mettere a tacere le imbarazzanti richieste di annessione al Trentino che molti comuni lombardi e veneti avevano avanzato negli anni. Una soluzione che "monetizza" il disagio delle aree venete e lombarde di confine dove, da anni, è in atto una fuga di aziende verso la Provincia autonoma di Trento. Una soluzione che fa contenta la "classe politica" locale ma non agisce realmente nel ridurre la penalizzazione di essere "dalla parte sbagliata del confine".

Paroloni senza riscontro con la realtà

Il 15 novembre scorso a Roma vi è stata una riunione sul tema del Fondo per i comuni confinanti e limitrofi (ovvero confinanti con i confinanti). C'erano Boccia, ministro per gli affari regionali,  Fugatti, presidente della provincia autonoma di Trento, Parolo, delegato per la montagna della regione Lombardia nonché il presidente del comitato paritetico di gestione De Menech. Nell'occasione i paroloni si sono
sprecati. Il ministro ha sostenuto che dalla sua istituzione, nel 2009, il Fondo ha dimostrato di rappresentare un valido sostegno soprattutto per le piccole comunità, aiutandole a mantenere il proprio radicamento sul territorio, attraverso la realizzazione di infrastrutture o l'accesso a servizi di
primaria necessità. Fugatti dichiarato nell'occasione a proposito del Fondo:  "Se esso ha agevolato il mantenimento delle popolazioni che ne hanno beneficiato sulle proprie terre  il Trentino continuerà a sostenerlo. E' importante considerare che gli interventi realizzati possono e debbono andare a beneficio di tutti i soggetti coinvolti, soprattutto nelle zone di montagna, correggendo situazioni di disequilibrio e prevenendo eventuali conflittualità territoriali che metterebbero in dubbio la valenza equilibratrice del programma. Occorre poi fare in modo che i progetti siano portati a termine in tempi ragionevoli per dare ai territori le risposte anche economiche che aspettano. Una montagna abitata e ben mantenuta, infatti, è un patrimonio collettivo, a prescindere dai confini".  Si prega tenere a mente le parole chiave:  "tempi ragionevoli", "montagna abitata", "radicamento sul territorio", "servizi di prima necessità".

Opere faraoniche
Breno: sotto piazza Mercato spunta uno scheletro di 3.000 anni fa
Dopo aver minacciato la "secessione dalla Lombardia", una "secessione" che, come ammesso anche dall'interessato, non aveva alcun altra giustificazione che l'accesso alla condizione privilegiata dell'autonomia trentina, l'ex sindaco di Breno aveva fatto rientrare subito la "minaccia" a fronte dei sei milioni piovuti dal cielo con il Fondo di cui sopra. Un assist insperato. Così l'amministrazione è rimasta assorbita dalla realizzazione di una serie di opere faraoniche che hanno vincolato anche quella a essa subentrata. Il tris di opere comprendeva il rifacimento di Piazza Ronchi (piazza del mercato) con un parcheggio sotterraneo, una mega piscina olimpionica (dal costo lievitato da 2,7 a 3,4 milioni di euro), un ascensore-mini funicolare per la salita al castello (1 milione di euro). Delle tre opere la meno assurda  è il rifacimento della piazza (1,2 milioni) . La sistemazione della piazza (lo scavo dei parcheggi sotterranei) ha però comportato un cantiere interminabile perché a Breno la storia (e la preistoria) sono un'eredità importante, sebbene non molto valorizzata e rispettata. Così quando la Soprintendenza ha iniziato le sue prospezioni ha ritrovato reperti di vario tipo dell'età del bronzo e uno scheletro dell'età del ferro e poi resti di muri e di selciature stradali. I lavori hanno così subito uno stop.


I lavori per la "riqualificazione" della piazza del mercato a Breno

Molto peggio stanno andando le cose con l' "ascensore". Un progetto nato male. Esso ha incontrato e incontra molti ostacoli tecnici e burocratici. L’Ufficio speciale impianti fissi del Ministero dei trasporti ha richiesto delle modifiche, gli uffici si sono rimpallati carte tra Milano e Roma.


Nell'estate del 2016 veniva annunciato che l'ascensore sarebbe stato pronto entro un anno, per la stagione turistica 2017. Ora nessuno scommette su quella 2010.  Un bell'esempio di leggerezza nell'investire risorse "piovute dal cielo" che avrebbero potuto essere impegate per obiettivi meno di prestigio, meno suscettibili di grandi giri di denaro ma più utili alla vivibilità locale.

 Di certo l'opera va a impattare su rocce fragili (che hanno comportato gli interventi di consolidamento dei rocciatori) e manufatti vincolati dalla soprintendenza imponendo - anche a seguito di modifica del tracciato originario - soluzioni poco convenzionali che hanno sollevato le perplessità degli uffici del ministero dei trasporti. Intanto il cantiere fermo provoca cadute di fango e detriti che possono minacciare edifici sottostanti e manufatti storici. Molti si sono chiesti se per valorizzare il castello non fosse meglio investire altrimenti, ovvero in allestimenti museali e informativa turistica (oltre che in servizi per i cittadini, decoro urbano, "piccole opere"). I critici della politica "faraonica" fanno anche notare, restando sul terreno del turismo e delle cultura,  come il museo di Breno che ospita, in una dimora storica di epoca tardo quattrocentesca,
importanti opere pittoriche è stato lasciato per anni senza fondi per realizzare i necessari  restauri conservativi di opere di grande pregio (Romanino, Callisto Piazza).


Il fianco della rocca con indicato il punto di risalita dell'ascensore. Un impatto sicuramente non indifferente anche solo dal punto di vista prospettico

A suo tempo il "Palazzo della cultura"  ha catalizzato forti investimenti, ma quando si tratta di fare manutenzione, conservare in efficienza, operare spese che non provocano titoli di giornali e lucrosi appalti, allora un certo tipo di politica, poco sollecita per il bene comune, molto lontana dalla serietà del buon padre di famiglia, si tira indietro (anche se le spese sono di ordini di grandezza inferiori).


La crocefissione del Romanino al Museo di Breno

Ma chi garantisce che l'ascensore e la piscina olimpionica da 3,4 milioni di euro al momento delle future necessarie manutenzioni non subiranno il degrado? E inoltre: se i fondi per le grandi opere pescano da risorse "aggiuntive" così non sarà per le spese di funzionamento. Come è noto più le opere sono faraoniche più costa mantenerle in efficienza e sicurezza. Purtroppo c'è chi si fa bello con le realizzazioni lasciando in eredità le spese.  Si potrebbe aggiungere che, dopo qualche critica iniziale, Legambiente, come sempre succede quando  le iniziative provengono dalla parte politica amica, ha messo il silenziatore.




Popolazione in calo

Pur rappresentando un comune che aveva superato i 5 mila abitanti, pur rapresentando un centro di servizi, una "capitale dello shopping", Breno, dal 2008 sta perdendo popolazione, perde giovani famiglie come succede nei piccoli centri di montagna. Ci sarebbe da interrogarsi su questa tendenza e da calibrare le politiche per contrastare il declino demografico invece che lanciarsi in grandi opere.


     
Le grandi opere non aiutano le famiglie. La difesa potrebbe però obiettare che l'ascensore, il parcheggio sotterraneo, la piscina attirano turismo e, indirettamente, creano condizioni per frenare il declino. Ma basterebbe l'esempio del Museo per chiarire che una politica per la cultura e il turismo non è la priorità della politica locale. Il turismo in Valcamonica, come in Valtellina, è concepito solo in funzione delle ski area, ovvero in funzione degli impianti di Pontedilegno- Tonale. Essi, a loro volta, sono concepiti in funzione dei valori immobiliari, delle seconde-case più che in funzione dell'ospitalità diffusa. La Valcamonica ha, invece, risorse turistiche molto più preziose del circo bianco. Ci si dimentica che le incisioni rupesti camune sono state il primo, meritatissimo, sito Unesco italiano nel 1979. Meritatissimo perchè al mondo non esiste un'area con così tanti siti incisi, con centinaia di migliaia di incisioni e, soprattutto, con un arco temporale così lungo (dall'epipaleolitico el medioevo). Oltre a molti altri siti ci sono otto parchi attrezzati per le visite ma, il turismo indotto - che portava un buon flusso sino a qualche anno fa - è scemato. Valcamonica significa anche una lunga serie di edifici religiosi monumentali, dalla romanica Pieve di San Siro a Capo di Ponte alle chiese del centro valle con cicli pittorici del Romanino e Giovanni Pietro da Cemmo a Esine e Bienno al santuario di Cerveno con le straordinarie 198 statue lignee a grandezza naturale.



Vi è poi tutta una serie di tradizioni e di riti che si sono conservati spontaneamente e rappresentano altrettanti patrimoni culturali. Anche il turismo eno-gastronomico potrebbe disporre di importanti risorse. Se qualche progresso è stato fatto nell'ambito della ripresa delle viticoltura poco è stato fatto per assecondare la ripresa della castanicoltura, nulla per valorizzare veri e propri giacimenti gastronomici a base di carne ovina come il cuz e la bèrgna (che richiederebbero iniziative in ambito della trasformazione artigianale per fornire la ristorazione con prodotti semi-elaborati). L'amara considerazione, che tutti possono verificare interpellando gestori di alberghi e strutture para-alberghiere è che il turismo camuno langue.
Cosa servono allora ascensori e piscine olimpioniche?

Ricette diverse

Le scelte locali, in modo non dissimile da altre valli alpine lombarde, hanno privilegiato i centri commerciali e il turismo della neve. La politica dei centri commerciali e dei discount è stata seguita pesantemente anche a Breno secondo il "modello Valtellina", un modello che, chiudendo i negozi di prossimità dei centri più piccoli, ha parecchio contribuito - insieme alla chiusura delle scuole, anche quando i bambini ci sono - a favorire l'esodo a valle della popolazione. A Breno c'è una concentrazione di discount parossistica, una vera e propria colonizzazone di marchi tedeschi e di cinesi. Una politica di "porte spalancate" che
porta profitti a gruppi esteri e sostituisce con posti - per lo più poco qualificati - quelli nel lavoro autonomo nel commercio di prossimità. Breno riceve traffico, perde negozi (come altri paesi vicini), il comune incassa imposte. 



 Gli interventi di riqualificazione dei centri storici sono stati attuati in modo non sistematico (dove, per esempio c'erano ingenti risorse dalle concesisoni idroelettriche); l'espansione edilizia (residenziale e commerciale) avviene ancora con spreco evitabile di territorio, a differenza del Trentino le strade del fondovalle continuano a essere deturpate da una giungla di cartelli pubblicitari e di insegne sguaiate e incongrue con il contesto montano. La cura del paesaggio, sempre confrontata al Trentino - per non parlare della Svizzera -, mostra evidenti segni di trascuratezza. Non servirebbero ingenti investimenti per aumentare il decoro urbano (e rurale), per il recupero abitativo dei centri storici concedendo condizioni particolari per l'insediamento di nuove famiglie con figli piccoli, per gli asili, per tutti quegli interventi che migliorano la qualità della vita e trattengono le famiglie o ne attirano di nuove. Su alcune di queste voci vi sono anche bandi regionali. Ma si fa troppo poco. Perché troppi amministratori sono concentrati su altro.

Potrebbe interessarti: http://www.bresciatoday.it/attualita/breno-scheletro-piazza-ronchi.html
Seguici su Facebook: http://www.facebook.com/pages/BresciaToday/201440466543150


Potrebbe interessarti: http://www.bresciatoday.it/attualita/breno-scheletro-piazza-ronchi.html
Seguici su Facebook: http://www.facebook.com/pages/BresciaToday/201440466543150


Articoli correlati



L'esodo culturale uccide la montagna 
(21.12.19) Il dibattito tra montanari sul futuro della montagna entra nel vivo. Rispondendo ad Andrea Aimar (val Maira, CN) , Carminati dalla valle Imagna bergamasca,  mette l'accento sui processi  culturali oltre che su quelli socio-economici. Vero che la montagna è colonizzata , che le normative la penalizzano, che è priva di rappresentanza politica, ma il problema è anche l'autocolonizzazione, l'esodo culturale che - altrettanto negativo dello spopolamento demografico - rende i montanari estranei alla montagna pur continuando a risiedervi, ma senza più legami concreti e  simbolici con il territorio, con la memoria della comunità.

Un giovane si interroga sul futuro della montagna

(13.12.19) Nella lettera con la quale Andrea, un giovane di una valle della provincia di Cuneo, intende dire la sua sul futuro della montagna si sostiene che - al di là dei proclami - la politica (Roma e Bruxelles) vuole lo spopolamento della montagna. Andrea poi prende in considerazione anche quelle condizioni di "eguaglianza" in materia fiscale e normativa che, di fatto, uccidono la montagna. Porsi rispetto alla politica senza illusioni, con realismo, significa poter elaborare strategie adeguate a contrastare certi disegni. Quantomeno provarci, in un quadro di scenari aperti che concede anche qualche chances. 


L'ambigua cultura del bosco
(30.03.19) L'ideologia del bosco ha radici plurime che si richiamano a una... selva di simboli. Essa è capace di richiamare valori che si collocano agli antipodi: libertà e autoritarismo, peccato e innocenza, razionalità e irrazionalismo, individualismo e statalismo.  Come tutte le suggestioni ambigue anche il richiamo apparentemente innocente all'amore per il bosco è capace di suscitare un consenso manipolato. leggi tutto


Borgata alpina in vendita in blocco  per quattro soldi in val Grana
(04.02.19) Le amare considerazioni di Anna Arneodo di Coumboscuro che conosce e ama le borgate della sua valle. leggi tutto


Idolatria boschiva (24.03.19) La superficie forestale ha superato nel 2018 quella agricola, rappresenta il 40% del territorio nazionale contro  l'11% del 1950.  L'Italia à dunque un paese ricco di boschi (di che qualità?) e gli ambientalisti da salotto (ma anche tanti esperti con il paraocchi) giubilano. leggi tutto



 (08.01.14) Dalle Terre Alte un no a questa Europa
"Abbiamo bisogno di risorse per i bimbi, per le strade e l'Europa finanzia i lupi". E' una condanna senza appello dell'Europa della tecnocrazia quella di Alte Terre, associazione di Cuneo. Ma non basta denunciare; occorre un'azione politica unitaria.  E per l'occasione delle prossime europee si potrebbe ripetere il "miracolo del '79" che vide l'unità di un largo fronte minoranze e di gruppi autonomisti  leggi tutto

 

(13.02.11) La cultura urbanocentrica svuota la montagna  Riportiamo l'articolo di Tarcisio Cima pubblicato dal "Giornale del popolo" il 21 gennaio 2011 con il titolo 'La montagna svuotata' Il Canton Ticino gode larga autonomia ed ha un territorio al 100% montano. Eppure si 'pensa' come un'area urbana e la tendenza è a dimenticare che le Alpi hanno bisogno di città ma che il  ruolo di queste ultime può rafforzarsi proprio in quanto città alpine leggi tutto

(23.06.16) Nuovi montanari che vengono da lontano un fenomeno ambivalente
 Apriamo con un lavoro su turismo alpino e immigrazione inviatoci da Andrea Membretti, sociologo del territorio, un dibattito su un tema tra i più sensibili: immigrazione neocomunitaria e extra-comunitaria nelle Terre alte leggi tutto

(09.09.13) Lasciateci almeno delle riserve indiane  Piuttosto che essere del tutto scacciati dalla wilderness lasciateci delle ZPS umane.  A lanciare la provocazione è l'associazione Alte Terre. Un'associazione di resistenza sociale montanara delle valli di Cuneo.  "Siamo noi montanari in via di estinzione , creiamo delle riserve indiane senza orsi e lupi per difendere la biodiversità culturale umana che rischia di sparire". leggi tutto
 
(05.09.13)  Per una politica delleTerre Alte
In vista dell'incontro a Coumboscuro di domenica 9 presentiamo gli atti del Convegno di Sondrio del giugno 2012 dal quale scaturitono 5 punti su cui impostare la futura azione politica. Un contributo alla documentazione del percorso sin qui seguito dal dibattito politico-culturale sulle Terre Alte leggi tutto

(03.09.13)  In difesa delle Terre Alte
Quest'anno Amamont organizza il suo evento annuale nelle valli Maira e Grana all'estremo occidente alpino, incontrando due associazioni che condividono il tema sociale. delle Terre Alte. Un'occasione per riprendere il filo di un percorso che si snoda nelle Alpi dai tempi dell Carta di Chivasso, che viene riproposto anche in forma transfrontaliera e che punta a un nuovo patto tra piano e monte leggi tutto

(20.08.13) La rinascita delle comunità locali una risposta strategica alla crisi
Il sociologo territorialista De La Pierre, attento ai temi della rinascita comunitaria e della progettualità locale autosostenibile, invidua nella profonda crisi presente, una straordinaria opportunità di rinascita comunitaria. De La Pierre rintraccia un filo comune in quanto sta avvenendo nei borghi già abbandonati dell'Appennino, in Brasile, nella Grecia che rinasce quando la crisi sembra disperata, in una inedita  Lombardia leggi tutto

(13.02.12) Le montagne si parlano
Un primo incontro a Sondrio sabato 18, un secondo a Edolo per dire che la montagna alpina lombarda si parla senza passare dalla pianura, che l'organizzaizone in provincie è superata. Incontri paralleli in programma in Piemonte e poi entro la primavera un grande convegno sui temi dell'autogoverno della montagna. Con il coraggio di guardare a prospettive radicalmente nuove. Con la voglia di fare smettendo di chiedere leggi tutto
 
(03.02.12) Montagna: crisi e recupero di autogoverno
Pubblichiamo gli interventi del Seminario di Milano del 10 dicembre su: "La Montagna di fronte alla crisi". Uno spunto per un dibattito aperto che vuole arrivare alla definizione di una "Carta per l'autogoverno della montagna" da presentare a Sondrio in un convegno da tenersi entro la primavera di quest'anno. Oltre a commentare ogni intervento online i lettori possono inviare loro contributi ai temi del dibattito aperto leggi tutto
 
(11.12.11) Milano. Parte una iniziativa politico-culturale per le Terre alte
Si è svolto ieri presso l'Associazione consiglieri (al Pirelli) un seminario coordinato da Robi Ronza su: "La montagna di fronte alla crisi!". Partito da una proposta di Quaderni Valtellinesi (Dario Benetti) e Ruralpini(Michele Corti) il seminario era stato preparato con un incontro cui hanno partecipato anche Ronza (Confronti), Mariano Allocco (Patto per le Alpi piemontesi) e Giancarlo Maculotti (Incontri TraMontani).  Ora si avvia una fase di serrata discussione e confronto (via internet) per arrivare a un Manifesto/Carta dell'autogoverno delle Terre alte e a un convegno a Sondrio, città al centro delle Alpi. Con lo scopo dichiarato di dare espressione politica (ma non c'entrano i partiti tradizionali) a quel fiume carsico dell'autonomia e libertà alpina che prese origine con la Carta di Chivasso ('44) e proseguì con quelle di Sondrio ('86) e di Coumboscuro ('87) e, più di recente ('06), con il Patto per le Alpi piemontesi. Con l'idea di passare dalle "Carte" all'azione.  leggi tutto
 
(28.05.11) Ricominciare dalla montagna?
Il titolo del saggio di Gianfranco Miglio (1978) è quanto mai attuale. Mai come oggi la montagna è a un bivio. Può ispirare al resto della società modelli utili a ripensare la gestione dello spazio, delle risorse, comprese quelle umane o può essere cancellata come realtà sociale. E ridotta ad un 'supporto fisico' colonizzato materialmente e simbolicamente dalla civiltà megapolitana. In vista di un 'ripensamento complessivo' della realtà della montagna è utile ripercorrere le tappe della presa di consapevolezza della realtà delle Terre alte. Una di queste è rappresentata indubbiamente dal convegno di Sondrio dell'aprile 1986 (foto) nel cui ambito venne redatta la 'Carta di Sondrio' che ripubblichiamo in vista di nuove iniziative. leggi tutto


(24.11.11) Materiali. Contributi al dibattito sulle Terre alte (Incontro di Pradleves)
La scorsa primavera si è svolto un incontro sulla "questione montana" a Pradleves, un comune della valle Grana. In collaborazione con Mariano Allocco, che figurava tra gli organizzatori dell'evento, pubblichiamo gli interventi più interessanti nel contesto dell'attuale dibattito "la montagna alpina nella crisi": quelli di Annibale Salsa, Werner Bëtzing e quello dello stesso Allocco. Nelle prossime settimane Ruralpini intensificherà la pubblicazione di contributi sul tema che possono essere proposti o segnalati anche dai nostri lettori. leggi tutto
 
(01.10.11) Montanari dissodatori di ieri, montanari di oggi, montanari futuribili
Giancarlo Maculotti è l'animatore degli Incontri Tra/Montani che la scorsa settimana a Carcoforo (alta Valsesia) sono giunti alla ventiduesima edizione. Le riflessioni che ci consegna a commento del convegno si inseriscono nel dibattito sulla 'chiusura della montagna' innescato dalla serpeggiante proposta di abolizione dei piccoli comuni. Vanno però al di là delle vicende istituzionali vissute in prima persona da Giancarlo in quanto sindaco di Cerveno, un paese di 700 abitanti nella media Valcamonica. Toccano i temi della 'montagna triste', dei giovani che non ci sono o che se ne vanno, della problematica venuta di 'nuovi montanari'. Un contributo disincantato e stimolante  al dibattito che Ruralpini ha aperto su: "La montagna nella crisi" leggi tutto

(27.09.11) La montagna dentro la crisi: verso la desertificazione o un recupero di autonomia e di identità?
I recenti dibattiti sulla chiusura dei piccoli comuni e sui ‘costi’ del mantenimento della popolazione montana impongono una reazione. Se la montagna fosse libera dall’oppressiva regolamentazione burocratica e dai vincoli che le impediscono di valorizzare le proprie risorse (umane, energetiche, faunistiche ecc. ) potrebbe fare a meno del tutto delle elemosina delle istituzioni ‘superiori’.  Riprendere autonomia, capacità di autogestione, identità è, per la montagna, la strada per evitare di divenire un deserto verde e per uscire rafforzata dalla crisi. Ruralpini lancia la proposta di un convegno su questi temi.  leggi tutto


(24.05.11) Meno stato più comunità nelle Terre alte
Dalle scuole parentali agli alberghi 'informali' delle 'donne di montagna', ai gruppi di consumo arrivano segnali della volontà delle terre alte alpine di voler tornare a gestirsi sulla base delle mai sopite tradizioni di gestione comunitaria. Lo stato, la burocratizzazione e istituzionalizzazione di ogni aspetto della vita economica e sociale, devono fare un passo indietro. E le terre alte diventeranno un modello vitale. leggi tutto

 



contatti:redazione@ruralpini.it

 

 

counter customizable
View My Stats

 Creazione/Webmaster Michele Corti