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(08.04.10) Coltivare la nostra terra

In questi giorni dal Feltrino alla Valseriana si svolgono iniziative con un comun denominatore: la voglia di riprendersi la terra, di procurarsi il cibo con le proprie mani. Attraverso la rivalorizzazione dell'orticoltura e della frutticoltura 'rurali'. Non solo orticelli 'da pensionati' ma anche piccole produzioni integrate ad altre attività agricole, co-produzioni con il coinvolgimento di consumatori, auto e micro-produttori, aziende agricole. Perché la terra torni a dare frutti (e verdure).leggi tutto

 

(23.01.09) Melicoltura intensiva e pesticidi ? No grazie!

Forti dell'appoggio dei Comitati della Val di Non (patria di Melinda), che difendono la salute, il paesaggio, il turismo dall'invasiva monocoltura chimica della mela, gli abitanti di Cesiomaggiore (BL) stanno contrastando la colonizzazione del loro territorio da parte di alcuni produttori di mele della val di Non.  leggi tutto

 

 

(28.11.10) A Lentiai (BL) sabato 27 lo 'scambio di semi e di esperienze' ha visto la presenza di numerosi gruppi locali e non. Indice della crescita di un nuovo  movimento sociale sui temi dell'agricoltura e dell'alimentazione

 

Rispondono in tanti alla 'Chiamata a... raccolto'

 

contadini vecchi e nuovi, consumatori-coproduttori, associazioni locali, esperienze di nuova ruralità e di agricoltura urbana sono protagonisti della crescita di una rete sempre più capillare

 

testo e foto di Michele Corti

 

 

Nel feltrino (provincia di Belluno) si è costituito lo scorso anno, sulla base di precedenti esperienze e incontri, un gruppo molto attivo denominato 'Coltivare condividendo'. In questo gruppo sono confluite persone e comitati che, almeno in parte, provenivano da esperienze non direttamente legate ai temi agricoli ma che avevano si erano impegnate nella salvaguardia dei valori ambientali attraverso le mobilitazioni contro l'acciaieria di Fonzaso e altre fonti di tossicità.

 

Un modello di monocoltura intensiva 'sotto casa'

 

Ma vi è un altro  elemento che ha fatto maturare in parecchie persone della zona la consapevolezza che il ritorno ad un'agricoltura vitale e 'naturale' è la chiave di volta di una gestione sostenibile del territorio. Si tratta della vicenda dell'insediamento a Cesiomaggiore di alcune aziende trentine e altoatesine specializzate nella produzione intensiva nella mela. Nella sala della Società Operaia (1898) di Lentiai che ospitava la manifestazione di sabato era, non a caso, presentata una mostra fotografica che illustrava le modalità della 'bonifica' (sic) con la quale sono state spianate intere colline per far posto ai meleti 'industriali'.

 

 

L'attività del gruppo Coltivare Condividendo si è sviluppata in una serie di inziative tese a favorire la diffusione di conoscenze sull'agricoltura biologica e 'naturale', delle tecniche di orticoltura, dello scambio di semi come premessa per il mantenimento di quello che rimane dell'agribiodiversità contadina e del ripristino di produzioni agricole su piccola e piccolissima scala anche a titolo di autoproduzione.

 

I semi contadini si salvano con lo scambio (ma è rimasto poco)

 

Obiettivo del recupero delle varietà tradizionali è quello di disporre di materiale genetico che pur non in grado di garantire elevate produzioni in coltivazioni specializzate e 'spinte' assicura comunque produzioni di qualità, diversità di caratteri organolettici, resistenza alle avversità.

 

 

 

Il lavoro di recupero delle vecchie varietà ha fornito buoni risultati con il fagiolo anche grazie alla fama del 'Fagiolo di Lamon' una località del feltrino al confine con il trentino. Il fagiolo si presta alla coltura su piccolissima scala e ha il vantaggio di presentare una notevole variabilità morfologica del seme che consente di individuare con facilità diverse le varietà.

 

 

Diverso è il caso del mais. Questa coltivazione era praticata in passato anch'essa su piccola scala per il fabbisogno famigliare e si era diffusa anche nella montagna dove erano presenti delle varietà 'cinquantine' a ciclo quindi molto rapido ed in grado di arrivare a maturazione anche nelle condizioni di scarse somme termiche. Non si trattava del 'cinquantino' da foraggio (una coltura intercalare un tempo molto praticata) ma di un mais da polenta, per l'alimentazione umana. Alcune di queste varietà di 'alta quota', caratterizzate dalla spiga molto corta sono state recuperate ed erano esposte a Lentiai insieme alle poche altre varietà locali ancora esistenti (in mostra, come dalla foto sotto erano però presenti anche varietà di altre zone del veneto, come quelle bianche, e persino originali dell'america latina, come quelle blu). Il fatto è che per il mais l'avvento degli ibridi, realizzati per le colture specializzate di pieno campo, ha spazzato via quasi del tutto le varietà 'nostrane' sotto la spinta della produttività enormemente superiore degli ibridi stessi. Così quasi ovunque anche per seminare la fila di mais da consumo famigliare anche i più piccoli contadini 'hobbisti' sono costretti a ricorrere alla semenza ibrida. Il trend, però, negli ultimi anni si sta invertendo. Ci si è resi conto che produrre mais da polenta con varietà 'nostrane' è remunerativo perché la minore produttività è largamente compensata dalla qualità per un prodotto in cui - a differenza degli usi industriali e zootecnici - il costo della materia prima agricola incide pochissimo sul prodotto finale (la confezione di farina gialla). Così qua e là sono riapparsi il marano, le varietà 'otto file, i vecchi rostrati, i rossi. Il mais di Storo dop del Trentino ha fatto scuola.

 

 

Le vie del recupero

 

Se nel caso del mais il 'circuito contadino' è riuscito in modo autonomo a garantire la sopravvivenza delle vecchie varietà (magari a partire da qualche spiga abbandonata da anni e anni in soffitte asciutte e buie ) ben diverso è il caso di cerali come il frumento e i 'minori' che sono sopravvissuti solo attraverso le 'banche del seme' istituzionali. Nel Veneto la Banca del Germoplasma dell’Istituto di Genetica e Sperimentazione Agraria “N. Strampelli” di Lonigo ha approntato una filiera 'dimostrativa' per le varietà CANOVE e PIAVE, per il MONOCOCCO HORNEMANNI, il FARRO ARISTATO ROSSI e la SPELTA ALBUM. Va detto che ll seme prodotto non può essere commercializzato, in quanto le varietà in oggetto non sono iscritte al Registro Nazionale. Ma attraverso la dimostrazione e la sperimentazione queste varità tendono a diffondersi.  Laddove poi il circuito contadino locale non è stato in grado di conservare le vecchie varietà vi è la possibilità di ricorrere a varietà di altre zone ecologicamente affini. Nell'ambito dell'arco alpino per fortuna ecotipi di patate, segale, grano saraceno sono sopravvissuti e con uno scambio interegionale si possono recuperare (senza però gabellarle come locali come qualcuno tende a fare, però).

 

 

Semi e idee

 

Oltre ai semi, però, a Lentiai si sono scambiate esperienze ed idee. Erano numerosi i gruppi e le associazioni presenti. Da quelle di agricoltura bio, ai GAS, al Movimento per la decrescita felice, a vari gruppi di agricoltura urbana. C'era anche qualcuno che veniva da altre regioni. Laura Zanetti (foto sopra) ha portato la testimonianza della Libera associazione malghesi e pastori del Lagorai (Trentino). Laura ha parlato della rinascita del formaggio Casòlo che ora si produce presso la Latteria di Strigno e delle 'reti' che legano l'associazione a pastori e casari più o meno lontani: dai 'ribelli del Bitto della Valtellina' ai pastori nonviolenti di Hebron in Palestina ai quali i coloni ebraici avavano avvelenato le pecore. In primavera grazie alla solidarietà della 'Libera' verranno acquistate delle pecore per consentire ai pastori palestinesi di ripartire e produrre il loro 'formaggio del sacco'.

A me è toccato parlare dei ribelli del Bitto illustrando il significato della 'resistenza casearia' e della contestazione delle Dop 'normalizzatrici' come espressione di 'resistenza contadina'.

 

Nuove e vecchie conoscenze

 

Prima di ripartire con Laura verso Borgo Valsugana (e poi verso Milano) ho avuto modo di parlare a tu per tu con diverse persone delle loro esperienze, ma anche di rivedere volti noti tra questi quelli di Stefano Centa, capostipite dei 'Ragazzi in alpeggio' che quest'estate avevo incontrato alla Malga Montalon (vai al fotoracconto) e di Andrea Pasqualotto che avevo conosciuto al seminario sulle transumanze dell'ottobre 2009. Andrea è un attivo rappresente del gruppo Coltivare Condividendo, il gruppo sorto, come sopra ricordato, nell'ambito delle iniziative del Comitato Pra Gras No Fonderia a Fonzaso che ha come punto di riferimento Tiziano Fantinel. Con Tiziano ci siamo sentiti tante volte (per email e su facebook) ma non ci eravamo ancora conosciuti dal vivo.

A Lentiai ho potuto poi toccare con mano la triste vicenda dei 'piantatori trentini' (vedi sopra) parlando con una signora che ha avuto la sfortuna di diventare 'vicina di casa' dei nuovi meleti intensivi. La signora che autoproduceva mele bio ha visto le proprie piante ammalarsi una dopo l'altra delle patologie contro le quali nella coltura intensiva si praticano decine di trattamenti con prodotti chimisi di sintesi. Tanta è stata la rabbia e la frustrazione ma anche la voglia di reagire. Che ha condotto la signora a 'fare la posta' ad un magistrato fuori di un'aula di udienza e a consengrare un persomale dossier che dimostra il danno subito a seguito degli impianti di meleti 'industriali'.

 

Nuova ruralità e agricoltura urbana si muovono in sintonia

 

Tra le esperienze con le quali ho potuto venire a contatto una molto interessante riguarda l'attività di 'Spiazzi Verdi', un progetto di comunità urbana che nasce nell'ambito dell'associazione culturale Spiazzi e si propone di creare situazioni ed esperienze di 'felice convivenza' fra la terra e i suoi abitanti, ricollegando in maniera sostenibile i cittadini e le aree verdi urbane (giardini abbandonati, terreni di risulta, spazi pubblici trascurati, parchi urbani maltrattati…). Spiazzi Verdi si muove in sintonia con le esperienze più avanzate di agricoltura urbana ed è impegnata nella gestione di orti collettivi ma anche di vigne, in linea di continuità con una tradizione che a Venezia e sulle isole della Laguna risale amolti secoli orsono. La 'filosofia' di questo gruppo (ma anche di diversi altri presenti a Lentiai) ha moltissimi punti in comune con le esperienze ruralpine, a dimostrazione che le fratture tra città e campagna, montagna e pianur, società e natura,  urbano e rurale possono essere ricomposte. Sono le stesse distruttive contraddizioni sociali ed ecologiche del modello metropolitano e dell'agricoltura industriale che spingono in questa direzione. Ma serve una forte consapevolezza. Consapevolezza dei nessi strettissimi tra agricoltura 'naturale', rinascita contadina, movimento del consumo sobrio e solidale,  decrescita, difesa della biodiversità e dalla diversità culturale, recupero dei valori di convivialità, educazione del gusto,  pratica della manualità e dell'autoproduzione. Il tutto in una dimensione dove la separazione delle sfere individuali, comunitarie, sociali viene largamente messa in discussione.  

 

Semi che germogliano

 

A differenza di movimenti sociali e politici del passato questo movimento reticolare che si sviluppa attraverso relazioni paritetiche, assenza di strutture gerarchiche e di rigidi riferimenti ideologici ha una forza inedita che risiede nel tradurre immediatamente i propri principi in azioni quotidiane. Nel proporre alternative concrete alle cose contro cui si oppone, nel non chiedere o rivendicare ma nel fare. Nel praticare la 'democrazia della borsa della spesa' ma anche nell'andare oltre creando connessioni tra produttori e consumatori, tra produttori e produttori, tra consumetori e consumatori e superando la stessa distizione tra produttore e consumatore. Un aspetto molto interessante e promettente di questo movimento è l'assenza di pretese egemoniche, di organizzazioni rigide, di ideologie. Il novecento appare, finalmente, lontano.

 

L'esperienza del contatto con la realtà del feltrino è stata molto istruttiva e stimolante e spero possa rappresentare un passo verso la  crazione di una rete più ampia ma senza alterare lo spirito di spontaneità costruttiva che ho riscontrato a Lentiai.

 


 

                   

 

pagine visitate dal 21.11.08

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