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Lupo

Michele Corti, 27 giugno 2023

Vasto è suonato un campanello d'allarme: il lupo è un pericolo per la sicurezza pubblica


  • (27/6/2023)Il convegno di Vasto, che è stato organizzato presso il Centro Gulliver la sera del 23 c.m., non ha deluso le eattese di quanti desideravano fosse fatta chiarezza sulla situazione locale ("la bestia di Vasto") ma anche sul quadro nazionale. Esperti, comitati di cittadini, agricoltori, persone vittime di aggressioni hanno contribuito - ciascuno dal proprio punto di vista - a descrivere un quadro preoccupante. Il lupo, in crescita numerica, è sempre più presente nelle aree antropizzate, è protagonista di interazioni con le persone potenzialmente sempre più pericolose. I casi dei lupi di Otranto e di Vasto rappresentano una punta dell'iceberg ma non sono avulsi dal contesto generale. Per quanto difformi dal comportamento usuale del lupo, questi casi hanno visto protagonisti lupi del tutto normali (nonostante i tentativi di intorbidare le acque) e si inseriscono in un contesto di aggressioni sempre più frequenti. Esse, per ora, - nella maggior parte dei casi - sono legate alla predazione dei cani condotti dagli aggrediti. L'aspetto preoccupante è che le aggressioni avvengono sempre più in aree urbane e suburbane e comportano il ferimento dei malcapitati. La serata non è stata ovviamente gradita alla lobby lupista che ha ben pensato di inviare alcune provocatrici.

  • Il Convegno di Vasto è stato seguita da un pubblico sempre attento che ha seguito gli interventi sin oltre le ventiquattro. Alle voci di esperti che, a vario titolo, hanno affrontato i temi del convegno, si sono alternate quelle di testimoni e vittime di aggressioni, di esponenti di comitati, di imprenditori agricoli. Il convegno ha smontato molte delle menzogne orsolupiste. Partiamo dalle prime battute del convegno, ovvero dall'intervento di Giovanni Todaro, giornalista autore di diversi libri che lo qualificano quale esperto di storia del lupo ("La bestia del Gévaudan, 2007; "Storie vere di lupi cattivi", 2022; "Il nemico", 2022). Basandosi su documenti storici, Todaro ha messo alla berlina Claudio Zazzara, presidente del Parco della Maiella che nelle scorse settimane aveva cercato impavido di sostenere la tesi che la "bestia di Vasto" non sia un lupo (come appare da video e fotografie) ma un cane ("di quelle razze dell'Est"). Chi conosce i cani sa bene che non si ravvisano i tratti morfologici del clc o delle altre razze ottenute con incroci recenti con il lupo. Ma il nostro, nominato non a caso da Costa, il più fazioso ministro della storia della repubblica italiana, persiste nella difesa del lupo. I motivi sono meno generici di quanto possa sembrare. Il Parco della Maiella, infatti, è l'unico soggetto, insieme ai cc forestali (Ministero della difesa) e alla Marucco (transitata da LifeWolfAlps all'Università  di Torino) a partecipare al nuovo Life di Boitani (IEA) Wild Wolf. Un Life che ha per obiettivo impedire che si introducano misure di deterrenza e rimozione dei lupi che freqentano i centri abitati (rinviando semmai a fine progetto- nel 2027 -l'adozione ufficiale di un blando protocollo di gestione, tipo quello ridicolo di Life Wolf Alps/LCIE). Ma il progetto mira nella sostanza ad avallare l'idea che il lupo nei centri abitati, e sin nei contesti urbani, rappresenti un fatto normale, da gestire con semplici misure di prevenzione (non offrire o lasciare cibo), misurano che consentano al lupo di non essere condizionato e di restare WILD (ecco il senso del titolo). Ci si rifiuta ostinatamente di pensare che il lupo possa aggredire non provocato. Si capisce bene allora perché Zazzara veda nella "bestia di Vasto" un macigno sulla strada del nuovo Life. Il Parco della Maiella, per prossimità territoriale è, oltretutto, il soggetto incaricato della cattura della "bestia". Una cattura che non farebbe certo comodo al Parco, a Boitani e a tutta la lobby lupista perché certificherebbe che un lupo normale, che frequanta ambienti antropizzati ma contigui a riserve naturali dove trova rifugio e habitat idonei, può attaccare senza apparentemente motivo l'uomo, solo per aver preso "il vizio". Ma sul lupo di Vasto avremo modo di tornare. Ora invito ad ascoltare le dichiarazioni di Zazzara e a confrontarle con fatti storicamente accertati nell'ambito del Parco. Lasciamo le conclusioni a ciascuno.

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Tutti gli interventi del convegno sono stati registrati e caricati su youtube (qui sotto). Per accedere direttamente ai singoli interventi cliccare sui minutaggi.

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Convegno nazionale del 23/06/2023 presso il Centro Gulliver. Moderatrice: Miriam Giangiacomo (giornalista de Il Messaggero). Interventi (nell'ordine) 1:29 Giovanni Todaro (Giornalista, storico del lupo) - 11:08 Giampaolo Natale (padre della bimba aggredita dal lupo a Vasto) - 17:49 Antonio Rabbia (vittima aggressione da orso) - 24:38 Rosario Fico (Veterinario, esperto di orsi) - 34:29 Andrea Mazzatenta (Biologo, Docente Università  di Chieti) - 54:28 Michele Rossi (amministratore comunale) - 59:45 Paolo Forconi (Zoologo, Pescasseroli) - 1:23:27 Francesco Prospero (Avvocato) - 1:34:12 Dino Rossi - (Ass.ne cultura rurale/Cospa Abruzzo) - 1:42:17 Michele Bosco (Pres. Ass. Terre di Punta Aderci, imprenditore agricolo) 1:53:34 Marco Bruni (Comitato emergenza lupi Arezzo) - 1:42:54 Nicola Giarrocco - (agronomo, Ass. Terre di Punta Aderci) - 1:59:30 Michele Corti (Comitati tutela persone e animali dai lupi, Lombardia) - 2:17:47 On. Sergio Berlato (Pres. Ass. Cultura rurale).

  • Ci limitiamo, invitando ad ascoltare gli interventi, a cogliere di seguito alcuni aspetti cruciali che essi hanno messo in evidenza. Innanzitutto, abbiamo constatato pur, come nell'emozione della rievocazione di momenti drammatici, le vittime delle aggressioni (Giampaolo Natale, il padre della bimba di 4 anni morsa dal lupo sulla spiaggia e Antonio Rabbia, aggredito da un orsa con i cuccioli e morso all'addome) hanno mostrato una lucida consapevolezza nel riferire i casi personali a una situazione generale. Dasemplici cittadini, hanno fatto una diagnosi della situazione di cui non sono capaci i grandi esperti e i politici non sono capaci (per mancanza di coraggio e di onestà  intellettuale). Nel caso di Rabbia la testimonianza, coerente nel descrivere la dinamica dell'accaduto (in particolare con riguardo ai tempi e alle distanze (è un ingegniere), è un atto di accusa pesante contro il Parco nazionale degli Abruzzi. Esso non solo ha tenuto nascosta la presneza di orsi in quell'area del Frusinate limitrofa al territorio del Parco, ma ha accusato l'aggredito di simulazione minacciandolo (ma senza passare ai fatti) di denunciarlo per procurato allarme. E' invece il giovane ingegnere a voler denunciare il Parco e ciò mette in evidenza la necessità  di creare un gruppo di legali a livello nazionale in grado di supportare le persone aggredite dai grandi predatori e/o fatte oggetto di minacce e intimidazioni da parte degli animalisti ee delle stesse autorità . Non solo vi possono essere persone che, per condizione socio-economica, non sono sempre in grado di difendersi legalmente e di far valere i propri diritti ma, il poter coordinare le azioni legali (denunce e difesa), consentirebbe di affrontare più efficacemente una controparte agguerrita e senza scrupoli. 


Il caso dell'aggressione a Rabbia e la negazione da parte del Parco dell'avvenuta aggressione, è tanto più grave se si consideri quanto riferito dal veterinario Rosario Fico. Fico, già  veterinario del Parco della Maiella, con grande esperienza di orsi, ha chiaramente indicato come le lesioni riportate da Rabbia corrispondano al morso di un orso, per via dei chiari segni lasciati dai canini superiori e inferiori.

Agli interventi delle vittime di aggressioni sono seguiti quelli degli esperti, un biologo e uno zoologo. Si poteva pensare che dosse come mettere insieme il diavolo e l'acqua santa e invece no. Certo vi sono state dissonanze ma in un clima di reciproca attenzione e rispetto. Il prof. Mazzatenta, oltre che come studioso, ha seguito la vicenda della "bestia di Vasto" da abitante nei pressi della costa e ha riferito dei lupi presenti in zona come lupi "normali", compreso quello responsabile delle anomale aggressioni. Al di fuori del convegno, il biologo ci ha raccontato che il lupo transitava regolarmente sulla spiaggia e si dirigeva verso la riserva costiera di Vasto Marina (nella foto sotto sulla sinistra). Il lupo, proveniente dalla macchia, scendeva per una scala sulla spiaggia e la percorreva tutta. Dal 7 giugno, però, data dell'ultima aggressione, il lupo non si fa più vedere. Una scomparsa sospetta.


Nel suo intervento, Paolo Forconi ha fatto diverse affermazioni "innocentiste" nei confronti del lupo. Ho sostenuto che la prima aggressione in Italia risale al 2020. Ignorando quelle precedenti, che ho poi riportato nel mio intervento (tabella qui sotto). In almeno un caso l'attacco è stato certificato nientemeno dall'Ispra che ha analizzato il Dna presente sui pantaloni di un uomo al quale era stato ferito, da due lupi, il cane che portava a passeggio mentre uno di loro aveva addentato l'indumento dell'uomo.


Dopo aver citato anche i (pochissimi) casi in cui è risultato come l'aggressione fosse da attribuire a cani e non a lupi edopo aver ricordato che le vittime dei cani sono numerose ma i cani in Italia sono 7 milioni), Forconi ha però ricordato che il "lupo di Otranto", come riferito a un convengo nel 2022 dal Genovesi dell'Ispra, non presentava alcun segno di catena al collo come era stato strombazzato dopo la cattura dell'esemplare. E' significativo che la smentita dell'ipotesi del "lupo in cattività " che tendeva a catalogare come "eccezione" la duplice aggressione di Otranto del 2020, sia stata fatta ai convegni, tra addetti ai lavori, mentre sul sito dell'Ispra viene ancora ribadita la tesi del lupo in cattività . E possiamo stare certi che la mala fede dei lupologi lascerà che questa ipotesi senza alcun fondamento resti negli annali.


Tra gli interventi che si sono succeduti merita una menzione quello di Dino Rossi, combattivo allevatore di Ofena, protagonista di numerose battaglie "di base", che ha ribadito con forza come la piaga della proliferazione dei selvatici dannosi all'agricoltura (e pericolosi per le persone) sia da ricondurre alle sciagurate leggi sulle aree protette, unite alla proliferazione non solo di parchi ma anche della rete altri istituti di tutela (Sic, Zps, Natura 200) che hanno consentito alla fauna di moltiplicarsi e di irradiarsi. Rossi ha anche sottolineato come i parchi abbiano acquisito un forte potere che non tiene conto delle esigenze degli agricoltori e delle popolazioni, un potere che anche il cambio di colore delle amministrazioni regionali non può o non vuole scalfire. Il dr. Giarrocco, agronomo oltre che imprenditore agricolo, ha documentato la gravità  dei danni che i lupi provocano al patrimonio zootecnico abruzzese con particolare riferimento alle predazioni seriali a danno di importanti allevamenti di cavalli nell'ambito delle aree protette. Una situazione insostenibile che condurrà (probabilmente è questo che vogliono i parchi e gli ambientalisti) alla chiusura di tutti gli allevamenti.


Nel mio intervento ho fornito i dati di una  ricerca sugli episodi di cronaca degli ultimi anni. Da essi emerge perché il convegno è stato tenuto a Vasto, una circostanza legata al primato negativo dell'Abruzzo in termini di aggressioni di lupi alle persone (e non ci sono solo quelle di Vasto).  Mi sono concentrato sulla sottovalutazione che viene fatta della pericolosità  dei lupi. Quasi ogni giorno, in Italia, avvengono episodi incresciosi: lupi che seguono, minacciano, circondano, avvicinano a distanze ravvicinatissime, mordono le persone, predazioni di animali domestici tra le case nei cortili, nei giardini che in Svizzera (ma anche in paesi Ue) comporterebbero il decreto di abbattimento senza se e senza ma dei lupi protagonisti di questi comportamenti. I lupisti possono contestare sin che vogliono i dati esposti anche se è bene che sappiano che i (pochi e strombazzati) casi di provata non responsabilità  dei lupi sono stati eliminati dalla statistica. Abbiamo mantenuto quello dell'uomo morso mentre faceva benzina a S. Benedetto dei Marsi perché Franco Zunino, a seguito delle smentite riportate da alcuni organi di stampa, ha contattato i testimoni che hanno confermato si trattasse di un lupo. Abbiamo altresì eliminato i casi nei quali il lupo era descritto come non fenotipicamente conforme al lupo appenninico. Abbiamo però mantenuto il caso friuano (lupo nero) perché è stata provata l'esistenza di un branco "ibrido" (del Travisio) ed è quindi da escludere che l'animale fosse un cane. In ogni caso, la probabilità  che un attacco di un cane fosse attribuito a un lupo era la stessa dieci anni fa come oggi. E come mai oggi i casi si sono moltiplicati? Il loro aumento esponenziale indica il superamento della soglia di sicurezza che preclude a fatti tragici.


Ho messo in evidenza come il trend di questi episodi sia in preoccupante crescita, con un'impennata nel 2022 e una situazione, a metà  2023, che già eguaglia in termini di episodi segnalati dai media, il già  pesante bilancio dello scorso anno. Da qui  la richiesta dell'adozione immediata di un protocollo di gestione serio dei lupi pericolosi che non comporta alcun provvedimento legislativo ma solo atti amministrativi delle regioni (come nel caso del Pacobace adottato per l'orso bruno). Il grafico sotto è stato aggiornato e completato con episodi prima sfuggiti dopo il convegno di Vasto. Ma non è stato sufficiente. Di ieri la notizia di una predazione di un cagnolino nel giardino di una casa a Sant'Arcangelo di Romagna. Con che faccia tosta i lupisti negano il problema?


L' on. Berlato ha tratto la sintesi politica del contenuto dei tanti interventi, sottolineando come, alla base di una situazione fuori controllo dei grandi predatori, vi sia un approccio ideologico animal-ambientalista che ha pesantemente condizionato e paralizzato le istituzioni. Deve  invece essere adottato un approccio gestionale come nei "paesi normali", il che significa riportare, attraverso opportuni prelievi, le popolazioni dei grandi carnivori entro numeri tali da limitare gli impatti entro limiti accettabili, compatibili con l'esercizio delle attività  economiche e della sicurezza pubblica.


Il Convegno di Vasto segna l'avvio di una campagna di informazione

Nel suo insieme, il convegno ha segnato un notevole passo in avanti sul piano della comprensione del quadro preoccupante determinato dall'aumento numerico delle popolazioni lupine, dall'espansione territoriale delle stesse verso le coste e le aree urbanizzate, dall'evoluzione del comportamento della specie nei confronti dell'uomo. Il risultato è stato ottenuto mettendo insieme, con un lavoro non improvvisato, vari elementi che ne hanno determinato l'efficacia: oltre alle testimonianze vive di persone che hanno subito l'aggressione di orsi e lupi e a quelle appassionate di esponenti agricoli come Dino Rossi e il dr. Nicola Giarrocco, sono stati importanti anche i contributi di esperti che, in qualche circostanza, si trovano dall'altra parte della barricata ma che, nel contesto del convegno, hanno portato elementi oggettivi che confermano la presenza del lupo in contesti urbanizzati e l'evidenza di comportamenti aggressivi, non predatori, ma comunque spia dell'abbandono graduale del timore per l'uomo.

In forza del confronto instauratosi si apre la possibilità  che da parte degli esperti (zoologi, biologi) si recepiscano con più attenzione e senza pregiudizi le preoccupazioni e l'allarme degli allevatori e delle altre categorie che subiscono l'impatto della presenza dei grandi predatori. Vale, peraltro, anche la considerazione speculare, ovvero la possibilità, a seguito di questi confronti, di una più attenta considerazione da parte dei soggetti in sofferenza delle argomentazioni degli esperti disposti al confronto ed intellettualmente onesti. Quello che resta da fare, considerati gli esiti positivi del convegno e quanto da esso emerso, è superare il muro di gomma frapposto dall'egemonia della lobby lupista sui media e comunicare tutto ciò a un vasto pubblico. Consapevoli che da parte dei media nazionali non ci sarà  alcun aiuto in tal senso, a noi rimane la soluzione di moltiplicare sui territori l'organizzazione di eventi come quello di Vasto.


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