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Lupi

Michele Corti, 17 febbraio 2024

  


Il lupo alla porta

Uno studio svela dati drammatici

(17/02/2024) Presenza e predazione del lupo in contesti abitati, risultati preliminari dello studio dell’Associazione Nazionale per la Tutela dell’Ambiente e della Vita Rurale

Sono stati analizzati gli episodi riferiti dal web sugli avvistamenti di lupi in contesti abitati (vicino alle case – a una distanza indicativamente da 400 a pochi metri –, all’interno di abitati, all’interno delle pertinenze delle abitazioni quali corti, giardini e annessi simili) tra il 2010 e 2023 per un totale di 1.243 casi. L’aumento dei casi è esponenziale: negli ultimi anni si è passati da 106 episodi nel 2020, a 180 nel 2021, 242 nel 2022, 414 nel 2023.    

 La punta dell’iceberg

Va precisato che la ricerca ha consentito di individuare una buona parte dei casi riportati dal web ma non certo la totalità di essi, cosa che comporterebbe un enorme investimento di tempo per arrivare alla “saturazione”. Non si sono potuti acquisire i dati relativi a casi riferiti dai soli mezzi di informazione cartacei (disseminati in moltissime testate locali). Ma la più grave fonte di sottostima del fenomeno è data dalla mancata pubblicizzazione degli episodi di avvistamento e predazione oggetto di denunce presentate ai CC forestali, alle polizie locali e provinciali, alle “task force” (come quella della Regione Toscana). Le istituzioni “per non creare allarmismo”, sotto la pressione della lobby pro lupo (fortemente radicata ai vertici di istituzioni quali Ispra, Ministero dell’ambiente, polizie provinciali, assessorati regionali, Parchi) fanno di tutto per nascondere la portata del fenomeno al fine di non “rovinare il giocattolo” , un giocattolo che ha fruttato finanziamenti, carriere, prestigio, potere e che si basa sul mantenimento dello status di intoccabilità del lupo e sull’inibizione non solo di iniziative controllo della specie ma anche solo di semplice deterrenza (vedi l’opposizione dell’onnipotente Ispra all’uso delle stesse pallottole di gomma). Il tutto sorretto da alcuni dogmi: “il lupo non attacca l’uomo”, “si avvicina ai centri abitati per colpa delle persone che offrono cibo”, “l’ibridazione è frutto del randagismo”.

I casi segnalati, resi visibili dal web, sono in gran parte frutto della segnalazione spontanea di cittadini a mezzi di informazione (spesso con tanto di foto o video). Se non ci fossero gli smartphone dei cittadini (la tecnologia è anche democratica, a volte), la dimensione del fenomeno “lupo in casa” sarebbe del tutto nascosta. Grazie alla diffusione di dispositivi in grado di eseguire riprese fotografiche e video anche in condizioni non ottimali di luce e dotati di ampia memoria vi sono centinaia e centinaia di prove non confutabili della crescente e sempre più aggressiva presenza del lupo nei contesti abitati. Fosse per gli “organi competenti” e per la “le autorità scientifiche”, gli “esperti” non emergerebbe nulla.

Per prevenire le ovvie obiezioni di parte lupista chiariamo subito che sono stati esclusi i casi che, pur indicati come riguardanti i lupi, sono stati in seguito attribuiti a cani o quelli in cui, dal materiale documentario, si poteva dedurre che fossero erroneamente attribuiti ai lupi. Sono stati utilizzati i casi in cui l’identità del lupo veniva presentata come certa in assenza di elementi di smentita ma anche di conferma laddove nelle stesse località o in località vicine la presenza di lupi era stata (o lo sarebbe stata di lì a breve) accertata . Il rischio di inclusione di casi non riguardanti lupi è comunque contenuto e controbilanciato da casi – e non sono pochi – attribuiti erroneamente dai media a cani “cecoslovacchi” che dalle caratteristiche morfologiche (livrea, orecchie, coda) appaiono veraci lupi appenninici. Nonostante i limiti dell’affidabilità “giornalistica” delle informazioni e la loro disomogeneità (spesso, però, compensate dalla consultazione di google map o di altre fonti ai fini di una più precisa contestualizzazione. Di ogni episodio, quando possibile, si è tenuto conto non solo della località (sino alla borgata, quartiere o via) ma anche dell’ora del giorno, del numero dei lupi coinvolti e di ulteriori dettagli. Per ogni episodio si fa riferimento a una fonte ma va notato che, molto spesso, gli episodi sono riferiti da più fonti. La metodologia applicata è risultata la stessa con riguardo ai periodi (2010-2023) e alle aree geografiche (l’Italia tranne le regioni insulari). Lo studio pertanto consente, sulla base del numero elevato di dati raccolti, di ottenere utili indicazioni sulla dinamica del fenomeno e sulla sua distribuzione geografica.

Il lupo si avvicina e penetra negli abitati per studiare le opportunità di predazione… e per sfamarsi

In un quarto dei casi gli episodi a livello nazionale coincidono con una predazione o tentata predazione di specie diverse, sia domestiche che selvatiche.

Tabella 1 – Episodi per specie predata*

* in alcuni episodi sono predate più specie, si registra poi qualche predazione episodica di altre specie: mufloni, cinghiali, camelidi


Chiariamo che non sono stati considerati episodi di predazione a carico di allevamenti specializzati ma solo di allevamenti rurali in contesti abitati o a poca distanza (poche centinaia di metri) da nuclei abitati. Nel caso di aziende agricole si è considerata l’importanza della funzione abitativa e l’aspetto accessorio, quindi ancora rurale, dell’allevamento (ovvero animali per autoconsumo o affezione di specie diversa da quella allevata per reddito). Il tutto con la finalità di distinguere questa indagine dall’impatto sui sistemi di allevamento in termini produttivi e di inquadrare il fenomeno di predazione all’interno dell’impatto sociale sulla dimensione residenziale. In moltissimi casi gli ovicaprini predati appartengono a razze nane o sono comunque allevati per affezione in giardino, per la gioia dei figlio o per tenere pulito.


La specie più predata è il cane con 114 episodi (n.b. in alcuni episodi nella stessa località ma in tempi diversi sono stati predati più cani). Sono predati prevalentemente capi di piccola taglia che il lupo è in grado di trasportare facilmente in bocca. Ma non mancano casi di cani di media e grossa taglia assaliti dai branchi e consumati sul posto o nelle immediate vicinanze. Nel 9,2 % di tutti gli episodi studiati (1243 per ora) si registra una predazione su cani (meno di un decimo di questi si sono o sono stati salvati, seppure feriti). Nel 2021, si sono registrati 14 episodi di predazione di cani, nel 2002 erano saliti a 28 e nel 2023 a 38. La seconda specie perseguitata è il capriolo, (nel 5,5 % degli episodi complessivamente considerati). Seguono cervi, avicoli, daini, asini, gatti, bovini, cavalli. Episodici mufloni, cinghiali, conigli e camelidi. Va osservato che le predazioni dei gatti sfuggono di solito alle segnalazioni. E’ probabile che anche le predazioni di avicunicoli sfuggano. In relazione all’importanza in quanto animale d’affezione le segnalazioni di predazioni di cani sono senz’altro meno sfuggenti.

Fig. 1 – Episodi di presenza lupi in contesti abitati per provincia


Relativamente ai 1.243 casi totali di segnalazioni di lupi in prossimità o all’interno di centri abitati, in Piemonte si registra il 15,7 % degli episodi. Segue la Toscana con il 14,3 %, l’Emilia-Romagna con il 14 %, le Marche con il 12,3 %, l’Abruzzo con l’11,8 %, il Veneto con l’8,3 %. Tuttavia, nel caso dell’Emilia Romagna con il 14 % degli episodi, ben il 30,7 % di questi corrispondono a predazioni di cani, caratterizzando questa regione come particolarmente colpita dal fenomeno. La poco indiviabile classifica degli avvistamenti in contesti abitati vede in testa Torino, seguita da Ancona, Cuneo e Chieti. Considerata la superficie territoriale Ancona risulterebbe in testa.

Il fatto che tale percentuale sia inferiore a quella dichiarata nello studio di Federcaccia (47% dei casi nazionali in Emilia) dipende dal fatto che in quel caso, non solo si era operato un censimento sul campo con l’impegno dei cacciatori, ma erano stati conteggiati anche i cani nell’attività di caccia, e quindi lontani dagli abitati, mentre nel nostro caso, limitato a quanto riportato sul web, sono stati conteggiati solo gli attacchi avvenuti entro qualche decina di metri dalle case. Interessante è il dato sul Piemonte, primo nelle predazioni di specie diverse in prossimità delle case, ma in cui i cani predati sono stati solo il 3,5 % del 15,7 % totale. In Veneto la percentuale di episodi con predazione di cani è del 6,1% dell’8,3 % totale (specie sia domestiche che selvatiche).


Come mostra la Fig. 1, fare riferimento alle regioni può essere fuorviante. In Trentino Südtirol i casi sono quasi tutti concentrati a Trento (strano ma vero Bolzano parrebbe quasi immune). Anche in altre regioni, però, vi è una forte differenza tra provincie. In Veneto spiegata dall’altimetria, altrove da altri fattori non immediatamente individuabili. In ogni caso di seguito la poco invidiabile classifica degli avvistamenti per provincia.

Tab. 2 – Episodi nelle provincie più interessate al fenomeno

Nel complesso la localizzazione degli avvistamenti è distribuita come dalla successiva Fig. 2. Una non trascurabile quota avviene alla porta (al cancello) di casa e persino dentro il giardino (anche cintato) e il cortile o simili resedi.


Molto eloquente è anche il grafico seguente (Fig. 3) che mostra come, negli ultimi anni il numero di avvistamenti tra le case, dentro l’abitato si sia avvicinato a quello degli avvistamenti ai margini dell’abitato o presso case isolate. Come continuano a ripetere le cronache “i lupi si avvicinano”. Abbiamo già le prime avvisaglie di penetrazione nelle case.




La dimostrazione più eloquente della marcia inarrestabile del lupo alla conquista delle aree antropizzate ed urbanizzate è rappresentata dall’aumento esponenziale del fenomeno (tutti gli episodi considerato tra 2010 e 2023) come da successiva Fig. 4.





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