Ruralpini   Materiali/Agricoltura sinergica

Choose language

 

 

Scorri i principali temi di Ruralpini e accedi agli indici degli articoli

Potrebbero interessarti anche...

 

(16.01.12)  Permacultura: vera sostenibilità in città come sulle montagne

Sempre più numerose anche in Italia le iniziative sulla Permacultura (basta guardare in questa pagina, prima colonna: Corsi). "Importata" in Italia sin dalle origini (inizio anni '80) grazie alla Scuola contadina di Ontignano e alla LEF, la Permacultura ha dovuto attendere parecchio a divenire "di tendenza". Ora è in fase di crescita e se ne capiscono bene le ragioni: la delusione del modello di sviluppo basato sulla crescita illimitata e lo spreco, la fuga dalle città e la voglia di agricoltura urbana al tempo stesso, il desideriodi rendersi autonomi e di tornare ad una dimensione di vita dove produzione e consumo non sono artificialmente separati. leggi tutto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(09.01.13) Agricoltura sinergica: una forma di agricoltura naturale che non riguarda solo gli orti (come qualcuno pensa). Pubblichiamo volentieri un contributo sul tema auspicando un dibattito aperto

 

Con questo contributo sull'agricoltura sinergica che viene "dalle terre del Sud" torniamo a parlare del tema delle agricolture naturali. Un tema cruciale  perché il "ritorno ai campi", il nuovo ruralismo contadino (non quello snob) non deve orientarsi su quelle pratiche "convenzionali" che condannano l'agricoltura alla subalternità all'industria e alla tecnocrazia nella logica perversa dell'uso della chimica e della dipendenza da input energetici, mangimi.  Questo deve valere sia che si tratti di esperienze individuali che comunitarie, imprenditoriali o di autoproduzione.

 

 

Agricoltura sinergica

Il rispetto della biologia del suolo per una

pratica agricola alternativa

 

di Francesco Diana

(ciccioallevatore@yahoo.it)

  •  

    Attualmente la pratica agricola che si impone nei nostri mercati ha una duplice forma di dipendenza da elementi destinati a finire: Il petrolio e la chimica. Per secoli l’uomo si è convinto che più si interviene in maniera incisiva ad alterare la costituzione naturale del suolo, rivoltandolo ed arricchendolo di additivi aggiunti e più questi produrrà raccolti abbondanti. Questo è sicuramente vero nell’immediato ma con il tempo questo terreno si depaupera così tanto che diventa dipendente in maniera cronica da prodotti di sintesi sempre più concentrati, oppure un’altra scelta di campo possibile è quella di abbandonare il terreno nella speranza che mettendolo a maggese per un certo numero di anni migliori e ritorni a condizioni similari a quando iniziò ad essere coltivato.

     

     

    Le piante restituiscono fertilità al terreno

     

    Perché avviene ciò? A quale causa è da attribuirsi l’ordinaria perdita di fertilità dei terreni coltivati? Alle piante ? Assolutamente no!! Alzate gli occhi, guardate le montagne ricche di boschi rigorosi; si trovano lì forse da millenni eppure il suolo non ne risente ma anzi quei suoli sono ricchi di Humus e potrebbero sostituire eccellentemente il terriccio venduto dai fiorai; questo avviene perché la pianta è composta dal 75% di acqua, dal 25% di materie fibrose e dal 5% di azoto e di elementi minerali; ora, della massa totale della composizione della pianta solo quest’ultimo 5% viene dal suolo, il resto viene ricavato dalla fotosintesi clorofilliana e quindi dall’acqua e dal sole, e non solo! La pianta restituisce al terreno molto più di quello che gli ha sottratto, infatti molti tipi di piante, e in specie le leguminose sono in grado di prendere l’azoto presente nell’aria e di fissarlo nel suolo attraverso le radici che tra l’altro, quando entrano in decomposizione, lasciano passaggi che vengono colonizzati da batteri e da altra fauna microscopica e facilitano la circolazione dei lombrichi, inoltre poi le foglie secche che cadono sul suolo sono un apporto di sostanze organiche che alimentano la flora batterica del suolo. Ma allora se le piante contribuiscono alla fertilità del suolo a chi è da attribuirsi la perdita di fertilità dei terreni agricoli? La colpa è di una lavorazione del suolo che non tiene conto della biologia del suolo!

     

    Il terreno nudo provoca distruzione di sostanza organica

     

    Quando si lascia il terreno nudo, scoperto, privo di piante ed erbe che lo ricoprono, quando si smuove il terreno fresandolo e arandolo, quando si aggiungono concimi chimici, non si sta facendo altro che ammazzare la biologia del suolo! Ma allora quale è la soluzione? La soluzione per quanto sconvolgente è questa : Non zappare, non concimare, non strappare erba. Pazzia ? No è l’agricoltura del futuro; sa di utopico è vero ma sarà la gente a gridarlo se si avrà l’umiltà di chinarsi e di volgere la propria apprensione intellettiva verso una zolla di terra! È lì che si trova il primo anello della catena alimentare della vita biologica

    Questo l’uomo comune lo ignora eppure nello stesso tempo tutti sanno chi è che si trova in cima alla catena alimentare; ciò da un lato è paradossale perché la vita sulla Terra può fare a meno di chi si trova all’apice della catena alimentare ma non di chi si trova alla sua base: Batteri, funghi, enzimi che si trovano a milioni in una zolla di terra sono la base della vita sia per gli organismi vegetali che per quelli animali, infatti da un lato trasformano gli elementi minerali (e anche organici) presenti nel terreno in modo da renderli assimilabili per le piante e dall’altro sono cacciati da piccoli organismi tetrapodi o insetti che a loro volta sono cacciati da insetti più grandi, rettili uccelli e così via. Per cui il segreto per mantenere un terreno perennemente fertile consiste nel mantenere inalterata la vita microbica in esso presente e nel contempo di alimentarla sempre più, preoccupandosi di nutrire il terreno più che la pianta in maniera diretta, come avviene in agricoltura chimica.

     

    Il messaggio dell'agricoltura naturale: imitare i boschi

     

    Così come l’uomo per costruire gli aerei ha imitato gli uccelli, così allo stesso modo l’agricoltore deve imitare i boschi. In natura ad esempio non si trovano mai terreni nudi, scoperti ma bensì sempre ricoperti da uno strato vegetale: foglie (per i boschi), erbe (per le praterie); l’unico caso in cui il terreno è completamente scoperto e soggetto agli agenti atmosferici in maniera diretta è il deserto e lì non a caso siamo in presenza di un terreno tutt’altro che fertile; e così, sulla base di queste considerazioni, sono state trovate delle pratiche agricole che hanno trovato il modo per imitare il più possibile la natura e i risultati sono eccellenti, si tratta dell’agricoltura sinergica; essa si basa principalmente sugli insegnamenti del micro-biologo Masanobu Fukoka e su quelli dell’agronoma Emilia Hazelip. Questo tipo di agricoltura ha trovato un sistema per garantire l’auto-fertilità del terreno e l’obiettivo di questi studiosi era proprio questo e non già quello di imitare la natura per motivi estetici o ambientalisti - non avrei certo propagandato idee del genere - ma per fortuna così non è, perché l’agricoltura sinergica garantisce meno lavoro, meno spese e prodotti di qualità superiore! È solo l’aspetto quantitativo che secondo me (ma senza loro ammissione) verrebbe leggermente compromesso.

     

    Il terreno si lavora... da solo

     

    Quando ho detto che questa teoria sinergica dice no alla zappatura, no agli additivi chimici e no alla sarchiatura ho potuto dare l’idea che questa sia un tipo di agricoltura omissiva, cioè che omette l’intervento dell’uomo in natura ma essa in realtà è come già detto: alternativa, e di conseguenza sostituisce questi tipi di pratiche consuete con altre che garantiscono una produzione stabile e duratura; per cui sebbene si eviti per esempio di smuovere e zappare il terreno, nello stesso tempo si fa in modo che questi, conservi quella sua porosità naturale che permetta la messa a dimora del seme nel morbido. Questa porosità viene favorita dalla presenza di numerosi impianti radicali e conservata evitando assolutamente di compattare il terreno, anche con il semplice calpestio.

    In un terreno conservato in questo modo la vita microbica è nettamente superiore della vita microbica presente nei terreni arati, che inizialmente sembrano con questa pratica essere maggiormente arieggiati e arricchiti di ossigeno, ma quando il terreno viene rivoltato, l’agricoltore lo frantuma in particelle sempre più piccole, che acquistano una disposizione fisica sempre più regolare con interstizi sempre più ridotti. Il risultato è un terreno più denso e più duro. Ma è proprio la vita presente in questi interstizi o micro-siti che sostenta tutto l’universo vegetale a noi visibile dall’esterno; si tratta solo di calarsi in questo piccolo mondo e di rispettarlo, addirittura alcuni ricercatori parlano di “Respiro della Terra” dovuto al ciclo ossigeno-etilene che si sviluppa nelle parti superficiali della terra ma per questo rimando alle specifiche pubblicazioni sotto riportate.

     

     

    Pratiche agricole sinergiche

     

    Certo si tratta pur sempre di una pratica agricola! per cui negli orti dove si pratica l’A. sinergica la natura viene mimata e non certo riprodotta, per cui abbiamo la pacciamatura per imitare lo strato organico che ricopre il terreno in natura e consociazione per imitare le varietà di piante diverse presenti nello stesso terreno, ma con una piccola novità: dei bancali di terra rialzati dove impiantare l’orto.

    Le loro dimensioni sono di 50 cm per altezza per 1 metro e 20 di larghezza con stretti corridoi in terra battuta tra loro. In questi orti non si strappano le erbe spontanee perché la loro crescita è inibita da materiale organico (foglie, paglia, segatura) sparso su di esso (pacciame).

    Non si concima perché si alimenta con la bio-massa dello strato superficiale e infine non si curano le patologie perché una consociazione studiata tra piante diverse permette che gli agenti patogeni dell’una siano allontanati dai principi attivi contenuti dall’altra e viceversa. Questa è in breve l’agricoltura sinergica che fa a meno della chimica, del petrolio, dello sfruttamento del terreno e relativo inquinamento del suolo e dei prodotti; di più non posso dire sotto pena entrare in aspetti tecnici che ovvierebbero allo stile divulgativo e introduttivo che ho voluto dare a questo breve scritto, che affido alle vostra responsabilità, nella consapevolezza che le soluzioni ai grandi problemi che ci pone la modernità esistono, ma come sempre sono difficili da percorrere e non ci sono alternative nella prospettiva verso di essi che le inutili lamentele o il coraggio dei pionieri!

     

    PER APPROFONDIMENTI :

    TESTI

    Masanobu Fukuoka, La fattoria biologica. Ed. mediterranee, Roma 2010

    Bill Mollison, Introduzione alla permacultura. Ed Terra nuova, Firenze 2007

    Emilia Hazelip, I segreti del suolo vivente, Ed. Fiorentina, Firenze 2004

    RISORSE TELEMATICHE

    http://agrisinergica.altervista.org/index.php?option=com_content&view=article&id

    =47&Itemid=30

    http://it.scribd.com/doc/39340604/Manuale-Orto-Sinergico

    VIDEO

    http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=8d3apEZ1K90

    http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=s4shiyRER1w

    http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=ANdOTgNUoaA


     

    Commenti

     

     

    ***

     

     

               commenti, informazioni? segnalazioni? scrivi

    pagine visitate dal 21.11.08

    Contatore sito counter customizable
    View My Stats

     Creazione/Webmaster Michele Corti