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Materiali

 

Lettera aperta di Amamont al governo del cantone

 

Risposta del Consigliere  di stato Cavigelli

 

Replica di Amamont

 

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(15.10.12) In Valposchiavo l'orso crea una grave scollatura tra la comunità e le istituzioni (Cantone). I cittadini sono esasperati perché da mesi lamentano che l'orso è pericoloso mentre le autorità se ne accorgono (forse) solo ora dopo gravi episodi.

 

 

Basta bugie di stato

 

anche in Svizzera cittadini trattati come sudditi

 

(se c'è di mezzo il sacro orso)

 

 

di Michele Corti

 

Per diffondere le informazioni sull'orso dalla parte delle popolazioni alpine (non manipolate dalla tecnoburocrazia e dai potentati "verdi") si terrà a Poschiavo un incontro con il Comitato anti orso del Trentino occidentale. Allegato in questa pagina il carteggio Amamont-Governo del Canton Grigioni sul tema della presenza dell'orso in Valposchiavo

 

L'orso (e il lupo in altri ambiti alpini e montani) mettono a dura prova il rapporto tra cittadini e istituzioni. Di fronte alle rassicuranti menzogne ufficiali, alle assurde dichiarazioni circa la "normalità" di un orso che transita nelle città e nei paesi, che continua (sarebbe "vegetariano" secondo gli esperti) a sbranare animali domestici, che scavalca recinzioni come un acrobata e colpisce in un giardino di una scuola, che prende ad artigliate le porte delle case, la gente si interroga. Si accorge che c'è la volontà politica di prenderla in giro, di raccontare bugie. Il consigliere di stato Cavigelli venerdì scorso è venuto a Poschiavo da Coira per "tastare il polso" alla popolazione. È stato accolto da un contadino, Diego Cortesi, aveva portato con il rimorchio le due pecore azzannate e uccise dall'orso la notte prima. Nonostante l'impatto con la gente esasperata ha confermato come nella vicenda degli orsi i politici manifestano una profonda inadeguatezza rispetto al loro ruolo di rappresentanti del popolo. 

 

 

Allarme sociale

 

Che ci sia allarme sociale è palese da mesi in Valposchiavo ma i politici di Coira hanno sottovalutato il problema in modo grave come dimostra il fatto che agli incontri con la popolazione, giustamente preoccupata, erano stati incaricati di rappresentare il cantone solo funzinari locali dell'Uficio caccia. Mandati a fare da parafulmine e a nascondersi dietro il dito del "noi non siamo poitici". Una tattica che non ha funzionato. Anzi, ha ancora più irritato i poschiavini che, sin dall'incontro dei primi di agosto, hanno sostenuto apertamente che trattasi di problema politico. Non un problema politico qualsiasi ma del problema dei problemi: ovvero se esiste ancora la democrazia in Svizzera e in Europa o no.

Se le decisioni prese da esperti universitari e funzionari di WWF e Pro Natura (senza ovviamente consultare nessuno) diventano automaticamente legge di quale democrazia si può ancora parlare? Utilizzando abilmente la Convenzione di Berna, il Piano europeo per l'orso, la Convenzione delle Alpi, il Piano di azione svizzero per l'orso è passata l'idea che sia assolutamente necessario reintrodurre l'orso (e il lupo) su tutte le Alpi, anche nelle zone più antropizzate. In più la gestione dell'orso è stabilita da "Protocollo internazionali" scritti dagli esperti pro orso che sono stati automaticamente fatti propri dagli stati. In realtà un margine di discrezionalità è rimasto e cantoni e federazione potrebbero ampliarlo. In Italia l'orso pericoloso è destinato al carcere a vita o ad essere emplicemente spostato altrove. In Svizzera è sparato.

 

Ma le Convenzioni sono prigioni? È la legge per l'uomo o l'uomo per la legge?

 

È inaccettabile trincerarsi dietro le Convenzioni internazionali che "legano le mani". Se un paese ha delegato la propria sovranità e mette a rischio della sicurezza i propri cittadini c'è qualcosa che non va. Ha sbagliato a sottoscrivere la convenzione o a non denunciarla e a ritirarsi da essa. Come può uno stato partecipare a una Convenzione se appare evidente che essa contrasta con il diritto fondamentale costituzionalmente garantito alla sicurezza dei propri cittadini e alla libertà di muoversi a casa propria e nei paraggi senza il timore di imbattersi in un bestione che non ha alcuna paura dell'uomo? Come è compatibile una Convenzione che impone qualcosa che la gente rifiuta, che crea allarme e paura, che fa cambiare la vita della gente? Chi ha deciso se i vantaggi della reintroduzione dell'orso sono superiori agli svantaggi? Gli scienziati? Ma da quando gli scienziati scrivono le leggi e si sostituiscono alla volontà popolare? In realtà i politici in Svizzera e altrove sono propensi a lisciare il pelo all'opinione pubblica animal-ambientalista urbana perché orsi e lupi sono utili diversivi. Politiche veramente a favore dell'ambiente (a partire dalla nocività ambientale) si scontrano contro enormi interessi economici (la Svizzera ne sa qualcosa visto che è sede di multinazionali della chimica).

 

 

L'orso, nell'opinione della gente della Valposchiavo, era pericoloso già da mesi

 

Quanto ai "protocolli scientifici internazionali" che  classificano gli orsi come "pericolosi" che e che le autorità accettano come la Bibbia, vincolandosi al 100% ad essi, c'è da dire che a Poschiavo (come altrove) i cittadini si sono accorti che sono di parte, stesi per tutelare l'orso ma mettendo in conto un margine di rischio della vita i cittadini. La prova l'ha fornita proprio M13, l'orso che staziona in Valposchiavo dall'inizio dell'estate (dopo essersi concesso una vacanza di una quindicina di giorni in Tirolo). In Valposchiavo, ma anche in Valtellina, molti hanno sostenuto che un orso che attraversa città e paesi è pericoloso, che non è accettabile. Anche se non fosse aggressivo le occasioni di un incontro a tu per tu diventano troppo frequenti e chi puòescludere esiti tragici? I rischi tanto li sopportano i sudditi. Forse ragionano così i Signori dell'orso.

La gente di Poschiavo, che ha visto M13 entrare nei giardini degli Hotel e uccidere uno dopo l'altro una serie di animali, già da mesi dice che è pericoloso. C'è più razionalità nelle valutazioni della gente semplice che nella finta scientificità (in realtà faziosa) degli espertoni. Questi ultimi trattano la gente come bambini o anche peggio come subumani che ragionano solo di pancia che non hanno testa, che si fanno condizionare dalla paura. Con questa mistificazione cui gli intelligenti, i laureati, i biologi, i burocrati della natura non riescono a rinunziare bisogna dargli un taglio. Troppo comodo liquidare la difesa della sicurezza, della propria attività, della propria valle con la "paura irrazionale".

 

Basta offese alla popolazione

 

Sono più irrazionali loro, i laureati, i professori, i biologi, i naturalisti, i conservazionisti, i dirigenti della tecnoburocrazia forestale e verde accecati dalla loro ideologia del "ritorno della natura" (che ha i tratti di una religione da fine impero, di un pensiero debole e decadente). Ma in questo continuare ad argomentare che la reazioni delle comunità sono solo "di pancia" non anche c'è del razzismo? La tecnoburocrazia, con l'avallo delle autorità politiche, ha sostenuto sino a pochi giorni fa che "M13è un orso tranquillo, che non ha creato problemi e che presumibilmente continuerà il suo viaggio".Una cantonata, di non saper interpretare bene il comportamento di questi "nuovi orsi". È quanto si legge nell'avviso ufficiale alla popolazione della valle dell'Ufficio caccia cantonale che si trova ancora oggi caricato sul sito del comune di Poschiavo (http://www.poschiavo.ch/docs/Avvistamento%20orso.pdf ).

Del resto, ignorando il grande cambiamento di comportameto degli orsi immessi in territori densamente popolati e non sottoposti a prelievo venatorio (come nei Balcani da dove provengono) l'Ufficio cantonale - come tutti quelli degli altri paesi e del resto della Svizzera - ripete il mantra della "poca pericolosità". "Il pericolo di essere attaccati da un orso bruno europeo è lieve". Ovviamente se non si seguono le "norme di comportamento" (tipo buttarsi a terra con lo zaino sulla testa) il pericolo aumenta ... ma allora è colpa vostra, ve la siete andata a cercare e non venite a lamentarvi.

 

Ordine delle autorità: chiudete gli animali nelle stalle (la realtà alla rovescia)

 

Fuori l'orso libero di scorazzare e gli animali chiusi nelle stalle. In autunno gli animali hanno sempre approfittato del pascolo autunnale. È assurdo con le giornate di sole chiudere gli animali. ne soffre il benessere degli animali ma ne soffrono anche i prati se i ricacci non vengono brucati. Forse i burocrati "verdi" grigionesi non si accorgono del significato politico e sociale dell'ordinanza. È la prova provata che l'orso limita la libertà, compromette l'economica agricola. Il padrone del territorio diventa lui. E quando ci saranno le famiglie di orsi?

 

La risposta burocratica del cantone

 

La sottovalutazione del problema orso da parte dei politici cantonali e federali è stata dimostrata anche dalle risposte alle lettere scritte dalla associazione Amamont. Amamont è una associazione transfrontaliera a difesa degli alpeggi e della montagna. Non si limita a una difesa nostalgica e romantica ma anche prendendo posizioni anche dure in uno stile "montanaro" che forse può stupire o dare fastidio a chi, anche in montagna, si è assuefatto alle liturgie politiche delle capitali. Così Amamont ha scritto lettere accorate sul problema orso alle autorità cantonali e alla consigliera federale Leuthard.

 

 

Tanto è stata accorata la lettera aperta di Amamont quanto burocratica la risposta di Cavigelli, il consigliere di stato competente in materia di foreste. E così è arrivata la replica di Amamont che entra nel merito giuridico e fa presente che le Convenzioni internazionali (Convenzione di Berna, Convenzione delle Alpi) non sono monumenti immutabili ma sono soggette ad essere modificate in relazione all'evoluzione dei tempi e possono essere oggetto di negoziazione. Oggi l'orso è in espansione, non corre alcun rischio. La sua presenza in Trentino come sulle Alpi slovene è consolidata e il super-protezionismo non è più giustificato. specie quando si mettono a repentaglio le attività economiche e la sicurezza dei cittadini. La difesa di ogni singolo orso, compresi quelli molto problematici e persino pericolosi, è frutto di una ideologia nichilista, antiumanista che non c'entra nulla con l'ecologia.

 

E se un orso ferisce o uccide una persona? La Svizzera si dimostra impreparata

 

La mancata risposta delle autorità cantonali a questa domanda rivolta esplicitamente loro da membri dell'amministrazione di Poschiavo lascia allibiti. In Trentino, con il famigerato progetto Life Ursus che la provincia autonoma ha fatto poi proprio, è prevista una assicurazione che consente alla provincia stessa di rimborsare per una vita umana spezzata dall'orso  265.000 € (se si rinuncia a qualsiasi ulteriore rivalsa in sede giudiziale e si sta schisci). È una vergogna che la vita di un uomo valga infinitamente meno di quella di un orso (cosa ne dicono le Chiese cristiane?) ma almeno è stato previsto un meccanismo preciso. In Svizzera pare che non risponda né cantone, né federazione e si riesce a far brutta figura rispetto all'Italia (che è tutto dire...).

 

Gli esperti arrivano alle stesse conclusioni della gente e del buon senso (ma dopo)

 

Nella moderna società del rischio dove la gestione del medesimo è affidata ad esperti pseudo neutrali e scientifici (ma in realtà di parte, condizionati da interessi economici e/o da ideologie ed equilibri di potere), alle popolazioni è dato di fare da cavie. Per accorgersi che un prodotto chimico è tossico e cancerogeno bisogna accumulare montagne di dati statistici. Intanto la gente muore di cancro. La logica dei "protocolli di gestione dell'orso bruno sulle Alpi" è identica. Gli espertoni sanno benissimo che il comporamento degli orsi reali del Trentino è diverso da quanto scritto nei loro manuali. Sanno benissimo che sono orsi che derivano dalla Slovenbia dove si alimentano ai carnai e tendono ad avvicinarsi all'uomo. Là, però, c'è la caccia. Gli orsi trentini, invece, hanno capito che in Trentino e in Lombardia, (un po' meno in Svizzera) nessuno può torcergli un pelo. Hanno capito che l'uomo, il pastore, il proprietario dell'asino, è inerme. Loro, gli orsi, hanno licenza di uccidere e di fare sdcorribande nei paesi, di piazzarsi stabilmente sulle malghe e prelevare pecore, capre, vitelli quando viene appetito.  Attraversano sfrontati le strade facendo bloccare il traffico e passeggiano in città.

 

Ma quale "splendido selvatico". Sono bestie semi-allevate ( a spese dei contadini e pastori e proprietari di animali domestici)

 

Non sono orsi selvatici ma orsi semi-allevati mantenuti con finte prede facilissime da procurarsi (non si può più parlare di "caccia", di predazione, è un supermercato della pecora e dell'asino). Sono orsi confidenti e quindi potenzialmente pericolosi. Gli esperti sanno tutto ciò ma, per favorire la diffusione dei loro beniamini, lo nascondono e scrivono regole di ingaggio che varrebbero per orsi veri non per queste comparse del circo dell'ecologia-spettacolo, per questi ospiti di quel grande zoo a cielo aperto in cui gli animal-ambientalisti (complici la maggior parte dei conservazionisti "scientifici" e i burocrati "verdi") vorrebbero trasformare le nostre Alpi.

 

 

La politica arranca

 

A Poschiavo intanto il podestà Alessandro Della Vedova, fiutata l'aria che tira, si è schierato con la popolazione e si è posto in posizione critica contro il Cantone e la burocrazia forestale. Sino alla scorsa estate non era così. Il Cavigelli, accolto a Poschiavo da gente esasperata e da carcasse di pecore- incalzato dal presidente di Amamont (l'avv. Plinio Pianta) - ha dovuto concedere che l'orso è problematico lasciando intendere che potrebbe anche essere classificato presto "pericoloso" e quindi sparato (in Svizzera non c'è l'ergastolo per orsi come nell'ipocrita Italia mediterranea come già ricordato). Cavigelli ha cercato di giustificare l'apparente inerzia e impotenza delle istituzioni pubbliche dicendo che l'orso è sempre stato "monitorato", studiato, spiato e che la situazione è sempre stata sotto controllo. Nessuno gli crede a Poschiavo perché nei giorni scorsi l'orso (con la sua consueta abilità atletica) ha scavalcato la recinzione delle scuole di Santa Maria (foto sopra) e ha razziato le arnie didattiche. Le mamme di sono molto preoccupate e hanno telefonato al podestà: "O fai qualcosa o noi non mandiamo più i nostri figli a scuola". Ma c'è di più. Intanto la scuola ha eretto una recinzione elettrificata capaace di dare (di notte) una scarica da 6mila volts. Ma è normale?

Sul sito locale  www.ilbernina.ch è finita anche la fotografia della porta "artigliata" della signora Marie Claire Crameri-Droux. Ora gli esperti si sarebbero convinti - bontà loro - che M13 è almeno "problematico" perché se ne fa un baffo delle pallottole di gomma e non si allontana neppure con quelle dagli abitati. Le "visite" nei giardini e alle case, le graffiate alle porte a quanto pare non sono sufficienti a dichiarare "discolo" M13. Devono essere loro, gli esperti, a dimostrare con le loro metodologie che l'orso non è un angioletto. Le testimonianze della gente non valgono una cicca. Bella democrazia. Ai sudditi non si presta neanche fede. Roba da medioevo.

C'è forte tensione e Cavigelli non ha saputo entrare - almeno ufficialmente - nella parte del politico che difende la sua gente tanto che, nel corso dell'incontro, è uscito con espressioni come: "i problemi nascono dal fatto che la popolazione di Poschiavo non è abituata all'orso". Poi, in foma meno ufficiale ha detto "io lo toglierei". Ma questa doppia morale (in pubblico ci si conforma all'idolatria dell'orso, in semi-privato si dice che lo si sparerebbe volentieri) non funziona più. Il problema è troppo grosso. Qui, in questo arrancare, si dimostra la distanza siderale tra politica e cittadini (non solo in Italia quindi). In Trentino, nelle valli occidentali (confinanti con la Valcamonica e la Valtellina) la gente è costretta (per decisioni imposte da quattro "scienziati" consulenti del Parco Adamello Brenta (in contrasto peraltro con altri loro colleghi che l'orso trentino lo studiavano da decenni) e avallate solo a posteriori dalla politica, a "convivere" da anni con gli orsi. Ma l'abitudine non aiuta affatto a risolvere i problemi, che aumentano mano a mano che aumentano gli orsi e i cuccioli imparano dalle mamme a comportarsi male.

 

La gente si organizza anche al di là dei confini

 

Oggi i montanari si rendono conto che anche loro devono fare rete per non essere schiacciati da minoranze ben organizzate e spregiudicate che, anche in forza alla capacità di intercettare fondi pubblici e di tirare dalla loro parte la burocrazia, hanno assunto molto potere. Capaci di agire a livello internazionale attraverso meccanismi oliati hanno costruito una ragnatela di norme internazionali, di iniziative che svuotano la sovranità di stati e enti locali. Amamont e Ruralpini mettono in connessione realtà di regioni e cantoni diversi anche in chiave transfrontaliera e su questa questione cruciale non stanno con le mani in mano.

Così entro la fine del mese i trentini del Comitato anti orso della Val Rendena e altre valli del Trentino occidentale verranno in Valposchiavo, su invito di Amamont e Ruralpini, a spiegare ai poschiavini che loro l'orso non l'avrebbero mai reintrodotto, che a causa dell'orso non si vive più liberi e sereni come un tempo. Che non ne possono più e stanno studiando tutte le iniziative possibili per liberarsi dagli orsi. L'incontro oltre a portare utili elementi informativi ai poschiavini sarà utile per gettare le basi per un'azione coordinata delle popolazioni alpine contro i nuovi signori feudali che oggi impongono l'orso e domani chissà cos'altro. Non hanno ancora ben capito lor signori che chi si è affrancato secoli fa dai baroni non vuole perdere autonomia e libertà.


 

 

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