Ruralpini        Commenti/I danni e le beffe

 

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Per controbilanciare anni di progetto (pro)Lupo a senso unico la Regione Piemont,  in nome della giusta considerazione sociale che meritano margari, pastori e allevatori, ha messo in campo il Progetto Pro Past.

 

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(13.08.12) Ieri si correva a Limone Piemonte la quarta edizione de "la via dei lupi". Grande copertura mediatica ma nessuno ha detto che la corsa è transitata da un gias (alpeggio) dove giovedì un allevatore ha avuto gravi perdite per colpa dei lupi

 

 

I danni e le beffe

 

 

allevatori piemontesi, lupi, turisti e amministratori

 

di Michele Corti

 

Agli allevatori viene rimproverato di usare le recinzioni che danno fastidio ai turisti, i cani che li spaventano, di avere animali uccisi ("puzzano"). Alcuni comuni - dove gli amministratori nel tempo si sono sempre più estraniati dalla realtà rurale si preoccupano solo del turismo e danno addosso agli allevatori. Quello che è successo a Limone Piemonte supera tutto.

 

Quello che è successo ieri a Limone Piemonte (ma anche nei giorni precedenti) è lo specchio di una società (la nostra, purtroppo) che va allegramente verso il baratro. Chi a prezzo di sacrifici, non ripagato dal mercato, osteggiato dalla burocrazia, continua a tenere viva la montagna viene sbeffeggiato e rimproverato da chi concepisce la montagna solo come "campo giochi" per lo sport e la ricreazione.

La società, anestetizzata da una cultura di massa, superficiale trasmessa dai media e da una scuola pseudo-egualitaria, non sa più discernere le cose che contano. Come invece sapevano fare generazioni di contadini, di montanari "senza cultura" (ma in realtà tutt'altro che analfabeti e provvisti di molte conoscenze). Non sa connettere tra loro cause ed effetti relativi a basilari relazioni ecologiche. Non sa riflettere sul fatto che, senza i margari, i sentieri dove correre e divertirsi non esisterebbero più e che senza di loro non ci sarebbe neppure la buona carne piemontese allevata al pascolo (voglio vedere a fare l' "albese" con la carne low cost!)

 

 

Tiziano Aiassa ancora pesantemente colpito dai lupi al Gias Perla

 

Tiziano è un giovane allevatore di 29 anni che dal 2003 subisce gravi danni a causa del lupo, uno dei più colpiti in Piemonte (vedi l'intervista ). La sede dell'azienda di famiglia è a Carpanetta di Casalgrasso, all'estremo nord della provincia di Cuneo. Tiziano alleva con passione e competenza bovini di razza Piemontese. L'alpeggio (a Limone Piemonte) per l'azienda Aiassa non è solo una tradizione ma anche una necessità; le superfici aziendali non sono sufficienti per alimentare la mandria e l'alpeggio consente anche di fruire di contributi che contribuiscono significativamente all'economicità di un allevamento che ha caratteri di estensività e che è indirizzato alla produzione di qualità.

 

 

In questo caso contributi corrispondenti ad un servizio reso alla società in termini di cura del territorio (non come in altri casi destinati a speculatori che i pascoli li lasciano incolti o quasi). Da quando i lupi picchiano duro l'azienda ha dovuto provvedere a ripristinare a proprie spese il gias (tramuto) intermedio (quello alto è stato sistemato dal comune). Va precisato che qualcuno della famiglia o dell'azienda (operai salariati) è sempre sul posto e vigila sul bestiame. L'annus orribilis dell'azienda Aiassa è stato però il 2009 con 9 capi predati. Un danno di 15.000 € tra valore dei capi, spese di elitrasporto di capi feriti e morti, di cure veterinarie, a fronte di 4.500 € di rimborsi. Le perdite erano state causate da quattro attacchi nel breve periodo tra la fine di agosto e l'inizio di settembre. Quest'anno il ballo è iniziato prima. Un mese fa un vitello si è rotto una zampa. Tiziano ritiene che sia stato spaventato dal lupo ma non essendoci altri capi coinvolti e non presentando lesioni da predazione non denuncia il fatto. Lunedì scorso 6 agosto la madre di Tiziano e il suo operaio che erano all'interno dell'abitazione al Gias Perla vedono una lupa davanti alla soglia di casa (gli allevatori ormai sanno riconoscere età e sesso dei "canidi"). Le vacche puntavano verso la casa e la lupa stava saltando intorno ad un vitello in decubito per farlo alzare e azzannarlo. Usciti dal retro i due urlando e lanciando pietre alla lupa (ahi, ahi che se poi le facevate un graffio... finivate in galera) la fanno allontanare.

 

Martedì ci si accorge che c'è una manza a terra con le zampe divaricate probabilmente a causa di una caduta legata alla presenza della lupa. Nella notte tra mercoledì e giovedì l'attacco. Giovedì mattina si trova una manza gravida ferita con lesioni da predazioni e un'altra morta in seguito a diroccamento. La manza ferita viene portata a casa in pianura, per quella morta si segue la trafila per ottenere l'intervento dell'elitrasporto. Le pratiche, i verbali, le telefonate prendono a Tiziano dalle 7 alle 21 del giovedì e dalle 7 alle 12 di venerdì. Non si contano i viaggi dall'azienda in pianura (dove Tiziano deve seguire i parti visto che portare in montagna le vacche a partorire è troppo pericoloso) e l'alpeggio. Tra avanti e indietro sono 5 ore (tre di macchina e due a piedi). "Meno male che quest'anno almeno non devo pagare i viaggi dell'elicottero che recupera le carcasse e che viene un veterinario invece che due". I due veterinari erano quello dell'Asl (che continua a venire da Borgo San Dalmazzo) e quello del Centro Grandi Carnivori di Entraque (Progetto Lupo). Va detto che la maggior parte degli allevatori riferiscono che l'anno scorso veniva solo quello del Progetto Lupo (strano perché il Reg. CE 1006 del 16 settembre 2009 sul controllo e la eradicazione di alcune encefalopatie spongiformi trasmissibili - la "vacca pazza" - prescrive che sia il veterinario pubblico a intervenire in caso di morte di un animale e a stabilire se interrarlo o recuperare la carcassa e o comunque i resti e inviarli all'inceneritore).

Fin qui i danni...

 

Dopo i danni le beffe. Quando Tiziano scende con l'automezzo a valle per trasportare la carcassa della manza uccisa si imbatte in una piccola comitiva di turisti. Che protestano e inveiscono: "Ma che puzza, che schifo!". È colpa di un allevatore se gli predano un capo? È colpa dell'allevatore se mentre altrove (previa constatazione da parte del veterinario pubblico della sussistenza dei motivi che giustificano la deroga alla rimozione e incenerimento) si può sotterrare il capo ucciso a Limone Piemonte ciò è sempre proibito (per via di una ordinanza sindacale)? Ai bambini della comitiva che chiedevano curiosi e ingenui quello che fosse successo Tiziano rispondeva: "La mucca era al pascolo tranquilla, mangiava l'erba, sono venuti i lupi, l'hanno spaventata e fatta correre e cadere ed è morta". Al che i genitori "Mi si sono scagliati contro dicendomi che queste non sono cose da raccontare ai bambini". Ai TG e  nelle fascia protetta possono vedere ogni orrore ma guai a contraddire la novella ortodossia ecopedagogica del lupo "buono", guai a raccontare ai bambini la realtà della vita e della morte. Fosse finita ... macché.

Domenica dall'alpeggio transita la corsa in montagna "la via dei lupi". Molto reclamizzata dai media la gara transitava beffarda dal luogo dove i lupi hanno colpito. Lupi in carne, ossa e pelliccia. Non quelli dell'immaginario collettivo tardomoderno. "La via dei lupi" è un nome che viene da suggestioni letterarie (un romanzo di successo del 2002: Carlo Grande, La via dei lupi. Storia di una ribellione nel Medioevo romantico e crudele  Ponte alle Grazie, 2002 ) e dalla ruffiana tendenza che suppone di ingraziarsi il turista cittadino con riferimenti alla wilderness e all'animale che tanto eccita fantasia ed emozioni.  Un ragionamento da accattoni perché senza i montanari e senza gli allevatori non ci sono prodotti tipici, paesaggi, sentieri percorribili. Perché quest'anno ci sono state disdette di turisti poco attirati dall'idea di imbattersi a tu per tu con il plantigrado. Dal trentino alla elvetica Val Poschiavo (presentata dai media della Svizzera tedesca come la "regione dei lupi"). la "Via dei lupi" è anche uno dei frutti della strategia di comunicazione della "Centrale del lupo" (il già citato Centro di Entraque) attenta a organizzare iniziative turistiche, culturali, attività nelle scuole all'insegna della loro "ragione sociale".

La "Via dei lupi" è un po' la metafora della nostra società alla deriva: si fa sport, ci si diverte alle spalle di chi lavora e mantiene la montagna fruibile. Magari si va anche in trattoria a mangiare l' "albese" mentre sui pascoli (da dove la buona carne, l'unica che meriti di essere consumata cruda, deriva) le vacche, le manze e i vitelli sono vittime dei nuovi beniamini.

 

Dulcis in fundo

 

Dulcis in fundo a Tiziano Aiassa la polizia locale del comune di Limone ha contestato con un verbale la violazione di un regolamento comunale sulla gestione dei pascoli. Prima il Comune aveva minacciato di rivolgersi alla Procura contestando "abbandono di animale" (si tratta della mucca che non può muoversi e che si trova a 300 m dall'abitazione dell'alpeggio. Il veterinario dell'Asl ha constatato che l'animale aveva a disposizione acqua e abbondante fieno e non ha ritenuto vi fossero gli estremi di maltrattamenti o "abbandoni". Così il Comune, che è comunque intenzionato a rendere la vita difficile agli Aiassa (gli scorsi anni contestava la presenza dei fili elettrici sui pascoli a "disturbo" dei turisti), ha ripiegato su un ripescato regolamento di chissà quali epoche storiche fa. Di quando non esistevano i "pastori elettrici" e le tecniche del pascolo turnato e che precisa che serve un custode ogni 30 capi. Considerata la mandria media di 150-200 capi sarebbero necessari 6 pastori. A parte i costi insostenibili dove si possono ricoverare 6 pastori nelle condizioni spesso precarie dei fabbricati d'alpeggio? Verrebbero subito gli ispettori del lavoro a contestare le condizioni di alloggio inidonee

Va precisato che Tiziano ha adottato un Piano di pascolo, che gli animali - suddivisi razionalmente in quattro mandrie in funzione della categoria di animali - sono confinati anche di giorno entro recinti elettrici, che almeno una persona è presente sul posto 24 ore su 24. Sarà difficile per il Comune di Limone dimostrare che i suoi animali sono malgestiti.

A parte tutto l'amara considerazione è che i danni del lupo vanno ben oltre le perdite immediate. Per difendersi dal lupo l'allevatore deve sostenere costi di personale, attrezzature, cani da difesa, ripristino ricoveri, trasporti ecc. ecc. Ma non basta. Molti di questi interventi gli vengono contestati e deve sopportare altri costi per cercare di venire incontro a queste contestazioni. Una spirale infinita.

 


 

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