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Ruralpini  Biog. pol.: ruralismo e ecoresistenza

68 e postsessantotto (1969-76)

 

Autonomismo (1981-1989)

 

In Regione (1990-1992)

 

Tangentopoli agricola (1992-1993) f

 

Una battaglia troppo in anticipo sui tempi (1994)

 

I limiti del "potere" (1994-1995)

 

Post-leghismo (1995-2001)

 

Ruralismo ed ecoresistenza

Ruralismo (2001-)

 

L'esperienza ruralista segue la fase post-leghista. Non è un'esperienza politica nel senso, tutto sommato "classico", di quelle precedenti. L'impegno professionale, quello culturale e civile e quello propriamente politico non si collocano più su piani separati. Non c'è distinzione, è un'unico impegno. una sintesi che è anche esistenziale. Il primo Incontro ruralpino è del 2006 ma negli anni precedenti l'idea ruralista ha avuto tempo di maturare e precisarsi (come testimoniano anche numerosi scritti contenuti in questo sito). Il superamento dell'ambientalismo e l'esigenza della creazione di aggregazioni "rurali" lo avvertivo anche quando ero in Regione negli anni '90 così come negli anni successivi sentivo l'esigenza di allargare la politica a quelle sfere tradizionalmente considerate ambito del "naturale" o di una "tecnica" falsamente neutrale. Oggi non concepisco più l'autonomismo al di fuori di una territorialità "incarnata", ruralista, comunitaria, di quella dimensione che accomuna i contadini e le comunità rurali del Nord e del Sud (del mondo) e le comunità (di scambi, di cibo) che essi sono in grado di creare con chi è costretto a vivere nelle aree urbane. Ruralismo significa anche non violenza, rigetto non solo di quella violenza di cui avevo fatto esperienza all'inizio delle mie esperienze politiche, ma anche delle politiche aggressive, accentratrici, espropriatrici, colonizzatrici generate dalle culture urbanocentriche. Ma il rigetto della violenza non significa rinuncia alla lotta, alla denuncia , a manifestare pubblicamente - anche in modo forte e con linguaggi e gesti di rottura - le posizioni di chi si trova a contrastare un establishment che ha saputo coniugare ad un rafforzato monopolio della violenza legale e degli strumenti del controllo poliziesco "classico" forme sofisticate di influenza ideologica e psicologica. Che inducono, in un apparente contesto di libera espressione, all'autorepressione. Il ruolo della sinistra e dell'ambientalismo nel mantenimento della subalternità dei potenziali soggetti di opposizione sociale è la chiave di volta della strategia di dominio sociale del sistema industrial-tecno-finanziario.

La difficoltà di qualsiasi espressione di autonomia politico-sociale e la marginalizzazione o la devitalizzazione dei movimenti sono il risultato di un'egemonia radicata, di una subalternità interiorizzata  ottenuta attraverso l'incantesimo di una coscienza sociale distorta. che pesa come un macigno l'equivoco della supposta valenza critica (rispetto al sistema di potere contemporaneo) di ideologie di matrice borghese affermatesi (storicamente) non solo per scalzare il potere di quanto sopravviveva dell'aristocrazia ma per affermare nuove, più "scientifiche" e spietate forme di controllo e sfruttamento sociale. Possibili attraverso la "liberazione" della persona da tutte quelle forme di solidarietà e appartenenza collettiva che nella società pre-moderna avevano bilanciato potere e sfruttamento.  Rompere l'incantesimo è possibile solo operando attraverso discriminanti taglienti come rasoi. Chiedere ad un ambientalista se sta con i pastori o con i lupi è un'ottima cartina al tornasole.  Ma vale anche per le energie "rinnovabili" dove si misura la distanza tra le posizioni funzionali alla "modernizzazone ecologica" (forma di ristrutturazione del sistema "capitalistico" tecno-industrial-finanziario) e quelle che affermano la necessità di cambiamento di paradigmi (dalla centralizzazione alla territorializzazione, dall'economia della combustione e trasformazione tossica della materia a qualla del riciclo di materia).

Affermare il valore positivo del ruralismo e della comunità, della territorializzazione, dell'autoproduzione (di senso, energia, cibo, conoscenza, istituzioni sociali) equivale ad affermare quei valori antiborghesi, anti-individualistici, anti-industriali, anti-scientifici esorcizzati dalla cultura egemone quale "oscurantismo" ma consente di operare un discrimine che apre spazi di auto-riflessività, autonomia ideologica, politica e sociale. Tutto questo, però, resterebbe esercizio intellettualistico se non si incarnasse nei movimenti sociali, se non imprimesse ai movimenti sociali una consapevole alterità.

 

Ecoresistenza (2012-)

Ruralismo ed Ecoresistenza rappresentano due declinazioni complementari dello stesso impegno. Questa fase  risale all'impegno (da 2005) contro la centrale a biogas di Fiavè a fianco del CIGE (Comitato Iniziative Giudicarie Esteriori). A questo si è affiancato quello contro i pesticidi. Nel 2012 si concretizza il movimento di opposizione alla proliferazione delle centrali a biogas e biomasse che porta alla costruzione di una rete di comitati diffusa nella maggior parte delle regioni denominata "Terre Nostre no biogas non biomasse per la salute e l'ambiente". Tappa importante della crescita di questo movimento (che ho attualmente il grande onore ma anche il grande onere di coordinare) è stata la manifestazione di Assisi del 25 maggio 2013. Nel 2013 si è costituito il coordinamento nazionale pesticidi No grazie. Risultante di varie esperienze il coordinamento, cui ho cercato di portare un contributo importante sia pure nei limiti dell'impegno sul fronte biomasse vive un non facile decollo. Si tratta in ogni caso di esperienze nuove, consapevoli della necessità di operare fuori dagli schemi dell'ambientalismo istituzionalizzato, consapevoli dell'emergenza di un'ecologia sociale riflesso di enormi cambiamenti all'interno di un sistema che continua ad essere basato sullo sfruttamento. L'aggressione ai territori è la conseguenza dell'impossibilità del sistema di fuoriuscire da sè stesso, dalla sua dipendenza da cicli di produzione e consumo che non riescono a fare a meno della dilapidazione di energia e della produzione di rifiuto (e delle combustioni). Nell'era post-petrolifera mantenere i fondamentali di questo sistema (centralizzazione, consumismo) comporta un controllo e uno sfruttamento senza precedente del territorio. Gli spazi rurali (residuali all'industrializzazione agricola) sono aggrediti dalla produzione bioenergetica che si intreccia alla gestione e allo smaltimento dei rifiuti coinvolgendo i sistema agricolo in forme senza precedenti. Terra come supporto alla produzione energetica e come ricettacolo delle scorie della società industrial-consumista. Il conflitto con l'agroecologia e l'affermazione di cicli di produzione e consumo locali realmente sostenibili non potrebbe essere più drammatico. Sulla terra non impiegata per le bioenergie la produzione di food e feed si fa più intensiva. Il fantasma degli OGM di fa più minaccioso, la resistenza all'avvelenamento globale da pesticidi si indebolisce. Il ricatto del cibo si fa più forte e si rafforza lo spettro di un potere che controlla la poca acqua pulita rimasta (dopo aver avvelenato quella pura e abbondante che esisteva sul pianeta). Quanto all'aria si starà pensando come trasformare in merce qualla respirabile dopo averla saturato di inquinanti e nanopolveri.

 Si esasperano i flussi planetari di cibo e di legno cippato che si incrociano sulle rotte oceaniche. La sovranità alimentare va a picco. L'inquinamento (le centrali a "rinnovabili" sono più inquinanti di quelle fossili) viene aumentato e generalizzato portando le combustioni industriali sin nelle valli sino ad ora immuni dall'industrializzazione. In nome di un nuovo colonialismo e del sostegno al profitto e alle rendite finanziare di classi ex-imprenditoriali sempre più in osmosi con speculazione e organizzazioni criminali.

Anche per chi non se ne è reso conto sino ad ora l'inteccio inestricabile tra libertà, autonomia, democrazia, mondializzazione, finanziarizzazione, energia, rifiuto, cibo, acqua, aria, terra balza all'evidenza e appare chiaro come contrastare la "green economy" rappresenti un aspetto cruciale, unificante di resistenza ecosociale.

Avere chiari i termini dello scontro, spogliarsi dalle forme ideologiche di sudditanza è urgente e porto con grande piacere il mio contributo di un percorso fuori dagli schemi e sempre ribelle.

L'attività militante ruralpina continua con la partecipazione al Gruppo internazionale per un territorio senza grandi predatori (tra 2013 e 2014) che riunisce comitati e associazioni di Francia, Italia e Svizzera con collegamenti con Spagna e Scandinavia e l'appoggio ai Comitati contro i danni degli ungulati (sorti in provincia di Como).

Sul fronte culturale significativa l'ideazione della manifestazione Terre d'Alpe , evento basata su rassegne cinematografiche, eventi gastromici, mostre che ha esordito tra 2013 e 2014 in provincia di Cuneo ma si propone una presenza "transumante" nelle diverse realtà alpine.

 


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