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(26.06.10) All'Alpe Madri (Dosso del Liro, CO) sin troppa 'pace' vai a vedere

 

 

(16.07.10) In Lombardia(ma anche altrove)  le indennità compensative per le 'aree svantaggiate di montagna' sono erogate su tutta l'area montana 'statistica' (è montagna anche il comune di Varese). L'unica graduazione del contributo è in base alla estensione delle superfici.

L'abbandono della montagna si contrasta se c'è una modulazione del sostegno

 Buona parte dei contributi per le indennità che dovrebbero 'compensare' gli svantaggi che ostacolano la produzione agricola in montagna vanno ad aziende zootecniche del fondovalle con prati in piano livellati a laser e supermeccanizzate. Mentre i premi per l'alpeggio sono spesso incassati da aziende di pianura che ottengono i contributi esibendo regolari contratti d'affitto (ma poi non caricano  ...)

 di Michele Corti

L’indennità compensativa è stata introdotta in tempi lontani dalla Comunità europea con la Direttiva 75/268/CEE sull'agricoltura di montagna e di talune zone svantaggiate, poi modificata con direttiva 80/666/CEE del Consiglio, del 24 giugno 1980, ecc. ecc. Per la zootecnia alpina è stata una boccata d'ossigeno. Erano soldi che si vedevano ('pochi, sporchi, ma subito, si diceva una volta). E' servita anche ai piccoli che faticano ad accedere ai finanziamenti per i 'miglioramenti strutturali' che troppo spesso premiano le maxi stalle, i grossi farmer accreditati politicamente e ... le aziende delle stalle prefabbricate. Non si parlava ancora di misure agroambientali e di finalità ecologiche.

Con il PSR (Piano di sviluppo rurale) 2007-2010 (aggiornamenti 2009) la  misura 5.3.2.1.1 ―Indennità a favore degli agricoltori delle zone montane‖assomma gli interventi che nella precedente programmazione afferivano alla misura “e – indennità compensativa in zone montane” e alla misura “f - misure agroambientali”, azione 3 (“produzioni vegetali estensive e riconversione dei seminativi al regime sodivo”.

La misura si riferisce anche a vigneti, frutteti e oliveti ma qui ci occuperemo solo delle aziende zootecniche. L'aver spostato dall'animale alla componente foraggere 'estensiva' la base per l'erogazione del contributo è stato un vantaggio? E se si fino a che punto?

L'aver fuso la finalità del sostegno allevamento in montagna con quella 'ecologica' del mantenimento dei pascoli alpini e della biodiversità ('ridurre il declino della biodiversità mantenendo soprattutto le praterie alpine, habitat di vitale importanza per la conservazione della flora e fauna tipica'), giustificato sulla base della semplificazione amministrativa', fa si che i premi per il mantenimento dei pascoli possano essere fruiti anche da aziende con sede al di fuori delle aree montana.  Pare francamente discutibile che nell'era dell'informatica del SIARL (Sistema informativo agricolo) dei CAA (centri assistenza autorizzati) si debbano fondere misure con significato diverso per 'semplificare'.

In ogni caso l'unico elemento di graduazione è dato dall'estensione delle superfici. Non si incassano premi per pascoli più estesi di 400 ha e per prati superiori a 30 ha; oltre i 100 e i 21 ha - rispettivamente per i pascoli e i prati - il contributo è dimezzato. Una giusta compensazione per i 'piccoli' ma che non è efficace per le situazioni più svantaggiate dove, oltre alle forti pendenze e alla frammentazione fondiaria vi è anche un forte abbandono fa si che molte parcelle siano di proprietari difficilmente reperibili e comunque non disponibili a concedere in uso i propri terreni con contratti regolari. Ben diversa la situazione nei fondovalle dove i terreni (facilmente coltivabili con cantieri di meccanizzazione più o meno spinta) sono di proprietà o in affitto. E dove a fianco dei prati per i quali si incassa 'l'indennità compensativa' di coltiva mais con grande impiego di pesticidi.

Per i pascoli un passo indietro rispetto al vecchio 'Programma agroambientale' ex reg Ce 2078/92 che alla misura 'mantenimento pascoli' prevedeva che il contributo, normalmente di 100 €/ha venisse ridotto della metà ladddove l'alpeggio fosse servito da strada camionabile.

 

Piano di Chiavenna: prati stabili alternati a campi di mais ceroso (definito 'il nefasto' da Valerio Invernizzi, noto allevatore milanese, per via dei suoi impatti ambientali e agronomici fortemente negativi)(Foto M. Corti, 15.07.2010)

 

Tabella - Premi per i pascoli e i prati in zona montana (PSR Regione Lombardia)

Superficie

Premio intero         (€/ha)

Premio ridotto al 50%            (€/ha)

Nessun premio per superfici oltre:

Pascoli con contratto ATI per il caricatore con bestiame

125,00 fino a 100 ha

62,50 oltre i 100 ha

400 ha

Pascoli con contratto ATI per il caricatore senza bestiame

50,00 fino a 100 ha

25,00 oltre i 100 ha

400 ha

Pascoli con contratti ATI per il conferente il bestiame

75,00 fino a 100 ha

37,50 oltre i 100 ha

400 ha

Pascoli senza contratti ATI

125,00 fino a 125 ha

62,50 oltre i 125 ha e fino a 250 ha

250 ha

Prati per aziende con allevamento

185,00 fino a 21 ha

92,50 oltre i 21 ha e fino a 30 ha

30 ha

Prati per aziende senza allevamento

185,00 fino a 21 ha  

92,50 oltre i 21 ha e fino a 30 ha

30 ha

 

Piano di Chiavenna: raccolta supermeccanizzata del fieno con macchine improponibili laddovre il terreno è in pendio (Foto M. Corti, 15.07.2010)

 

I pascoli di carta

 

Il fatto è che chi fa domanda da Cremona e da Mantova (o altre zone di pianura) spesso non lo fa per il desiderio di migliorare il benessere degli animali, di rilanciare la vecchia tradizione della transumanza ecc. ecc. Lo fa per poter dimostrare - sulla carta - di condurre pascoli alpini in modo estensivo, consente di conseguire una serie di vantaggi ai fini della condizionalità, dei Piani di utilizzazione agronomica dei reflui zootecnici ecc. Garantendo la possibilità di accedere ad altre misure di PSR. In più un contributo che può arrivare a 25.000 € a fronte dell'esborso di qualche migliaio di € di affitto è comunque un buon affare. L'amplissima 'forchetta' prevista per il 'carico' del pascolo (da 0,2 a 3,0 UBA /ha) è di certo un aiuto alle speculazioni. D'altra parte la richiesta di un contratto di affitto poliennale e di un contratto ATI (associazione temporanea di impresa) non rappresenta certo una 'semplificazione burocratica' anche perché sono gli stessi enti pubblici che spesso e volentieri concedono i pascoli in locazione solo su base annuale.

 

Alpe Madri (Dosso Liro): Mario Bassi che carica con 5 vacche l'alpeggio formalmente 'caricato' da un'azienda della pianura  (Foto Pierfranco Mastalli, giugno 2010) ne abbiamo parlato il 26-06-10: All'Alpe Madri (Dosso del Liro, CO) sin troppa 'pace'  vai a vedere

 

Tutt'altra musica in Svizzera

 

In Austria ad ogni aziedna è assegnato un punteggio specifico sulla base di svantaggi oggettivi che serve per la modulazione delle varie misure. In Svizzera non si arriva a tanto ma l'indennità compensativa (Contributi per la detenzione di animali in condizioni difficili di produzione) è tutt'ora erogata in funzione della 'montanità' ovvero di una scala da I a IV . I contributi annui per UBGFG (unità bestiame grosso alimentato con foraggi) sono pari a 300 franchi in zona collinare, a 480 nella montagna I, a 730 nella montagna II, a 970 nella montagna III e a 1230 nella montagna IV. Significa che in Svizzera non è vero che 'di notte tutti i gatti sono grigi' ma che tra la montagna 'facile' e quella 'dura' l'entità del contributo è 2,6 volte tanto (un franco = 0,73 €). E' una differenziazione che è difficilissima da far digerire in Italia dove le organizzazioni agricole tutelano i 'grossi' (e sui 'bricchi' i grossi e potenti imprenditori agricoli non ci sono). Sempre in materia di 'pagamenti diretti' fruiti dagli agricoltori di montagna svizzeri c'è da ricordare il Contributo per la declività. E' un contributo erogato annualmente  per ettaro di superficie ammissibile nella misura di 410 franchi dove la declività è compresa tra il 18-45% e di 620 franchi dove supera il 35%. Sotto il 18% nulla. E' erogato solo nelle regioni collinari e montane per superfici minime di 0,5 ha. Sono esclusi i pascoli (per i quali vi è il contributo d'alpeggio) i vigneti, le siepi, i boschetti e le rive per le quali esistono altri contributi . Tra i vari contributi previsti dal sistema svizzero ve ne sono altri non specifici per la montagna ma che certamente avvantaggiano gli allevatori di montagna. Gli animali erbivori che dal 1° maggio al 31 ottobre escono  al pascolo per almeno 26 giorni al mese e che al 1° novembre al 30 aprile hanno al possibilità di restare all’aperto per almeno 13 giorni al mese ricevono un premio di 180 franchi/UBG (UBG - unità bestiame adulto è il corrispettivo con qualche difefrenza dell'UBA europea - unità bovino adulto). Veniamo ora ai Contributi per l'alpeggio  che vengono erogati secondo lo schema seguente:

 

Vacche munte

fr.   300.-

Tori di riproduzione >1 anno, vacche madri, nutrici e in asciutta

fr.   200.-

Manze e buoi da 1 a 3 anni

fr.   100.-

Vitelli da 6 mesi a 1 anno

fr.     50.-

Cavalli, muli e bardotti di oltre 3 anni

fr.   140.-

Cavalli, muli e bardotti fino a 3 anni, asini

fr.     80.-

Capre e pecore lattifere (regolarmente munte)

fr.     60.-

Altre capre o pecore

fr.     10.-

 

In Svizzera il contributo, fatte salve le buone pratiche alpicolturali va all'animale e non alla superficie. In più non si considera solo l'UBG (UBA) ma la condizione produttiva dell'animale. Alle capre e alle pecore munte regolarmente viene assegnato un contributo pari a sei volte quello destinato alle capre o pecore da carne anche se custodite.  Una differenza che tiene conto del fatto che la produzione del latte non solo implica che il singolo capi utilizzi maggiormente il pascolo (in quanto ha fabbisogni nutritivi più elevati) ma  anche una più  dimensione multifunzionale dell'alpeggio più compiuta con un occhio agli aspetti turistici (non solo paesistici ma anche gastronomici e didattico-educativi). In Italia (non solo in Lombardia) l'ambito del pascolo è considerato un dominio del forestalismo o, al massimo, del 'pastoralismo' (quello che tiene in considerazione solo l'aspetto vegetale dimenticando che è l'animale che fa il pascolo). E' il riflesso dei pregiudizi antiruralisti che tendono a privilegiare la dimensione ambiental-forestal-vegetale. L'erba e gli alberi non puzzano, sono 'puliti', gli animali e i pastori invece puzzano (lo diciamo ovviamente in senso provocatorio).  

 

In Italia o si controlla col satellite o con metodi 'speditivi' (sic!)

 

Ma c'è un altra considerazione da fare. In Svizzera fare i controlli dev'essere molto più facile. Qui o per non pestare i piedi a personaggi 'con le spalle grosse' o perché controllare è fatica si preferisce fare le pulci alle superfici rilevate da satellite (e togliere superfici ammissibili al premio se c'è qualche albero). Viene condiderata impresa impossibile verificare quali animali pascolino, di che specie, di quali aziende, figuriamoci se si pensa di poter verificare se fanno latte o meno. Ecco dal bando PSR relativo alla misura della 'indennità compensativa - premio alle superfici di pascolo' quali sono le verifiche che i funzionari prevedono:

 

  • presenza diretta di bovini, ovi-caprini, bufalini, equini;
  • riscontro di deiezioni riconducibili ad animali delle specie sopra descritte;
  • riscontro di tracce di calpestio di animali domestici;
  • riscontro di tracce di brucatura della vegetazione erbacea o di scortecciamento di alberi ad opera di animali domestici;
  • presenza di abbeveratoi e/o mangiatoie;
  • presenza di recinzioni preposte alla rotazione ed al razionale utilizzo dei pascoli;
  • presenza di strutture fisse o mobili per il ricovero degli animali;
  • contiguità dell’appezzamento con stalle od ovili

Non si capisce se questi 'indizi' da Sherlock Holmes debbano essere tutti o in buona parte riscontrati  o se basta fare la verifica anche fuori stagione d'alpeggio (e 'riscontrare' qualche cacca 'riconducibile' e qualche 'traccia' di calpestio o brucamento) per confermare che è tutto OK.

Tutto ciò fa parte del PSR che scadrà nel 2013. Spetta ai nuovi assessori del Piemonte, Lombardia e Veneto impostare un nuovo PSR che introduca il concetto dell'indice di montanità applicato alla modulazione delle misure del PSR per le aziende agricole (e corregga certe storture).

 

 

 

pagine visitate dal 21.11.08

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