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Commenti/Wilderness e caccia

  

 

 

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Negli Usa le aree Wilderness sono largamente prive di presenze antropiche.

La trasposizione in Italia - da parte degli ambientalisti - di una cultura sviluppatasi in un contesto completamente diverso fa si che da noi la Wilderness assuma i caratteri di un biocentrismo distorto (e di un antiruralismo malcelato) estranei alla versione 'originale'.

 

 

Pur di opporsi ad un emendamento che consente di portare armi nelle aree wilderness gli anticaccia Usa hanno rischiato di far saltare una legge per la tutela ambientale delle aree demaniali

 

Negli Usa ambientalisti e Wilderness Society contro gli anticaccia

 

di Michele Corti

 

Wilderness is a natural retreat from the stress of our everyday lives, a place for recreationists and hunters and fishers to enjoy (le aree 'selvagge' rappresentano un rifugio dallo stress dela vita quotidiana, un luogo fruibile da  chi partica attività ricreative, dai cacciatori, dai pescatori.)

 

Questa affermazione fa parte della presentazione della Wilderness campaign della Wilderness society (http://wilderness.org/campaigns/wilderness/about).

Per i protezionisti americani (ma anche per molti europei) i cacciatori e i pescatori sono degli alleati e non potrebbero mai capire come in Italia i movimenti ambientalisti abbiano potuto promuovere  un referendum per abolire la caccia (che, nel 1990 non ottenne il quorum).

 

In realtà, da allora i verdi hanno cercato di perseguire l'abolizione 'strisciante' della caccia da ottenere attraverso l'estensione delle 'aree protette' secondo la classica 'strategia del carciofo'. In realtà il fondamentalismo anticaccia non è mai stato abbandonato (nel 2005 Pecoraro Scanio proponeva di raccogliere le firme per un nuovo referendum anticaccia).

 

L'opposizione alla caccia viene perseguita perché mobilita consensi emozionali ed è una battaglia 'facile' che non implica l'andare contro ad interessi ben più forti. Il tutto sfrutta una cultura ecologica molto superficiale dove l'ideologismo è prevalente. Nell'autunno 2008 lo si è visto bene a proposito della campagna del WWF contro il piano di abbattimento dei cervi del Parco della Stelvio (in soptannumeno). Il motivo principale dell'opposizione era legato al fatto che i demonizzati cacciatori potessero 'sparare nel Parco', violare il santuario, profanare il sancta sanctorum.

 

Un altro mondo l'america. A Marzo il Congresso aveva bocciato una Legge Omnibus (poi ripresentata e approvata) sulla gestione delle terre demaniali che prevedeva la salvaguardia  di un milione di ettari. Per colpa di due senatori anticaccia/pacifisti che si rifiutavano di votare un provvedimento di protezione ambientale di così ampia portata perché era stato inserito un emendamento che consentiva di portare armi. Va precisato che negli Usa la caccia è proibita solo nei Parchi Nazionali e non nella stragrande maggioranza delle aree wilderness dove cacciatori e pescatori praticano senza problemi la loro attività. Infatti cacciatori e pescatori erano favorevoli alla legge di cui sopra che prevedeva l'estensione delle aree protette.

 

In Usa la rezione della Wilderness Society e degli ambientalisti contro la posizione degli anticaccia che hanno rischiato di far saltare la legge è stata molto dura e ha messo ben in evidenza come l'ambientalismo può andare a braccetto con i cacciatori ... contro gli anticaccia.

 

In Italia, invece, l'ambientalismo non riesce ad emanciparsi dalla demagogia anticaccia e animalista. Così abbiamo gli animali (cervi e cinghiali) alle porte delle città, i cervi che, in montagna, muoino di stenti per l'eccessivo numero se nevica un po'.  Prevale la linea della quantità: tante aree protette da sbandierare, una tot percentuale di territorio 'salvaguardato', tanti animali. Quale sia la qualità degli equilibri ambientali, la capacità di conservarla efficacemente e di migliorarla conta meno.

 

pagine visitate dal 21.11.08

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