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Agriturismo LOU SARET 
fraz. Chiazale 27 - 12020
 Bellino (CN)
Tel. 340 2844152 - 347 9753899 - 0175 956409
 
E.Mail :
 lousaret@interfree.it

 

 

(11.10.10) Le fiere del bestiame e le feste dei margari sono eventi tutt'altro che superati dove cresce la partecipazione di turisti, cittadini, residenti e  si rafforzano valori simbolici ed identitari

 

Festa dei marghé a Magliano Alpi

e Fiero dei des a Bellino/Blins

 

Funzioni vecchie e nuove si intrecciano nelle feste dei margari piemontesi fortemente sentite quale momento di rafforzamentro del senso di appartenenza alla categoria ma anche di rappresentazione di valori che le comunità locali riscoprono quali elementi fondanti del senso di identità territoriale

 

testo  e foto di Michele Corti

 

 

E' da tempo che le Feste dei margari piemontesi suscitano il mio interesse. Facendo parte dei fenomeni legati alla ritualità dell'alpeggio e anche della sua nuova dimensione turistica e multifunzionale non potevo ignorarle. Ma un conto è prendere notizie da internet un conto è partecipare di persona (anche se i tanti resoconti di Feste di Margari su pascolovagante.splinder.com sono una fonte preziosa).

L'occasione per immergermi nel clima di queste manifestazioni è venuta con il week-end del 9-10 ottobre. Invitato a parlare sabato sera alla Festa dei Marghé di Magliano Alpi ne ho approfittato per partecipare anche alla Fiero dei des (Fiera del dieci) a Bellino/Blins in Val Varaita. Quello che mi ha colpito a Magliano è il numero di capi. Non si tratta di 'rappresentanze' come alle solite mostre del bestiame ma di intere mandrie che scendono dagli alpeggi.

Mandre che sono lì a pascolare in un grande prato a fianco del tendone della conferenza e della cena. Non nei box delle fiere zootecniche.

Si sente subito che qui il legame tra la montagna e la pianura è più stretto e si è mantenuto; qui i comuni di pianura sono proprietari di alpeggi nel loro territorio. Un po' perché in Lombardia i comuni sono più piccoli, un po' perché c'è di mezzo una fascia pedemontana, da noi questo non può succedere. Lo strettissimo legame  tra una vasta area di pianura e l'alpeggio che esisteva in Lombardia ai tempi dei 'malghesi' transumanti si è perso. Invece qui i 'margari' (equivalente o quasi dei nostri 'bergamini' o 'malghesi' sono ancora numerosi. In inverno risiedono in piccole cascine di proprietà o affittate, ma molti, come già facevano i nostri vecchi malghées, comprano ancora il fieno di anno in anno in una cascina diversa e con esso il diritto all'alloggio, alla stalla, al pascolo primaverile ecc. 'Contratto malgaro' (come il nostro 'contratto malghese' lombardo).

 

 

Qui poi è la Piemontese a farla da padrona (e in effetti la Festa e il convegno sarebbero dedicati a questa razza). Agli allevatori, però, piacciono capi 'colorati' da tenere nella mandria un po' come i pastori tengono la pecora nera o rossa. Così alcuni capi 'speciali' hanno anche l'onore di portare al collo il mastodontico rudun. Un punto di vanto per gli allevatori, premio ambito o gradito dono, sempre con dediche personalizzate. Un oggetto rituale che negli ultimi anni ha riacquistato nuovi contenuti e valori simbolici (con la buona pace di quei poveri di spirito che pensano di ridurre tutta la dimensione del mondo agricolo a fredde considerazioni economiche e tecnologiche).

Attraverso il rudun, con le dediche o i motti scritti con le borchie sul collare in cuoio,  il malgaro comunica anche i suoi valori.  Una tradizione che si è consolidata negli ultimi 15-20 anni ma non per questo meno autentica e spontanea.  Ovviamente il rudun è un pezzo da parata, da ostentazione. Un elemento comunque 'chiave' per la transumanza e la partecipazione alle fiere.  Vanno anche all'asta a prezzi esorbitanti.

 

 

Un altro elemento caratteristico in questa Festa è dato dalla presenza del bue Piemontese da lavoro (foto sopra). Era chiamato il 'trattore delle Langhe'. Ora è mantenuto per finalità dimostrative. Complimenti al proprietario.

 

 

Nel tendone del convegno alcune gigantografie ritraggono l'Alpe Raschera del comune di Magliano, un'alpe-simbolo, famosa perché da il nome al noto formaggio DOP.  Peccato che sia caricata con animali da carne e peccato che la Raschera d'alpeggio si tenda a produrla ... tutto l'anno.  Il ruolo della vacca Piemontese quale vacca nutrice o a duplice attitudine è da tempo oggetto di discussioni. Al margine del convegno raccolgo opinioni contrastanti. Inutile dire che sto dalla parte di chi sostiene che sarebbe meglio svezzare i vitelli prima della monticazione e sfruttare l'attitudine lattifera per produrre Raschera e altri formaggi pregiati, a partire da quelli misti (con latte ovino e caprino) come nella tradizione di qui (la toma migliore è quella di tre latti dice l'adagio piemonteis). In ogni caso c'è chi le vacche le sta ancora mungendo come ci segnalano i semplici e famigliari arnesi d'alpeggio appoggiati al muro di un capannone che sorge a un lato del grande prato dove  pascolano le mandrie.

 

 

Sarebbe troppo lungo rendicontare il convegno. Riferisco solo un'affermazione del malgario Bruno Bottero chiamato a 'relazionare'. "Bisognerebbe stare su con un fucile a sparare di notte". Chissà se qualche PM lo indagherà per 'apologia di lupocidio?'

Bottero ha perso 6 pecore 4 anni fa e quest'anno ha perso un vitello e ha avuto una manza 'rovinata'. Nel mio intervento tra le altre cosette ho ricordato a presenti che qualche ora prima a qualche chilometro di distanza al Centro del Lupo di Entraque Legambiente consegnava al Centro stesso la 'bandiera verde' per meriti ecologici. Il senso di distanza tra i due mondi non potrebbe essere più forte. E sono contento di essere qui con i margari (dalla loro parte, non solo stando nello stesso posto  magari anche a raccontare cose gradite ma poi ...)

Dopo il convegno c'è stato un 'aperitivo' che mi sono perso per raccogliere alcune testimonianze di altri margari 'bastonati' dal lupo. A questo punto non ho saputo trattenermi dal restare per la 'cena del bollito' (anche se ero atteso all'agriturismo di Bellino a quasi un'ora e mezza di macchina).

 

 

La cena è servita a confermarmi nell'opinione che la Sagra di qualità esiste. Sopra vedete il servizio: bicchieri di vetro e piatti di ceramica smaltata. Ma questo è niente. La cucina era accurata, i prodotti tutti selezionati. Del resto a Magliano c'è un macello e due macellai e la materia prima (la Piemontese) non manca ...  Dopo un classico antipasto con carne cruda battutra al coltello, peperone ecc., agnolotti e primo corso del bollito (con bagnèt) ... poi chiedo il caffè perché s fa tardi.  Però prima un giro con il giovane sindaco Marco Bailo nelle cucine a complimentarmi doverosamente con lo chef e lo staff.  Ce ne fossero di sagre così .... La carne me la sono gustata (anche perché era almeno due settimane che non la toccavo).

 

 

A Bellino (frazione Chiazale) all'Agriturismo Lou Saret arrivo a mezzanotte. Pioviggina e c'è nebbia. Mi aspetto di vedere i lupi dietro ogni curva (un po' troppa autosuggestione). Torno a Bellino dopo un mese esatto (ero venuto insieme a Marzia Verona per incontrare pastori ed ex-pastori tutti vittime del lupo vai all'articolo). Il titolare dell'agriturismo è tra quelli che non hanno più le pecore; ora ha comunque ancora le vacche e coltiva le patate.  Mi raccomanda di alzarmi presto per vedere l'arrivo dei greggi e delle mandrie al Pian Melezè. Così faccio e alle 8 sono pronto con la macchina fotografica. Appena mi avvicino alla macchina ecco arrivare un pastore con un piccolo gregge. Sbaglio la prima foto con il gregge di fronte (buia come la pece, bisogna aver tempo di svegliarsi ...). Il pastore transita. Dopo pochi minuti lo supero e mi riprometto di rifotografarlo quando arriverà al campo Fiera.

 

 

A Melezè c'è già un gregge. Ma non è dentro i pur ampi spazi previsti per ogni allevatore. Ne approfitta per una pascolata fuori dell'area della manigfestazione delimitata con fili elettrici. Nel gregge noto un Maremmano. Pare tranquillo.

 

 

Quando arriva il pastore che avevo già incontrato con le sue poche pecore la stupida bestia abbandona le sue protette per lanciarsi contro le pecore 'straniere'. Che se ne vanno oltretutto per la loro strada sullo stradone asfaltato.  Il cane scompiglia e spaventa le pecore poi si lascia annusare come inibito dai Border Collie che seguono il gregge, poi ripiomba nel gruppo delle pecore. E pensare che qualcuno pensa che basta un Maremmano per risolvere i problemi. Primo uno non basta; non ne bastano neppure due e forse neppure tre. Se i lupacci sono in branco uno o più allontana i cani dal gregge (specie se stupidi e se si lanciano tutti insieme sugli aggressori). Gli altri attaccano e bastonano.   

 

 

 Alla fine deve intervenire il pastore-padrone per bloccare lo stupido cane.

 

 

Il campo Fiera (Fiero in occitano/provenzale, ma è sempre femminile) è accuratamente predisposto. Ogni gregge o mandria ha il suo pezzo di prato con una vasca per l'acqua. Un'organizzazione veramente encomiabile da parte dell'Associazione pastur de Blins. Essi poi si preoccuperanno di spargere le deiezioni e il prato rimarrà perfetto con gli ultimi ricacci (dopo il taglio del fieno) ben pascolati e l'ingrasso. Ai tanti piccoli proprietari delle innumerevoli parcelle che compongono questo bel pratone oltre ai ringraziamenti e al prato ingrassato verranno offerte dagli organizzatori due bottiglie di vino. Anche così si rinsaldano i legami comunitari. Niente burocrazia, tutto autogestito.

 

 

Ogni spazio è accessibile facilmente da corridoi che dividono i vari recinti. In più c'è un corridoio centrale che consente ai visitatori, ai pastori ai margari di ammirare gli animali. Il nostro pastore dopo lo scompiglio provocato dal Maremmano conduce le sue pecore alla loro postazione (sotto).

 

 

Intanto arriva il primo margaro. Le bestie si accalcano ma vengono controllate con facilità dagli esperti loro conduttori. Le auto e gli automezzi sono disposti sul lato della strada verso il fiume (che qualche anno fa si è mangiato parte del parcheggio). Sul lato del campo fiera vi è tassativo divieto di sosta perché le mandrie devono poter 'scorrere'. Il tutto è molto ben organizzato ed ordinato. Non sembra di essere in Italia. Infatti siano in Occitania (come annunciano le bandiere esposte sul campo fiera nella totale assenza dei tricolori). Roma qui è veramente lontana.

 

 

Le vacche candide sfilano a ranghi compatti. Questa mandria è indubbiamente una gran bella mandria (poi ne vedremo arrivare di molto meno candide e molto meno in carne).

 

 

Il sistema dei corridoi funziona a meraviglia e la mandria si incanala verso la sua 'destinazione'.

 

 

 

In un piazzale sono radunate diverse bancarelle. Gli articoli vanno da quelli più 'funzionali' tipo abbigliamento militar-pastorale (ma perchè i pastori devono vestirsi così?), ai veri e propri arnesi del mestiere (reti elettriche, campanacci) ai formaggi, alle patate ecc.  La 'bancarella' (ma è solo un telo steso a terra) è quella della foto sotto: vero antiquariato pastorale con pezzi molto interessanti.

 

 

Le vacche arrivate per prime alloggiano nello spazio prospiciente il piazzale con le bancarelle dove c'è anche un 'palco' improvvisato (un vecchio carro agricolo) con grossi amplificatori. Servirà per la premiazione e i 'discorsi'. Però non si sa bene a che ora saranno. La Fiero è così, senza un programma prefissato. Le mandrie e le greggi arrivano alla spicciolata, la premiazione è a ora 'variabile'. Però è bello così. L'atmosfera è rilassata. Gli animali partecipano, sono tranquilli, si fanno ammirare.

 

 

Festa degli animali: mucche, tori, vitelli in primis, poi pecore e capre, cavalli e asini. Ma ci sono anche oche, conigli e pollame. Una situazone ideale per far vedere gli animali ai bambini.

 

 

I campanacci hanno un ruolo centrale nella ritualità dell'alpeggio, della transumanza e anche della Fiero. La bancarella specializzata ne vende di tutti i tipi. La gente li soppesa, li fa suonare.

 

 

I rudun in particolare assumono un ruolo celebrativo. Questo sotto è senza dubbio il dono dei famigliari a un margaro che festeggia il quarantennio di attività.  Nella foto inserita sul collare il festeggiato è ritratto con un mulo. E poi il motto: "I monti, la mia vita, la mia passione". C'è dentro tutto un universo di valori.

 

 

Qualche volta il collare del rudun assomiglia un po' a quegli accessori per auto anni '60 con la foto del bimbo e l'ammonimento "Papà non correre". Il bimbo della foto sarà il nipotino o il figlio del malgaro? Il motto: "Correndo sulle mie montagne". Sì ma non troppo forte!

 

 

Un altro collare da rudun da genetliaco. Questo ricorda la festa per  i primi 40 anni di vita (e non di alpeggio).

 

 

Infine l'amore per i monti con foto di paesaggio d'alpeggio con le altrettanto amate  vacche Piemontesi.

 

 

I campanacci sono anche gli ambiti premi della Fiero. Primo premio, inutile dirlo, il rudun. Un pezzo unico del quale il vincitore menerà gran vanto.

 

 

Continuano ad arrivare mandrie.

 

 

All'arrivo di una nuova mandria il coro dei muggiti si intensifica. La muscolosa signora della foto sotto si sta impegnando - al limite della recinzione -  'salutare' (o a minacciare?) le colleghe della mandria appena arrivata che hanno appena occupato lo spazio assegnato (e che ricambiano sonoramente).

 

 

Su uomini, pecore, vacche e cavalli sventolano le bandiere dell'Occitania. Manco l'ombra di quei tricolori che, peraltro con esito kitsch, inondano le manifestazioni zootecniche in Lombardia tesi a marcare l'ufficialità dell'evento, a esorcizzare le tentazioni a cortocircuitare identità alpina 'spontanea' e autonomismo, a marcare l'ossequio al centralismo di amministrazioni (oggi non tutte per fortuna), organizzazioni di categoria, allevatoriali ecc. Qui sono i Pastur de Blins a organizzare autonomamente la manifestazione. Sono loro gli attori. Troppo spesso, invece, gli allevatori sono solo gli 'utenti' eterodiretti. Le comparse.

 

 

Ancora una mandria. Animali un po' meno belli. Un po' sporchi. Ma come saranno state le condizioni dell'alpeggio? E' giusto dare colpa al malgaro di una condizione non proprio smagliante delle sue bestie?

 

 

Anche le capre hanno la loro parte. C'è un crogiolo di razze. La Du Rove provenzale si mescola con queste Vallesane originarie di tutt'altra parte delle Alpi.

 

 

Il cagnotto Maremmano assiste all'arrivo dei nuovi greggi. Abbaia, si agita, corre di qua e di la. In questa immagine pare un agnellino piuttosto perplesso in mezzo alle sue pecore.

 

 

Per prendere una panoramica della fiera non c'è altra soluzione che dirigersi verso delle vecchie ed austere case semidiroccate che sovrastano la piana. L'immagine sotto da l'idea dello spazio che hanno a  disposizione gli animali. Così è bello vedere gli animali, sull'erba. Non come in tante fiere zootecniche ammassati dietro transenne e reti da cantiere, tubi innocenti e simili. Spesso sotto capannoni cementizi. Si vede che qui c'è una cultura che risente dell'influsso d'oltralpe.

 

 

Mentre scatto dalla postazione sopraelevata devo togliermi dal sentiero per lasciar passare un'ultima piccola mandria che scende alla Fiero dall'alto. Sono già le 11 e mezza e c'è ancora qualche ritardatario.

 

 

La pastora conduce i suoi non numerosi animali in postazione e poi... telefona.

 

 

Sono infinite le scene gustose cui una fiera autentica come questa consente di assistere. E' un bell'osservatorio su uomini e animali. L'ultima foto è della serie 'animali birichini'.

 

 

 

 

 

pagine visitate dal 21.11.08

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