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(02.12.10) Da quando è stato 
                        restaurato nel 2008 l'immerso torchio a leva di Cerveno 
                        è protagonista di una sentita 'Festa dell'uva' che rappresenta 
                        una tappa importante delle nuove celebrazioni del ciclo 
                        agrario in Valle Camonica 
                          
                        La 
                        Festa della torchiatura a Cerveno  
                          
                         Il 
                        torchio di Cerveno è parte integrante e cuore dell'Ecomuseo 
                        della Concarena che interessa i comuni di  Malegno, Losine, Cerveno e Ono San Pietro. 
                        Testimonianza di un importante lavoro collettivo di 
                        restauro è anche un emblema di come la valorizzazione 
                        delle radici storico-culturali della ruralità si intrecci 
                        al rilancio di tradizioni produttive agricole e di circuiti 
                        economici 'integrati' turistico-agroalimentar-culturali 
                          
                         testo  e 
                        
                        foto di Michele Corti 
                          
                         Cerveno 
                        in Valle Camonica è famoso per la 'Santa Crus' processione-rappresentazione 
                        della Passione ispirata dagli straordinari gruppi lignei 
                        realizzati a metà del '700 dal Simoni. Pur nel 
                        solco della tradizione dei Sacri Monti lombardi 
                        queste opere hanno una particolare forza espressiva 
                        e drammatica che ha direttamente ispirato la 'sacra 
                        rappresentazione' che si snoda in forma processionale 
                        per le suggestive vie del paese (vedi sotto un particolare) 
                        per poi culminare in uno spazio aperto 
                          
                          
                          
                        Un'altra 
                        particolarità della 'Santa Crus' è di non cadere nel 
                        periodo pasquale ma in maggio e di essere organizzata 
                        ogni dieci anni. La ragione di questa periodicità è 
                        nel grande impegno che essa richiede. Ma cosa centra 
                        la 'Santa Crus' con il vino e la torchiatura? Il nesso 
                        è costituito dalla Casa Museo di recente realizzata 
                        a Cerveno nell'ambito dell'Ecomuseo della Concarena 
                        Montagna di Luce (la Concarena è la montagna che 
                        sovrasta Cerveno, montagna sacra per gli antichi Camuni 
                        legata al fenomeno del sole che, al tramonto,  in 
                        corrispondenza dei giorni equinoziali, filtra attraverso 
                        la profonda fenditura  della cima).  
                        La 
                        Casa Museo è un grande edificio rurale abitativo del 
                        XVII secolo recentemente restaurato. Il Museo espone autentici reperti del ciclo della vite e della vinificazione, nonché singolari testimonianze di storia locale e gli aspetti più significativi della tradizionale 'Santa Crus' 
                        (foto 'storiche', costumi di scena). È diventato 
                        anche un punto di riferimento per l'organizzazione dell'evento 
                        stesso della 'Santa Crus' e cuore di altre iniziative 
                        culturali.  
                          
                          
                        All'interno 
                        della Casa Museo, negli ambienti che per secoli sono 
                        stati adibiti alla produzione sono conservati tutti 
                        gli attrezzi per la lavorazione enologica.  Un tempo la tradizione vitivinicola era molto radicata in questa parte della Vallecamonica. 
                        Da qualche anno essa è rinata e nel confinante comune 
                        di Losine , compreso nell'ambuito dell'Ecomuseo, è sorta 
                        una Cantina sociale. 
                          
                        Tra 
                        i vari strumenti del lavoro in cantina e in vigna una 
                        grande foto di una vendemmia contadina di tanti anni 
                        fa ha attirato la mia attenzione. 
                          
                        La 
                        foto è emblematica: in un momento importante del ciclo 
                        agrario come la raccolta dell'uva si assiste ad 
                        una 'mobilitazione' ed unione tra i sessi, le generazioni 
                        ed anche tra gli uomini e gli animali. Compresa la 
                        capretta de cà, che con la vigna non va propriamente 
                        d'accordo, ma che è parte della famiglia e quindi si 
                        mette in posa. 
                          
                        Tra 
                        i vecchi arnesi è esposto anche il modellino del grande 
                        torchio ricostruito a fianco della Casa Museo nel 2008 
                        protetto da una tettoia.    
                          
                        Il torchio è 
                        stato ricostruito con parti originali 
                        del 1638 concesse da Piero 
                        e Giuseppina Bazzoni.  Era stato smantellato alla metà del secondo secolo e 
                        alcune delle componenti sono state rinvenute e riportate alla luce 
                        in un cortile di un'abitazione del paese. Esse sono 
                        state 'integrate' con altre appositamente ricostruite 
                        grazie al lavoro di ricerca di Gaudenzio Ragazzi, all'abilità tecnica di Germano Fasani ed al 
                        convinto sostegno  dell'ex sindaco Anna Bonfadini, quest'ultima attualmente 
                        impegnata nell'Ecomuseo e nella gestione della Casa 
                        Museo. 
                          L'imponente struttura 
                        ha richiesto l'appassionato lavoro corale di  molte  persone del paese oltre 
                        a quelle citate. La sua ricostruzione rappresenta un'operazione unica nel Nord Italia; 
                        un'operazione non scevra di difficoltà tecniche che 
                        hanno messo a dura prova i 'restauratori'. L'enorme 
                        trave è stata realizzata utilizzando il tronco di un 
                        castagno selvatico bicentenario individuato nei boschi 
                        della zona. La vite  è stata realizzata con il legno di un vecchio ciliegio.  Il lavoro per ricostruire il torchio è stato lungo e faticoso: è partito dalle ricerche di Gaudenzio Ragazzi, è passato dalla visita ad un torchio simile a Grosotto in Valtellina per arrivare al 
                        recupero dei pezzi originali in paese. Un percorso che 
                        ha fuso ricerca e manualità e che ha potuto contare 
                        sulla radicata cultura artigianale locale non solo per 
                        quanto riguarda il legno ma anche per la lavorazione 
                        del ferro e della pietra, tutte componenti cruciali 
                        della macchina. Un'operazione nello spirito più 
                        autentico dell'ecomuseo che unisce memoria, cultura 
                        materiale e immateriale, circolazione di saperi, collaborazione, 
                        coinvolgimento. Dall'esperienza corale di restauro alla 
                        celebrazione della Festa del Torchio (o Festa dell'uva) 
                        il passo è stato breve. 
                          
                        L'operazione 
                        di torchiatura nel 2009 aveva riscosso un grande successo. 
                        E così si è voluto ripeterla quest'anno. È stata preceduta 
                        da  presentazione nella sala conferenze della Casa 
                        Museo con alcuni interventi finalizzati a illustrare 
                        il senso dell'evento nel contesto delle iniziative dell'Ecomuseo 
                        e della Rete degli ecomusei e la lettura di alcune fresche 
                        poesie in lingua locale ('fresche' rispetto a tanta 
                        poeseia 'dialettale' spesso ripetitiva). Poi, quando 
                        già cominciava a far buio - la giornata era cupa - siamo 
                        usciti sotto la pioggia. Pioggia che ha sottolineato 
                        il successo, dell'evento dal momento che non ha 
                        frenato l'affluenza e dall''interesse del 'pubblico'. 
                        Così il timore di qualcuno circa il venir meno dell'effetto 
                        'novità' s è rivelato infondato e si è confermata la 
                        'domanda' per riti come questo che consentono alle persone 
                        di recuperare un legame con i cicli stagionali, con 
                        i ritmi della produizione di alimenti. Una sintonia 
                        con persone e cose che non è un optional o un soprammobile 
                        nostalgico come certuni pensano ma rappresenta un bisogno,di 
                        essere comunità, di 'abitare un territorio'. 
                          
                        Così 
                        la Festa del Torchio, vita la riuscita dell'edizione 
                        2010, sarà celebrata anche negli anni a venire. 
                        Ma torniamo alla cronaca. La pioggia  non ha mai 
                        cessato durante la torchiatura. Era l'anticipo di un 
                        autunno che si è poi dimostrato particolarmente piovoso 
                        e freddo. Per fortuna c'era la possibilità di scaldarsi 
                        con le caldarroste. La 
                        preparazione delle caldarroste è stata assicurata dall'ecomuseo 'Nel bosco degli alberi del pane' gestito 
                        dal  Consorzio della Castagna con 
                        sede nel vicino paese di Paspardo. Una sinergia 
                        utile.  
                          
                        In 
                        aggiunta alle castagne veniva distribuito anche vin 
                        brulè. Così rifocillati i presenti hanno potuto assistere 
                        - sotto gli ombrelli - alle lunghe e laboriose operazioni 
                        di torchiatura. Germano Fasani (nella foto sotto mentre 
                        illustra al pubblico il procedere delle operazioni) 
                        ha opportunamente precisato che si tratta di un'operazione 
                        che si svolge una volta l'anno e che non è facile prendere 
                        'la mano' con una macchina imponente ma anche delicata 
                        come il grosso torchio. 
                          
                        La 
                        leva è stata alzata e sollevata diverse volte prima 
                        di procedere alla spremitura delle vinacce. 
                          
                        Al 
                        momento opportuno i travetti che sostengono una delle 
                        estremità dell'enorme leva (l'altra è sostenuta dalla 
                        vite) sono stati tolti e posizionati sopra la leva consentendo 
                        a quest'ultima di scaricare la sua forza sul cumulo 
                        di vinacce. 
                          
                        Nel 
                        corso di tutte queste manovre i 'torchiatori' hanno 
                        il compito di azionare la vite. Le forze in gioco sono 
                        notevoli e i meccanismi di trasmissione, ancorché rudimenatali, 
                        devono essere molto efficienti.  
                          
                        Oltre 
                        alle componenti in legno un ruolo importante lo svolge la 
                        grande pietra su cui poggia la vite contenuta in apposito 
                        'pozzetto'.  
                          
                        Tutte 
                        le componenti 'operative' del torchio riflettono la 
                        tipologia originale della macchina. Per motivi di sicurezza, 
                        però, la 'testa' del torchio è ancorata con due 
                        tiranti di fili d'acciaio ad un basamento in calcestruzzo. 
                        Dopo tante manovre la leva inizia a pressare le vinacce 
                        e il torchiato sgorga. La Festa ha il suo culmine. Il 
                        rito è compiuto. E non è solo 'folklore' ve lo assicuro. 
                          
                          
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