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(12.11.14) Gli Avogadri a Parre di Anna Carissoni

Continua in val Seriana il nostro viaggio alla riscoperta delle radici cancellate dalla cultura borghese e statonazionalista, ovvero di qull'identità profonda della Lombardia che si rispecchia nell'epopea dei bergamini, nel loro spirito di indipendenza, autonomia, mobilità, insofferenza alla burocrazia, alle gerarchie. Nel loro spirito di innovazione e di impresa nel rispetto dei valori tradizionali. E' la rivendicazione dell'orgoglio montanaro, dell'orgoglio contadino di fronte ad una cultura dominante continua a far credere che contadini e montanari siano stati nella storia solo bestie da soma e carne da cannone (come un secolo fa).  leggi tutto

 

(08.09.14) Scalda i motori il Festival del pastoralismo. Il programma del primo week-end (24-24.10)

A Città alta di Bergamo il prossimo appuntamento di Terre d'Alpe: il Festival del pastoralismo. Si avvicina l'apertura del Festival del pastoralismo. Primo evento del genere celebra il ruolo di Bergamo città allo sbocco delle valli da sempre cerniera con la pianura e i mercati. In nome di un rinnovato rapporto di complementarietà tra piuanura-città-montagna.Pronto il programma del primo week-end. Per restare aggiornati sulle novità, partecipare agli eventi ecc. vai alla pagina facebook

festival del pastoralismo (non dimenticare "mi piace") e al blog festivalpastoralismo.wordpress.com

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(26.09.14) Viaggio nelle sedi ancestrali dei bergamì. Parte dalla Valzurio lontana dai modelli luna park

La Valzurio, in alta val Seriana è una valle di bergamì per eccellenza (ma anche di pastori). Amata da chi ama la montagna autentica, non le rappresentazioni turistiche e alla National Park. le sue contrade sono autere e rivelano antica ricchezza e splendore. Volevo girarla tutta in una giornata con l'amico Andrea Messa di Nasolino ma siano riusciti a vederne meno di metà. Perché di elementi interessanti storici, ambientali ce ne sono paerecchi  leggi tutto

 

(19.09.14) Le radici profonde del pastoralismo bergamasco. Saranno esposti in Città alta pezzi archeologici di grande importanza

Il 24-26 ottobre si inaugura il Festival del pastoralismo a Bergamo. "Terre d'Alpe"prosegue nella città orobica il percorso iniziato a Cuneo . Saranno esposti un flauto d'osso presumibilmente paleolitico, campane da pascolo del I sec. d.c. (tutti reperti rinvenuti tra val Brembana e Seriana) e la ricostruzione del più antico Corno delle Alpi, lo strumento "svizzero" che i pastori bergamasco-camuni evidentemente usavano... prima degli svizzeri. ma ci saranno anche la transumanza con un gregge e tante altre iniziative leggi tutto

 

(20.08.14) Cultura ancestrale e nuove dinamiche rurali autentiche nel Trentino 'Felix' di Yoghi, Cindy e Melinda

Laura Zanetti, fondatrice della Libera associazione malghesi e pastori del Lagorai ha intervistato per noi Stefano Moltrer. "con Stefano abbiamo riscoperto quello che fu per centinaia di anni un mondo contadino caleidoscopico, ora, pericolosamente a rischio di scomparire. Stefano Moltrer 31 anni, residente a Palù del Fersina ha deciso un giorno di mettersi “ lo zaino in spalla” , come recita l’antica metafora tedesca, ripartendo dall’Associazione culturale Schratl, ferma da qualche anno. leggi tutto

 

(20.08.14)I bergamini visti da Scheuermeier. Il mio libro - uscirà a metà settembre -  "La civiltà dei bergamini. Una tribù lombarda di malghesi tra i monti e il piano tra il quattordicesimo e il ventesimo secolo", edito da Centro Studi Valle Imagna ha l'onore di essere illustrato anche con immagini (anche inedite) di Paul Scheuermeier  l'etnografo svizzero che, negli anni '20, eseguì migliaia di riprese fotografiche che rappresentano una fonte unica sulla civiltà rurale dell'Italia e della Svizzera italiana e retoromancia. leggi tutto

 

(18.08.14) In stampa il libro sulla civiltà degli stracchini e della transumanza bovina lombarda

La redazione del volume mi ha occupato negli ultimi mesi. Mesi in cui Ruralpini ha taciuto. Ma anni di studio dovevano essere messi a frutto con un volume che rendesse onore ai nostri, ai miei antenati malghesi o bergamini. 460 pagine che 'aprono' un capitolo sorprendentemente ignorato dalla cultura ufficiale pianocentrica e urbanocenbtrica. Perché i bergamini erano (sono) personaggi scomodi per la cultura della modernità, per la borghesia, per il progressismo coatto. E' la rivincita della montagna, dei pastori che fanno conoscere la loro storia. Una storia che raccontra come hanno scalzato gli agricoltori imborghesiti dalla conduzione di molte aziende della pianura lombarda, di una mobilità sociale straordinaria, di uno spirito d'impresa controcorrente, ma anche di vera solidarietà di gruppo e di valori solidi, senza le ipocrisie della 'società stanziale'.

(uscita a fine settembre - poi acquisto su Internet sul sito Centro Studi Valle Imagna) leggi tutto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(19.02.15) In stampa il libro che ricostruisce il "modello" sul quale si basano alcuni casi di successo dove la difesa e la valorizzazione del patrimonio legato ai sistemi agroalimentari locali tradizionali innesca processi virtuosi di rigenerazione comunitaria. All'insegna di uno sviluppo autosostenibile

 

Il valore sociale e culturale del

cibo locale trova una definizione

 

È in stampa e uscirà a metà marzo il volume di Michele Corti, Sergio De La Pierre, Stella Agostini Cibo e identità locale. Sistemi agroalimentari e rigenerazione di comunità.Sei esperienze lombarde a confronto . Edita dal Centro Studi Valle Imagna l'opera comprende una presentazione di Alberto Magnaghi, fondatore della scuola territorialista, e alcuni scritti introduttivi di sindaci e associazioni dei produttori dei sei "luoghi-prodotto". Illustrato con immagini b/n, in parte storiche in parte attuali, selezionate dagli stessi referenti localiil libro consta di 530 pagine su carta semilucida e sarà disponibile con un contributo di 20€ al sito del Centro Studi (link sito).

Nulla di quanto è descritto in questo libro esisteva quindici anni fa. Non esisteva più l’asparago rosa di Mezzago (Mb), risorto a nuova vita grazie all’impegno di una cooperativa e di un Comune particolarmente sensibili alla rinascita dell’agricoltura.

Non esisteva quasi più il grano saraceno autoctono di Teglio (So), che sta alla base dei famosissimi pizzoccheri, la cui coltivazione è andata ri-estendendosi in tempi recenti; era ormai in forte decadenza il vigneto Pusterla/Capretti di Brescia, il più grande vigneto urbano d’Europa, risorto nel 2011 grazie all’impegno rinnovato della sua proprietaria; e a Gandino (Bg) era scomparsa da decenni la produzione del prestigioso mais “spinato”, il più antico della Lombardia, che riprenderà dal 2008 grazie al ritro-vamento quasi miracoloso di una sola “spiga” sopravvissuta in una cantina. E a Corna Imagna (Bg) procedeva a stento la produzione, ormai quasi “clandestina”, del tradizionale “stracchino all’antica”, rivitalizzata grazie a una progettualità di rigenerazione comunitaria stimolata in prima persona dal Comune, che ha portato nel 2011 all’“autocostruzione” di una “Casa dello stracchino” da parte degli stessi produttori.

A Gerola Alta (So), dove nel 2007 è nata la “Casa del bitto”, una dura resistenza durata vent’anni dei produttori del “bitto storico” contro veri e propri attentati burocratici al metodo tradizionale di produzione si è risolta con una sostanziale vittoria nel 2014. A partire da una ricerca sul campo ampia e approfondita, con approcci scienticici diversi ma convergenti nella comune valorizzazione di sistemi agroalimentari e “patrimoni territoriali” virtuosi, i tre studiosi hanno percorso e analizzato queste esperienze (ormai non più così isolate) come esempi paradigmatici di una rinascita di luoghi della Lombardia non omologati ai modelli dominanti, come esempi di quel nuovo bisogno di “autogoverno” dei territori locali di cui parla Alberto Magnaghi nella Presentazione del volume; e di una proiezione verso un futuro sostenibile e innovativo che permea di sé l’esperienza e l’immaginario di soggetti straordinari quanto sconosciuti.

La ricerca, durata tre anni si è caratterizzata non solo per l'estensione temporale ma anche per la profondità (oltre ottanta intervistati con aggiornamenti e confronti successivi con i testimoni privilegiati). A buon diritto si può parlare di ricerca partecipata poiché le discussioni in fase di "restituzione" dei risultati hanno rappresentato non tanto un'appendice quanto una fase vera e propria dell'indagine che ha portato a rivedere interpretazioni e a formulare nuove conclusioni.

 

 

Da qui il connotato di un'indagine che ha visto messi in discussisone i ruoli che "osservatori" (apparentemente "neutrali") e "oggetti dell'indagine" giocano in ricerche di tipo convenzionale. I protagonisti dei "casi di studio" hanno svolto un ruolo di co-ricercatori mentre i ricercatori hanno dovuto analizzare i propri assunti metodologici e ideologici, le relazioni in cui erano direttamente e indirettamente implicati al fine di individuare l'influenza di tutti questi fattori sulla capacità di osservazione e di interpretazione della realtà (a questo punto non più solo "osservata" ma in cui si sono calati). Un esercizio non semplice e che non si può presumere condotto senza inevitabili margini di soggettività.

 

 

Il lavoro svolto, le trame di relazioni stabilite, non hanno prodotto solo risultati conoscitivi ma, auspicabilmente, un contributo all'auto-riflessività delle esperienze locali la consapevolezza di rappresentare esperienze importanti e la creazione di una rete che mette in relazione le diverse località tra loro.

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