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Il biogas è un crimine agroalimentare

 

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Ecoistituto della Valle del Ticino

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(10.10.12) Nel business della più torbida speculazione del momento ci si mettono anche i comuni. Non è una novità, ma quello che stanno tramando a Buscate in provincia di Milano fa inorridire

 

 

Buscate (Mi): si bonifica un'area

 

dai fanghi al cromo per ... il biogas.

 

 

di Michele Corti

 

Invece di restituire ad una fruizione sostenibile l'area bonificata dai fanghi delle concerie tossiche l'amministrazione di Buscate, accecata dalle prospettive speculative, pensa a realizzare una grande centrale a biogas e a pannelli fotovoltaici a terra. Ma c'è già una forte opposizione della gente di Buscate e di Cuggiono ( e dell'amministrazione di Cuggiono). E il Comitato No biogas di Boffalora e Bernate che lotta da un anno contro una puzzolente centrale

 

Ormai con il biogas siamo abituati a tutto. Però quello che sta succedendo a Buscate (con conseguenze che graveranno prevalentemente su Cuggiono) va oltre l'immaginazione. L'amministrazione di Buscate ammaliata dal business delle "rinnovabili" sogna una "ISOLA ENERGETICA" da realizzarsi sull’area dell’ex impianto di depurazione consortile. Qui è stata eseguita un’imponente opera di ripristino ambientale su circa 65mila metri quadri costata 14 mesi di lavoro e  una spesa di 3 milioni di euro (di fondi regionali).

Liberata la vegetazione infestante  si è provveduto ad asportare lo strato di terreno con i fanghi contaminati dai residui (cromo esavalente) delle lavorazioni delle vecchie concerie del territorio. Completato il ripristino morfologico generale e ambientale del terreno contaminato.  resta solo da stabilire la destinazione del terreno acquistito da parte del Comune nel Consiglio del 28 settembre scorso. E qui viene il bello, anzi il brutto, perché il Comune - palesemente sobillato da chi fiuta il gran business (per sé, non per la collettività)-  intende far realizzare alla E2SCO  SrL (una società mista a prevalente partecipazione pubblica nella quale hanno quote diversi comuni dell'area), un bel campo fotovoltaico a terra e una grande centrale a biogas che non si capisce con cosa farà funzionare i digestori.

Impianti realizzati molto spesso al confine con altri comuni

Come spesso avviene quando c'è di mezzo il biogas le notizie trapelano con il contagocce. Un sistema per prendere le comunità di sprovvista ed impedire di organizzare la reazione confidando nelle procedure autorizzative supersemplificate e superveloci (che la Regione Lombardia ha rese ancora più semplici e veloci rispetto alle previsioni normative nazionali). Quel poco che è filtrato è però inquietante e ha creato moltissimo allarme a Cuggiono. Più a Cuggiono che a Buscate perché - ormai sembra un cliché - l'impianto verrebbe realizzato al confine con il comune di Cuggiono.  Tanto che, due settimane, fa a Bernate (dove una centrale esiste già) diversi cittadini di Cuggiono e Oreste Magni dell'Ecoistituto della valle del Ticino - con sede a Cuggiono - erano venuti all'incontro pubblico di denuncia dei gravi impatti della locale centrale a biogas. Essa, purtroppo, è in funzione da mesi ed è stata realizzata (grada caso) ... al confine con il comune di Boffalora. Qui gli abitanti di due vie vivono assediati dalla puzza e dal via vai dei camion, trattori e botti che trasportano le biomasse verso i digestori. Non stanno però fermi a subire.

All'incontro pubblico che si è tenuto ieri sera a Cuggiono presso la sede dell'Ecoistituto della valle del Ticino (la chiesetta sconsacrata della foto sopra), gli amministratori di Buscate non c'erano, nonostante gli inviti. Avrebbe potuto venire ed informarsi un po' di cosa significhi il biogas ma hanno preferito non farsi vedere. Quello che bolle in pentola a Buscate, però, è in parte emerso durante l'incontro. Dopo la mia relazione sugli impatti negativi delle centrali a biogas sull'agricoltura, sull'ambiente, sulla salute, sulla qualità della vita nello spazio rurale (foto sotto), è seguita una lunga e appassionata discussione.

Nel dibattito è intervenuto a più riprese Gianni Cucchetti, l'assessore all'ecologia della giunta comunale di Cuggiono (foto sotto in piedi con il microfono). Cucchetti non si è limitato a dichiarare l'assoluta contrarietà dell'amministrazione di Cuggiono nei confronti del nebuloso ma inquietante progetto di "ISOLA ENERGETICA" ma ha anche affrontato diversi aspetti del problema.

L'assessore ha ricordato di essere profondamente legato al mondo agricolo, figlio e fratello di agricoltori e di considerare il biogas una gravissima minaccia all'agricoltura. Esso droga il mercato degli affitti della terra e mette in difficoltà i veri agricoltori per favorire società agricole solo di facciata ma in realtà speculative. Non ha nascoso che si sente anche preoccupato in quanto persona e cittadino dal momento che vive nell'area - in prevalenza industriale - separata dalla futura centrale solo dalla superstrada. Le informazioni che gli amministratori di Cuggiono hanno ricavato dalla riunione con i colleghi di Buscate sono, in base a quanto riferito da Cucchetti, nebulose ma terrificanti. Intanto viene confermato che si tratta di biogas e non di combustione di biomasse. Forse inizialmente le menti perverse di chi fa da regia all'operazione avevano pensato ad una biomasse a combustione, ma di fronte al crollo di economicità dell'uso di oli vegetali (i prezzi sono cresciuti alle stelle) e alla ridicola disponibilità locale di scarti legnosi, si è poi optato per il "solito" biogas.

La barzelletta degli sfalci

Quali saranno le biomasse è però un mistero che deve far pensare al peggio. Gli amministratori di Buscate hanno negato che si ricorrerrà a biomasse vergini coltivate ma hanno indicato una "fonte" che è una barzelletta: gli sfalci della bretella superstradale tra la MI-TO e Malpensa.

L'arteria è lunga 28 km e la larghezza delle scarpate inerbite è - al massimo - di 12 m per senso di marcia. Fanno 67 ha (1000 pertiche). Tutti sanno che per far marciare una biogas da 1MW servono 300 ha (4500 pertiche) a mais. Ma un prato rende 10 volte meno. Se poi è una scarpata stradale, che non viene irrigata né concimata, ancora meno. Ad essere generosi ci vorrebbero quindi 3000 ha ovvero 45.000 pertiche di scarpate stradali. Non ci siamo. Sono pietose bugie che fanno temere loschi progetti. Visto che anche scarti agricoli come buccette di pomodoro e simili stanno diventando introvabili (sono centinaia e centrali affamate di biomasse alla loro ricerca) le fonti disponibili possono avere solo un nome: Forsu = frazione umida dei rifiuti solidi urbani. Ma i rifiuti vanno trattati (selezionati, sanificati) e anche se lo fossero altrove ci sarebbero comunque ampie superfici in loco per lo stoccaggio di un materiale che non è proprio profumato. C'è un altro aspetto inquietante riferito da Cucchetti. L'investimento è previsto di 13 milioni di €. Tolti i pannelli ci stanno 2-3 centrali da 1MW. La quantità di biomasse o rifiuti che dovrebbero utilizzare è apocalittica. Un dettaglio ameno: i pannelli solari coprirebbero la collinetta (sotto nella foto satellitare) realizzata con i rifiuti pericolosi non asportabili. Così anche l'occhio, oltre all'olfatto, sarà appagato.

Nella presentazione del prossimo seminario di EnergEtica - Distretto Agroenergetico Italia Nord Ovest che si terrà venerdì 19 ottobre a Pordenone si sostiene che:

 

" fra le diverse tipologie di biomasse utilizzabili a fini energetici, la FORSU è certamente molto interessante, sia per la grande disponibilità, sia per i vantaggi ambientali conseguenti alla sua valorizzazione per la produzione del biogas; in questo modo, gli impianti di biogas andrebbero a legare un'opportunità con la risoluzione dell'annoso problema dello smaltimento" (fonte).

 

Ma non è da oggi che il Consorzio Italiano Biogas sostiene questa posizione e spinge il governo a sostenere con maggiori incentivi l'utilizzo dei rifiuti solidi urbani per l'alimentazione delle centrali a biogas. Una scelta che avrebbe senso se si scoraggiassero parallelamente le biomasse da coltivazioni dedicate e che implica rigorosi criteri di trattamento e smaltimento dei digestati nonché di localizzazione degli impianti che dovrebbero essere molto controllati, realizzati e gestiti al di fuori del contesto agricolo, e non pesare su territori già penalizzati da presenza di discariche, centrali termolelettriche, problemi di tossicità e qualità dell'aria.

Una triste prospettiva

Notizie da far tremare i polsi ai cittadini. A parte i disagi di odori e traffico pesante (con relativo inqunamento), a parte le emissioni di ossidi di azoto e COV (composti organici volatili, miscele di centinaia di composti chimici tra cui parecche molecole "odorigene" ma anche nocive) avrebbero una ben amara conseguenza una volta che il progetto dell' "ISOLA ENERGETICA" si concretizzasse (ben prima dell'avvio dei cantieri): una drastica riduzione dei valori immobiliari, un impoverimento collettivo.

La rabbia agricola

A Cuggiono e Buscate, come altri centri della zona, l'agricoltura contribuisce marginalmente al Dio Pil, ma c'è ancora un'identità rurale, un legame con il mondo agricolo sentito e diffuso. Dopo Cucchetti ha parlato anche Orfeo Favotti in rappresentanza della Coldiretti. Favotti ha rincarato la dose. Ha ricordato gli agricoltori scacciati dai fondi per far posto al Biogas (nel milanese è capitato a San Giuliano Milanese, alla Cascina Occhiò). Ha ricordato come i terreni sono andati anche da 10 a 60 € la pertica e come il costo del foraggio sia aumentato. Tutto questo meccanismo delle incentivazioni, ha spiegato l'esponente della Coldiretti, è stato fatto non per "integrare il reddito degli agricoltori" ma per rovinarli dal momento che sono società costituite ad ho agricole solo sulla carta ad intercettare il grosso del business. Il quale, per di più, drena buona parte delle risorse del Piano di sviluppo rurale che se deve essere impstato sulla base di criteri dettati da Bruxelles prevede - nel ventaglio delle misure da finanziare, la discrezionalità delle regione. La Regione Lombardia, attraverso le DG (Direzioni Generali) Agricoltura e Sistemi Verdi ha premuto ancor più che altre regioni il piede sull'accelleratore delle centrali togliendo risorse ad altre forme di sostegno ai produttori agricoli.

Una beffa atroce per i veri agricoltori sostenuta da precise scelte antirurali e filospeculative e industrialiste di Regione Lombardia

Non solo i fondi destinati all'agricoltura vanno a finire agli speculatori biogasisti ma, per somma beffa, coloro che stanno strangolando le aziende agricole lo fanno in regime fiscale agricolo e prendendo oltre agli incentivi energetici della tariffa onnicomprensiva anche gli aiuti della PAC. Favotti ha ricordato che il biogas può andar bene solo per piccolissimi impianti aziendali, senza implicare colture dedicare e senza sconvolegere gli ordinamenti colturali.  Queste posizioni vedono concorde anche la CIA locale. Il cui rappresentante non ha preso la parola ma al margine dell'incontro si è dichiarato del tutto allineato alla linea NO biogas. Mi sono permesso di raccomandare ai rappresentanti delle organizzazioni agricole in occasione del prossimo incontro in Regione di andare a dirgliene quattro. Non tanto all'assessore all'agricoltura quanto alla "struttura" (DG agricoltura e DG sistemi verdi)  perché è quest'ultima che fa le scelte politiche in contiguità con le lobby speculative e industriali (per nostra distrazia in Italia il loro quartier generale è in Lombardia). È con i direttori generali (Paolo Baccolo e Daniela Marforio) e con dirigenti particolarmente implicati nalla partita come Gabriele Boccasile che bisogna prendersela mica con i politici (che non contano nulla).


 

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