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   |   (10.07.09)    La 
                        trilogia 'Olga e il tempo' si concluderà nel 2009 (è 
                        in fase di montaggio il terzo capitolo)    
                        Un 
                        opera al tempo stesso realista e poetica che va molto 
                        al di la del 'documentario di montagna' pur rappresentando 
                        una preziosa testimonianza etnografica Olga Valcauda, alleva mucche di 
                        razza Pezzata Rossa d'Oropa (un particolare cruciale) 
                        nella Valle Elvo, a nord ovest di Biella. È figlia unica e ha una quarantina di anni. Vive da ottobre a fine aprile nella cascina di famiglia a Sordevolo, insieme con l’anziana madre. Da maggio si trasferisce con la mandria 
                        un maggengo ('La Pissa') a 950 m  e vi trascorre sei mesi di lavoro e solitudine.  La 
                        prima parte 'epica minima del mattino' 
                        rappresenta una mattinata, dalle 5,30 alle 10. In questo 
                        breve lasso di tempo le operazioni svolte dalla protagonista 
                        sono innumerevoli, seguite in un ordine preciso, secondo 
                        uno schema collaudato, forse da secoli.  La produzione 
                        del burro si alterna a quella della toma ed entrambe 
                        alle operazioni di pulizia della stalla, di preparazione 
                        del pascolo, di accompagnamento delle mucche al pascolo 
                        stesso.  La 
                        solitudine non è certo la dimensione 'naturale' di questo 
                        mondo. Olga si muove tra vari fabbricati che un 
                        tempo erano abitati da una piccola ma certo rumorosa 
                        comunità di persone e di animali. Ora la comunità è 
                        composta solo da Olga e dai suoi animali con i quali 
                        il rapporto appare stretto, consolidato nel rispetto 
                        e nella conoscenza reciproca. Le mucche - mucche splendide, vere, 
                        agli antipodi dalle 'macchine da latte' che troppo spesso 
                        si vedono oggi anche in montagna, escono e rientrano 
                        da sole dalla stalla senza nessun bisogno di essere 
                        incitate.  0gnuno (la donna ma anche i suoi 
                        animali) sa cosa fare, come muoversi. Nessuno perde 
                        tempo ma il tempo scorre secondo un ritmo diverso dal 
                        tempo sincopato, incalzante che oggi domina anche 
                        negli alpeggi. Eppure si può (o forse si dovrebbe!) vivere 
                        ancora così  Anche 
                        se la dimensione del tempo è quella che costituisce 
                        il centro dell'opera non si può non fare a meno di essere 
                        colpiti da un'altra dimensione: la manualità : gli attrezzi 
                        sono quelli tradizionali, semplicissimi, fatti 'in proprio' 
                        quasi sempre in legno. Tutto viene fatto a mano, con 
                        cura e pazienza, naturalezza attenta, proprio come 
                        un tempo. La pienezza del tempo che non lascia spazio 
                        a soste (quante ore per lavorare un secchio di 
                        latte!) è legata ad una manualità esasperata. L'energia 
                        umana e il calore ricavato dalla combustione della legna 
                        sono assolutamenti prevalenti. Un campo lungo ci racconta 
                        - che il prato è segato con la BCS (piccola, ferma e 
                        distante in mezzo al prato), ma questa è l'unica vera 
                        meccanizzazione, peraltro non certo quotidiana. In 
                        simbiosi con Olga sono anche le pietre, le dimore, i filari 
                        di alberi, la mulattiera. L'insediamento popolato da 
                        Olga e dai suoi animali appare come 'congelato'; non 
                        vi sono le tante 'superfetazioni' quasi ovunque presenti 
                        su alpeggi e maggenghi, pare che il tempo si sia fermato. 
                        Pare, perchè i segni del tempo si vedono, inesorabilmente; 
                        tutto 'tiene' ma per quanto? I canali di gronda rotti 
                        e  tante sarebbero le piccole e gran di manutenzioni 
                        da fare. E', evidentemente una realtà 'a termine'. Olga 
                        è ancora giovane e robusta, ma per quanti anni? Eppure 
                        il quadro non è di struggente nostalgia e di compiacenza 
                        necrofila per l'ultimo scampolo di un mondo che non 
                        si è accorto di essere già da tempo trascorso.  Olga 
                        vive la sua condizione con serenità, almeno apparentemente, 
                        e naturalità; ovviamente sa che la sua è una realtà 
                        'residuale'. Eppure viene da pensare che le realtà 'perdenti' 
                        siano le altre, quelle della sfacciata inefficienza 
                        energetica mascherata da 'progresso tecnologico', dello 
                        spreco di materiali e della produzione di montagne di 
                        rifiuti quale prezzo di una 'produttività' solo apparente 
                        e sostanzialmente mortifera. Intanto Olga è lì, continua 
                        a produrre le sue tome con le sue splendide mucche. 
                        Piccole ma grandi lezioni ci consegnano l'Olga e Cecconello 
                        che ha messo la sua tecnica e la sua sensibilità nella 
                        fotografia e nell' inquadratura (sempre rispettosa 
                        del soggetto) al servizio di una narrazione lineare 
                        in cui realismo e 'epica' sono sapientemente bilanciati. 
                        Presentato a diversi festival internazionali 'Olta e 
                        il tempo - parte prima' ha vinto il Premio per il miglior lungometraggio documentario al Flahertiana International Film Festival 2007 di Perm, Russia. Olga 
                        e il tempo. Parte prima 'Epica minima del mattino' Italia, 35mm, 56', B/N. 
                        Regia: Manuele Cecconello; Fotografia: Manuele Cecconello; 
                        Operatore: Manuele Cecconello e Claudio Pidello; Montaggio: 
                        Manuele Cecconello. Produzione: Prospettiva Nevskij, Biella   |         |