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Salamini. Una filosofia tutta di un pezzo

Dellai. Principe illuminato: patina solidarista, polpa tecnocratica

Mellarini. Sarà migliore il vino OGM?

Calliari. Si trova a fare il vice di uno scienziato pro OGM. Una difficoltà in più dopo le reazioni violente al suo 'sbarco' da melicoltore-fazendero in Veneto.

A quando Melinda OGM?

A San Michele all' Adige, sede della Fondazione Mach

 

 

(13.09.09)  

Il luminare delle biotecnologie applicate all'agricoltura, decisamente schierato pro OGM, è stato nominato presidente della Fondazione Mach, 'cervello' dell'agricoltura trentina

 

Salamini, espressione di un'agroideologia agli antipodi dalla realtà della montagna, e ostile alle produzioni tipiche, diventa presidente dell'ex-Istituto Agrario di San Michele

 

L'iniziativa del presidente della PAT, Lorenzo Dellai, è la chiara espressione di una visione tecnocratica che, in agricoltura, si esprime con l'appoggio ai comparti 'forti' e, in particolare, al programma commerciale di una Melinda 'globale' proiettata alla conquista dei mercati 'emergenti' di mezzo pianeta. In questo disegno i comparti come la zootecnia, essenziali per la cura del territorio, vengono abbandonati alla loro crisi, salvo attivare degli 'ammortizzatori' (puntellando il sistema del 'Polo latte') e lanciare pelose campagne mediatiche che si appellano al consumatore trentino (scaricando sulla sua scarsa sensibilità la chiusura delle stalle). E a San Michele, in quest'ottica, si deve puntare a sostenere, con la ricerca genomica sul melo, la proiezione globale di Melinda....

 

Il grande scienziato compensa l'irraggiungibile miraggio universitario

Il rafforzamento dell'eccellenza di San Michele, quale centro di rilevanza mondiale per la ricerca genetica sul melo, compensa, tra l'altro, la frustrazione delle aspirazioni universitarie della Fondazione Mach. Esse - che avevano nel governo Prodi una sponda sicura - sono state congelate dal ritorno al governo centrale del centro-destra (oltre che da un clima di maggior austerità che non giova certo alla proliferazione di nuove sedi universitarie). In qualche modo bisognava rifarsi della delusione e, al di là del contentino del dottorato (subordinato all'Università di Trento), la mossa dell'arrivo al timone della Fondazione del grande luminare servirà a dare impulso ai filoni prestigiosi di ricerca su cui a Fondazione sta già puntando e a ridarle nuovo smalto. Ma al di là del prestigio che lo scienziato porta alla Fondazione quali implicazioni avrà la presenza di un presidente sostenitore degli OGM? Quale rapporto si determinerà tra la Fondazione e la realtà agricola trentina?  Le posizioni di Salamini sugli OGM sono ben note e Ugo Rossi, l'assessore provinciale alla sanità,  dopo averne votata la nomina ha dichiarato di 'non conoscere questo aspetto'  non facendo certo una bella figura.

Ci pare utile, a questo punto, considerata la scarsa informazione in materia di alcuni degli stessi personaggi che lo hanno nominato, chiarire quale sia la visione dell'agricoltura di Salamini, una visione che non si esaurisce in una posizione favorevole agli OGM ma implica anche altri aspetti di una filosofia in sé sin troppo coerente. Ma che dovrebbe lasciare quantomeno perplessi i responsabili dell'agricoltura trentina (a partire da Tiziano Mellarini - assessore provinciale all'agricoltura - e da Gabriele Calliari - presidente della Coldiretti e vice-presidente della stessa Fondazione Mach).

 

La filosofia di Salamini

Il modo con cui Salamini risponde alle obiezioni contro la diffusione delle coltivazioni di piante GM è di per sé illuminante:  'Le novità si provano in modo empirico, gli organismi geneticamente modificati (Ogm) andrebbero almeno provati' (dibattito riportato dal Sole 24 Ore del 17.7.2003). Si prova qualcosa potenzialmente dannoso solo perché 'è una novità!'? E' questo lo spirito 'galileiano'? Nello stesso dibattito, a Marcello Buiatti, presidente del Centro interdipartimentale di biotecnologie e professore di genetica all'Università di Firenze, che sosteneva sulla base di studi scientifici che gli Ogm non si adattano alla struttura dell'agricoltura italiana cui conviene puntare sulla qualità, Salamini ribatteva: 'Lo dica agli agricoltori padani che producono 100 milioni di quintali all'anno di mais se conviene puntare sulla qualità'. Ecco un nuovo dogma: se la quantità è tanta non ha senso parlare di qualità. Ma se gli Ogm sono una scelta strategica di lungo periodo, come si fa a ipotecare il futuro? Come cambieranno le strutture dei mercati dei prodotti zootecnici nei quali si trasforma l'enorme quantità di mais padano? I viticoltori pugliesi di venti-trent'anni fa avrebbero risposto nello stesso modo a chi parlava di qualità. Ma erano tempi preistorici rispetto ad oggi; basta pensare alla qualità raggiunta da alcuni produttori di Salice salentino o di Nero di Troia, delle bettoline cariche di vino pugliese da taglio respinte dalle jaquerie dei vignerons provenzali, di cui non si ricorda più nessuno. Gli scienziati non possono ignorare che la scelta Ogm è di quelle che vincolano il sistema agricolo in profondità.  

 

I prodotti tipici? roba superata

Il pensiero di Salamini sulla quantità ci è chiaro. Aggiungiamo che Salamini coltiva una visione della sua Padania (è originario del basso lodigiano) come di un ambito agroecologico vocato all'agricoltura intensiva (di quantità, appunto), un misticismo della quantità (nel suo genere). Ma andiamo oltre. In una intervista al Corriere della Sera dell’11.11.2003 dichiarava: 'Non si può fermare il progresso. Non è giusto. Penso che la moratoria dell'Italia agli Ogm sia un freno allo sviluppo scientifico. Il ministro Alemanno la propone invocando la difesa dei prodotti tipici, ma non mi sembra giusto. I prodotti tipici così come la moda, le ferie e le città d'arte rappresentano il passato dell'Italia. Non ci si può basare sul passato per costruire il futuro'. E aveva difeso gli Ogm come utili per affrontare il problema della fame nel mondo: 'Penso che se viene prodotto un chilo di pane esiste semplicemente un chilo di pane in più nel mondo. E che un bambino dell'Africa non si domanda da dove viene: lo mangia e basta'.

Ma quanto dogmatismo! Di qui il progresso, di là l'oscurantismo, di qua il passato e di là il futuro. Quanto alla sensibilità sociale il nostro afferma il principio che l'affamato ha bisogno di pane, che 'il pane e pane' e che non bisogna guardare troppo per il sottile.

 

Proteine e calorie

Questa idea del cibo che sfama e sul quale non è necessario, o forse opportuno, farsi troppe domande, Salamini non la limita agli affamati del quarto mondo. Illuminante questa tirata: 'Bertinotti tira i sassi ai McDonald’s, ma se va a vedere dentro ci sono i suoi elettori che con 5 €  possono trovare quelle proteine e quelle calorie di cui hanno bisogno' (intervista di Matilde Rossi Ercolani del 09.12.2004 link). Capito? Le 'classi subalterne' hanno bisogno di 'proteine e calorie'. Immaginiamo cosa pensa Salamini di tipi come Carlin Petrini che 'istigano' le masse con quelle idee strampalate circa il diritto di tutti (nel primo come nel quarto mondo) ad un cibo buono e pulito. Il cibo per Salamini deve nutrire gli esseri umani come una macchina ha bisogno di gasolio. I prodotti tipici, la qualità? Roba superata.

 

Una visione salvifica

Salamini non si limita a controbattere alle obiezioni contro gli Ogm ma si abbandona spesso nelle sue interviste a vere e proprie lodi agli Ogm visti come la panacea di ogni male. Quantomeno ad uno scienziato si richiederebbe un po' di misura, macché.

Leggete cosa risponde in una intervista al Corriere del Trentino del 16 marzo 2008: 'Gli Ogm Non fanno assolutamente male. Nel mondo ci sono 120 milioni di ettari coltivati con Ogm'. Come dire: l'esperimento in corpore vili sull'uomo lo stiamo già facendo (cioè loro, gli scienziati pro Ogm). A cosa servono tante precauzioni, tanto gli americani hanno già fatto da cavia: 'Gli americani sono 280 milioni di persone e li mangiano tutti i giorni da dieci anni senza conseguenze' (intervista al Messaggero di S. Antonio - link).

Non solo gli Ogm fanno bene (o quantomeno non fanno male) alla salute ma fanno benone all'ambiente. Su questo Salamini non è sfiorato neppure dal dubbio: 'In India più di 7 milioni di piccolissimi agricoltori e 4 milioni in Cina coltivano il cotone che resiste agli insetti. Le possibilità di fare una pianta che richiede meno cura, perché si adatta meglio all’ambiente, che resiste meglio agli insetti, alle malattie fungine o batteriche, e che non impone all’uomo un continuo intervento chimico con antiparassitari e anticrittogamici, dovrebbe essere componente di una visione di agricoltura che interferisce meno con gli ecosistemi naturali. Pensi a quanti trattamenti si fanno per la vite: oggi, con la conoscenza del suo genoma, abbiamo la convinzione che si potrebbe rendere la vite immune alle malattie' (intervista al Corriere del Trentino del 16 marzo 2008).  Molto ci sarebbe da dire su quei coltivatori di cotone indiani che, se le cose stessero come dice Salamini, non sarebbero falliti (per non parlare di quelli che si sarebbero suicidati) a seguito dei debiti contratti per acquistare i più costosi mezzi tecnici necessari a seguito dell'introduzione del cotone bt.

Quello che colpisce è che Salamini è anche convinto (o così vuol far credere)  che conoscendo il genoma della vite (e intervenendo con le opportune modifiche correttive) non esisteranno più malattie. Ma se fosse così creiamo subito la vite Ogm, la Melinda Ogm e, perché no, l'uomo Ogm.

 

Cosa c'entra Salamini con l'agricoltura trentina?

Torniamo alla Fondazione Mach. Un Salamini che già nel 2003, intervistato dall'Adige, dichiarava a proposito delle linee di ricerca dell'Istituto Agrario di San Michele: 'Non bisogna tralasciare gli Ogm'. Un Salamini che pensa che la ricerca genetica e la biotecnologia applicata possono creare una vite totalmente immune da malattie, cosa andrà a fare a San Michele? Quale 'rapporto con la realtà trentina' si svilupperà? La domanda va girata ancora una volta a trentini come Mellarini e Calliari.  Insistiamo: cosa c'entra con il Trentino - al di là del bisogno di lustro per la Fondazione- un Salamini che incarna la filosofia della quantità, del cibo come fabbisogno energetico e proteico, che considera gli Ogm la promessa di salvezza per le sorti magnifiche e progressive dell'umanità? Sono visioni che nella loro dogmaticità non vanno bene neppure nella sua Padania, figuriamoci nel cuore delle Alpi.

 

 

 

 

 

 

pagine visitate dal 21.11.08

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